Cosa avevamo detto in previsione di gara-2? Qualche aggiustamento in difesa, una gestione più avveduta dei cambi e McHale potrebbe pareggiare la serie. Bene. L’ex giocatore dei Celtics non ha cambiato nulla, lasciando il piano partita sostanzialmente invariato a gara-1. Il risultato si legge nel punteggio finale del match: 112 a 105 per i Blazers, che mettono una serie ipoteca sul passaggio del turno trascinati da Lamarcus Aldridge, autore di 43 punti. Un bis evitabile, come la quantità di tiri dalla media concessi al lungo nativo di Dallas, che con questa prova diventa il terzo giocatore nella storia a segnare 40 o più punti in due gare consecutive dei playoffs.
Nonostante la partenza super di Dwight Howard, che segna i primi 13 punti dei Rockets, la direzione della gara sembra evidente già a partire dalla fine del primo quarto. I Blazers conducono da subito e prendono le redine della partita con Aldridge al comando. Il suo operato messo in mostra in gara-2 è un clinic dalla mid range zone. A differenza di gara-1, i Blazers hanno una risposta anche dalla panchina. Dorrell Wright e Mo Williams sugli scudi sono protagonisti di alcune giocate chiave e producono 28 punti insieme. Houston rimane sempre a contatto( fino a ridurre il distacco a -1 nel quarto periodo), ma la sensazione è che di fronte alle sfuriate offensive di Aldridge e alla difesa opprimente sul Barba, i Rockets non abbiano delle soluzioni. La prossima fermata è Portland, dove tra qualche ora avrà luogo gara-3. Analizziamo velocemente cosa ha funzionato e cosa no nei due schieramenti.
PORTLAND
CERTEZZE:
C’è altro da aggiungere che ancora non si è detto sulla performance di Aldridge? Forse sì, i suoi 44.5 punti a partita sono al momento la media più alta tenuta da un singolo giocatore nella storia dei playoff. Qui a lato il grafico segnala gli otto giocatori che hanno segnato almeno 80 punti nelle prime due gare di postseason. Dal punto di vista della continuità solo Jordan ha fatto di meglio, segnando 43.7 punti di media in tre partite contro i Boston Celtics. A che prezzo? l’uscita dai playoffs per mano dei bianco verdi. Infatti, sei dei giocatori presenti nel grafico provengono da squadre che in quell’anno non hanno passato il primo turno. Questa digressione statistica per dire che Aldridge è il punto fermo dei Blazers e sarà il terminale offensivo anche in gara-3.
La seconda vittoria dei Blazers è passata anche dall’impatto della second unit. Mo Williams e Dorrel Wright hanno dato ossigeno a Batum e Matthwes, giocando la metà dei loro minuti e tirando con il doppio della precisione. Quasi immacolata la performance al tiro di Wright (4-5 dal campo, 3-4 da tre e 4-4 dalla lunetta) che ha firmato parziali importanti sia nel secondo che nel terzo quarto.
DUBBI:
I Dubbi sono due, come il numero di vittorie in questa serie. Il primo è il timore che presto o tardi l’incantesimo si spezzi, Aldridge finisca la trance agonistica e con essa l’armonia in attacco.
Il secondo è correlato al primo. In gara-2, Howard ha fatto il bello ed il cattivo tempo nel pitturato, segnando 32 punti e trovando il fondo della retina anche dalla lunetta( 6/7). Lopez è stato nullo, lo stesso vale per Aldridge che non si può dire sia tanto buono come in attacco. Se Portland dovesse perdere lo smalto offensivo, attenzione al pericolo Superman.
HOUSTON
CERTEZZE:
Ce ne sono poche, un paio a dire tanto. Nella crisi generale, il più positivo è stato Howard. Non ha mai staccato la spina nemmeno per un secondo. A parte l’inizio di gara folgorante che ha ricordato il Superman dei tempi di Orlando, correva ed è stato l’uomo che ha tenuto a galla Houston da entrambi i lati del campo. L’ Honorable mention va a Patrick Beverley, l’unico giocatore in maglia Rockets che cerca di interagire ed incitare il pubblico di casa. Segna canestri nei momenti cruciali e non si risparmia in difesa.
DUBBI:
Per McHale vale lo stesso discorso di Aldridge, ma in negativo. Un tema già sviscerato, su cui si è detto abbastanza. Il dito inquisitore di ciò che non va punta anche su James Harden, protagonista di un curioso diverbio negli spogliatoi con un giornalista venuto a fare qualche domanda al termine di gara-2. Il reporter aveva toccato un tasto dolente per il barba: le pessime percentuali al tiro( 29% nella serie). Dopo aver risposto con indolenza che fa parte del gioco sbagliare i tiri, Harden l’ha congedato dandogli del “weirdo”( sfigato NDR). Tralasciando il gossip, il Barba ha sofferto tantissimo la difesa degli esterni di Houston e complice il nervosismo di non riuscire ad entrare nella partita, ha continuato a litigare con il ferro.