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DAVID WEST: 8. Canta e porta la croce con estrema disinvoltura. In difesa si accolla l’ingrato compito di pedinare LeBron e a dispetto degli scettici fa un figurone. Sontuoso il contributo offensivo, impreziosito da 19 punti e 7 rimbalzi. Quando c’è da tappare un buco lo trovi lì, gagliardo, con la solita espressione avvelenata di chi è pronto a farti mangiare la polvere. COMPETITIVO
PAUL GEORGE: 8. L’olfatto non tradisce. Fiuta odore di Miami e diventa uno sciacallo, azzannando la preda con una voracità inaudita. L’idea di fare a sportellate col “Prescelto” lo gasa, peccato che Spoelstra gliela smonti sguinzagliando il segugio Battier. Esibisce lucidità e freddezza coinvolgendo i compagni, come dimostrano i 7 assist. MINIERA
LANCE STEPHENSON: 8. Promette un incendio e la profezia si avvera. Ad ardere, però, non sono le ginocchia di Wade ma i cuori della Bankers Life FieldHouse. Nel secondo quarto affitta lo Spalding e decide di abusarne, isolandosi dall’arena e attivando la modalità playground. Combina meno danni del previsto e Vogel, soddisfatto, corre a dargli un cinque come un qualsiasi amichetto delle elementari. FUNAMBOLO
ROT HIBBERT: 7,5. “Strada facendo troverai un gancio in mezzo al cielo”. Il lungimirante Claudio Baglioni avrebbe di sicuro scommesso, anche negli anni ’80, sulla morbida parabola del giamaicano. E’ quasi una sentenza, tira così così ma consegna ai posteri 19 punti e 9 rimbalzi, sfiorando l’abbondante doppia doppia. Si conferma uno dei pochi centri all’interno della lega capaci di battere i liberi come dio comanda. COLONNA
LEBRON JAMES: 7. L’agente segreto 006 smascherato dagli acerrimi rivali. E’ la morale di una Gara 1 poco favola e molto incubo per i Miami Heat, aggrappati al solito marziano nella speranza di partire con il piede giusto. E invece, contro questi Pacers, nemmeno la regola del “ti piace vincere facile” funziona. In pieno garbage time sfodera una tripla contro le leggi della fisica. Disumana. Un messaggio in vista della prossima missione chiamata Gara 2. WANTED
DWYANE WADE: 7. “Aaaahhhh, come gioca Dwyane Wade!”. Il basket lo masticava pochino, ma siamo sicuri che il leggendario Maurizio Mosca avrebbe commentato così la prestazione della saetta dell’Illinois. Con 27 punti “Flash” disinnesca la trappola imbastita da Stephenson, colpendo in penetrazione, a difesa schierata e in campo aperto. Resiste alle provocazioni e non asseconda il trash talking di Born Ready. Peccato che i compagni, LeBron a parte, non siano all’altezza. FIAMMANTE
CJ WATSON: 6,5. La gemma dei suoi 18 corpulenti minuti sta tutta in quel fallo antisportivo subito da Mario Chalmers. Un episodio cruciale, capace di spaccare la partita e la grinta degli uomini di Spoelstra. Sulla sua treccia di liberi cala il sipario, con tanti saluti ai detrattori che ancora si ostinano a considerarlo una riserva. LUSSO
CHRIS ANDERSEN: 6,5. Chissà se con un pivot di ruolo come il “Birdman” in campo per più di 19 minuti avremmo assistito ad un epilogo diverso. Il suo exploit (14 punti con 6 su 7 al tiro) coincide con le mozzarelle lanciate da Bosh senza fortuna. Tra tutti quei tatuaggi, un posticino per il secondo anello ci sarebbe ancora. Se la meritocrazia esiste anche in Florida, aspettiamocelo più presente nel secondo episodio della saga. RUOTA DI SCORTA
GEORGE HILL: 6. Nel primo quarto, lo confesso, sudavo freddo. Sembrava posseduto dal demonio, segnava anche bendato e avrebbe meritato almeno un quattordici come voto in pagella. Poi però si è defilato, dedicandosi a compiti marginali e accontentandosi di tappare le voragini lasciate dai fantasisti. E’ davvero un uomo squadra, ha un cuore enorme, e questo gli fa onore. STATUA
FLOP
CHRIS BOSH: 4. Il soprannome “tartaruga” puoi meritartelo per due ragioni: gli addominali e la lentezza. Lui però non ci sta, e per una notte decide di infilarsi un altro costume, quello del pavone. Si vanta della sua mira e la testa all’inverosimile sfiorando il ridicolo. Non gli entra nulla, nemmeno uno spillo, ma quando inizia a sentire puzza di bruciato ormai è troppo tardi. Urge un bagno di umiltà se si vuole evitare il cappotto. DISASTRO
MARIO CHALMERS: 4,5. Il suo impatto sulle sorti di Gara 1 è devastante. Sì, ma in negativo. E’ peggio della grandine: quando fiuta la serata storta si abbandona ad una pioggia di falli, è lento nei rientri in difesa e tira con percentuali pessime. L’attentato a Watson (scaraventato sui tabelloni a bordocampo) è una bastonata alle ambizioni di rimonta di Miami. ALLUCINATO