Categorie: Road To Draft

Road to Draft 2014: Glenn Robinson III

Nella nostra corsa verso il Draft (ormai i tempi stringono) incontriamo il secondo figlio d’arte di questa nidiata di talenti dopo il già esaminato Jerami Grant, ovvero Glenn Robinson III figlio di..non saltate sulle sedie per la sorpresa…Glenn Robinson a.k.a. Big Dog che va ad infoltire la schiera di padri con poca fantasia che di certo non mancano all’interno degli sport americani. Lasciato il college dopo 2 anni sul campo come fece il padre (che ne fece tre, ma con il primo da redshirt e quindi senza vedere il campo) Glenn III non ha avuto su Michigan lo stesso impatto avuto dal padre a Purdue, dove fu a dir poco eccezionale con un’ultima stagione da 30+11, ma a 20 anni di distanza dal papà, prima scelta assoluta del Draft 1994, il “figlio di Big Dog” seguirà le sue orme e verrà scelto al prossimo Draft, anche se verosimilmente a tardo primo giro, pronto a farsi un suo nome nella Lega. Sì, perchè Glenn ha del talento e delle doti che lo rendono un giocatore interessante e con cittadinanza NBA indipendentemente dalle sue origini cestisticamente nobili, anche perchè a contare tra i professionisti non è certo il nome sul retro della maglia, ma il valore dei giocatori stessi, e Robinson (da qui in poi eviteremo il “III” finale) è un talento che merita l’attenzione degli adetti ai lavori. Andiamo allora a conoscerlo più da vicino:

A circa 2 metri di altezza per 98 kg di peso e con un’apertura alare di 2.08, numeri presi alla Draft Combine, Glenn Robinson è un’ ala piccola fatta e finita in prospettiva NBA, ruolo ricorperto dal ragazzo anche a Michigan, sebbene tra i Wolverines giocasse anche da 4 specialmente nel suo anno da freshman, formando un tandem di giovani virgulti con Trey Burke, ora play ai Jazz. Dato però che due metri di altezza e una buona struttura fisica non bastano per essere tra i migliori prospetti di tutta America ed un futuro professionista NBA ovviamente Glenn abbina ad esse molti altri punti di forza tra cui non possiamo non menzionare in primis il suo atletismo: con un elevazione di oltre 90 cm da fermo e 1.05 in corsa Robinson è tra i migliori atleti di questo Draft. Se siete tra coloro che preferiscono vedere le cose con i propri occhi che fidarsi di numeri e parole eccovi accontentati con qualche highlight risalente al suo anno da freshman:

qui invece alla Draft Combine di pochi giorni fa:

Non male.

Parlando di gioco vero e proprio innanzitutto non si può non notare la sua capacità di concludere con efficacia le azioni in area: tiratore da 56% all’interno del perimetro e con un eccellente 63% nelle conclusioni al ferro, Robinson risulta un ottimo tagliante, aspetto messo in mostra specialmente nelle partite da freshman con l’ottimo Trey Burke a distribuire il pallone, e ovviamente un’arma preziosissima in contropiede. Costretto dalla partenza di Burke e Tim Hardaway Jr. a doversi creare maggiormente le proprie conclusioni e ad avere meno tocchi di qualità in area Robinson ha avuto infatti un leggero calo nelle proprie percentuali al tiro, ma forse proprio per questo ha incominciato ad essere più a suo agio nel concludere le proprie azioni con dei jumper, aspetto fondamentale in ottica NBA, colpendo con un buon 40% con i propri pull-up jumper. La stagione non è stata tutta rose e fiori per il ragazzo che però ha avuto alcuni momenti di grande condizione e fiducia nei propri mezzi, in particolare nel periodo a cavallo tra inizio dicembre ed inizio gennaio dove ha messo a segno prestazioni da 66%, 88% (!!), 60%, 57%, 50% e 75% al tiro con una sola prestazione negativa da 40% e singola cifra in punti. Qui vediamo gli higlights di quelle gare e le diverse vie con cui Glenn ha concluso le proprie azioni con quest’incredibile efficienza:

come visto il pane e burro di Robinson sono il gioco in transizione e i tagli sulla linea di fondo, dove dimostra un’ottima intelligenza nel gioco senza palla, ma non manca di conclusioni da oltre l’arco, jumper dalla media, pick’n’pop e gioco in post.

