La più alta che abbia mai visto. Riesce a focalizzarsi totalmente sull’obiettivo che ha individuato. Anche quando il dolore è forte, riesce a toglierlo dalla mente.
L’oggetto in questione è la soglia del dolore di Kobe Bryant. Il soggetto che ha rilasciato tale affermazione è la Dott.ssa Judy Seto, fisioterapista dei Los Angeles Lakers da circa 20 anni.
Durante un’intervista con Chris Ballard per Sports Illustrated, la Seto si è espressa in merito alla leggendaria soglia del dolore della stella dei Lakers:
Una volta, penso fosse contro Cleveland, o forse Miami, durante il primo quarto si è slogato un dito. In pratica l’osso si è spostato. Durante un timeout glielo hanno sistemato, ed è tornato a giocare.
Penso che questa caratteristica renda l’idea di chi è Kobe, la sua abilità nella concentrazione gli permette di sfruttare al massimo le energie. Non si tratta di non sentire il dolore, il punto è come risponde. Ognuno risponde al dolore in modo leggermente diverso. Alcune persone, se incorrono in un infortunio, e non se ne curano, possono incappare in un altro infortunio o avere problemi in altre parti del corpo. Può essere estrmamente debilitante.
Lui però è ad un livello tale che non permette al dolore di controllarlo. E questa caratteristica è valida per molti aspetti della sua vita, quindi… penso che sia questo il motivo del suo modo di essere.
La Seto ha definito “incredibile” il modo in cui Bryant sia stato in grado di concentrarsi sui due tiri liberi subito dopo l’infortunio al tendine d’Achille. Se qualcuno avesse bisogno di un aiuto per ricordare, ecco la prova video: