Categorie: Editoriali NBA

Minnesota, Playoffs sempre più lontani

Ad inizio stagione, era convinzione più o meno diffusa che i Minnesota Timberwolves sarebbero riusciti ad entrare nella postseason dopo un digiuno troppo lungo, magari potendo assestarsi verso la settima o addirittura sesta piazza ad Ovest. Troppe le armi e le potenzialità in mano a Rick Adelman, allenatore esperto e che sembrava prossimo a ricondurre la squadra verso la personalissima Terra Promessa. Uno sbocco ai Playoffs che sembrava quasi inevitabile, dopo i tanti infortuni che hanno mandato all’aria ogni velleità di gloria nelle precedenti due annate NBA.

Eppure, nonostante le buonissime premesse, qualcosa è andato storto in quel di Minneapolis. Di infortuni gravi non ce ne sono stati o, meglio, quelli che si sono verificati sono da ascriversi alla “normale” routine di una regular season NBA. La partenza discreta aveva fatto illudere riguardo all’auspicabile ruolino di marcia dei T-Wolves che però, pur al completo o quasi, hanno mostrato certi difetti che paiono strutturali.

Minnesota, al momento in cui scriviamo, è in striscia aperta di 3 sconfitte consecutive, con un bilancio che recita 34 vittorie a fronte di 35 battute d’arresto. Decisamente troppe per poter ambire ad entrare nelle 8 elette della Western Conference, a maggior ragione dato che le avversarie dirette, Phoenix e Dallas, sembrano al momento irraggiungibili. La matematica ancora non condanna, ma le speranze si stanno affievolendo partita dopo partita.

Un dato che balza subito agli occhi è quello relativo alle sconfitte nelle gare in volata. Col risultato finale entro i 5 punti di scarto, i Timberwolves hanno perso per ben 13 volte, overtime compresi, riuscendo a prevalere in sole 5 circostanze. Abbastanza scontato affermare che, con un record nelle situazioni di clutch quantomeno del 50%, la situazione sarebbe stata decisamente più rosea. Minnesota, in parole povere, quando vince lo fa con scarti alquanto eloquenti e, non a caso, si trova al decimo posto nella Lega se consideriamo il Margin of Victory.

Sul principale banco degli imputati la difesa di squadra, come sarebbe lecito attendersi. Eppure, è abbastanza sorprendente la dodicesima posizione per quanto concerne il defensive rating, per altro a cui fa da contraltare la piazza numero 26 per punti subiti (103,6). I T-Wolves sono la formazione che concede la peggior percentuale dal campo nella Lega, il 47,3% complessivo. Un altro dato altrettanto eloquente: Minnesota è la peggiore nel difendere il proprio ferro con un astronomico 63,5%; non a caso, la squadra è anche ultima nelle stoppate rifilate agli avversari. Manca un intimidatore sotto il proprio canestro, un ruolo che, per motivi differenti, infortuni vari e caratteristiche intrinseche, non può essere ricoperto dai vari Love, Pekovic e Turiaf, che pure è il miglior stoppatore di squadra a quota 1,7. In tal senso, nelle ultime settimane di regular season si valuterà l’apporto che il rookie Gorgui Dieng potrebbe fornire in tale settore. In definitiva, ci si è affidati troppo a difese non convenzionali, vedi la voce palle rubate, ma che necessitavano di segugi affidabili e dediti alla causa. Ai T-Wolves sono mancati defensive stops nei momenti chiave, sia delle partite che della stagione stessa, spiegando così l’alto numero di gare perse nel clutch time.

La metà campo offensiva si è confermata invece all’altezza delle aspettative. Minnesota è quarta per punti segnati ad incontro (106,3) e pace factor mentre si trova alla posizione numero 9 se si considera l’offensive rating. Grande contributo proviene dai punti in vernice, 46,5 a partita, il quinto dato nella Lega, ed anche dagli oltre 15 punti a gara che provengono dai contropiedi. L’outlet pass di Kevin Love per Corey Brewer è diventato, infatti, uno dei marchi di fabbrica non solo della squadra ma della Lega intera.

Ciononostante, anche quest’aspetto del gioco dei Timberwolves è passibile di qualche miglioramento. Il 43,9% dal campo, comprensivo del 34% dalla lunga distanza, collocano la squadra nella parte bassa delle apposite classifiche di specialità. L’ultimo posto nelle percentuali specifiche del mid-range game sono spiegabili con i trend attualmente in voga nella NBA; tuttavia, uno dei tiri più pregiati della pallacanestro moderna, la tripla dagli angoli, vede lo stesso Minnesota nelle ultimissime posizioni per percentuali di realizzazione. Solo l’ampia mole di rimbalzi offensivi ha permesso cruciali possessi extra, indispensabili alla squadra date le già citate lacune nella propria metà campo.

Se andiamo ad analizzare i singoli, il primo nome che non può non venire a galla è quello di Kevin Love. La sua è una stagione da MVP, con numeri da capogiro e degni dei migliori bigman di sempre di questa Lega. 26,5 punti, 12,7 rimbalzi e 4,3 assist, figli anche della voglia di rifarsi dopo la scorsa annata passata ai box per gli infortuni. Seppur possa fare di meglio in termini di percentuale, soprattutto nei pressi del canestro, l’importanza di Love per questa squadra è inquantificabile. E’ ai vertici dell’NBA per tocchi totali, tocchi al gomito e punti per catch&shoot, oltre ad essere tra i principali alimentatori del contropiede. La sua onnipresenza in quasi tutti gli aspetti del gioco dei T-Wolves lo rende l’inevitabile punto di riferimento, nonostante le già note beghe contrattuali che lo potrebbero portare verso nuovi lidi a breve termine. Con tali cifre è un vero peccato che il numero 42 sia destinato, con molta probabilità, a fare da spettatore ai prossimi Playoffs, vanificando quanto fatto di meraviglioso sinora.

Chi invece continua a destare qualche dubbio è Ricky Rubio, miglior assistman a quota 8,5. La produzione è addirittura scesa rispetto alla scorsa annata, che era stata contraddistinta dal faticoso rientro dall’infortunio al ginocchio. Attualmente lo spagnolo è sotto la doppia cifra di media, assestandosi sui 9 punti ad incontro e con le solite pessime percentuali. Come notiamo dalla mappa di tiro, eccezion fatta per il tiro dal lato destro dalla posizione di ala, il colore rosso è quello predominante. Non potrebbe essere altrimenti, dato il 37,6% complessivo dal campo, un dato che ricorda il primissimo Jason Kidd. Le difese gli concedono più che volentieri il tiro da fuori, evitando di essere battute dal suo primo passo e, in certe circostanze, potendosi concentrare sugli altri attaccanti dei Timberwolves. Le intuizioni geniali restano, nei recuperi siamo ai vertici della Lega (2,5), ma era lecito aspettarsi qualcosa di più. Anche quell’allegria e spensieratezza che lo avevano contraddistinto nell’annata da rookie sembrano essere state messe in disparte. Urge un drastico miglioramento, dato che il futuro della franchigia passa dalle sue fantasiose mani.

Frenato da fastidiosi problemi alla caviglia, Nikola Pekovic ha dimostrato di sapersi adattare bene in compagnia di Kevin Love, l’altro componente dei Bruise Brothers del Minnesota. Per il centrone montenegrino, numero uno della Lega per tocchi nell’area pitturata, siamo alla migliore stagione in carriera, con 17 punti e 9 rimbalzi di media. Tuttavia Pekovic, oltre alla buona mano nei pressi del canestro, ha manifestato poca presenza intimidatoria a difesa del proprio ferro, con sole 0,5 stoppate ad incontro. I numeri non sempre dicono tutto, ma è evidente che con quel corpo ci sarebbe bisogno di maggiore copertura.

Secondo realizzatore di squadra è Kevin Martin con poco più di 19 punti ad allacciata di scarpe. Il migliore in maglia Minnesota nel costruirsi un tiro da solo, Martin è parso comunque distante dall’efficacia ammirata l’anno scorso quando militava coi Thunder. A completare il quintetto è Corey Brewer, il destinatario dei passaggi laser di Love. Per l’ex Florida Gators 11,6 punti di media, la solita buona dose di recuperi ma scarsa mira dalla lunga distanza, al di sotto del 30%.

La panchina non presenta particolari eccellenze del settore. Il miglior realizzatore è JJ Barea, il quale ha avuto qualche screzio con compagni e staff tecnico così come Dante Cunningham, onesto mestierante come cambio dei lunghi. Tornato dal lungo infortunio Chase Budinger, alla ricerca della forma fisica, sono in ribasso le quotazioni di Alexey Shved. Al momento rimandato l’esperimento Muhammad, ha fatto intravedere qualcosa di buono il già citato Dieng, lanciato di recente in quintetto per necessità ed autore di alcune doppie doppie, compreso un notevole 20+20 contro i Rockets.

Il calendario non è particolarmente ostico da qui alla fine della regular season, ma ai T-Wolves serve un mezzo miracolo per accedere alla postseason, con un vero e proprio suicidio delle due squadre che li precedono nella classifica di Conference. Minnesota si avvia al decimo anno senza Playoffs, traguardo che manca dalla splendida annata con Garnett, Cassell e Sprewell. Il pubblico, dopo l’entusiasmo iniziale, ha un po’ abbandonato la squadra al suo destino (terzultimo posto per numero di spettatori complessivi), in attesa di capire il futuro di questa franchigia. Se la permanenza di Adelman nella prossima stagione sembra poco probabile allo stato attuale, a preoccupare sono i rumors sulla partenza di Love, destinazione Los Angeles Lakers. Il suo contratto scade nell’estate del 2015 (a meno che non eserciti la Player Option), ma è vitale per l’intera organizzazione riuscire a convincere il giocatore a rimanere nel Minnesota. Perché senza di lui, i Timberwolves potrebbero essere condannati ad un’altra lunga astinenza dai Playoffs.

Alessandro Scuto

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