Categorie: Editoriali NBA

Troppo James per Charlotte, Miami vince gara-2

In gara-2 del Primo Turno della Eastern Conference, i Miami Heat sono riusciti ad avere la meglio su dei coriacei Charlotte Bobcats, capaci di restare in partita sino all’ultimo possesso. E’ stata una gara che, per certi versi, nell’andamento ha ricordato il primo episodio di questa serie, con le folate dei padroni di casa che arrivavano a sprazzi. Questa volta, invece, gli ospiti sono riusciti a resistere ed a ricucire ogni strappo, avendo anche la possibilità di portare al supplementare la contesa. LeBron James è stato il più continuo dei suoi, riuscendo ad avere la meglio della difesa avversaria e trovandosial ferro in più di un’occasione. A dispetto dell’ormai noto infortunio di Al Jefferson, limitato ma comunque sempre in grado di produrre, i Bobcats hanno dimostrato di poter tenere testa ai ben più quotati avversari. Il punteggio finale è stato 101-97 per i padroni di casa.

In quella che è la centesima gara casalinga di potseason nella storia della franchigia, gli Heat possono disporre di Mario Chalmers, in dubbio alla vigilia della gara. Anche Big Al stringe i denti e gioca sulla fastidiosa fascite plantare. Il playmaker di Miami parte a razzo, firmando subito 9 punti per la sua squadra, ma andrà via via spegnendosi. Charlotte trova un Gerald Henderson finalmente aggressivo, che segna 7 punti attaccando il canestro e non accontentandosi di conclusioni dal perimetro. Problemi di fallo subito per Kidd-Gilchrist e Bosh, i padroni di casa non approfittano appieno dei 6 tiri consecutivi sbagliati dagli avversari ed al primo timeout sono avanti di una sola lunghezza, 13-12. Non c’è molta intensità a dire il vero, non aiuta nemmeno il rientro negli spogliatoi di Jefferson, autore di un misero 1-5 dal campo. James si attiva a sprazzi ma basta lo stesso, in quanto gli Heat muovono bene la palla in attacco. Per 3 minuti i Bobcats non riescono a segnare e Miami va avanti in doppia cifra, ma a rintuzzare il primo allungo è Ridnour con una tripla sulla sirena. Al primo mini-riposo i bi-campioni in carica sono avanti 29-19, grazie anche ai 12 del numero 6. Gli ospiti hanno tirato con un misero 33% ed hanno segnato solo 6 punti in vernice, ma sono a galla grazie ai 5 rimbalzi offensivi.

Nel secondo quarto si sblocca Chris Bosh, fino ad allora a secco. Chi invece non riesce proprio a risvegliarsi dal personalissimo torpore è Ray Allen, incapace di andare a referto. Torna sul parquet Big Al, ma è il momento migliore della partita per Miami. Con una delle classiche folate, i padroni di casa vanno sul +15 con due liberi di Chalmers. Chi si aspetta che la partita possa essere spaccata in due si sbaglia, e non di poco. Col cuore, con le unghia e con i denti Charlotte ricuce immediatamente lo strappo, approfittando di uno degli arci-noti cali di concentrazione degli Heat. Il migliore nel frangente è Kidd-Gilchrist, insolitamente prolifico nella metà campo offensiva. Jefferson, nonostante giochi su una gamba sola, preoccupa coach Spoelstra, che decide di raddoppiarlo non appena ricevuta palla in post. Clifford, da par suo, schiera in campo Tolliver e Neal, per far pagare la strategia difensiva avversaria. I Bobcats, non proprio una delle squadre più prolifiche dalla lunga distanza, riescono a segnare 5 triple che li mantengono in vita. A preoccupare, però, sono le troppe palle perse. Ben 11 nel primo tempo, con Miami che segna 8 punti in transizione. E’ Wade a guidare un nuovo parziale dei padroni di casa ma, come successo nel primo quarto, anche in questa occasione gli ospiti trovano una tripla a fil di sirena, questa volta di Kemba Walker. All’intervallo gli Heat sono avanti 57-47, tirando il 57% dal campo contro il 38% dei propri avversari. James è stato a tratti devastante, chiudendo con 18 punti e ben 4 recuperi, in doppia cifra ci sono anche Bosh e Chalmers. Per Charlotte, che ha avuto poco e niente dai propri alfieri, da segnalare i ben 15 punti di Kidd-Gilchrist ed i tanti secondi possessi in attacco sfruttando le debolezze a rimbalzo dei padroni di casa.

Ad inizio ripresa tutto sembra procedere secondo copione. Miami rientra molle mentre i Bobcats sono molto pimpanti. Funziona con efficacia il pick&pop tra Walker e McRoberts o Jefferson, con il folletto da Uconn che punisce lo show forte della difesa Heat e qualche rotazione tardiva del terzo uomo in aiuto. I due lunghi di Charlotte riescono a colpire da fuori e, più in generale, sono tanti i canestri assistiti degli ospiti. I ragazzi di Spoelstra con tante giocate pigre, non vanno sotto solo grazie a qualche tripla di Bosh. Istantanea della gara è la stoppatona di Henderson sul tentativo di schiacciata di Haslem, a dimostrazione dell’energia messa in campo dagli underdog della sfida. Il terzo quarto è il regno di Al Jefferson che, con una prestazione ai limiti del commovente, mette in campo tutto quello che ha. Saranno 10 i punti del periodo, con la classica padronanza nei pressi del canestro, sia schiena che fronte ad esso. E’ l’equilibrio a farla da padrone, con LBJ impegnato a tenere a debita distanza i Bobcats. All’ultimo riposo i padroni di casa sono ancora avanti, 79-72, più o meno come nel precedente capitolo della serie. James è a quota 25, ma ha ricevuto poco aiuto, soprattutto dalla panchina. Lewis ha diversi minuti ma ormai i giorni belli sono alle spalle, di nuovo quasi scomparso dalla rotazione James Jones. Charlotte ha evitato le palle perse banali che erano costate care nel primo tempo, chiudendo con solo 2 turnovers nel parziale e tirando col 50% da tre punti.

All’inizio dell’ultimo quarto il mantra è sempre lo stesso: Heat letargici e Bobcats col coltello tra i denti. Saltano schemi e marcature, per fare paragoni con altri sport, sono cuore e garra a prevalere. Finalmente, dopo tanta attesa, si intravede atmosfera da Playoffs. Miami si ritrova al momento giusto e, con i soliti noti, piazza un parziale di 10-0 per un nuovo +14. Finita? Nemmeno per idea. Con iniziative anche sporadiche ed improvvisate, Douglas-Roberts e Kidd-Gilchrist riportano il disavanzo sotto la doppia cifra di scarto. Questa volta è Charlotte a piazzare un 10-0, approfittando di palle perse banali degli avversari e rimanendo ancorata alla gara. Bosh, per la prima ed unica volta, attacca con profitto Jefferson dal palleggio, ma i Bobcats, nonostante il sesto fallo di Henderson, sono sempre lì. Big Al, col classico semigancio, segna il suo primo tiro del parziale, riportando i suoi sul -3. Il finale è concitato. Sbagliano sia Bosh che Douglas-Roberts. James viene fermato in penetrazione con un fallaccio da McRoberts, degno probabilmente di essere sanzionato col flagrant. Messo solo un libero, Walker cerca una penetrazione fin troppo affrettata e, senza aver mosso la palla, sbaglia il tiro. LBJ, dall’altra parte, perde un pallone banalmente e Kemba questa volta non perdona: tripla e -1 Bobcats a 10” dal termine. LeBron non fallisce dalla lunetta dopo il fallo sistematico, ma c’è ancora speranza per gli ospiti. Sull’ultima azione, tuttavia, né Neal né Douglas-Roberts riescono a tirare, soffocati dalla difesa di Miami. Wade ruba palla e subisce un chiaro fallo clear path che chiude la contesa sul 101-97 per i bi-campioni in carica.

Solita giornata in ufficio per James, che chiude con 32 punti, 6 rimbalzi, 8 assist e 4 recuperi, solo il terzo giocatore a riuscirci in potseason dal 1990. 20 sono i punti di Bosh, 15 con 6 rimbalzi quelli di Wade. Per Charlotte doppie doppie per MKG, 22+10, e Jefferson, 18+13. 16 punti ed 8 assist per Walker, Henderson termina a quota 15.

Per quanto riguarda le statistiche di squadra, Miami ha tirato col 52,2% dal campo contro il 42% dagli avversari, insolitamente proficui dalla lunga distanza (43 vs 39%). Lotta a rimbalzo vinta dagli ospiti 41-37, catturando ben 15 carambole offensive, così come nei punti in vernice, 44-36. Gli Heat chiudono la gara con 17 palle perse.

Non si può che ammirare il coraggio e la determinazione di Charlotte, a dispetto di un pesante 0-2 nella serie. Inferiori da un punto di vista prettamente qualitativo in quasi tutto il roster, stanno sopperendo con esecuzione ed attributi. Con un Jefferson a pieno servizio forse l’esito delle due gare in Florida sarebbe stato diverso, tuttavia Clifford sta riuscendo lo stesso ad impensierire il suo alter ego, mettendolo in crisi con i p&r centrali. Miami ha giocato con atteggiamento da regular season, sprecando vantaggi in doppia cifra, non riuscendo a chiudere prima la partita e rischiando grosso nel finale. Manca qualcosa dalla panchina, forse si potrebbe provare a scongelare Battier, tornando alla conformazione della scorsa stagione, per riuscire ad avere tiro dalla lunga distanza, stante anche la rottura prolungata di Allen. Anche in difesa c’è stata più confusione del solito in casa Heat, con rotazioni tardive e raddoppi non sempre necessari e/o efficaci su Jefferson. In attacco, inoltre, si potrebbe provare ad attaccare ancor di più Big Al, opzione poco esplorata sino a questo momento ma che non necessariamente snaturerebbe la fase offensiva di Miami. La serie ora si sposta nella Carolina del Nord, con gara-3 in programma nella notte italiana tra sabato e domenica. Per i Bobcats ultima chiamata per riaprire la sfida con i bi-campioni in carica.

Alessandro Scuto

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