Indiana, la classe ha il 24. George incontenibile, serie sul 2-2

Se ti chiami Paul George sei abituato a gestire un infinito mazzo di chiavi. Hai quelle della città, Indianapolis, dove sei un idolo incontrastato per via delle prodezze sul parquet. E hai quelle della squadra, Indiana, di cui sei il faro nei momenti difficili quando tutto sembra andare storto. Gara 4 della serie contro gli Atlanta Hawks ha esaltato le doti di leader del numero 24. La sfida a distanza con Paul Millsap è stata uno dei momenti celestiali di questi Playoffs. Due giganti, due artisti monumentali, due realizzatori glaciali quando la palla inizia a pesare. I Pacers l’hanno vinta di cuore, con la rabbia di chi si sente accerchiato e col ghigno di chi la fiducia non l’ha mai smarrita.

Stephenson dimostra subito di non aver mangiato pane e volpe lasciandosi trasportare dall’adrenalina. 2 falli in 3 minuti sono l’anestesia che placa la foga di “Born Ready”, spedito in panchina per non peggiorare la situazione. Il match, orfano di un big, scopre un nuovo e inatteso protagonista: Evan Turner. L’ex Sixers invade la Philips Arena con intenzioni bellicose e segnando a raffica riesce nell’intento di stravolgere la rotazione. Segnali incoraggianti li irradia anche “Big Fella” Roy Hibbert. Il centro giamaicano sembra sciolto in post e disegna qualche movimento geniale. Indiana esibisce una manovra fluida, mentre Millsap vede il canestro formato XXL e lo centra da ogni posizione. Il primo quarto finisce 29-22 per la banda di coach Vogel.

Nel secondo periodo spazio a Scola, eroe di Gara 2. L’ingresso dell’argentino coincide con la frenata dei campioni della Eastern Conference, che tornano a fare fatica quando Atlanta decide di aumentare l’intensità. La difesa epica architettata da Budenholzer costringe i Pacers a usurare il cronometro dei 24 secondi e l’inerzia dell’incontro si ribalta. La panchina Hawks è il solito fattore: Mike Scott e Shelvin Mack non fanno rimpiangere le prime linee. Il tabellone, all’intervallo, recita 48-42.

La sosta arrugginisce Indiana. Il baratro è a un passo quando i padroni di casa sgommano e fanno registrare un parzialone che li trascina sul +10. Il terrore fa capolino. George e soci capiscono che forse è meglio difendere, e invenzione di qua invenzione di là la rimonta è completata. Millsap fa gli straordinari ed è obbligato ad interrompere il riposo per far ritrovare la bussola ai compagni. Si va punto a punto fino agli ultimi due minuti. Da qui in poi, tocchera ad Hitchcock.

Pacers sotto di due: George, lasciato colpevolmente solo, arma la mano da dietro l’arco. Boom! Azione successiva: West si posiziona fuori area, alza lo sguardo e non ci pensa su. Tripla. Boom! Due petardi che schiaffano al suolo la sagoma degli Hawks. Scorrono i titoli di coda. PG, attraversato da una vampata di buonismo, sbaglia i due liberi del ko regalando un’ultima occasione agli avversari. Budenholzer disegna la rimessa per Antic, che però forza il buzzer-beater senza gloria. Niente supplementare. Indy riporta dalla sua il fattore campo, vince 91-88 e manda un messaggio alla lega: certe cose, da quelle parti, le sanno ancora fare.