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NBAReligion intervista i DaMove. Basket, freestyle e l’arte del divertimento.

Personalmente il primo ricordo che ho dei Da Move risale ad una giornata d’inizio agosto dell’anno scorso. Milano trasudava pallacanestro, in città era arrivato il torneo NBA3X e insieme ad esso Derrick Rose, che negli stessi giorni stava girando l’Europa con il suo main sponsor per un tour promozionale, di fatto il seguito adatto alla monumentale campagna pubblicitaria qual è stata quella che ha visto impegnato l’MVP 2011 in tutte le sfaccettature del suo Return. Io, appassionato NBA, decisi di vivere appieno quell’atmosfera e mi presentai in centro a Milano di buon’ora. DRose sarebbe dovuto arrivare in piazza Duomo per un incontro con i tifosi attorno alle cinque di pomeriggio, così a precederlo sul campo centrale sotto l’ombra della Madonnina c’era un gruppo di freestylers, i DaMove per l’appunto, che avevano il compito di scaldare il pubblico per l’arrivo del playmaker di Chicago. Detto, fatto: tricks, schiacciate, la crew milanese stava davvero fornendo uno spettacolo travolgente. Ma la capacità che più mi ha colpito dei Da Move è stato il modo in cui hanno coinvolto la folla durante il loro show, schiacciando a ritmo del battito di mani e sconfiggendo a più riprese le leggi di gravità. L’apoteosi è arrivata in concomitanza con Rose, quando la superstar NBA è stata coinvolta dai ragazzi della crew nel tentativo di schiacciata acrobatica, effettuata su alley-oop dello stesso Rose. Oggi, ad un anno di distanza, li rivedo in azione, questa volta a Torino, in piazza Castello. L’occasione è sempre una tappa dell’NBA3X Tour, il loro show ancora elettrico, vibrante. Finita l’esibizione, mi avvicino allo speaker del gruppo per chiedergli di scambiare qualche battuta con la crew e lui, gentilissimo, mi invita ad andare insieme al furgone, dispensando lungo il tragitto foto e autografi per i molti ragazzini presenti. Non appena iniziamo a parlare, mi rendo conto che l’impressione iniziale non può che essere confermata: i Da Move sono una crew speciale. Trasmettono voglia di divertirsi e stupire, spostando l’asticella del coefficiente di difficoltà sempre più in alto. Si vede che vivono lo spettacolo in simbiosi con il pubblico dando alla gente lo show che desidera. Per chi non li conoscesse, i Da Move sono una crew milanese nata dalla passione di Lorenzo Pinciroli (aka Aig Scream) e Fabio Mastromatteo (aka I-kean) che, dopo essersi incontrati ad inizio millennio durante l’ Adidas Streetball Dunk Contest, hanno deciso di unire le forze e gli intenti per costruire un sodalizio che dura ormai da quattordici anni e che non smette mai di acquisire sfaccettature diverse, passando dalla pallacanestro al calcio, dalla break-dance al freestyle in bmx: “Noi siamo multidisciplinari, ma non portiamo solo la voglia di fare sport. Portiamo la voglia di improvvisare e di stupire con lo sport”. A parlare con me è Aig Scream, uno dei fondatori del movimento Da Move. Per l’esibizione di oggi insieme a lui c’erano anche Kader (aka Fly With Us, il ragazzo che ha raccolto l’alley-oop di DRose l’anno scorso), Matteo (uno dei più giovani, classe ’95) e Vince, un dunker originario di Rotterdam che ha sposato la causa Da Move, unendosi recentemente alla crew. Non vanno dimenticati i ragazzi che si occupano di registrare e fotografare tutto quello che i freestyler fanno sul parquet, quindi impossibile non citare i videomaker e il fotografo al seguito della truppa, anche loro parte attiva del gruppo.

Da Move, quali sono state le tappe fondamentali del vostro percorso?

 Tutto è nato nel 2000 e poi abbiamo cominciato a girare l’Italia, siamo stati ovunque, da Bologna a Milano, fino a Roma, abbiamo partecipato a molti contest che ci hanno dato visibilità. Siamo stati fortunati perché abbiamo fatto tour anche all’estero come per esempio all’ And1 Mixtape Tour a Budapest nel 2007, o a Parigi e Londra per L’NBA Europe Tour Live. E’ stato importante anche farci conoscere a livello internazionale. Diciamo che ci siamo formati strada facendo, non abbiamo mai smesso di avere voglia di migliorarci e di far divertire il pubblico. Poi quest’anno siamo stati alle Final4 di Eurolega, ma oltre all’internazionalità dell’evento ci è piaciuto il palazzetto pieno Tutte le nostre performance nascondo dalla voglia di fare spettacolo e questo fa sì che si creino anche delle collaborazioni improvvisate, come per esempio quella con il Papa o con Derrick Rose l’anno scorso a Milano. La nostra è una ricerca continua, non ci sentiamo mai arrivati o soddisfatti. Dopo lo show, per esempio, riflettiamo su quel che abbiamo fatto, possiamo sempre aggiustare qualcosa che renderà lo spettacolo ancora migliore. Noi sentiamo il calore del pubblico e vogliamo soddisfarlo, spingere le nostre aspettative sempre un po’ più in alto. Ad oggi siamo arrivati comunque ad un livello tale che stiamo costruendo uno show nostro, multidisciplinare”.

