Graduation Day: un po’ in ritardo, ma c’è passato anche Shaq
Oscar? Grammy? Bitch please. Nemmeno i Telegatti dei tempi d’oro avevano la varietà di categorie e nomination che ci propone il meraviglioso mondo del college basketball. Essendo ormai finite le ostilità della regular season per tutte le squadre di Division I ci sembra il caso di tirare le fila di questi stupendi mesi di basket, anche perchè per molte squadre i prossimi minuti potrebbero essere/saranno gli ultimi della stagione.
Preparatevi allora per un viaggio su Memory Lane ed addentriamoci nell’evento dell’anno, con l’assegnazione dei premi più importanti (non vi vorrete perdere il premio “Andrea Bargani” al miglior difensore!) e i soliti discorsi di ringraziamento a Dio, ai genitori o, se preferite, ai Talkin Heads e Maradona
Per fortuna che dopo ci sono gli after party per sbronzarsi.
Premio “Pantene” per i capelli migliori: Sean Harris (Utah State)
GRRRRRRREAT
Iniziamo subito con quello che è forse il premio di più difficile assegnazione per la varietà di stili meravigliosi che ci regalano i ragazzi del college basket. Abbiamo optato per il flat top di Sean Harris, di diritto tra i migliori flat top della storia, insieme a quello di Will Smith e dietro all’inarrivabile Kid dei Kid n’ Play. Molti quelli che avrebbero meritato il premio, dal “lisci effetto seta” Heslip, agli afro degni di Julius Erving di Jalen Moore, peraltro compagno di squadra di Harris. Un plauso a tutti loro e continuate così fin quando la calvizie non avrà la meglio.
Candidati: il sempre liscissimo Brady Heslip (Baylor); gli afro di Jalen Moore (Utah State); i rasta di Jordair Jett (St. Louis).
Premio “Alaa Abdelnaby” al miglior nome: Eddie Odio (Boston College)
Uno dei più grandi rammarichi della mia vita è quello che Boston College sia una di quelle università che non mettono i nomi dei giocatori nel retro delle maglie, impedendomi così di poter ammirare la “Odio 4”.
I have a dream..
Candidati: McWisdom Badejo (Florida A&M); God’sgift Achiuwa e Sir’Dominic Pointer (St. John’s); Jordair Jett (Saint Louis); Indiana Faithfull (Wofford); Andrew Andrews (Washington)
Premio chi non muore si rivede: Bo Ryan (Wisconsin)
Questo è il premio agli allenatori che più di tutti riescono in un modo o nell’altro ad avere ogni sacrosanto anno squadre ai massimi livelli della propria conference e non solo, indipendentemente dai blackout, i giocatori di talento altalenante, le carie o i colpi della strega. Ci sembra giusto dare questo premio a Bo Ryan che dopo una seconda metà di gennaio da 1 vittoria e 5 sconfitte ha riportato i suoi nell’elite del college basket e nella top four della Big Ten per il tredicesimo anno di fila. Morte, tasse, Bo Ryan: al netto del talento la continuità ultra decennale di Bo e dei suoi è uno dei conseguimenti più impressionanti dell’intero panorama collegiale. Piazza d’onore a Bill Self, la cui Kansas, sebbene talentuosissima, era prevista da alcuni ad inizio stagione come a rischio per il primo posto nella Big 12, ma ha invece sbaragliato la concorrenza per il decimo anno di fila (yikes).
Candidati: Bill Self (Kansas); Jim Boeheim (Syracuse); Steve Fisher (San Diego State).
Premio doing more with less: San Diego State.
Questo è un premio che vogliamo assegnare alla squadra che più di tutte è riuscita a fare bene nonostante una dose di talento inferiore rispetto all’anno scorso o che comunque è riuscita ad ottenere ottimi risultati nonostante una qualità media non certo abbacinante. Difficile non assegnare il premio a San Diego State: gli Aztecs dopo una stagione da 23-11 hanno perso il loro miglior realizzatore Jamaal Franklin, oltre ad altre pedine fondamentali come Chase Tapley, James Rahon e DeShawn Stephens. Perdendo praticamente tutti i tiratori della squadra e il proprio leader ci si attendeva una stagione in calo per i ragazzi di Steve Fisher che invece, nonostante stiano effettivamente tirando molto male, hanno iniziato l’anno con un record di 21-1 con tra le altre anche una vittoria all’Allen Fieldhouse contro Kansas e hanno ampiamente migliorato il record dello scorso anno, chiudendo la regular season 27-3, rimanendo una costante della top 25 per praticamente tutta la stagione e terminando da #10. Chapeau.
Candidate: Texas; Michigan; Florida.
Premio “Raul al Brescia” alla migliore previsione dell’anno: i non pochi che davano Kentucky pronta ad una stagione da imbattuta.
Premio “Jason Kapono” al giocatore più monodimensionale: Ethan Wragge (Creighton)
threeeeee
Il senior al quinto anno dei Bluejays si è reso autore di una stagione da 208 tiri tentati dal campo di cui 201 da oltre la linea dei tre punti, il che vuol dire 7 tiri dall’interno dell’area in 30 partite, di cui almeno 3-4 saranno stati tiri da tre con il piede sulla linea, un tipo di gioco che ha comportato peraltro solo 34 tiri liberi tentati in stagione. In tutta la carriera 782 tiri tentati di cui 64 dentro la linea dei tre punti e in totale 112 liberi tentati: pare che Ethan sia divenuto per usucapione propriatario dell’area oltre la linea dei tre punti di tutti i campi calcati dalla sua barba. Un applauso per il nostro eroe, il giocatore più monotematico di tutta la Division I.
Candidati: Brady Heislip (Baylor); Jeff Elorriaga (Boise State).
Premio “Il Padrino parte III” per la squadra delusione dell’anno: Kentucky
Questo premio era già assegnato a Oklahoma State fino a pochi giorni fa, ma con uno sprint straordinario Kentucky è riuscita a superare i Cowboys, con 3 sconfitte nelle ultime 4 gare, di cui due arrivate con terribili upset e una con un massacro per mano di Florida. Oklahoma St. ha fatto il suo nell’evitare il premio con 4 vittorie consecutive contro squadre come Kansas eK-State e lottando fino all’ultimo nella trasferta con Iowa State, ma possiamo dire che se lo sia soprattutto guadagnata Kentucky: più che le sconfitte e gli upset, però, a sorprendere in negativo è stato il calo pressochè costante nel corso della stagione, con la squadra che sembrava ad ogni partita meno motivata, più passiva e con meno gioco, piuttosto strano per una squadra di freshmen che in teoria dovrebbero crescere e imparare col corso della stagione. La colpa però non è dei ragazzi, ma di chi siede in panchina, John Calipari, da cui nessuno si aspettava chissà che capolavoro di coaching, ma che se possibile è riuscito a superarsi in negativo.Come diceva Milhouse in una puntata dei Simpsons “non solo non sto imparando, ma sto anche dimenticando quello che sapevo”, parole che riassumono bene il lavoro di coach Cal con questa classe di freshmen.
Candidate: Marquette; Baylor; Oklahoma State.
Squadra sorpresa dell’anno: SMU
Molte le squadre ad aver sorpreso in positivo quest’anno, ma nessuna è comparabile alla scalata all’elite della Division I di SMU, che concluse la scorsa stagione con un record di 15-17 ed è ora squadra da ranking AP con vittorie su UConn, Memphis e Cincinnati. In arrivo un seed #4 al torneo NCAA per i Mustangs e il futuro è più che roseo con soli due senior a roster, le due star Moore e Kennedy solamente sophomore e l’arrivo la prossima stagione del freshman Emmanuel Mudiay, una delle primissime guardie della nazione. Se si parla di dove eravamo a inizio anno e dove siamo ora forse solo Texas può avvicinarsi al salto di qualità dei ragazzi di Larry Brown, ma i Longhorns hanno troppo spesso fatto meno del previsto nelle stagioni passate perchè il passo in avanti possa essere apprezzabile tanto quello di Southern Methodist.
Candidate: Texas; San Diego State; Cincinnati; Virginia.
Premio “Stan Van Gundy” all’ allenatore più in forma dei propri giocatori: Anthony Grant (Alabama)
Sicuramente 10-15 anni in meno di Greg Oden li dimostra.
