Categorie: Primo Piano

Indiana-Atlanta atto secondo: la notte delle risposte

Reset. E’ il tasto che Frank Vogel si affretterebbe a premere se la realtà somigliasse alla PlayStation. Indiana è allo sbando, i comandi del joystick sono impazziti, la situazione (prima in pugno) sta scivolando via. Su questa tavola imbandita si è fiondata Atlanta, affamata di gloria e alleggerita dal peso di un pronostico che pende tutto dall’altra parte. E’ stato questo mix di problemi e spensieratezza a partorire il 101-93 con cui gli Hawks hanno liquidato i Pacers. La vera sorpresa di Pasqua, il biglietto da visita di una serie dove di scontato c’è solo l’incertezza.

Niente redenzione. In Gara 1 Hibbert e soci hanno peccato di pigrizia, cullandosi sugli allori e sfuggendo alla mentalità operaia. Il centro giamaicano ha chiuso con 8 punti e 8 rimbalzi, briciole per un All-Star. Piuttosto allarmante anche l’apatia di George Hill, play camaleontico che tende a mimetizzarsi quando il parquet diventa una giungla. 12 punti con 5 su 8 al tiro sono statistiche che mascherano parzialmente una resa insufficiente. Il calo si nota da altre sottigliezze: poca determinazione, poca reattività, poca personalità nel guidare l’armata.

Fattore campo. Sabato sera Indiana ha fatto en plain e non accontentandosi del fiasco ha portato a casa pure i fischi. Uno strike mortificante. Da tormentone a tormento il passo è breve, come lascia intendere la ribelle muraglia gialla della Bankers Life Fieldhouse. Predicare calma e ostinarsi a far finta che non sia successo nulla è un boomerang. A suonare la sveglia è intervenuto addirittura Charles Barkley, irritato dalla supponenza di un roster fino a ieri molto umile. L’etichetta di “femminucce” fa sorridere. Piuttosto, l’impressione è che questi ragazzotti vogliano apparire supereroi. Il consiglio, però, è quello di togliere il mantello e rimboccarsi le maniche.

Altra musica in Georgia. L’indice Atlanta rischia la sospensione per eccesso di rialzo, ma Budenholzer cambia dito e si accontenta di sollevare il pollice. Tutto ok, archiviato il miracolo si pianifica la seconda mossa. Per piazzare il bis occorre affidarsi alla lavagna, alla strategia, agli schemi. In Gara 1 Teague (28 punti e 5 assist) ha avuto il merito di dosare il suo estro attaccando il ferro nei momenti giusti. Capitalizzare i pick & roll e le situazioni in isolamento è stata la fortuna degli Hawks. A fare il resto hanno provveduto i 25 con 8 rimbalzi di Millsap, la freddezza in lunetta (82%) e la fiammata nel terzo quarto, dove è arrivato il 30-16 di parziale che ha messo in ginocchio le ambizioni dei Pacers.

La differenza organizzativa è stata palese. Mentre in un lato del campo strimpellavano solisti, nell’altro si esibiva un’orchestra. Gli Hawks hanno evidenziato la loro bravura nella circolazione di palla, ribaltando il gioco e creando superlative spaziature che hanno favorito comodi tiri da 3 punti. Carroll, Korver e Mack hanno agito da comprimari di lusso, integrando a perfezione le cifre dei due leader. Menzione d’onore per l’ex anatroccolo DeMarre, ormai cigno in pianta stabile: notevole doppia doppia da 12 punti e 10 rimbalzi. E Antic? Con Indiana alla frutta, il macedone non poteva non sentirsi a suo agio. Il vice-Horford si è mosso lontano da canestro, uscendo dal perimetro e sganciando qualche bomba. Troppa la libertà concessagli da Hibbert, punito dai sempre vigili dei del basket.

Stanotte si replica, atto secondo. Guai chiamarlo duello insignificante perchè questo testa-coda ha il suo fascino. Si rassegni Vogel: l’unico pulsante da pigiare per far ripartire la sua squadra è quello con scritto “Start”. Niente Reset. Per riavviare è tardi, indietro non si torna.

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