Quando Vivek Ranadivé nell’estate appena passata ha alzato al cielo il primo trofeo da quando nel marzo 2013 ha rilevato la maggioranza delle quote dei Sacramento Kings, forse condizionato dall’entusiasmo del momento, ha dichiarato che la Summer League di Las Vegas appena vinta sarebbe stata solo l’avvio di un percorso che avrebbe portato i suoi Kings al Larry O’Brien. Fa un po’ sorridere se si pensa che Sacramento è reduce dall’ennesima stagione deludente del post Greatest Show On Court (e da quel periodo ruggente è ormai passato qualche annetto) e che il titolo che veramente conta pare lontano anni luce: stesso record dell’anno precedente (un poco edificante 28-54) e scarsissimi miglioramenti individuali e di squadra, nonostante gli sforzi della nuova dirigenza di creare il prima possibile una squadra competitiva (leggasi l’arrivo di un potenziale All Star come Rudy Gay). Ma la base per ripartire nella Lega è da sempre un gruppo di giovani di talento e belle speranze, e la vittoria in Summer League, per quanto non eccessivamente indicativa, non pare comunque un caso: il talento, dalle parti della capitale della California, è presente in abbondanza, il problema è da anni amalgamarlo e veicolarlo nella giusta direzione. Quantomeno per iniziare a migliorare il record nella pur competitiva Western Conference, e riportare così l’entusiasmo che i sempre caldissimi tifosi della Sleep Train Arena attendono dai tempi dei campanacci nella storica Arco pre ridenominazione.
MERCATO
Con l’accennato arrivo di Gay a stagione in corso, la squadra non è stata particolarmente ritoccata in estate: l’unica partenza di rilievo, peraltro non indifferente, è stata quella di Isaiah Thomas, finito a rinfoltire il già sterminato reparto guardie dei Phoenix Suns. A sostituire il play da Washington University è arrivato Darren Collison, reduce da una buona annata nella Los Angeles sponda Clippers come cambio di Chris Paul e chiamato ora a dimostrare di poter fare lo starter dopo le esperienze non sempre positivissime di Indiana e Dallas. Un altro atteso volto nuovo è l’ennesimo gioiellino arrivato dal Draft, quel Nik Stauskas da Michigan che porta in dote quel tiro mortifero sugli scarichi che spesso è mancato negli ultimi anni, nella speranza che possa avere maggior fortuna tra i pro dell’ultimo tiratore bianco passato tra questi lidi.
Arrivi: Darren Collison (PG, Clippers), Ramon Sessions (PG, Bucks), Omri Casspi (F, Rockets), Ryan Hollins (FC, Clippers), Trey Johnson (G, Maccabi), Nik Stauskas (G, rookie), Eric Moreland (FC, rookie), Sim Bhullar (C, rookie), Deonte Burton (PG, rookie), David Wear (F, rookie).
Partenze: Isaiah Thomas (PG, Suns), Quincy Acy (F, Knicks), Travis Outlaw (F, Knicks), Aaron Gray (C, Pistons), Jared Cunningham (G, Clippers).
STARTING FIVE
PANCHINA
PAYROLL
In rosso le team options, in verde le qualifying offers
IL COACH
Per Michael Malone anche solo iniziare la stagione potrebbe sembrare una mezza vittoria personale: nella sua prima annata da head coach infatti ha chiuso con lo stesso record che costò l’esonero al suo predecessore Keith Smart. Ma Malone è il primo coach scelto dalla nuova proprietà indiana e gode al momento della fiducia incondizionata dell’organizzazione, il che gli permette di lavorare in tranquillità. Nativo del Queens, figlio d’arte (il padre Brandan lavora da oltre 25 anni nei pini nella Lega ed è tuttora assistente di Stan Van Gundy a Detroit), nonostante la scarsa esperienza come capo allenatore può vantare una lunga gavetta da assistente, anche in contesti vincenti come i Cavaliers di Lebron James finalisti nel 2007 e i Warriors della rinascita targata Mark Jackson, di cui era il braccio destro. Proprio quest’esperienza di ricostruzione di una franchigia all’epoca piuttosto disastrata ha convinto Ranadivé e il GM da lui scelto Pete D’Alessandro a puntare sul newyorkese, persuasi anche dalla sua fama di ottimo comunicatore anche con ragazzi “vivaci” come sono i gioiellini dei Kings, nonché di coach attento alla difesa, a dir poco disastrosa al momento del suo insediamento. Come detto per ora non è in discussione, ma è chiaro che dopo un primo anno di ambientamento e di modellamento della squadra ci si aspetti di vedere i primi risultati tangibili del suo lavoro, in particolare nell’ancora deficitaria fase difensiva e in termini più generali di vittorie: se non dovessero arrivare la sua panchina potrebbe iniziare a scricchiolare.