Candidati: Kevin Ollie (Connecticut); Andy Kennedy (Ole Miss); Billy Donovan (Florida); il dimagritissimo Ed Cooley (Providence)
Premio alla miglior tifoseria: BYU
Il Marriott Center coi suoi 22,700 psicopatici ad esaltare una squadra composta in gran parte da giovani che sembrano provenienti direttamente dalla gioventù hitleriana crea una delle atmosfere più incredibili dell’intero panorama collegiale. Il fatto che quei 22 mila siano tendenzialmente ragazzi mormoni a cui è vietato anche solo bere una tazzina di caffè (immaginate quindi il resto) potrebbe far rivalutare la cosa, ma è probabilmente per questo che sono così agguerriti. BAD BOYS/GIRLS.
Candidate: New Mexico; Duke; Utah State; Iowa State; Wichita State.
Premio “Fabrizio Corona” alla foto dell’anno: Dick Vitale
Imbattibile.
Momento tifoseria dell’anno: le signore di Wichita State che provano un energy drink.
Tutto ciò è avvenuto ai primi di novembre durante la Tip-Off Marathon, sempre il giorno migliore della regular season NCAA, ed è a tutt’oggi è l’ highlight della stagione. Meglio di Thriller di Michael Jackson.
Vogliamo ricordare il coro “Justin Bieber” della tifoseria di Michigan State contro Spike Albrecht..
..il sanissimo tifoso di Hawaii che aveva qualcosa da ridire all’allenatore..
..e, fresca di ieri, l’accoglienza con flopping della tifoseria di Iowa State per Marcus Smart:
Premio “Send it in Jerome!” per la schiacciata dell’anno: Russ Smith In Your Face su Julius Randle
Forse, anzi sicuramente, non sarà la schiacciata atleticamente e tecnicamente migliore del lotto, ma abbiamo voluto premiarla per: 1) Il contesto. Non stiamo parlando di una schiacciata in una partita qualunque, ma in un Louisville-Kentucky. L’Aida è più bella all’Arena di Verona che non nel vostro teatrino dell’oratorio. 2) Il fattore Nate Robinson. Russ Smith non arriva all’ 1.85 coi tacchi, siamo tutti vittime del fascino del nanetto salterino. 3) La vittima. Anche qui ad avere il privilegio di osservare il gesto atletico più da vicino di chiunque altro non è stato il vostro futuro elettricista, ma un possibile All-Star NBA da qui a 3-4 anni. Detto ciò per non farvi mancare nulla vi linkiamo le altre candidate, perdendone sicuramente moltissime per strada, ma non si può avere tutto nella vita. Rimanendo in argomento assegnamo il premio di Dunker Of The Year a Markel Brown.
Candidate: la “Grant Hill” di Jabari Parker; diverse di Markel Brown, in primis il 360° in contropiede contro West Virginia; Marcus Foster In Your Face su David Stockton; Raphiael Putney (UMass) vs Youngstown; Aaron Gordon alley-oop contro UCLA; uno a scelta dei voli di Sam Thompson; JP Tokoto contro Miami; Deonte Burton vs UNLV
Buzzer beater dell’anno: Tyler Ennis (Syracuse) contro Pittsburgh
Difficile competere con un buzzer beater del genere: in trasferta, con la prima sconfitta della stagione praticamente già a referto per la tua squadra. Incredibile per difficoltà, fortuna, per il modo in cui ha zittito una folla già pronta ad esplodere. E’ il tiro di cui si è parlato di più quest’anno e a ragione. Money time.
Candidati: Shabazz Napier (Connecticut) contro Florida; Askia Booker (Colorado) contro Kansas; Glenn Robinson III (Michigan) contro Purdue; Desi Washington (Saint Peter’s) che deve aver qualcosa contro Fairfiel e l’ha battuta allo scadere 3 volte in stagione.
