Categorie: Road To Draft

Road to Draft 2014 : Marcus Smart

Nato a Flower Mound in Texas, nelle vicinanze di Dallas, Marcus Smart, classe ’94 è uno dei prospetti top di questo Draft, indicato da molti come sicuro di entrare tra le prime 6-7 scelte. Play dall’incredibile agonismo e dalle spiccate doti difensive potrebbe far molto comodo a franchigie come i Lakers da tempo alle prese con problemi in cabina di regia e nella metà campo difensiva: prodotto di Oklahoma State University, Smart ebbe modo di mettersi in mostra sin dai tempi della High School nel suo Texas quando, alla guida della Edward S. Marcus High School, inanellò un record di 115 vittorie e 6 sconfitte facendo registrare medie di 15.1 punti, 9.2 rimbalzi e 5 assist nel suo anno da Senior. Laureatosi ben 2 volte campione statale viene poi nominato come McDonald’s All-American, prima di approdare ad Oklahoma State: nel suo primo anno tra le fila di OSU trascina i Cowboys ad un record di 24-8 nella Big12, registrando medie da 15.4 punti, 5.8 rimbalzi e 4.2 assist ed aggiungendo 3.0 recuperi per uno strabiliante totale di 99. La stagione da Freshman si conclude al primo round del torneo NCAA quando i suoi Cowboys, seed #5 nel Midwest Region, cedono al #12 Oregon Ducks, alimentando rumors che davano per scontato un approdo immediato di Smart in Nba, all’interno di una classe di talenti qualitativamente decisamente inferiore a quella che sarebbe stata selezionata l’anno successivo, ma, a dispetto di una probabile minor remunerazione data dallo scendere nelle posizioni del Draft, Smart decide di restare un’altra stagione all’università, dichiarando le sue volontà in una celebre conferenza stampa datata 17 aprile 2013, durante la quale esprimono l’intento di rimanere in Oklahoma anche i compagni Markel Brown e Le’Bryan Nash, in odore di NBA. La stagione da Sophomore Smart l’ha vissuta costantemente tra alti e bassi: alti come nella vittoria a novembre contro i Memphis Tigers, impattando il record di punti in una singola partita di OSU a 39, e bassi come nell’episodio dello spintone ad un tifoso avversario, reo di aver pesantemente offeso Smart, durante la gara dell’8 febbraio con Texas Tech, costata a Smart una sospensione di 3 partite e la nomea di testa calda. La stagione per Smart ed i Cowboys si è conclusa con l’eliminazione al primo turno del torneo NCAA ad opera di Gonzaga, in questo ultimo match della sua carriera collegiale il talento texano ha messo a referto 23 punti, conditi da 13 rimbalzi, 7 assist e 6 recuperi, diventando il primo giocatore nella storia del torneo NCAA a registrare una partita da almeno 20 punti, 10 rimbalzi, 5 assist e 5 recuperi.

Passiamo adesso ad analizzare i punti di forza del gioco di Marcus Smart. 193 cm. e 100 kg. a disposizione di un atleta mostruoso, che alla dinamicità fisica aggiunge anche una notevole apertura alare condensando questi doni di Madre Natura in ambedue le metà campo: eccellente penetratore in attacco, dove, grazie alla sua forza ed al suo atletismo riesce ad arrivare con facilità disarmante al ferro, concludendo spesso efficacemente, raggranellando inoltre un ingente quantitativo di tiri liberi; la sua esplosività gli permette in più di condurre a velocità sostenuta la fase di transizione, alla quale porta in dote un buon Q.I. cestistico e l’altruismo necessario a far entrare in partita i propri compagni, il che lo rendono, oltre che un grande atleta, un’eccellente playmaker, dotato di visione, notevoli abilità di passaggio e selezione delle scelte offensive ottimale. È tuttavia nella fase difensiva che si esalta: difensore sul perimetro eccelso, in grado di difendere più posizioni all’interno della stessa azione di gioco, esercita un pressing fisico e psicologico incredibile contro chiunque trovi di fronte, frutto sì di un notevole atletismo ma anche, e soprattutto, della sua mentalità estremamente competitiva, che lo vedo impegnarsi al proprio massimo durante tutto il corso della partita, aggiungendo, alla già arcigna difesa sull’uomo, un invidiabile spirito di sacrificio che lo porta a gettarsi su ogni pallone incurante delle conseguenze. La leadership che esercita sul campo, oltre che a parole, è di un livello raro anche al piano superiore, dove molti dirigenti considerano questa la caratteristica peculiare di Smart, il quale, essendo anche un ottimo rimbalzista e, grazie all’apertura alare, un difensore più che temibile sulle linee di passaggio, andrà sicuramente a riempire il roster di una franchigia che necessita di una particolare etica del lavoro e di un difensore già adesso più che pronto per l’NBA.

Il suo famelico agonismo però, oltre a rappresentare il suo punto di forza principale, è considerato da molti anche una pericolosa debolezza, questo perché ,vivendo ogni momento di gioco con l’intensità degli ultimi secondi di un match in parità, spesso porta Smart ad atteggiamenti un po’ sopra le righe, come dimostra la vicenda con il tifoso di Texas Tech ed altri episodi di gioco, dove l’eccessivo agonismo ha portato Smart a ridurre il suo impatto di gioco o alla sanzione tecnica per il suo team. Per quanto riguarda debolezze che accusa nella parte più puramente di gioco bisogna sottolineare come Smart sia un tiratore davvero mediocre: rilascio lento del pallone, molto spesso tira gettandosi indietro o lateralmente ed inoltre la stessa tecnica di rilascio è alquanto macchinosa; dovrà per forza migliorare questo aspetto perché spesso potrebbe essere facilmente battezzato al tiro dalle difese, le quali ,considerando la sua pericolosità in penetrazione, opteranno facilmente per concedergli il tiro dalla lunga distanza, il quale, va ripetuto, non è ancora, assolutamente, di livello NBA. Tutto questo mal si integra con un non proprio ottimale ball handling, spesso causa di palle perse ( il rapporto assist/perse di 1.78 non è gran cosa ) che ne limita in un certo qual modo le abilità da playmaker di cui sopra.

Con Marcus Smart siamo davanti ad un giocatore che difficilmente andrà oltre la quinta o sesta scelta, innanzitutto perché si presenta ad i nastri di partenza di questo Draft come il miglior difensore sulla piazza ed inoltre ha in dote, oltre a tanto talento e fisico, un tipo di mentalità rara già a quest’età che andrà perfettamente ad integrare sia roster storicamente poco vincenti che le nobili decadute che sceglieranno con la chiamate numero 6 e 7 e forse proprio nei Lakers troverà gli estimatori principali, sempre che prima della chiamata numero 7 qualcun altro non abbia deciso di puntare le proprie fiches sul prodotto da Oklahoma State.

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Pubblicato da
Stefano Romani

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