Categorie: Editoriali NBA

Portland Trail Blazers Season Preview: da Cenerentola a Contender

 

Un anno fa, di questi tempi, probabilmente in pochi avrebbero ipotizzato un arrivo in postseason dei Blazers e, con ogni possibilità, anche i più abili veggenti ed i tifosi più ottimisti non avrebbero mai potuto immaginare una stagione così, nemmeno nei più reconditi sogni bagnati. Certo, la squadra si presentava alla griglia di partenza con buone prospettive ma, vista la disastrosa annata precedente, era si lecito aspettarsi un miglioramento ma non di tale entità.

Lillard e soci hanno però stupito tutti inanellando successi su successi, w su w, riuscendo persino a passare, senza grossi problemi, il primo turno di playoff sovvertendo il fattore campo dei Rockets, salvo poi essere scherzati dai futuri campioni NBA.

Ad oggi risulta difficile parlare di Portland senza considerarla una delle prime cinque contender ad ovest ed una delle prime otto dell’intera lega.

Quel 54 che al termine della passata Regular Season echeggiava perentorio nella fila dei successi accumulati, non può che essere il punto di partenza per coach Terry Stotts ed i suoi ragazzi. Il primo obiettivo sarà quello di tornare alla vittoria divisionale che manca, in Oregon, dal 1999 quando i Blazers ancora appartenevano alla Pacific; per tornare al successo quelli di RipCity dovranno riuscire a deporre il regno di OKC che ormai da quattro anni è regina incontrastata della Northwest Division.

MODA CENTER:

MERCATO:

Privi di scelte al draft, i Blazers, hanno svolto un mercato oculato aggiungendo pochi tasselli per migliorare il mosaico delle seconde linee che, nella passata stagione, sono state il vero e proprio tallone d’Achille della franchigia; gli uomini in uscita dalla panchina hanno spesso sfigurato, non riuscendo a garantire riposo/alternativa agli starting five (vedi serie con gli Spurs). A rimpinguare il reparto lunghi è arrivato, direttamente da Hollywood (sponda gialloviola), Chris Kaman. I 213 cm e, soprattutto, l’infinita esperienza del lungo tedesco naturalizzato statunitense saranno ossigeno per i compagni di reparto che finalmente potranno godersi qualche minuto di riposo in più. Il secondo, e con ogni probabilità ultimo, colpo di mercato di una certa rilevanza in Oregon è stato l’acquisto di Steve Blake; il veterano play andrà a prendere il ruolo che la scorsa stagione spettava a Mo Williams, dando sicuramente meno estro ma più ordine. Gli altri acquisti sono stati essenzialmente di contorno anche se Southerland è un giocatore interessante, mezzo lungo dotato di eccellente tiro, che a livello collegiale ha fatto vedere ottime cose e che attende l’occasione di mettersi in luce tra i professionisti.

Il mercato di Portland è stato in definitiva intelligente anche se non particolarmente ricco. Il tentativo di integrare ad un gruppo giovane e talentuoso alcuni uomini di esperienza potrà pagare dividendi molto alti soprattutto in chiave playoff.

Arrivi: Steve Blake (PG, Warriors), Chris Kaman (C, Lakers), James Southerland (SF, Pelicans), Diante Garrett (SG, Jazz), Darius Morris (PG, Grizzlies)

Partenze: Mo Williams (PG, Wolves), Earl Watson (PG, free agent)

STARTING FIVE:

PANCHINA:

PAYROLL:

In rosso le team options, in verde le qualifying offers

IL COACH:

Per Terry Stotts si apre la terza stagione consecutiva alla guida dei Blazers, dopo l’inizio lento e sfortunato della prima annata (causa infortuni), l’allenatore nativo dell’Iowa si è dimostrato competente e pronto a gestire la squadra. Nonostante l’esperienza accumulata in grandissima parte come vice e in qualche sporadica occasione come head coach in contesti perdenti, per usare un eufemismo; Stotts si è imposto a RipCity riuscendo a gestire alla perfezione le dinamiche di spogliatoio in un gruppo giovane e talentuoso che lo ha ampiamente ripagato sul campo. Rendendosi conto del potenziale offensivo immenso a sua disposizione ha costruito un gioco volto quasi unicamente alla fase d’attacco riuscendo a segnare 106.7 punti di media a gara (quarto in Nba); la fase difensiva si è dimostrata carente, 102.8 punti subiti a serata (ventiduesimi della lega), ed è proprio in tale senso che dovranno migliorare in Oregon per aumentare le loro chance di successo.
Stotts quest’anno è chiamato a ripetere la passata stagione per dimostrare che il lavoro svolto fino a qui non è stato mero caso e per mettere in mostra i precetti appresi a Dallas da coach Carlisle.
GIOCATORE CHIAVE IN ATTACCO:

