Categorie: Editoriali NBA

Miami Heat Season Preview: Un nuovo anno zero

Lo scorso anno

Dopo aver vinto due titoli NBA consecutivi, in casa Miami Heat c’era grande fiducia per provare a centrare uno storico three-peat. La regular season è stata costellata di momenti buoni ed altri decisamente sottotono, soprattutto dopo l’All Star Game, ed avendo sempre l’obbiettivo prefigurato di far rifiatare il più possibile Dwyane Wade. Ai Playoffs, la franchigia della Florida si è sbarazzata ad Est, in sequenza, dei Charlotte Bobcats (4-0), dei Brooklyn Nets (4-1) e degli Indiana Pacers (4-2), centrando così la quarta finale consecutiva, evento atteso nella Lega da 30 anni. All’atto conclusivo della stagione, però, i San Antonio Spurs si sono rivelati troppo più forti e motivati. Gli Heat hanno chiuso col serbatoio scarico e, dopo aver ben figurato nelle prime due gare in Texas, si sono sciolti come neve al sole, venendo sconfitti per 4-1. In estate poi, ecco il colpo di scena.

Il Mercato estivo

Già, perché la stagione estiva in quel di South Beach non è stata calma e serena come di consueto a quelle latitudini. Dopo 4 anni intensi, culminati sempre con l’approdo alle Finals, LeBron James ha annunciato il proprio ritorno ai Cleveland Cavaliers, lasciando più di un cuore infranto a Miami. Pat Riley non si è perso d’animo ed ha cercato di passare al piano B. Rinnovi per Wade, Chalmers e Chris Bosh, quest’ultimo non proprio a prezzo di favore, e qualche nuova faccia arrivata dai free agents. Danny Granger, Josh McRoberts e, soprattutto, Luol Deng, non vedono l’ora di non far rimpiangere l’illustre predecessore in maglia numero 6. Dal Draft, poi, è arrivato Shabazz Napier, preso sotto consiglio di James ed ora chiamato a replicare al piano di sopra quanto fatto di buono nel college basket.

Quintetto base

Poche incertezze nello starting lineup dei Miami Heat. Stella della squadra sarà ancora Wade, che ha promesso meno riposo e più presenza in regular season. A dispetto delle condizioni fisiche scricchiolanti, occhio a dare per finito il numero 3. Compagno di backcourt sarà ancora Mario Chalmers, protagonista di una stagione tutt’altro che positiva. Le sorprese nella formazione titolare potrebbero venire da questo ruolo, se Cole o lo stesso Napier si rivelassero soluzioni più efficaci e continuative. Da centro l’altro reduce dei Big Three, Bosh, che dovrebbe veder aumentare le proprie statistiche ed il numero di palloni toccati in attacco, usufruendo però di maggior attenzione dalle difese avversarie. In posizioni di ala i due nuovi arrivati. McRoberts ha dimostrato a Charlotte, la stagione passata, di poter essere un efficace numero 4 di una squadra da Playoffs, rivelandosi anche uno dei migliori big-man passatori. Aspettiamoci invece il solito rendimento da metronomo di Deng, una delle migliori ali piccole della costa Orientale.

La panchina

Le riserve degli Heat non sembrano brillare parecchio per quantità e qualità. Come guardie giostreranno Norris Cole e Napier, che potrebbero anche qualche volta giocare qualche minuto assieme sul parquet, a dispetto della taglia fisica. A coprire gli spot di shooting guard ed ala piccola c’è Danny Granger, sulle cui condizioni fisiche ed atletiche aleggia più di un dubbio. Come centro e power forward di riserva ecco due veterani con diverso chilometraggio NBA sulle spalle: Chris Andersen, rimasto forse un po’ a sorpresa, ed il fedelissimo Udonis Haslem, bandiera del club. Poca roba per il resto, a meno di improvvise esplosioni di Shannon Brown o di uno degli Williams, Shawne e Reggie. Da verificare anche l’impatto col mondo NBA di James Ennis, richiamato alla base dopo un anno di apprendistato tra Australia e Porto Rico.

Il Coach

Stagione numero 7 alla guida di Miami per Erik Spoelstra, finora sempre condotta alla postseason. Dopo aver spazzato via i dubbi sulle sue doti dalla panchina, grazie ai due anelli, l’anno passato Spo ha suscitato qualche perplessità per alcune decisioni non sempre condivise e condivisibili. Un po’ di confusione nella gestione dei veterani sul finire della regular season, finendo col dare troppi minuti a James in diverse gare, e dei Playoffs non proprio irreprensibili. Non è riuscito a trovare le contromisure adeguate, spesso mischiando le carte ma non con strategie precise alle spalle, senza saper trovare le giuste misure alle Finals, uscendone con le spalle rotte dal confronto con Popovich, non proprio comunque l’ultimo della classe. Anche per lui può essere la stagione del riscatto.