Premio al giocatore che ci mancherà di più: Marshall Henderson (Ole Miss)
Tanti i giocatori che ci mancheranno il prossimo anno, come d’altra parte accade ogni stagione nel duro mondo del college basketball. Abbiamo deciso allora di consegnare una sorta di premio alla carriera e proprio per questo abbiamo considerato solo i giocatori stati al college fino all’anno da senior, quelli che se ne vogliono andar via dopo uno o due anni che vadano e non si facciano vedere mai più: si scherza, ma gioca un ruolo importante il fatto che li rivedremo quasi tutti in NBA e quindi ci mancheranno un po’ meno. Per i senior è un discorso diverso, un discorso di crescita personale e come giocatori, nonché di un affezione sempre maggiore da parte di chi li vede giocare. Tra la miriade di scelte abbiamo deciso di premiare Marshall Henderson, nonostante una campagna da senior inferiore e molto meno ricca di soddisfazioni rispetto a quella da junior, perchè è un giocatore che non rivedremo in NBA (a differenza di McDermott, il primo tra gli altri candidati) e perchè sarà più difficile coprire la mancanza di una personalità del genere rispetto a dei “soli” punti, assist o quant’altro.
Candidati: Doug McDermott (Creighton); Keith Appling e Adreian Payne (Michigan State); Russ Smith (Louisville); Aaron Craft (Ohio State); Lamar Patterson (Pittsburgh); Shabazz Napier (UConn), Justin Jackson e Sean Kilpatrick (Cincinnati); Cleanthony Early (Wichita) e decine di altri..ci mancherete tutti.
Premio “Atlantic Division” alla miglior conference dell’anno: Big 12
Forse si può discutere sul fatto che la Big 12 non sia la miglior conference per qualità delle squadre, cosa che comunque siamo convinti che sia specialmente se si parla di livello medio viste le 7 squadre realisticamente da torneo, ma non c’è un singolo dubbio sul fatto che questa sia stata la conference più divertente del panorama NCAA: quattro squadre tra le prime 25 per punti segnati (Oklahoma, Kansas, Iowa State, Oklahoma State); diverse squadre che hanno sorpreso in positivo (Oklahoma, Kansas State, Texas) e in negativo (Oklahoma State e Baylor, che però sono tornate pericolose sul finire della regular season); tanti freshmen di qualità (Wiggins, Embiid, Marcus Foster, Isaiah Taylor..); partite belle e avvincenti: la vittoria in overtime di K-State nel derby con Kansas, i tre overtime tra Iowa State e Oklahoma State, la vittoria di Texas su K-State col buzzer di Jonathan Holmes, il doppio overtime tra Baylor e K-State; prestazioni come i 48 di Ejim contro TCU, i 41 di Wiggins, la quasi tripla doppia di Kane con 30 punti contro Baylor, i 35 di Juwan Staten contro K-State; e poi un po’ di sana stupidità: Eron Harris che fa un fallo violento e insensato su Monte Morris, Stevie Clark che orina fuori dalla macchina, Smart che spintona il tifoso avversario..per quanto ci si possa sforzare non riusciamo a trovare un’altra conference che anche solo si avvicini all’intrattenimento offerto dalla Big 12.
Candidate: Big Ten; Atlantic 10; ACC. NON CANDIDATE: Big East, Pac 12 e SEC
Prestazione dell’anno: Marcus Smart vs. Memphis (39 punti, 5 rubate, 4 assist e 2 stoppate)
Abbiamo optato per la prestazione di Smart ad inizio anno per il totale dominio mostrato dal play nei primi 20 minuti della partita: il primo tempo si concluse sul 50-32 per Oklahoma State con 26 punti del solo Marcus Smart. A rendere il tutto ancora più clamoroso le 5 triple, di cui una anche con fallo, messe a segno pressochè consecutivamente nel primo tempo, aspetto notevole per un tiratore da 29% dalla lunga distanza. Come direbbero in America: one of those nights.
Candidati: i 48 punti di Melvin Ejim (Iowa State) contro TCU; i 39 con 17 tiri di McDermott contro Villanova; le 9 triple per 27 punti di Ethan Wragge (Creighton) contro Villanova; i 30 + 9 assist + 8 rimbalzi + 5 rubate di DeAndre Kane (Iowa State) contro Baylor; i 34 di Shabazz Napier contro Memphis; i 41 di TJ Warren contro Pittsburgh; i 41+8+5 rubate+4 stoppate di Wiggins contro West Virginia.
