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Knicks, si lavora per un ritorno di Odom

 

C’è fermento nella Grande Mela attorno ai nuovi New York Knicks targati Derek Fisher, appena nominato coach della franchigia con la quale ha firmato un contratto quinquennale. Tanta curiosità per il venerabile maestro, che ha da pochi giorni smesso i panni del giocatore, per la sua nuova avventura come allenatore, ma anche tanti dubbi: il futuro di Carmelo Anthony, il ruolo di JR Smith – che di recente su Twitter ha espresso la volontà di partire in quintetto e non più uscendo dalla panchina – e la presenza di Lamar Odom.

Già, perché Odom era stato messo sotto contratto dal neo presidente dei Knicks, Phil Jackson, verso la metà di aprile per le ultime gare di regular season cui però non ha preso parte a causa dei tanti problemi, di campo e non, che lo affliggono. Circa due settimane fa proprio l’ex allenatore di Chicago Bulls e Los Angeles Lakers si era espresso così su Lamarvellous.

Tutti sappiamo che è un grande giocatore di pallacanestro. Se vuole davvero tornare che il basket sia la sua vita, noi gli daremo l’opportunità di farlo. Ha un’intera estate a disposizione per rimettersi in forma e tornare nelle condizioni fisiche ideali per giocare. Abbiamo parlato e mi ha confermato che questo è quello che vuole, lo conosco molto bene. E’ una scommessa dall’alto rischio ma allo stesso tempo dall’alta remunerazione, se vinta.

Ieri è tornato sull’argomento anche il general manager di New York, Steve Mills, che ha rilasciato una breve dichiarazione a margine della conferenza stampa di presentazione di The Fish.

Lamar ha avuto un anno difficile ma so che si sta rimettendo in pista. Staremo a vedere, tecnicamente è sotto contratto con noi per la prossima stagione anche se l’accordo non è garantito. Se si dimostrerà in forma e abile per tornare in campo, lo accoglieremo volentieri.

Per ora tutto tace sul versante Odom: né il diretto interessato né il suo entourage hanno voluto intervenire sulla vicenda. Sta di fatto che l’ambiente Knicks ha dimostrato di voler coinvolgere nel progetto un giocatore che va sì per le 35 primavere e che ha giocato appena due partite in Spagna nell’ultima annata, ma che in buone condizioni fisiche può risultare ancora determinante ad alto livello, ancor di più se attorniato da gente come Fisher e Jackson con cui ha vissuto le sue migliori stagioni della carriera vincendo due anelli nel 2009 e nel 2010 e conquistando il premio di Sixth Man of the Year nel 2011.

 

 

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Pubblicato da
Simone Domenichetti

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