Andre Miller ha affrontato Domenica la sua ex-squadra, i Denver Nuggets, da cui si è separato abbastanza burrascosamente. Sulla vicenda, Miller aveva affermato di essere stato dipinto come il “bad guy” di turno, dopo il litigio con il coach Brian Shaw a causa di un DNP – COACH’S DECISION su un rapporto di gara, che alla fine aveva portato al suo approdo ai Washington Wizards.
Per Miller, però, l’inusuale scatto d’ira non è stato provocato dalla semplice permanenza in panchina. Il veterano è convinto che tale gesto da parte di Shaw fosse una punizione per essere stato portavoce dei propri compagni ad un incontro della squadra.
Ho preso una posizione durante una riunione della squadra sul tema della comunicazione, privatamente, a porte chiuse, e ho proposto la questione allo staff, come mi era stato chiesto dai compagni. Penso di essere stato relegato in panchina per questo motivo. Sarebbe questa l’unica ragione. Il vero problema era questo e non penso sia stato affrontato nel modo migliore.
Per coach Shaw la questione è diversa, e verte sulla ricostruzione della squadra e la necessità di lasciare spazio ai giovani. Dalla prospettiva di Miller, che in qualità di “anziano”, ha voluto farsi carico di una questione dei compagni, la vicenda appare come un torto subìto.
In questi casi, spesso accade che la verità stia nel mezzo.