Upset dell’anno: Boston College batte #1 Syracuse al Carrier Dome 62-59 all’overtime
Come sempre gli upset non sono mancati durante la stagione e di certo non mancheranno durante il torneo NCAA, ma sarà comunque impossibile battere, almeno a livello numerico, l’upset di Boston College ai danni di Syracuse. Per darvi due indizi: la squadra numero uno della nazione, sul proprio campo, ancora imbattuta dopo 25 partite, sconfitta da una squadra col record di 6 vittorie e 19 sconfitte. A livello numerico parliamo di uno dei più incredibili upset della storia (erano 58 anni che una squadra col record sotto il 50% non batteva una numero 1 in trasferta, evento accaduto tre volte nella storia compresa la partita tra BC e Syracuse), certo è che forse Syracuse aveva anche giocato tutti i suoi jolly nelle partite precendenti. Comunque sia, almeno per quest’anno, l’upset numero 1 non può che essere questo.
Candidati: Charlotte batte #14 Michigan; Colorado batte #6 Kansas; California batte #1 Arizona; Illinois batte #17 Michigan State al Breslin Center; Northwestern batte #14 Wisconsin al Kohl Center; Indiana batte #3 Wisconsin; Arkansas batte #17 Kentucky alla Rupp Arena, Kentucky battuta da South Carolina..ce ne sono moltissimi altri, ma almeno il primo posto è sicuro.
Partita dell’anno: Syracuse-Duke 91-89 dopo un overtime
E’ sempre complicato giudicare la bellezza di una partita: qual’è la partita migliore? Quella con centinaia di punti, ma difese inesistenti? Può essere una partita ai 50 punti bella ed emozionante come una ai 100? La verità è che esistono esempi favorevoli per ogni tipo di partita, ma la verità è anche che nessuna partita, nel guardarla, ha dato in questa stagione il senso di grandiosità del primo incontro tra Syracuse e Duke: due squadre eccellenti, allenate dai due coach più vincenti della storia, al nascere della loro rivalità di fronte ad un pubblico da record, a darsi battaglia fino all’ultimo secondo e oltre, finendo all’overtime. Entrambe le squadre hanno giocato al loro meglio, c’è stato un buzzer beater per mandare la partita all’overtime, qualche piccola polemica. Non è mancato nulla per fare di questa partita un instant classic e la nostra partita dell’anno.
Candidate: la vittoria in tre overtime di Iowa State su Oklahoma State; Kansas batte Duke ad inizio stagione; Syracuse at the buzzer contro Pittsburgh; Arizona State batte Arizona in due overtime; K-State batte Kansas in overtime; Canisius batte Siena dopo 3 OT; Wichita State recupera 19 punti di svantaggio in 11 minuti e vince all’OT contro Missouri State.
Giocatore più migliorato: Casey Prather (Florida)
Categoria che ha visto diversi candidati e probabilmente molti li abbiamo anche persi per strada, ma abbiamo voluto dare questo premio ad un giocatore almeno al terzo anno dato che è più sorprendente un esplosione dopo due-tre anni di poco/nulla che non l’esplosione di un sophomore, sebbene ci siano casi degni di nota anche per giocatori al secondo anno (Marcus Paige in primis). Abbiamo voluto premiare Casey Prather, che è riuscito finalmente a trovare la sua dimensione offensiva, ovvero nei pressi del canestro, passando da 6 a 15 punti di media, divenendo il giocatore centrale in quella che è stata una delle 2-3 migliori squadre dell’intera stagione regolare, nonché una delle favorite per il titolo, ovvero Florida.
Candidati: Frank Kaminsky (Wisconsin); Juwan Staten (West Virginia); Cameron Bairstow (New Mexico); Marcus Paige (North Carolina); Xavier Thames (San Diego State); Cameron Ridley (Texas).
Premio “Andrea Bargnani” al difensore dell’anno: Briante Weber (VCU)
La guardia di VCU è il Freddy Krueger dei portatori di palla avversari, l’incubo che rende loro le notti insonni il giorno prima della partita. Le quasi 4 palle rubate a partita per circa 30 minuti di utilizzo dovrebbero chiarire quanto questo giocatore sia pericoloso con la sua difesa in pressing e sul perimetro, rendendosi la pedina fondamentale della difesa Havoc di Shaka Smart che ancora una volta vedremo al torneo NCAA. Molti altri i giocatori di impatto difensivo, tra cui i due più vicini ad aggiudicarsi il premio sono forse le due guardie di Ohio State Shannon Scott e Aaron Craft, meritevoli tanto quanto il vincitore, ma proprio il fatto di ritrovarsi nella stessa squadra ha forse parzialmente aiutato la scelta a favore di Weber.
