Che i San Antonio Spurs giocassero il basket più fluido ed organizzato della lega, non lo scopriamo certo oggi. Ma che potessero arrivare ad attaccare così, in casa dei due volte campioni NBA, finendo il primo tempo con il 75.8% dal campo, probabilmente non se lo aspettava nessuno. In un videogioco magari, o nel riscaldamento prepartita, ma non in gara 3 delle Finals a Miami. Oltre alla straordinaria prova balistica dei texani (capaci di fare meglio del 75% dei Magic nelle Finals del 2009 contro i Lakers) che hanno mandato a bersaglio 19 dei loro primi 21 tiri, il pubblico dell’American Airlines Arena ha assistito anche ad un altro record, vale a dire il career high di Kawhi Leonard con 29 punti. Sin dal primo tempo i giocatori di Gregg Popovich hanno dato l’impressione di avere qualcosa in più dei padroni di casa, cercando di costruire un vantaggio che non fosse recuperabile (gara 6 dello scorso anno insegna). Il primo quarto si è concluso sul 41-25 in favore di San Antonio, che dopo 6 tiri segnati consecutivi all’inizio del secondo è diventato addirittura 55-30. Con soli 18 punti complessivi a referto nelle primi due partite della serie, evidentemente frustrato e con problemi di falli nel difendere su Lebron James, Kawhi Leonard si è decisamente riscattato in Gara 3, con i 29 punti frutto di un tiro da 3 finalmente continuo ed un 10/13 finale dal campo che la dice lunga sull’ex giocatore di San Diego. Dopo lo “scippo” da parte di Lebron e compagni lo scorso anno, gli Spurs si sono messi in un ottima posizione per provare a vendicare quel titolo a cui erano andati così vicino; la grande sconfitta sembra averli motivati ancora più di quanto già non lo fossero. Per gli appassionati di statistiche, sarà curioso notare che per il secondo anno consecutivo i Miami Heat si trovano a rincorrere 2-1 nella serie finale, dopo essere stati battuti con uno scarto più che abbondante in gara 3 (partita che lo scorso anno pose sotto le luci della ribalta Danny Green, Gary Neal ed il loro tiro da 3 punti). Dopo una gara 2 in cui si era reso protagonista delle giocate che avevano deciso la partita, Chirs Bosh ha tirato solamente 4 volte, facendo registrare 9 punti totali che la dicono lunga sulla sua partita. La scelta di Popovich di inserire Boris Diaw nel quintetto base, adattandosi alla small ball di Erik Spoelstra, ha dato i suoi frutti anche per quanto riguarda la spettacolarità della partita, con gli Spurs che hanno mandato a segno i loro primi 5 tiri a fronte dei 4 degli Heat. James ha decisamente provato a caricarsi la squadra sulle spalle, facendo 14 dei primi 20 punti di Miami e tenendola il più possibile in partita. Il problema per il numero 6 è che si è tratta di un predicare nel deserto, con il solo Wade a provare a dargli manforte (22 i punti finali per le due stelle di Miami). “Sono venuti qua a giocare e sono riusciti a farlo meglio di noi, avevano una marcia in più, ci davano la sensazione di poter fare quello che volevano in attacco” ha detto lo stesso Spoelstra. I 71 punti con cui San Antonio ha concluso il primo tempo sono la miglior prova offensiva nelle Finals dal 1987, quando i Lakers ne segnarono 75 contro i Boston Celtics. Nel terzo quarto i padroni di casa hanno provato a riprendere gli avversari, con una reazione d’orgoglio che grazie ad un parziale di 10-0 li ha portati fino al 74-81, facendo sperare in una rimonta che avrebbe avuto dello straordinario tutta la triple A. Ma non sono riusciti ad avvicinarsi più di così. Niente da fare per gli Heat contro una squadra così organizzata, il punteggio finale dice 111-92 Spurs.