Categorie: playoffs 2014

James guida gli Heat, Miami sull’1-0

Un’altra buonissima prestazione di LeBron James, autore di 22 punti, ha permesso ai Miami Heat di aggiudicarsi gara-1 delle Semifinali della Eastern Conference contro i Brooklyn Nets. C’era molta curiosità attorno a questo match, dato che in regular season i ragazzi di coach Kidd avevano vinto tutti e 4 gli incontri in programma, mostrandosi vera bestia nera della formazione della Florida. I bi-campioni, tuttavia, hanno condotto sin dalle battute iniziali, con un attacco bilanciato ed ottimo movimento di palla, come testimoniano i 5 giocatori in doppia cifra. Per Brooklyn, a complicare ulteriormente l’assunto, è arrivata la prima gara in carriera senza segnare di Kevin Garnett nei Playoffs. Il punteggio finale è stato 107-86 per gli Heat.

Si affrontano le due squadre con la più alta età media di questa edizione della postseason. Per i Nets confermato Livingston nel quintetto base, tra i padroni di casa si rivede Shane Battier dalla palla a due, col preciso compito di controllare a vista Joe Johnson. C’è James su Paul Pierce, nell’ennesima sfida tra questi due grandi rivali. I primissimi possessi sembrano arridere maggiormente agli ospiti, che fanno girare il pallone facendolo toccare, nella stessa azione, a tutti e 5 i componenti del quintetto. Roba da far inorgoglire John Wooden o Dan Peterson. Miami sembra essere in palla dalla lunga distanza, come dimostra il “gol” iniziale di Battier. Altra indicazione tattica è la ricerca continua di LeBron isolato in post, specialmente contro Livingston per far pagare il mismatch in termini di tonnellaggio. Con percentuali alte si va al primo timeout sul 15-12 per gli Heat, nel pieno di un 6-0 di parziale. L’equilibrio, comunque, è totale, le due squadre sembrano studiarsi per cercare i reciproci punti deboli. Con l’ingresso delle panchine, è Kirilenko a doversi occupare di LBJ, ma nello spazio di pochi secondi il russo commette due falli abbastanza banali. Nella propria metà campo gli uomini di coach Spoelstra devono occuparsi di un Blatche apparentemente ispirato nei suoi primi possessi, in grado di far abboccare Andersen sulle finte di tiro. Le palle perse, ben 5, frenano Brooklyn e permettono a Miami di controllare ritmo ed andamento della gara. Alla fine del primo quarto il punteggio è 22-20 per i bi-campioni, col duello James-Pierce fermo sul 6 pari.

In avvio del secondo periodo si risveglia, dopo un lungo torpore, Ray Allen. He Got Game ha la mano finalmente calda, sbloccandosi immediatamente e non curandosi di un precoce secondo fallo. Chi invece dalla panca è davvero alla frutta è Rashard Lewis, incapace di dare una mano tanto in attacco quanto in difesa. I Nets segnano solo 3 punti in 3 minuti, solo qualche lampo di Marcus Thornton evita guai ben peggiori. Miami riesce a colpire nel cuore la difesa avversaria, andando con continuità in area e trovandosi a tu per tu col ferro. Il +8 diventa il massimo vantaggio che gli Heat hanno avuto, da Novembre in poi, contro gli avversari odierni. La circolazione di Brooklyn si intasa, la palla rimane fin troppo ferma o, peggio ancora, viene inopinatamente gettata via. Stranamente, i padroni di casa nel primo tempo non capitalizzano le 8 perse degli avversari, non segnando alcun punto da tali situazioni. 2 liberi di Chris Bosh danno il vantaggio in doppia cifra ai suoi, ma prontamente arriva la reazione degli ospiti. Dopo qualche incontro ravvicinato tra i vecchi Big Three dei Celtics, i Nets ritrovano un minimo d’inerzia, pur non eseguendo particolari schemi in attacco, anzi. La palla è saldamente in mano ad Iso Joe che, come suo costume, non tradisce. Due sue triple chiudono un parziale di 14-4 che riporta sotto di 2 gli ospiti, capaci così di rintuzzare la prima fuga degli avversari. Dopo una tripla sulla sirena di un sin qui quieto Deron Williams, il punteggio è 46-43 per gli Heat, che tirano un filo sotto al 50% ed hanno avuto 26 punti in vernice. Oltre a James e Johnson, in doppia cifra c’è anche un positivo Mario Chalmers, bravo nell’effettuare vere proprie incursioni nel pitturato.