Lillard-Aldridge, Aldridge-Lillard, impossibile scegliere uno solo dei due come chiave offensiva di Portland. Damian e LaMarcus sono due facce della stessa medaglia, una delle (se non LA) coppie lungo-piccolo più interessanti, talentuose, efficaci e prolifiche dell’intera lega. Il duetto d’oro la scorsa stagione ha prodotto 44 punti a partita, quasi 15 rimbalzi e 8 assist abbondanti; il rendimento è incrementato ulteriormente nella postseason quando i punti realizzati hanno rasentato i 50 su 104 complessivi di squadra. I due All Star si completano alla perfezione disponendo di un arsenale offensivo invidiabile e molto vario. Ovviamente i miglioramenti più significativi si attendono da Lillard che, al suo terzo anno, è chiamato a dare dimostrazione della sua maturità riuscendo a guidare al meglio la squadra. Con un talento cristallino mai messo in discussione, il numero 0 dei Blazers ha già avuto modo di guadagnarsi l’appellativo di giocatore più clutch in NBA, ancora nella memoria di tutti il folle buzzer beater contro i Rockets. Aldridge dal canto suo è chiamato ad un’ulteriore crescita essendo in piena età della ragione, dal nativo di Dallas ci si attende maggiore continuità, infortuni permettendo.

GIOCATORE CHIAVE IN DIFESA:

Come già detto la fase difensiva non è prettamente la più affine al gioco dei Trail Blazers, anzi. Trovare il miglior elemento in tale scenario non è così complesso, impossibile discostarsi dal nome di Batum, pur riconoscendo a Lopez ottime attitudini in quella che è a tutti gli effetti, nel Portland pensiero, la metà campo B. Il francese è senza dubbio il giocatore più duttile alla corte di Stotts, è l’unico in grado di riempire alla perfezione ogni voce statistica e al tempo stesso di svolgere una quantità inquantificabile di lavoro oscuro. Specialista per eccellenza è spesso costretto a contenersi offensivamente e a sacrificarsi nel marcare il più pericoloso giocatore avversario oltre che ad aiutare sulle consuete amnesie difensive dei compagni. Batum da solo tuttavia non può bastare e l’intera squadra sarà chiamata, nella stagione della consacrazione, ad un notevole balzo qualitativo del lavoro difensivo.

RIVELAZIONE:

Vista l’assenza già citata di rookie e al fronte di una panchina comunque non lunghissima risulta complesso trovare una possibile “rivelazione”, il mio proverbiale dollaro va quindi su CJ McCollum. Il prodotto di Lehigh University è sicuramente l’ennesimo elemento dotato di un talento offensivo smisurato a disposizione di coach Stotts. Dopo aver saltato buona parte della passata stagione per infortunio, McCollum, è chiamato a ritagliarsi un ruolo importante in uscita dalla panchina, cosa che non è riuscito a dare lo scorso anno. Il classe ’91 ha tutte le carte in regola per potersi imporre viste le ottime doti a rimbalzo oltre che al suo ottimo piazzato e alle sue doti di penetratore.

MIGLIOR COMPRIMARIO:

 

Avendo già citato Batum come miglior difensore di squadra, la scelta sul principale comprimario non può che ricadere su Wesley Matthews. Tiratore puro è di certo il giusto giocatore di ruolo per legare il quintetto di Portland. La passata stagione ha beneficiato delle attenzioni che le difese avversarie hanno riservato alla coppia Lillard-Aldridge per raccogliere un bottino di 16.4 punti a serata. Nei playoff il suo rendimento è mancato e la squadra ne ha risentito. Il suo 39% abbondante dalla lunga in carriera è un dato emblematico di questo giocatore che fa del gioco perimetrale il suo punto di forza senza però risultare monodimensionale. Il prodotto di Marquette dovrà riuscire a mantenersi sugli standard dell’anno passato cercando però di fare un salto in avanti in postseason.

