Atlanta sbanca Indianapolis, Hawks 1-0 nella serie

Se due indizi fanno una prova, Indiana è ufficialmente nei guai. Il crollo casalingo avvenuto nel primo capitolo della serie con Atlanta è peggio di una coltellata all’autostima, elemento chiave per risorgere dalle ceneri di una crisi martellante. Vogel non sa più che pesci pigliare: in attacco si vive di improvvisazioni, la circolazione di palla scarseggia, l’altruismo pure. Il giocattolo si sta rompendo sul più bello. L’emorragia avanza e nessuno sembra in grado di metterci un tampone.

Sugli spalti della Bankers Life FieldHouse la marea gialla accoglie i taciturni Hawks. Coach Budenholzer sceglie il basso profilo per avvicinarsi al confronto, poche chiacchiere e consapevolezza di avere le carte in regola per fare il colpaccio. Copione inequivocabile: i georgiani si tengono lontani dalla zona pitturata e bombardano dall’arco. Korver e Carroll bruciano la retina, Teague piazza qualche penetrazione a tradimento e i Pacers tiltano. Servono i guizzi di George e la sana follia di Stephenson per riportare in carreggiata i campioni della Eastern Conference. All’intervallo il tabellone è democratico: parità a quota 50.

Esistono due sistemi per analizzare una partita: quello statistico, che si serve dei numeri, e quello emozionale, che si basa sugli stati d’animo. La seconda chiave di lettura ce la offre il doppio tecnico a carico di West e Antic. Qui casca l’asino: Indiana va sotto pressione e accusa il colpo, Atlanta mantiene i nervi saldi e mette la freccia. Il 30-16 di parziale nel terzo periodo si rivela un macigno impossibile da digerire. Quando scorrono i titoli di coda la panchina degli Hawks è in campo ad esultare, quella dei Pacers è già nel tunnel a riflettere. Gara 2 fa capolino tra mille interrogativi. Martedì avremo tutta la verità, senza riserve: perché due indizi fanno una prova, ma con tre sarebbe già ora di sentenze.