“All in all it’s just another brick in the Wall”. Tutto sommato, la vittoria in Gara 1 è solo un altro mattone del muro che stanno costruendo i Washington Wizards. L’importante è tenere lontani gli avversari e i cattivi pensieri, continuare a giocare a mente sgombra e snobbare le vertigini che potrebbero essere provocate da un traguardo ambizioso come le finali di Conference. E’ sufficiente non guardare in basso. Costruire sulle spalle di quel meraviglioso numero 2 è il consiglio più genuino che ogni appassionato di basket possa inoltrare a coach Wittman. La parete sembra reggere agli urti. Le picconate di George e West non sono bastate a crepare la barriera. E finchè Hibbert si ostinerà a fare il duro con paletta e secchiello, per Gortat l’unica paura potrà essere quella di soffrire il solletico.
Indiana continua a vivere questi Playoffs in compagnia di altre colonne sonore, tristi ed angoscianti per il contenuto dei loro testi. Al posto dei Pink Floyd riecheggia Eminem alla Bankers Life FieldHouse. “Lose Yourself” potrebbe essere il titolo dedicato a questi Pacers, sciagurati per la loro capacità di perdersi in un bicchiere d’acqua. Stanno buttando via un’occasione unica, si divertono a scherzare con il fuoco concedendo vantaggi ai rivali di turno, inconsci del fatto che prima o poi sulla strada rischiano di incrociare qualcuno pronto a punirli. Belli e bulli insomma, più bulli che belli. Il vero neo di una Gara 1 condotta ad handicap sta nella reattività difensiva. Lunedì la combriccola di Vogel rispondeva a scoppio ritardato agli impulsi della manovra Wizards. Era come se Stephenson e soci vedessero lo sviluppo del gioco di Washington in differita, aumentando la pressione quando il tiro letale era già stato scoccato. Un delay dovuto ad una non perfetta condizione fisica, figlia di sette battaglie all’ultimo sangue contro gli Atlanta Hawks.
A proposito di musica, un’altra voce non da poco è stata quella di Ariza. Il 28enne di Florida ha piazzato un acuto assurdo infilando sei triple consecutive, spaccando i timpani della silente Indianapolis. La costanza da dietro l’arco è una delle chiavi che potrebbero elevare Washington ad uno status di favorita. La prevedibilità e la poca organizzazione offensiva sono invece i campanelli d’allarme che tengono sulle spine un inquieto Vogel. Indiana dovrebbe cercare di limitare Wall raddoppiandolo costantemente, annullando le possibilità di penetra e scarica e risolvendo il problema alla radice. Più serio il rebus legato all’apatia del centro. Le figuracce collezionate da Hibbert sono la zavorra che sta impedendo ai Pacers di decollare. Ora che Bynum si è volatilizzato salutando tutti dopo aver rubacchiato lo stipendio, le alternative sono meno che mai. Sarà Roy a decidere, per se stesso e per gli altri. Prima che sia troppo tardi, prima che “the Wall” crolli sopra qualche testa frantumando i sogni di gloria.