I trend non cambiano ad inizio ripresa. I ritmi, bassi, sono sempre come nel primo tempo, le percentuali non sono niente male ma, per alcuni minuti, si segna col contagocce. I padroni di casa, come da tradizione, rientrano più letargici. L’attacco si fa più pigro e lento nel girare la sfera, solo qualche canestro provvidenziale di Battier evita un contro-parziale pericoloso. Chi sta disputando una partita solida, sicuramente la migliore nella postseason da molto tempo a questa parte, è CB1. Attento in difesa, attivo sotto le plance ed in attacco, con alcune soluzioni direttamente dal palleggio che non avevamo visto nel corso del Primo Turno. Inoltre, con l’ormai definitiva evoluzione in specialista coi piedi dietro la riga da tre, il campo è apertissimo, a maggior ragione con questa conformazione a 4 piccoli. Sono di Bosh, non a caso, 7 punti consecutivi in un momento decisivo per le sorti della partita. Con James tornato ad evoluire in post basso, arriva la classica folata di Miami, con difesa attenta e concentrata che alimenta la fase offensiva. I giocatori di casa continuano ad abusare dell’area verniciata avversaria, trovando davvero poche opposizioni. Con un 15-4 di parziale si arriva al massimo vantaggio sul +16, prima che Kidd venga costretto al timeout. Johnson, costantemente raddoppiato una volta ricevuta palla schiena a canestro, prova a metterci una pezza con 5 punti consecutivi, ma è dietro l’angolo un’altra mini-accelerazione dei bi-campioni. Dopo un’altra tripla sulla sirena di Williams, questa volta di tabella, il terzo quarto si conclude sul 79-66 per i padroni di casa, che hanno mosso benissimo la palla (8 canestri assistiti nel quarto) senza perderla contestualmente. Per ben 15 minuti, infatti, gli Heat fanno registrare un singolo turnover.

L’avvio dell’ultimo quarto non è di certo da tramandare ai posteri. Si assiste a 3 minuti di basket poco memorabile, con le squadre capaci di segnare solamente 2 punti per parte. Garnett, nel timeout, catechizza Blatche sulla posizione difensiva, ma in campo non lascia tracce indelebili del proprio passaggio. Brooklyn prova a variare il proprio attacco mandando schiena a canestro Kirilenko e Livingston in cerca di mis-match, ma i risultati, almeno in questo frangente, non danno gli esiti sperati. Chris Andersen si fa notare sia per come riesce a chiudere al ferro sia, soprattutto, per come va in aiuto sulle penetrazioni avversarie. Saranno 4 le stoppate a fine serata per lui. The Birdman, tuttavia, dopo un canestro è costretto ad uscire e ad andare dritto negli spogliatoi, con una contusione al ginocchio destro. Gli Heat sono in assoluto controllo e continuano ad incrementare ulteriormente il proprio vantaggio, grazie ad un ispiratissimo Allen, mentre i Nets si affidano solo ad invenzioni estemporanee, generalmente di Thornton. Gli starter degli ospiti restano in panca per tutto il quarto quarto, senza che Kidd provi a rimetterli. LBJ mette le olive nel Martini con qualche tiro dal perimetro, gli ultimi 2 minuti sono puro garbage time, occasione per rivedere all’opera Michael Beasley. Il punteggio finale è 107-86 per Miami, che si porta sull’1-0 nella serie e, per la prima volta in stagione, batte Brooklyn.

Lebron chiude come top scorer a quota 22 con 5 rimbalzi, toccando i 4000 punti in carriera nella postseason, il più giovane di sempre a riuscire in tale impresa. Redivivo Ray Allen con 19, prima doppia doppia, da 15+11, di un più che positivo Bosh, 14 e 5 assist per Dwyane Wade, con le mani piene in difesa ma capace di mettere qualche jumper importante. 12 i punti finali di Chalmers.

Per gli ospiti 17 a testa per Johnson e Williams, in doppia cifra anche Thornton con 11. Come già detto, prima gara da 0 punti in carriera per KG, Pierce, dopo un discreto primo quarto, ha realizzato solo un altro canestro, terminando la contesa a quota 8.

Gli Heat hanno tirato meglio degli avversari, 56,8% vs 47,1%, pur chiudendo sotto il 40 dalla lunga distanza (41,7% per i Nets). Battaglia a rimbalzo vinta da Miami 37-32, come facilmente intuibile i punti in vernice sono appannaggio dei padroni di casa (52-28).

I bi-campioni temevano fortemente tanto l’avversario quanto il lungo riposo dopo la fine della serie contro Charlotte. Memori di quanto successe l’anno scorso contro i Chicago Bulls, Spoelstra ha impostato una serie di allenamenti che impedisse alla propria squadra di trovarsi troppo arrugginita in questa gara-1. Brooklyn ha probabilmente pagato più del dovuto la stanchezza relativa alle 7 fatiche contro i Toronto Raptors, preparandosi mentalmente a spendere il gettone nella prossima sfida. Lo stesso, non si capisce il motivo della panchina ai titolari nel quarto quarto voluta da Kidd. La gara, probabilmente, non sarebbe cambiata nell’esito, ma nell’occasione il coach rookie si è dimostrato sin troppo arrendevole. Chiaro come i punti in vernice siano stati la chiave della vittoria di Miami. Penetrazioni dirette, incursioni, pick&roll e slip the pick, tutte soluzioni che non hanno avuto risposte dalla difesa dei Nets, anche a causa del quintetto piccolo dei padroni di casa. Con Battier il campo è maggiormente allargato, con più possibilità per gli Heat o di prendere triple “nel sistema” o, come appena detto, di non trovare l’area intasata, eventi entrambi verificatisi la scorsa notte. In regular season i meccanismi difensivi di Brooklyn avevano retto, in attacco non ci si può affidare solo ed esclusivamente a soluzioni estemporanee e ad uno contro uno, dato che Miami ha cambiato sistematicamente ed in transizione difensiva si accoppiava subito col primo attaccante nei paraggi. Smaltite le varie tossine, staremo a vedere se, come sembra plausibile, i Nets si faranno trovare più agguerriti nella prossima partita. Gara-2 è in programma nella notte italiana tra giovedì e venerdì.

Alessandro Scuto

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