Nel giorno della premiazione di Popovich come miglior allenatore dell’anno (per la terza volta in carriera), ad uscire vincitore dal delicato scacchiere di gara 2 è certamente coach Carlisle, capace per la seconda volta in pochi giorni di far inceppare l’attacco degli Spurs, renderlo di colpo un mix non più omogeneo di responsabilità ed approfittare di questo.
Già nel primo episodio della serie Dallas era andata molto vicina alla vittoria, ma questa volta il solco scavato nella prima metà del secondo tempo anziché restringersi è diventato una voragine (veleggiando anche oltre i 20 punti) che gli Spurs non sono riusciti a colmare.
Ciò che più di tutto ha inciso sul match sono state le palle perse. Da un lato le 7 dei Mavericks, che hanno saputo lucrare il più possibile da ogni singolo possesso (e i 113 punti contro una delle migliori difese NBA sono lì a testimoniarlo) e soprattutto dall’altro le 24 degli Spurs (record negativo stagionale), 15 soltanto nei primi 24 minuti (mai negli ultimi 5 anni così tante per gli uomini di Popp).
Basta guardare la seconda azione del video di highlight sopra riportato. E la terza. E la quarta. Il copione è sempre lo stesso. Palla persa (di cui buona parte non forzate dalla difesa), transizione, canestro subito.
Questo, unito al maggior numero di rimbalzi offensivi conquistati da Nowitzki e compagni, ha portato nel computo generale della partita ad una “sproporzione” di quasi 30 conclusioni. 92 quelle tentate da Dallas, 64 quelle di San Antonio. Poco importante quindi per i nero argento l’aver tirato con percentuali dal campo migliori rispetto all’avversario (tra cui anche l’invidiabile 50% da 3 con 10 triple mandate a bersaglio).
Tra i meriti dei Mavericks c’è anche quello di aver saputo attaccare in maniera continuativa una difesa spesso fuori equilibrio (e si ritorno al discorso delle palle perse) e in generale meno esplosiva degli attaccanti che si ritrovavano a fronteggiare. Un esempio per tutti (così ci vediamo anche una bella schiacciata di Vince Carter che non fa mai male).
In questo caso Carter, appena ricevuta la sfera, attacca sul blocco portatogli da Nowitzki, mentre Splitter è pronto a “tamponare” la penetrazione dell’avversario in attesa del rientro di Ginobili (gli Spurs si sono potuti permettere questo tipo di “cambio momentaneo” sul p&r, vista la scarsa vena realizzativa mostrata dal tedesco in buona parte dei primi 2 episodi della serie).
In questo istante se il giocatore dei Mavericks smettesse di attaccare, il cambio per la difesa sarebbe facile da effettuare e il pick and roll non avrebbe portato alcun vantaggio.
Vincredible invece non interrompe il palleggio, ma anzi parte verso il canestro appena il lungo brasiliano si stacca da lui (chiedo scusa per la scarsa qualità dell’immagine, in rosso Splitter che torna su Nowitzki, in verde Carter). Il vantaggio è evidente. La linea di penetrazione al ferro è aperta ed anche se l’esplosività non è quella dei primi anni 2000, la bimane, i 2 punti ed il punto esclamativo sulla prestazione dei Mavs sono lì ad aspettarlo. Ecco il video
Dall’altra parte gli Spurs continuano dopo gara 1 a soffrire la poca incisività del supporting cast. Tutti i componenti del roster esclusi i Big Three viaggiano con un misero 24-72 complessivo dal campo nelle 2 gare. Dall’altra invece il miglior realizzatore con i suoi 37 punti totali sui 96 minuti ( 60% dal campo, 50% da tre) è Devin Harris, sempre più un fattore in uscita dalla panchina.
Menzione particolare anche per Shawn Marion. Decisivi i suoi 20 punti (con un fantastico 8/10 dal campo) e, appena terminato l’incontro, volato in tutta fretta alla volta di Chicago per festeggiare la nascita del figlio primogenito. Davvero una serata fantastica per l’ex giocatore dei Phoenix Suns.
In tutto questo non ho volutamente parlato delle parziali difficoltà al tiro di Nowitzki (partito con uno 0-6, seguito poi da un 7-13), della prestazione maiuscola di Ginobili (27 per lui), di un Parker da soli 3 assist e di un Ellis sempre più maturo.
Ma avremo tempo di sviscerarli tutti. E’ solo gara 2. Ed è ancora lunga. Molto lunga.
Per la nostra gioia!