Ci siamo, anzi ci risiamo: Derrick Rose sta per tornare in campo. L’attesa è quasi terminata, bisognerà aspettare ancora un mesetto e si potrà ricominciare ad ammirare l’MVP della stagione 2010/2011 di nuovo su un parquet di pallacanestro. Il prodotto di Memphis si sta allenando nel ritiro di Las Vegas dove è in corso di svolgimento in questi giorni il training camp del Team Usa, di cui farà parte nel Mondiale in Spagna ormai alle porte visto che prenderà il via il prossimo 30 agosto.
Agli ordini di coach Mike Krzyzewski, Rose si sta impegnando al massimo per ritrovare la condizione fisica ideale che gli possa permettere di tornare ad esprimersi ai suoi standard pre-infortuni. Lo stesso playmaker dei Chicago Bulls ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni ai giornalisti presenti nella Sin City dopo l’allenamento di ieri della Nazionale a stelle e strisce.
Questo lungo periodo di inattività ha cambiato molto il mio modo di giocare: ora riesco a controllare meglio il mio corpo, cerco di utilizzare meglio la mia velocità andando ad un ritmo più controllato piuttosto che buttarmi dentro a tremila all’ora come facevo prima. Sono diventato un giocatore più intelligente, quello che mi scoccia è l’averci messo sette anni a capire le cose che non andavano nel mio gioco.
Come avete potuto notare da queste prime partitelle del ritiro, cerco molto di più floaters, tear drops e palleggi-arresto-tiro molto più che in passato. Prima ricevevo palla con spazio e penetravo sempre e comunque, ora invece preferisco prendere il piazzato dato che è un tiro che rientra nelle mie corde. Ho imparato che non è necessario prendere contatti e botte in ogni azione, anche perché così facendo tutelo il mio corpo.
Inoltre questi lunghi mese passati a recuperare mi hanno fatto acquisire una pazienza che ora cerco di applicare anche nel mio gioco sul parquet. Se al mio primo ritorno in campo dopo l’infortunio ai legamenti cercavo di forzare i tempi e di provare giocate spesso troppo affrettate, ora invece aspetto la partita. Faccio che sia lei a venire da me, rimanendo sempre aggressivo certo però giocando allo stesso tempo un basket più controllato e con più raziocinio.