Giocatore chiave in attacco

Più ancora di Wade, come già detto molte delle fortune di Miami passeranno dalla verve di Chris Bosh nella prossima stagione. Aspettiamoci molti più soluzioni in 1 vs 1 e, magari non spessissimo, pure spalle a canestro, dove non è comunque uno dei massimi cultori della materia. Chiaro che non può abbandonare anche il tiro frontale, ormai con un range esteso oltre l’arco dei tre punti, ma saranno meno frequenti gli scarichi sui raddoppi prima destinati a LBJ. Può avere in faretra una regular season da oltre 20 punti di media, diventando il terminale offensivo principale della squadra.

Giocatore chiave in difesa

Non sono rimasti molti specialisti difensivi a South Beach. Tra le guardie il migliore dovrebbe essere ancora Cole, che però nelle ultime due stagioni è andando progressivamente in calando come rendimento globale. Per questo, il top di squadra sarà Luol Deng, chiamato a sacrificarsi contro le stelle avversarie, come fatto negli anni di Chicago. Contro i vari James, Anthony e compagnia bella, il sud-sudanese sarà sempre in prima fila.

Rivelazione

Sotto certi aspetti, la rivelazione della squadra può essere proprio Wade. Non potrà più essere lo slasher esplosivo di un tempo, ed in difesa ormai è più spesso una liability che un punto di forza. Eppure Dwyane potrebbe avere una stagione da ventellista, o quasi, di puro orgoglio, pronto a trascinare la squadra nella Conference ed a rivivere, occasionalmente, i fasti di un tempo.

Miglior comprimario

Degli “altri”, quello che potrebbe avere i maggiori risultati potrebbe essere McRoberts. Atletico, dinamico, senza paura di sporcarsi le mani, l’ex Bobcats è uomo anche di qualità, con visioni inaspettate e tocco, dai 7 metri e passa. In più, potrebbe dare una discreta mano sotto canestro, nota dolente ormai cronica in casa Heat.

Miglior Innesto

Per i punti già elencati abbondantemente in precedenza, la miglior acquisizione di Pat Riley dovrebbe rivelarsi quella di Deng. Col suo costante rendimento su ambedue le metàcampo potrebbe diventare una risorsa imprescindibile per il nuovo corso Heat.

Punti di forza squadra

La voglia di stupire, di far ricredere tutti coloro che pronosticano Miami nei bassifondi della Eastern Conference. I veterani della squadra si conoscono bene e fanno parte di un telaio che comunque ha sbaragliato la concorrenza ad Est negli ultimi 4 anni.

Punti di debolezza squadra

Quando perdi il miglior giocatore del mondo, è lapalissiano che la squadra non può che indebolirsi. L’età media è elevata, e se Wade dovesse accusare i soliti problemi fisici allora sarebbero guai grossi. Dalla panchina ci sarebbe bisogno di improvvise esplosioni/resurrezioni (cfr. Granger), perché altrimenti le soluzioni sarebbero alquanto limitate.

Miglior scenario 2014-15

Wade, Bosh ed i nuovi innesti trascinano Miami ad una grande annata, ancora da protagonisti nella costa Orientale e vera bestia nera dei Cavaliers negli scontri diretti in regular season. Nei Playoffs, poi, complici accoppiamenti davvero favorevoli, la strada per una corsa almeno verso le Finali di Conference è tutt’altro che un sogno.

Peggior scenario 2014-15

Flash è martoriato dagli infortuni, che lo costringono a saltare buona parte della regular season. Bosh da prima punta non riesce ad essere efficace e, stante la prevedibilità e monotematicità della squadra, Miami acciuffa solo per il rotto della cuffia i Playoffs, venendone presto estromessa.

Previsioni realistiche

Difficile fare previsioni accurate ai primi di Ottobre. Probabile che Miami si assesti in una posizione tra la terza e la quinta ad Est, occasionalmente mostrando lampi di continuità e magari sfruttando qualche momento di defaillance di compagini più inesperte. Nei Playoffs si potrebbe puntare a superare un turno e provare a dare tutto nelle eventuali Semifinali di Conference. Già così sarebbe un successo per una squadra che deve chiaramente voltare pagina e provare a costruire, nel minor tempo possibile, un nuovo futuro ricco di vittorie.

Alessandro Scuto

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Alessandro Scuto

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