Categorie: Editoriali NBA

Rockets-Blazers: tra dubbi e certezze alla vigilia di Gara 2

Rockets-Blazers è stata l’ultima gara 1 giocata in questo primo turno di playoff e, come la stragrande maggioranza delle altre sfide fino a qui disputate, si è conclusa con la vittoria esterna e conseguentemente con il ribaltamento del fattore campo. La partita tra Houston e Portland, che già sulla carta si prospettava quantomai incerta e spettacolare, non ha deluso le aspettative, regalando emozioni dal primo all’ultimo minuto e trovando il suo epilogo soltanto dopo un tempo supplementare. Un Aldridge in versione MVP ha tracciato lo spartito per la franchigia dell’Oregon, a suon di punti e rimbalzi, a concludere la sinfonia ci ha pensato il solito Lillard. In attesa di gara 2, occasione di redenzione per i texani, andiamo ad analizzare velocemente cosa ha funzionato e cosa no nei due schieramenti.

PORTLAND:

LE CERTEZZE: le grandi certezze di questa gara 1 per i Blazers vengono indubbiamente dalla coppia del gol, pardon del canestro, Aldridge-Lillard. Il duetto tra la point guard ed il lungo è valso complessivamente 77 punti su 122 totali di squadra. Il numero 12 ha banchettato senza difficoltà contro i difensori avversari; a marcarlo hanno provato a turno Jones, Asik ed Howard ma come nell’addizione anche cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambiava. Il talento offensivo del nativo di Dallas sembra decisamente fuori dalla portata della già non eccellente difesa dei Rockets. Per Lillard il discorso è leggermente diverso, il rookie dell’anno della passata stagione ha giocato a larghi tratti con il freno a mano tirato, complice l’ottima pressione di Beverly e la serata super di Aldrige, al quale ha lasciato le luci della ribalta. Qualora l’infortunio a Beverley lo costringesse a star lontano dai campi per qualche gara, Lillard avrà sicuramente occasione di mettersi in mostra sfruttando il non impeccabile Lin. Un’altra certezza per coach Stotts deriva dall’ottimo trattamento di palla, nonostante l’elevato numero di possessi, infatti anche in questa gara 1 i Blazers hanno confermato la tendenza ad essere squadra dal eccellente controllo e dai pochissimi palloni persi (soltanto 12 nella prima sfida).

I DUBBI: Se da un lato Portland può esultare per il primo successo in post season, dall’altro deve fare attenzione ad alcuni allarmanti segnali emersi nel corso della sfida. L’apporto dalla panchina è stato, come ampiamente preventivabile, infruttuoso per usare un triste eufemismo; i punti prodotti dai giocatori subentrati per i Blazers sono stati appena 7. Inoltre anche Matthews, Batum e Lopez hanno giocato sottotono producendo meno di quanto ci si aspettasse. Sintetizzando non ci si può aspettare che ogni volta Aldridge e Lillard combinino 70 o più punti per poter sperare di vincere la serie.

 

 

 

HOUSTON:

LE CERTEZZE

La prima cosa che emerge chiara come il sole da questo epilogo di gara-1 è la pessima gestione dei cambi da parte di Kevin McHale. Rapido flashback sulla partita, mancano 4 minuti alla fine dell’ultimo quarto, i Rockets sono avanti di 10 e Stotts decide di utilizzare l’Hack a Dwight come strategia per riavvicinarsi e inceppare il flusso offensivo di Houston. Howard farà 2/6, non benissimo ma per i suoi standard dalla linea della carità, nulla di drammatico.  Mancano due minuti sul cronometro, due canestri conseucutivi di Lillard cominciano ad impensierire McHale, che va nel panico e commette la follia: richiama in panchina Howard( che tornerà in campo dopo più di un minuto), lasciando la metà campo dei Rockets priva del suo guardiano designato. Portland, anche sull’onda di un Lillard che si riconferma finisher, si riporta in parità, mandando il match ai supplementari. Altre due certezze in maglia Rockets sono il biondo sottopagato Chandler Parsons, che non fosse per qualche calo di intensità, sarebbe stato impeccabile e il mastino Patrick Beverley, instancabile difensore e trash talker, con i suoi guizzi di adrenalina ha regalato a Houston preziosi controparziali.

 

I DUBBI

L’incognita dei Rockets si può riassumere in una domanda: “come marcare LaMarcus Aldridge?”. Ad inizio serie, il piano partita di Houston era riuscire a contenere il suo letale jump shot dalla media, che in regular season aveva dato parecchie grane, specialmente in situazioni di pick-and pop con Lillard. Ironia della sorte, dei 31 tiri presi  da Aldridge in Gara-1,meno delle metà sono arrivati dal mid range zone. In compenso ha battezzato dalla lunga distanza( 2/2) e fatto breccia nella difesa di Houston in entrata. Un giocatore che ha sollevato diversi interrogativi ha la Barba ed è il primo terminale offensivo di Houston, non si può negare infatti, che Harden abbia commesso diverse forzature nei momenti più cruciali del match. Ha per due volte l’occasione di vincere la gara e gestisce malissimo in entrambi i casi. A fine partita i punti per lui saranno 27, ma con 28 tiri e 3/14 dall’arco.

Detto ciò, replicare l’ exploit offensivo di gara-1 non sarà un gioco da ragazzi per i Blazers. Se McHale esegue qualche aggiustamento (soprattutto difensivo) e gestisce meglio i cambi( soprattutto nel clou della partita), sarà 1-1 palla al centro.

 

 

Scritto in collaborazione con Pietro Caddeo*

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