 “Impossibile non parlare del vostro incontro con Papa Francesco, avvenuto in occasione del 70esimo compleanno del CSI. Le vostre immagini hanno fatto il giro del web…

 “La cosa è nata in maniera pazzesca, una serie di coincidenze quasi sovrannaturali. Papa Francesco voleva organizzare una festa in occasione del settantesimo compleanno del CSI, noi dovevamo esibirci solo nel villaggio sportivo, ma poi hanno visto i nostri trick e ci hanno invitato ad esibirci sul Sagrato della chiesa di piazza San Pietro. A noi sembrava pazzesco: per quello che facciamo noi è meno utopistico sperare di andare al Madison Square Garden o allo Staples Center piuttosto che ritrovarci a fare i nostri tricks davanti ad una delle Basiliche più importanti d’Italia. E invece eravamo lì e avevano deciso che il nostro numero sarebbe stato il main act prima dell’arrivo di Papa Francesco, quindi avevamo un ruolo importante, sentivamo la responsabilità di scaldare il pubblico prima del discorso del Pontefice. Già durante le prove noi sentivamo l’adrenalina che ci entrava in circolo, nonostante la piazza fosse vuota. Poi immagina settantamila sportivi nello stesso posto che ci incitavano mentre facevamo le nostre schiacciate, l’aria era invasa da energia positiva che si è decuplicata quando è arrivato Papa Francesco, il quale poi ci ha invitato sul palco per ringraziarci. A quel punto ho proposto anche a lui di cimentarsi in uno dei nostri numeri e lui, nonostante fosse un po’ titubante, è stato al gioco e la nostra immagine ha fatto il giro del mondo in pochi click, è diventata virale. Il suo modo di fare è meraviglioso, sembra quasi una figura paterna, quando siamo saliti da lui ci sentivamo praticamente a casa per come ci ha trattato. Con lui il basket non è stato semplicemente basket, c’era un messaggio di fondo importante che speriamo sia passato a chi era presente in piazza. Lo sport è un veicolo importante e questo Papa agisce in modo diverso dagli altri, non si tratta solo di religione, è qualcosa che va oltre le barriere. Possiamo dire che abbiamo fatto una cosa che gli Harlem Globe Trotters non hanno fatto (ride, ndr)”.

 “Ora invece parliamo un po’ dei DaMove visti dall’interno. Perché a muoversi per gli spettacoli non sono solo i dunkers o i freestylers, ma anche fotografi e videomaker. Come nasce il vostro gruppo?

 “L’origine di tutto è da cercarsi nell’underground. L’Italia non è un paese che ha la cultura dello street, ma ci sono realtà come il campetto da calcio o da basket che forniscono momenti di aggregazione. C’era questo gruppo di ragazzi che aveva la stessa passione, ci si trovava ai tornei e poi si girava insieme, ci siamo creati delle sfide personali che hanno contribuito ad aumentare la nostra voglia di fare. Ad esempio, se c’era uno che schiacciava sopra una moto, bé allora potevi essere sicuro di trovar qualcuno che avrebbe schiacciato sopra una macchina e così via. Alzavamo la difficoltà per divertirci e attorno c’era grande attenzione per i nascenti DaMove. Il nostro gruppo ha un’alchimia speciale che produce un effetto valanga e coinvolge gli altri membri della crew, i quali nel corso degli anni si sono aggregati a noi. Ci piace il nostro modo di vivere lo sport, girando tutti insieme sui furgoni del gruppo, divertendoci e facendo divertire. La nostra crew è in continua evoluzione, c’è chi entra o chi decide di dedicarsi ad altro come per esempio studiare o fare altri lavori, ma anche ragazzi che grazie ai DaMove trovano la loro strada: uno su tutti, Oscar Gugliotta ha iniziato con noi e poi ha giocato nella Virtus, in serie A. C’è un continuo scambio culturale con un mix di esperienze, nozioni ed estrazioni sociali che si rivela molto importante per la crescita del singolo all’interno del gruppo. Ora abbiamo anche una crew House a Rho, dove ci alleniamo. Vogliamo arrivare ad un’occupazione 24/7, abbiamo in cantiere anche un progetto video che andrà in onda sul web verso la fine dell’anno e che mostrerà un po’ quelli che sono i retroscena della vita all’interno del gruppo. Dalle cazzate che diciamo fra di noi alla preparazione dello show, una sorta di DaMove in pillole ecco”.

Prima mi hai accennato alla preparazione del nuovo show, poi alla voglia di coinvolgere di più il vostro pubblico con la web-serie a cui state lavorando. Quali saranno le altre future tappe per i DaMove?

 “Finita l’estate, abbiamo un periodo per staccare e questo ci servirà per settare al meglio le novità per il 2015. Sarà un anno importante, a Milano c’è l’Expo e Torino sarà città dello sport, noi vogliamo esserci e abbiamo diverse richieste, dalla tv alle manifestazioni in piazza o nei palazzetti. Ora sta a noi lavorare e portare avanti i nostri progetti per costruire qualche nuova sorpresa, di cui una sulle schiacciate… Ma non ti voglio dire troppo (ride, ndr)”.

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Pubblicato da
Marco Lo Prato

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