MIGLIOR INNESTO:

Visti i pochi acquisti non sembra essere complesso azzardare ipotesi su questo argomento. Il miglior innesto sicuramente risulterà essere Chris Kaman. A Portland è mancato disperatamente un lungo di riserva all’altezza dei due titolari e con l’ex LAL la soluzione sembra essere arrivata. Esperto ed in grado di catechizzare i suoi giovani compagni, l’impatto di Kaman non potrà che essere positivo, memori dei lunghi tratti di sofferenza negli scorsi playoff quando Lopez fu costretto a lasciare prematuramente il campo per problemi di falli. Il ruolo di Blake risulterà importante ma più marginale vista la discreta disponibilità di guardie in roster, certo Steve può risultare la perfetta sostituzione di Lillard quando risulterà necessario rallentare il gioco; al tempo stesso può giocare insieme a Damian, spostando il numero 0 da 2, sottraendogli il peso di portare palla.

PUNTI DI FORZA:

L’osso duro della squadra è rimasto lo stesso della passata stagione e questo non potrà che essere un valore aggiunto, soprattutto ad inizio anno quando molte rivali saranno ancora alle prese con la ricerca della giusta chimica. Il talento offensivo è l’arma in più di Portland che se riesce a giocare ai propri ritmi (partite intorno ai 110 punti) difficilmente può essere sconfitta. Aldridge-Lillard sono coppia da temere e rispettare e supportati da un cast di tutto rispetto possono comodamente tenere sotto scacco le difese avversarie. Interessante anche il dato relativo ai possessi extra e più in generale ai rimbalzi catturati: Portland è la squadra che ha guidato questa categoria con 46.4 palloni raccolti sotto le plance a sera.

Sarà forse l’incoscienza della giovane età, forse un dono divino, fortuna o semplicemente frutto di situazioni studiate a tavolino ma il sangue  freddo che i ragazzi di Stotts dimostrano nelle partite punto a punto è invidiabile. Portare una partita agli ultimi possessi con quelli dell’Oregon è cosa da fare a proprio rischio e pericolo, specialmente se la palla finisce nelle mani del numero 0.

PUNTI DEBOLI:

Analizzando i punti deboli della squadra non si può non nominare la pluricitata scarsa attitudine difensiva che senza dubbio è il più grosso limite per i Blazers. Altro problema, pur con i rinforzi arrivati, è ancora la profondità del roster che non può contare su un numero sufficiente di seconde linee affidabili, soprattutto in una stagione da 82 partite più playoff. Era lecito attendersi qualche movimento in più per rendere definitivamente la franchigia una contender. A destare ulteriore preoccupazione sono le condizioni fisiche di Aldridge, tormentato negli ultimi anni dagli acciacchi più vari e spesso costretto al riposo.

MIGLIOR SCENARIO:

Lo scenario migliore ovviamente passa per il Larry O’Brien Trophy, difficile se non impossibile ipotizzare i Blazers sul tetto del mondo tuttavia se tutte le stelle dovessero posizionarsi correttamente Portland potrebbe togliersi grandi soddisfazioni. La vittoria della Northwest Division con un record di 60-22 e magari l’arrivo in Finale di Conference potrebbero essere uno scenario idilliaco e al tempo stesso non così utopistico.

PEGGIOR SCENARIO:

A differenza dello scorso anno i Blazers non potranno più sfruttare il fattore “sorpresa” e saranno messi fin da subito messi davanti a una notevole pressione. La squadra è oggettivamente forte quindi a meno di eventi straordinari non è ipotizzabile che restino fuori dai playoff. Il peggior scenario con ogni probabilità sarebbe arrivare nella postseason come settimi-ottavi ad ovest, rischiando di trovare subito accoppiamenti complessi. Una prospettiva “negativa” potrebbe essere record intorno al 48-34 e uscita al primo turno.

PREVISIONI:

Realisticamente parlando per i Blazers si prospetta una stagione sulla falsa riga della scorsa; vista la maggiore esperienza e gli innesti è lecito aspettarsi qualcosa in più soprattutto in postseason. Come ipotetico record azzardiamo un 56-26 che potrebbe essere sufficiente per impensierire i Thunder per il dominio della division. In ottica playoff l’obiettivo non può che essere fare meglio dello scorso anno e i presupposti sono quelli ideali per poterci risuscire.

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