CATEGORIA TOP
ROY HIBBERT: 8. Risponde alle infamie di Arenas e McGrady con enorme signorilità. Lo stile è ineccepibile: invece di un bottiglione di Gatorade in quattro secondi, si scola Gortat e Nenè in quarantotto minuti. Tutti d’un fiato, tra un passo d’incrocio e un gancio mancino. 28 punti e 9 rimbalzi dopo prestazioni al limite dell’osceno fanno gridare al miracolo. La sparizione di Bynum dalle cartine geografiche di Indianapolis gli restituisce forza, caricandolo di responsabilità. PARAGNOSTA
GEORGE HILL: 7,5. Leggenda narra che John Wall, quella notte, avesse paura di ritrovarselo persino sotto la doccia. La modalità adesivo ha funzionato: 14 punti, 1 recupero, 1 stoppata e tanta sostanza lo eleggono di diritto tra gli mvp di Gara 2. E’ più concentrato di un barattolo di pomodoro, non sbaglia una mossa e sale in cattedra quando i possessi si fanno pesanti. SEGUGIO
PAUL GEORGE: 6,5. Non fa gli straordinari, ma è straordinario quando serve. 11 punti, 6 rimbalzi e 4 assist sono cifre da essere umano, ma la pagnotta se la guadagna dipingendo il break decisivo. Nel finale taglia le gambe ai Wizards bruciando l’opposizione di Ariza. Una schiacciata che riporta in parità il bilancio della serie, destinata ad essere incerta fino all’ultimo sospiro. PIMPANTE
MARCIN GORTAT: 6,5. Perbacco il polacco! Non è più una sorpresa in certi palcoscenici, ok, ma la parabola ascendente di questo spilungone barbuto ha dell’incredibile. Nelle sue vene scorre ghiaccio, non avverte un granello di emozione e per poco scaraventa Mahinmi in curva inchiodando una schiacciata. Si sgonfia, però, nel tentativo di placare l’ira di Hibbert, bisonte inferocito dalle critiche dell’opinione pubblica. HOP HOP GADGET
BRADLEY BEAL: 6,5. Buffalo Beal ha coraggio e non teme il confronto con i capi di Indiana. Si esalta nel duello a distanza con Stephenson e riesce a mandarlo fuori giri giocando al contrario. La libertà disorienta “Born Ready”, inefficace negli arresti e tiro in solitudine. Prova a sopperire alle lacune di Ariza con un dinamismo scioccante, ma il dono dell’ubiquità non gli appartiene. MOTO PERPETUO
NENE’: 6. Una caviglia capricciosa fa temere il peggio in chiusura di primo quarto, ma l’astinenza dal parquet dura un amen. Riesce a pungere nonostante gli acciacchi, dimostrando spirito di sacrificio e notevole attaccamento alla maglia. Wittman lo spreme come un limone nella speranza di agguantare Gara 2, ma il desiderio resterà blindato nel cassetto. ROCCIA
CATEGORIA FLOP
LANCE STEPHENSON: 5,5. Tilta di fronte alle praterie gentilmente concesse da Bradley Beal. Lancia una dozzina di mattoni contro il ferro della Bankers Life FieldHouse, poi prende le misure e aggiusta tutto in volata. Il canestro dell’84-78 è la sigla di chiusura accompagnata dai titoli di coda. Fantastica la risata in risposta al boato della marea gialla. Non esistesse, uno così bisognerebbe inventarlo. CRAZY
DAVID WEST: 5. Non è il solito. Si dedica al lavoro oscuro, resta ai margini di una rimonta che si concretizza a un passo dal baratro. Cuore di capitano stecca dalla media, ma ha il merito di capire in fretta che non è serata. Si mette a servizio dei giovanotti che lo circondano, e senza gelosia assiste compiaciuto allo show di Roy Hibbert. INCEPPATO
TREVOR ARIZA: 5. Dopo il celestiale 6 su 6 dall’arco in Gara 1, retrocede al profano 2 su 7 in Gara 2. Vale il concetto espresso in sede di recap per inquadrare la situazione di Washington: non è un fenomeno, ma neanche un brocco. Per fare il salto di qualità dovrebbe soltanto riconoscere i propri limiti, intestardendosi meno e ragionando di più. IMPULSIVO
JOHN WALL: 4,5. Il vincitore dell’ultima gara delle schiacciate, si è fatto schiacciare. Da cosa? Dalla ferocia di George Hill, dal tremolio del polso, o forse dall’emozione. La stampa lo ha incoronato come stella del firmamento americano, ma il play della Carolina del Sud resta un ragazzo giovane. Maturo, ma con degli angoli da smussare. Ora tornerà al Verizon e tra le mura amiche avrà l’autorità necessaria per guardare tutti dall’alto in basso. STAGISTA