Categorie: Editoriali NBA

Memphis riduce OKC allo stremo, ma alla fine capitola. Analisi completa della serie

Percentuali dal campo che per le prime 5 partite hanno rasentato l’indecenza, scelte sbagliate in molti momenti topici e una squadra di fronte capace di metterli in difficoltà probabilmente come nessun altro nella lega; ma dopo 7 fantastiche partite, gli Oklahoma City Thunder accedono al secondo turno di questi straordinari playoff.

La prima cosa da dire riguardo alla serie è che i Memphis Grizzlies, sommando tutti i problemi di roster (Pondexter durante l’anno, Calathes durante tutti i PO  e Randolph la scorsa notte), con il gioco messo in mostra contro una squadra nettamente superiore e agli ordini di un allenatore al primo anno di esperienza, avrebbero probabilmente meritato di passare il turno. Dopo aver ragionato su questo però, si arriva a constatare che gli inconvenienti fanno parte del gioco, dunque non ci si può piangere addosso ma guardare a quanto di buono fatto fino al momento dell’eliminazione, dato che quegli stessi inconvenienti circa un anno fa avevano messo fuori gioco dei grandi Thunder.

Anche se non la più spettacolare dal punto di vista del gioco, quella tra Memphis ed Oklahoma City è stata una serie al cardiopalma, con 4 partite su 7 finite all’overtime (gare 2,3,4,5, record NBA), qualcosa di difficile da pronosticare solamente due settimane fa. La squadra di Scott Brooks arrivava alla postseason dopo una stagione regolare esaltante, in cui non è stato ottenuto il miglior record della lega solamente a causa degli ‘Speroni’ di San Antonio da 19 vittorie consecutive nell’ultimo mese e mezzo. Zach Randolph & Co erano invece stati costretti agli straordinari pur di ottenere un posto per i playoff, in una sfrenata corsa con Mavs e Suns che ha visto capitolare la squadra dell’Arizona, con gli ‘Orsetti’ addirittura settimi. Ma ai playoff, come abbiamo imparato fin troppo bene, è un’altra storia, e può succedere che a causa dei Grizzlies il “The Oklahoman”, quotidiano di OKC, arrivi a chiamare Kevin Durant, uomo a cui l’Oklahoma deve tutto, “Mr Unreliable”, “Mr Inaffidabile”, per poi essere smentito dai 69 punti e 18 rimbalzi arrivati nelle ultime due partite.

Si può parlare di una serie decisa dagli episodi, perchè senza la squalifica di Randolph in gara 7 Tony Allen avrebbe potuto continuare il suo lavoro di copertura sullo stesso Durant che tanto gli era venuto bene finora, invece di doversi prendere anche oneri offensivi che vanno al di là delle sue capacità. Probabilmente però l’hanno decisa i fuoriclasse, le superstar, perchè quello visto nelle prime partite che tirava col 30% dal campo e faceva perdere i capelli a Scott Brooks con le palle perse è lo stesso Russell Westbrook che ha fatto registrare 27 punti, 10 rimbalzi e 16 assist nella partita più importante della stagione. La sostanza dunque è che quella di cui tutti siamo innamorati e per la quale perdiamo il sonno è una lega di giocatori, non di squadre, come dimostra il fatto che i padroni della NBA, i Miami Heat, fino a 30 anni fa nemmeno esistessero.

I Thunder avanzano quindi al secondo turno, dove trovano i Clippers anch’essi vincenti in gara 7 coi Warriors, in una serie che promette almeno lo stesso spettacolo della straordinaria conclusasi stanotte.

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