Little crazy motherfucker.
Candidati: Aaron Craft e Shannon Scott (Ohio State); Aaron Gordon e Rondae Hollis-Jefferson (Arizona); Justin Jackson (Cincinnati); Tekele Cotton (Wichita State); Marcus Smart (Oklahoma State).
Playmaker dell’anno: Fred VanVleet (Wichita State)
Molti i playmaker di valore quest’anno, ma nessuno ha combinato il ruolo di generale sul campo e di passatore al livello del lavoro fatto da Fred VanVleet a Wichita State. Il sophomore da Rockford incarna perfettamente il ruolo di creatore di gioco, pensando prima a facilitare l’attacco per i compagni e poi eventualmente a tirare, con conclusioni sempre prese nella logica della partita, risultando, nonostante la giovane età, un esempio per i compagni in ogni aspetto del gioco.
VanVleet, la cui capacità di gestione dei possessi e di comprensione dei momenti della partita sorprende ogni volta, ha guidato una squadra dal record perfetto svolgendo perfettamente il ruolo di playmaker per un gruppo che non segnerà caterve di punti (circa 70esimi nella nazione), ma che è decimo in Division I per Adjusted Offense (secondo KenPom.com). Leader in attacco, ma anche in difesa, VanVleet è il miglior organizzatore di gioco e uno dei migliori leader dell’intera nazione.
Candidati: DeAndre Kane (Iowa State); Tyler Ennis (Syracuse); TJ McConnell (Arizona); Kyle Anderson (UCLA); Marcus Smart (Oklahoma State); Marcus Paige (UNC)
Freshman dell’anno: Jabari Parker (Duke)
Stagione decisamente “OK” per Jabari
Ad inizio stagione il fenomeno freshmen stava divenendo pressochè insostenibile, dato che pareva che esistessero solamente i giocatori al primo anno, quando si dovrebbe ben sapere quanto siano importanti altri elementi oltre al solo talento per vincere nel college basket. Va però detto che effettivamente il livello dei primo anno di questa stagione era notevole e se qualcuno ha convinto parzialmente altri giocatori sono invece stati decisivi sin dal primo giorno e sicuramente il più impressionante di tutti lungo il corso della stagione è stato Jabari Parker. Difficile poter chiedere di più ad un ragazzo al primo anno, giocatore dal talento offensivo notevole, nonché macchina da doppia doppia specialmente dal momento in cui ha iniziato a giocare in maniera costante da 4, il chicagoano si è rivelato almeno in fase di attacco il più completo tra i freshmen e forse non solo. Certo non si può non notare una difesa quantomeno lacunosa, ma la sua rimane comunque una delle campagne da freshman migliori degli ultimi 10 anni. Un gradino sopra di lui probabilmente solo Kevin Durant, Anthony Davis e Michael Beasley. Una buona compagnia.
Candidati: Tyler Ennis (Syracuse); Andrew Wiggins e Joel Embiid (Kansas); Marcus Foster (Kansas State); Julius Randle (Kentucky)
Giocatore dell’anno: Doug McDermott (Creighton)
Standing ovation per il nostro giocatore dell’anno!
Guidare la tua squadra subito ai piani alti di una nuova conference segnando 26 punti a partita con 10 partite con 30 o più punti non è cosa da tutti, se poi lo fai al termine di una carriera in cui stai battendo record su record per punti segnati, scalando la storia con incredibile leggerezza, allora hai qualcosa di speciale. Doug McDermott ha chiuso la sua stagione regolare con un career high di 45 punti contro Providence nella sua senior night, superando i 3000 punti in carriera (3011 per la precisione) e posizionandosi al settimo posto nella classifica dei realizzatori ogni epoca in Division I, superando Oscar Robertson e Hersey Hawkins e con quantomeno il quinto posto ogni epoca ampiamente a portata di mano nella post season. In pochi hanno fatto così tanto con così poco protagonismo, a livello collegiale parliamo di un giocatore generazionale.
Candidati: Jabari Parker (Duke); CJ Fair (Syracuse); Casey Prather (Florida); Fred VanVleet (Wichita State); Russ Smith (Louisville); Shabazz Napier (Connecticut).