GIOCATORE CHIAVE DELL’ATTACCO
DMC in fase offensiva…Uno dei giocatori che ha maggiormente beneficiato del buon rapporto che Malone è in grado di instaurare con i propri giocatori è senza dubbio DeMarcus Cousins, il cui talento stratosferico troppo spesso in passato è stato oscurato da una personalità se possibile ancora più grande e quasi mai accomodante. Dopo aver sostanzialmente silurato Paul Westphal e aver giocato in pantofole sotto Keith Smart, l’ex Wildcat è definitivamente esploso agli ordini di Malone, chiudendo l’annata a quasi 23 punti e 12 rimbalzi a gara, peraltro in appena 32 minuti d’impiego medio. Numeri da All Star fisso anche a Ovest (nonostante la discussa esclusione di quest’anno), che potrebbero migliorare ancora se si considera che il ragazzo ha compiuto da poco 24 anni e che con la partenza di Thomas sarà inevitabilmente più coinvolto offensivamente. Cardine di una frontline altrimenti non irresistibile, Boogie è ormai dichiaratamente il giocatore-franchigia di questi Kings, ma dovrà limare una volta per tutte i problemi d’indolenza e di carattere che ne hanno fin qui rallentato la definitiva esplosione; un Cousins finalmente maturo e continuo (e attenzione alla positiva esperienza con la nazionale, che già in passato ha responsabilizzato parecchi astri nascenti) cambierebbe decisamente le sorti presenti e future dei Kings, i quali pur non avendo grosse difficoltà a trovare punti (anche Rudy Gay è uomo da ventello a gara, e punti nelle mani hanno sicuramente McLemore e Stauskas) chiaramente andranno dove il farà correre DMC.
GIOCATORE CHIAVE DELLA DIFESA
…e DMC in fase difensivaSe è vero il vecchio motto secondo cui l’attacco vende i biglietti ma la difesa vince le partite, ai Kings piace evidentemente vendere tanti biglietti. Selezionare un giocatore rappresentativo nella disastrata metà campo dei Kings è più una gara ad esclusione che una scelta. Il mercato è stato chiaramente orientato in tal senso (Darren Collison garantisce molta più pressione sulla palla di Thomas, e anche il cavallo di ritorno Omri Casspi possiede una buona dedizione difensiva), ma la squadra è sostanzialmente priva di specialisti, mentre abbondano i buchi neri difensivi, che rendono i Kings tra le peggiori squadre nella propria metà campo dell’intera Lega. Tempo fa Patrick Patterson rese noto come Malone stesse lavorando per migliorare la difesa di squadra, con grande attenzione alle rotazioni, gli aiuti, la posizione migliore vicino e lontano dalla palla, provando così ad ovviare all’assenza di specialisti migliorando le qualità dei propri uomini. Finora i risultati sono stati piuttosto modesti, ma i precedenti del coach fanno ben sperare (i Cavs dal 2005 al 2009 erano un muro difensivo, e anche i Warriors sono migliorati molto nel corso dell’era Jackson-Malone, pur senza grandi difensori in squadra) ed è chiaro che se l’obiettivo sia vincere qualche partita in più, e non solo vendere i biglietti, il canestro dovrà essere difeso in maniera decisamente migliore.
