Chiedere scusa, fare autocritica ed assumersi le proprie responsabilità non è da tutti. Un gesto così richiede coraggio, e per questo merita rispetto. I New York Knicks hanno fallito l’obiettivo playoffs a coronamento di una stagione da dimenticare e coach Mike Woodson non si è sottratto ai microfoni. Sguardo basso, voce rotta, espressione delusa.
“Si potrebbe puntare il dito verso chiunque. Cercare alibi è da codardi e non ho intenzione di nascondermi. Sono io l’allenatore e la colpa di questo flop è mia. Ci sono un sacco di fattori che hanno condizionato il nostro percorso, ma fermarmi ad elencarli non avrebbe senso. Chiedo scusa ai tifosi. Come sempre ci sono stati vicini, hanno speso i loro soldi per acquistare i biglietti e venire alle partite, ma noi purtroppo non siamo stati all’altezza. Non me lo aspettavo.”
I Knicks avevano iniziato il campionato con aspettative molto alte. Le premesse erano dettate dagli ottimi risultati ottenuti un anno fa, quando Anthony e compagni conquistarono il titolo della Atlantic Division. Il futuro di Woodson è sfocato, le voci su un possibile licenziamento si rincorrono e l’ombra di Steve Kerr (pupillo di Phil Jackson) si fa sempre più pressante.