Allenatore dell’anno: Billy Donovan (Florida)
Donovan taglia la retina al termine della perfetta stagione nella SEC, scena che potremmo rivedere in un altro contesto ad aprile
Premio di complicata assegnazione, anche perchè raramente si sono visti tanti ottimi lavori di coaching come quest’anno: basti pensare a tutte le squadre che sono andate oltre più ogni rosea aspettativa (Virginia, Michigan post McGary, SMU, Cincinnati, Wichita State, San Diego State, Texas, Saint Louis, la North Carolina della seconda parte di stagione..) e alle molte riconferme (Wisconsin, Duke, Florida, Syracuse, Kansas), che hanno reso particolarmente difficile giungere ad un singolo nome. La scelta sarebbe potuta ricadere tranquillamente su Gregg Marshall, condottiero della perfetta Wichita, o su Tony Bennett e la sua sorprendente Virginia, ma abbiamo voluto premiare un altro allenatore che ha sfiorato una stagione perfetta coi suoi, nonostante fossero partiti i tre migliori realizzatori della squadra e abbia avuto una prima parte di stagione letteralmente martoriata dagli infortuni: ciò non ha impedito a coach Donovan e compagnia di perdere due sole partite (di cui una allo scadere contro UConn) e di concludere una stagione perfetta a livello di conference, unica squadra ad arrivare a questo traguardo in una delle major conference. Una critica spesso mossa a Donovan è il record negativo nelle partite decise da 5 o meno punti: quest’anno Florida è 6-1 in queste partite. Dopo tre stagioni consecutive alle Elite Eight coach Donovan sta mettendo i suoi nella posizione per una corsa al terzo titolo della sua carriera. Semplicemente un grande anno per un grandissimo coach. Non da meno gli altri allenatori nominati, potendo avremmo assegnato 6-7 premi.
Candidati: Gregg Marshall (Wichita State); Tony Bennett (Virginia); Sean Miller (Arizona) John Beilein (Michigan); Larry Brown (SMU); Steve Fisher (San Diego State); Jim Boeheim (Syracuse)
Squadra dell’anno: Wichita State
Una stagione regolare da 31 vittorie e zero sconfitte seguita da altre tre vittorie per la conquista del titolo di conference…38 vittorie e una sola sconfitta, alle Final Four contro la poi campione Louisville, se iniziamo a contare dal torneo NCAA dello scorso anno. Stessimo parlando della UCLA degli anni 60 i numeri non stonerebbero, ma invece questi numeri sono il traguardo ottenuto da Gregg Marshall e i suoi ragazzi a Wichita State, college della Missouri Valley Conference. Squadra difensivamente eccellentemente organizzata, non innocua offensivamente e soprattutto dotata di eccezionale carattere, basti pensare al -19 recuperato contro Missouri State e in generale ai grandi secondi tempi degli Shockers, Wichita State è la prima squadra ad entrare al Torneo NCAA da imbattuta dopo la UNLV del 1991 e verosimilmente il suo viaggio non sarà affatto breve.
Un premio a coach Marshall e a tutti i componenti della squadra e del coaching staff, certe opere di perfezione necessitano di costanza e millimetrica precisione in ogni aspetto. Capolavoro.
Tutti in piedi e applausi scroscianti per l’ultima delle imbattute nonché squadra dell’anno: Wichita State!
Candidate: Virginia; Florida; Arizona; Syracuse.
Eccoci giunti alla fine della nostra cerimonia di premiazione, come sempre molti i premiati e forse qualcuno è rimasto sfortunatamente a secco, ma con 350 squadre e circa 4 mila giocatori è un po’ come vincere alla lotteria. Potremmo ora abbandonarci ai ricordi e commuoverci per una fantastica stagione alla sua conclusione, ma grazie a Dio in molti sport vige l’usanza della post season e nessuno sport ne ha una più esaltante della March Madness che ogni anno conclude la stagione di college basket. Andate quindi a fare le scorte di merendine e alcolici e preparatevi per il ricco antipasto dei tornei di conference per poi arrivare pronti per il piatto forte: il torneo NCAA. Buon proseguimento e che la difesa in aiuto dei New York Knicks sia con voi.
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