RIVELAZIONE
Sacramento ha molti giovani in rampa di lancio, nonostante finora non sia sempre riuscita a valorizzarli a dovere. In un contesto che da alcuni anni presenta parecchie prime donne, raramente i giovani Kings sono riusciti ad avere un impatto immediato, e non fa eccezione Ben McLemore, il quale a sua volta per caratteristiche deve avere spesso il pallone tra le mani e nel suo primo anno ha fatto molta fatica, stritolato dai vari Thomas, Gay, Cousins. Ora però Thomas non c’è più, e nonostante la controversa scelta di Stauskas (usare due lottery picks in 2 anni per prendere due giocatori nello stesso ruolo?) dovrebbe essere l’ex Kansas a partire in quintetto, affiancato da un play più tradizionale come Collison, e ad avere maggiori responsabilità. Considerato un top 5 nel Draft del 2013 e indicato da alcuni addirittura come possibile prima scelta assoluta, McLemore è una guardia di appena 21 anni dall’enorme potenziale offensivo, che una volta prese le misure della Lega e con un ruolo più centrale potrebbe migliorare molto il proprio rendimento già da questa sua seconda stagione tra i pro. Altri possibili candidati al ruolo di rivelazione di questi Kings potrebbero essere lo stesso Nik Stauskas, coetaneo di McLemore e giocatore forse meno talentuoso ma che pare già molto solido, e soprattutto Ray McCallum, che già l’anno scorso fece vedere alcune cose interessanti, è reduce da un’eccellente Summer League coronata dal trofeo di MVP e potrebbe addirittura insidiare Darren Collison nel ruolo di titolare in regia.
MIGLIOR COMPRIMARIO
Il miglior tiratore con cui Trey Burke abbia mai giocato. Alla faccia tua, Tim HardawayJr.!Se McLemore dovrebbe cominciare la stagione nello spot di guardia titolare, premerà sicuramente per quel posto colui che invece inizialmente sarà il sesto uomo. Sacramento ha chiamato un po’ a sorpresa Nik Stauskas con un fine ben preciso: ovviare al terz’ultimo posto nell’intera Lega per percentuale da 3 punti. La guardia appena uscita da Michigan, definita da Trey Burke “il miglior tiratore con cui abbia mai giocato”, potrebbe dunque risultare preziosissimo per aprire il campo alle incursioni in area di DMC e per punire gli eventuali raddoppi sui tanti giocatori pericolosi dei Kings. Inizierà come comprimario e specialista, ma potrebbe scalare posizioni in fretta, considerato che è molto più di un semplice tiratore perimetrale ed è uno dei pochi a roster in grado di leggere le situazioni di gioco a dispetto dei soli 21 anni (compiuti proprio oggi peraltro, tanti auguri a Nik): nonostante la nota capacità dei Kings di bruciare i propri giovani (Jimmer Fredette arrivò a Sacramento con valutazioni non così distanti da quelle fatte oggi con Stauskas…), il lituano-canadese ha dunque le caratteristiche giuste per trovare subito minuti ed avere un impatto immediato, seppur da comprimario.
MIGLIOR INNESTO
Darren Collison in azione contro l’impermeabile difesa di chi l’ha preceduto ai KingsCome detto in precedenza il mercato non ha portato grossi nomi e l’innesto più atteso sarà proprio Stauskas. L’impatto più importante sulla squadra dovrebbe però inizialmente darlo Darren Collison, arrivato a tamponare una partenza importante come quella di Isaiah Thomas, la quale però potrebbe pesare meno di quanto si possa pensare. Collison non è infatti un realizzatore del livello del suo predecessore, ma ha le caratteristiche giuste per risultare molto più funzionale a un roster che ha già parecchi mangiapalloni tra le proprie fila; nemmeno l’ex Clipper è un play puro, ma garantisce pressione sul portatore di palla avversario, un po’ più di ordine e soprattutto quella competitività e indole vincente che molto spesso è mancata a questi Kings, oltre ad essere uno dei pochi a roster ad avere una buona esperienza nei playoff, a cui prima o poi Ranadivé vorrebbe pure presenziare. Ecco perché il triennale da 16 milioni complessivi con cui i Kings l’hanno strappato a Doc Rivers pare già un ottimo colpo.
PUNTI DI FORZA
Sicuramente il potenziale offensivo. I Kings hanno molti giocatori in grado di crearsi il proprio tiro e mettere punti a referto nei modi più svariati: dal post, con il fin troppo abusato isolamento, sugli scarichi, quasi tutti gli uomini a disposizione di Malone possono punire le difese avversarie e le loro scelte difensive. Tra essi, non indifferente il fatto di poter disporre di uno dei sempre più rari lunghi in grado di trovare punti in area e di giocare spalle a canestro come DMC: quante altre franchigie possono vantare big men con le sue cifre nella Lega? Anche l’anagrafe è decisamente dalla parte della squadra della capitale della California, visto che solamente due comprimari come Reggie Evans e Ryan Hollins superano i 30 anni, e molti giocatori chiave sono nati dopo il 1990. Attenzione infine al payroll, come si può notare dalla tabella dei salari indicata in precedenza: con il contrattone di Gay in scadenza e il solo Cousins sotto contratto a cifre importanti, i Kings avranno parecchio margine di manovra sul mercato dei free agent nella prossima estate.