Parlando di highlight stagionali non possiamo poi non citare e farvi vedere il buzzer-beater realizzato in overtime a casa di Purdue, sotto gli occhi di papà Glenn, non sappiamo se più felice per il figlio o amareggiato per la propria alma mater. In questo caso barreremmo B:

ancora una volta lungo la linea di fondo e nei pressi del ferro parliamo di un giocatore pressoché letale.

Il tiro dalla lunga distanza invece non entra con continuità (30%), ma la meccanica di tiro non è per nulla cattiva e lascia ben sperare, così come hanno rincuorato molti i suoi workout pre-Draft di cui vi offriamo un assaggio:

Testa al ferro, jumper morbido ed eccovi servito un giocatore NBA.

A livello difensivo le sue doti fisico-atletiche mostrano un buon potenziale e, sebbene spesso dirottato sulle ali grandi avversarie a livello collegiale, ha dimostrato di avere la mobilità laterale necessaria per marcare i giocatori perimetrali.

Tra gli aspetti positivi citiamo infine l’ etica lavorativa del ragazzo che sembra essere un classico esempio di “Gym Rat”, sempre pronto a migliorarsi fisicamente e a livello di gioco.

Dove sono le maggiori carenze del prospetto? Sicuramente possiamo iniziare con la sua scarsa efficacia offensiva dal palleggio: nonostante un’ottima rapidità ed un buon primo passo il ragazzo fatica a creare per sé dato un ball handling mediocre e la mancanza di movimenti in grado di fargli superare con facilità i difensori avversari, attaccando quasi sempre il canestro in linea retta, senza modificare la propria direzione e finendo la maggior parte dei suoi isolamenti con una palla persa o errori al tiro. Le cose non vanno poi meglio quando si parla di creare gioco per i compagni: con più palle perse che assist risulta sotto la media degli standard di completezza NBA. Un aspetto che poi preoccupa scout e non solo è quello legato alla sua durezza mentale sul campo: a periodi d’oro come quello tra dicembre e gennaio visto sopra Robinson ha alternato parecchie prestazioni preoccupanti, in cui era difficile da osservatori notarlo sul campo con i compagni. Da fine gennaio a metà febbraio sono arrivate 5 prestazioni in singola cifra per punti su 6 gare, con l’unico exploit di 23 in un facile massacro ai danni di Nebraska, seguito poi da due partite che in combinata hanno fruttato 11 punti e un misero 4 su 17 dal campo. Ma oltre alle singole prestazioni lascia dubbiosi la mentalità mostrata in campo, l’attitudine difensiva spesso assente e la mancanza di posizione in questa metà del campo, nonché una desolante pochezza a livello di rimbalzi, specialmente difensivi, a malapena 3 a partita, numeri che lo mettono tra i peggiori del Draft in questo aspetto del gioco, situazione resa ancora più pazzesca dalle già viste doti atletiche del ragazzo. Anche quando attacca in area non ha sempre l’aggressività necessaria per superare  i difensori avversari, specialmente quando questi giocano in maniera fisica. Il jumper come detto sta iniziando a fare sempre più parte del suo gioco e la meccanica lascia ben sperare, ma non mancano i miglioramenti da fare e non si può non aver notato come nel suo anno da sophomore il suo impatto offensivo sia calato, soprattutto considerando un anno in più di esperienza alle spalle, e il fatto che ciò sia combaciato con il diminuire dei suoi tocchi in pitturato e del suo gioco lontano dalla palla pone quesiti importanti sul suo possibile contributo offensivo nella squadra che lo sceglierà nel momento in cui non venga imbeccato dai compagni, ma debba costruirsi da sè le occasioni, verosimilmente fuori dal pitturato.

Proiettato come scelta da tardo primo giro/inizio secondo, ma che sembra destinato più al primo scenario data la buona impressione che pare aver fatto nei workout pre-Draft, Glenn Robinson III è un prospetto con tutti i mezzi per divenire un buon giocatore NBA, a patto di consolidare il proprio tiro e affrontare ogni partita che lo vedrà impiegato con la giusta mentalità e durezza, in modo da potersi guadagnare dei minuti sul campo. Finendo probabilmente in un contesto vincente sarà poco lo spazio concessogli, ma il ritrovarsi in un ambiente di qualità, magari con un buon play alla distribuzione di gioco, potrebbe paradossalmente facilitarlo nel crearsi un ruolo di contribuitore dalla panchina, dando ai suoi conclusioni ad alta percentuale grazie alla sua capacità di lettura offensiva e magari anche qualche prezioso jumper.

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