Uno degli scontri più spettacolari di questi Playoff sta per volgere al termine e i Warriors sono riusciti a riacciuffare gli avversari con un vero e proprio colpo di reni. Gara 7 si disputerà a Los Angeles e per entrambe le squadre sarà un vero crocevia per il continuo del cammino verso l’anello, cammino che sembra complicatissimo viste le defezioni e le mancanze dei due organici a disposizione dei coach.
Gara 6 è stata dominata ,come un po’ tutte le gare di questa serie, dagli alti e bassi e i Clippers, seppur perdendo, hanno dimostrato di avere un qualcosa in più rispetto ai ragazzi di coach Jackson. La discrepanza di altezza tra i due (o se vogliamo 4) quintetti è netta: i Warriors non hanno un vero centro e vanno sistematicamente sotto a Jordan e (spesso) Griffin. Con la difesa di Green, parecchie volte il Blake di L.A. è stato arginato, ma la potenza e la verticalità della coppia di lunghi di Rivers stenta a trovare una barriera. Barriera che si erge contro i Warriors stessi sottoforma di falli: Lee, Green, O’Neal e tutti gli uomini di Oakland devono sopperire alle mancanze atletiche sotto canestro ricorrendo spesso al fallo e trovandosi in leggera difficoltà in momenti topici della partita. I falli però sono stati una costante anche per i Clippers e l’andamento della terna arbitrale ha lasciato a dir poco a desiderare in questa bella quanto spezzettata serie. Troppe incertezze e troppi falli ‘fantasma’ hanno condizionato il prosieguo della partita, facendo scaldare anche gli animi e rinunciando parecchie volte a quella spettacolarità che doveva essere la padrona di questi incontri.
Tutti fuori! Gli arbitri sono i veri padroni di questa sfida.
Come detto in precedenza, i Warriors devono concedere qualcosa sotto canestro e non aiuta sicuramente l’infortunio di Jermaine O’Neal (dettagli QUI) ma, durante questa gara, sono riusciti a tenersi ‘in vita’ grazie ai punti su seconda occasione. Le palle vaganti e le deviazioni su rimbalzo erano quasi tutte dei padroni di casa e lo stesso Jordan non è riuscito a dominare come nella partita precedente vista la folla che si trovava intorno sotto canestro. Nonostante lo sforzo immane dei GSW, i losangelini hanno spaventosamente guidato la gara fino al terzo quarto e questo sottolinea leggermente il divario che potrebbe fare la differenza sia in gara 7 che in tutto il percorso dei Playoff.
Parlando di alti e bassi non si può non citare Stephen Curry che, racchiuso in una prigione costruita a dovere da Rivers, non è riuscito a dare il solito impatto alle partite, restando spesso lontano dal gioco per favorire i compagni e cercando di inserirsi nei momenti topici. Una foto ci mostra come gli stessi Warriors soffrano della figurata assenza del playmaker dal centro del gioco. Quando scavalla quota 20 si vince, quando resta al di sotto la partita va agli avversari.
Curry mina vagante e Warriors legati al suo rendimento.
Le costanti di questa serie comparse nuovamente in questa gara però sono state tante: la grande difesa dei Warriors sui palleggiatori e su Griffin, le tante palle perse da entrambe le parti e la tanto decantata tattica dell’hack-a-Jordan, che questa volta è iniziata già nel secondo quarto. Un dato spaventoso a favore dei Clippers ha ricalcato il terrificante 80% ai liberi per DeAndre Jordan nei quarti finali della gara (a discapito del 44% nelle restanti frazioni), portando così Jackson a pensare di destabilizzare il giocatore avversario mandandolo in lunetta già a metà partita.
Per concludere, gli aggiustamenti del caso sono stati fatti da entrambe le parti e gara 7 sarà disputata su livelli di agonismo e tecnica sicuramente altissimi. I Warriors dovranno andare nuovamente con la ‘small lineup’ ma l’esito della gara sarà dettato (per le due squadre) dal rendimento delle coppie Paul-Griffin e Curry-Thompson, che nell’ultimo incontro hanno stentato e hanno fatto rilevare percentuali alquanto basse al tiro, ma che dovranno tornare al meglio per lo spareggio e per i fuochi d’artificio del finale allo Staples Center.