Che il momento in casa Heat non fosse tra i più felici della stagione non era certo una novità anche alla vigilia della sfida di ieri sera con una squadra, i New Orleans Pelicans, tutto sommato abbordabile (29 vinte, 40 sconfitte e quart’ultimi nella Western Conference). Il match dello Smoothie King Center avrebbe dunque potuto essere una buona occasione per LBJ e compagni di riprendere le buone abitudini di qualche tempo fa. Così non è stato. Il tabellino dice infatti che la squadra di casa ha superato i campioni in carica per 105 a 95 anche grazie all’ennesima sontuosa prestazione di Anthony Davis. La prima scelta del draft 2012 ha infatti messo a segno la sua 34esima doppia doppia in stagione (su 60 partite giocate) con 30 punti (13 su 22 da due con 4 su 5 ai liberi) e 11 rimbalzi. Per i Miami Heat, orfani di Dwyane Wade, non sono bastati James, Chalmers e Bosh, rispettivamente con 25, 19 e 12 punti. In questa cornice i commenti dei protagonisti non si sono fatti attendere, in particolare quelli del numero 6 che, al microfono di Ira Winderman del South Florida Sun Sentinel, ha espresso il suo chiaro e inequivocabile pensiero “We all need to get on the same page and figure it out. I don’t know what we’re going to do, but we have to figure this out. There’s too many excuses. Everything is an excuse. Something goes wrong? An excuse. Lineup change? An excuse. Turn the ball over? An excuse.” Con ogni probabilità il momento negativo degli Heat nel giro di poco tempo sarà storia, ma tra le squadre che James e compagni devono ancora affrontare prima della fine della regular season ci sono ossi duri come Portland, Indiana (due volte), Brooklyn e la rediviva New York.
Giacomo Bertone
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