PUNTI DEBOLI
“E poi il coach ha detto che quest’anno dovremo difendere alla morte…”Sarà ripetitivo, ma è impossibile non citare tra i talloni d’Achille la difesa colabrodo vista negli ultimi anni. Se da una parte i Kings hanno molti giocatori di buono se non ottimo talento offensivo in tutti i ruoli, l’altro lato della medaglia è portarli poi nella propria metà campo, e lì son dolori, con alcuni elementi del tutto insufficienti che dovranno assolutamente migliorare. Anche il tanto elogiato attacco non porta sempre i risultati auspicati, perché a fronte della citata abbondanza di talento il sistema offensivo è molto spesso confusionario, troppo basato sugli isolamenti dei singoli e sull’improvvisazione degli stessi, senza un’idea offensiva condivisa. Malone, seguace di Popovich (e chi non lo è nella Lega), ha spesso parlato della necessità di muovere meglio il pallone, per trovare tiri migliori e semplificare anche la fase difensiva (meno contropiedi subiti): ma il confronto con i campioni in carica e il loro sistema ai limiti della perfezione risulta al momento impietoso. In definitiva, il problema più grosso di questi Kings sembra proprio di natura strutturale: la squadra è stata costruita con tanti giocatori dalle caratteristiche simili che tendono a pestarsi i piedi e a non giocare proficuamente insieme in entrambe le metà campo. Non è esente da colpe in tal senso una dirigenza che molto spesso ha suscitato parecchie perplessità, che non è parsa sempre lucidissima nelle proprie decisioni (oltre alle citate lottery pick usate per due guardie, anche lo stesso arrivo di Gay, considerate le caratteristiche e il contratto faraonico che porta in dote, non è sembrata una gran mossa, opinione supportata dal corrispondente vistoso miglioramento dei Raptors una volta ceduto il prodotto di Connecticut) e che in definitiva non sembra seguire un progetto preciso e coerente.
MIGLIOR SCENARIO
I Kings riescono a trarre il meglio dall’addio di Thomas, migliorando i propri equilibri offensivi e mettendo in campo una difesa quantomeno decente con Collison in regia. Dopo la positiva esperienza con la nazionale, Cousins torna responsabilizzato ed esprime interamente il suo enorme potenziale, così come McLemore, forte di un anno di adattamento alla Lega e delle maggiori responsabilità offensive. Sacramento inizia insomma a raccogliere i frutti del talento dei propri giocatori, che migliorano notevolmente il record (42-40, ad esempio) e magari attentano anche ai playoff (che poi ci arrivino di già pare ancora piuttosto utopistico).
PEGGIOR SCENARIO
I problemi attitudinali della maggior parte dei giocatori non accennano a risolversi e i Kings giocano l’ennesima annata anonima, con tante individualità che vanno per conto loro, preoccupati più delle proprie statistiche che dei risultati della squadra e omettendo di conseguenza la faticosa fase difensiva. Risultato, record similissimo all’ultimo biennio fotocopia (un terzo 28-54?), bassifondi della Pacific e possibile ennesima rivoluzione a fine anno.
PREVISIONI
Con il secondo anno di lavoro di Malone, difficile si possa far peggio della stagione d’esordio. Qualcosa inizierà a muoversi, Gay (che comunque, piaccia o no, è uno dei giocatori chiave di questa squadra) sarà presente già dal training camp e magari il coach riuscirà a sfruttarlo con maggior profitto rispetto ai soliti e molto spesso sterili isolamenti, e DMC, nonostante l’incognita caratteriale sempre pendente come una spada di Damocle, è ormai una certezza. Ciò nonostante la strada per tornare ai playoff, specie nell’infernale Western Conference, sembra ancora molto lunga, e pur ritoccando un po’ il record (verosimilimenti potrebbe chiudere intorno alle 35 vittorie) Sacramento quasi certamente avrà di nuovo un rappresentante all’estrazione delle palline. Insomma, dopo la vittoria in Summer League la strada sarà anche quella giusta, ma perché effettivamente si avveri la profezia di Ranadivé ci vorrà ancora qualche annetto…
Il quintetto dei Kings. Tranne Reggie Evans, già ghettizzato prima ancora di iniziare