1 Ottobre 2013, Durham, North Carolina: il training camp dei Brooklyn Nets 2013/14 parte dal campo di Duke University (ex college team del GM Billy King) con acclarate speranze di titolo e tanta voglia di far bene. La squadra sembra costruita apposta per vincere subito: in estate sono arrivati da Boston due mostri sacri come Paul Pierce e Kevin Garnett più un ottimo elemento come Jason Terry; da Minnesota ecco Andrej Kirilenko, buon giocatore in uscita dalla panchina; da Toronto arriva l’ex virtussino Alan Anderson, mentre dai Cavaliers approda senza troppi proclami Shaun Livingston, che si rivelerà invece uno dei migliori della stagione. Alla guida della franchigia di proprietà del magnate russo Mikhail Prokhorov viene scelto una leggenda degli allora New Jersey Nets, quel Jason Kidd che nel 2002 trascinò i suoi alle finali NBA poi perse contro i Lakers di Shaq e Kobe. Ma in realtà, come spesso succede, le previsioni di inizio stagione sono andate a farsi benedire.
Dopo un finale di 2013 terribile (solo 10 vittorie nel periodo dal 30 Ottobre al 31 Dicembre 2013), il 2014 inizio in maniera diametralmente opposta: 10 vittorie in 11 partite. Poi di nuovo tre sconfitte di fila, per poi ricominciare a vincere a ritmi da grande squadra. La franchigia di Brooklyn chiude la stagione al sesto posto nella Eastern Conference con un record di 44 vinte e 38 perse (53,7% di vittorie), magari non quello che ci si aspettava all’inizio ma si sa, l’importante è arrivare ai Playoff, poi si vedrà. L’accoppiamento è di quelli difficili, ma non impossibili: al cospetto dei Nets ci saranno i compagni di Division dei Toronto Raptors. La serie si rivela molto equilibrata, e viene vinta da Brooklyn con un incredibile gara 7 all’Air Canada Center per un solo misero punto.
L’accoppiamento successivo è di quelli proibitivi: Joe Johnson e compagni dovranno affrontare i campioni uscenti dei Miami Heat. La serie ha poco da dire, gli Heat la chiudono con relativa facilità in 5 gare. Le speranze di titolo di Prokhorov si spengono il 14 Maggio all’American Airlines Arena di Miami, con largo anticipo rispetto alle aspettative di inizio stagione del magnate russo.
E quest’anno? Cosa è cambiato? Dal punto di vista del roster, poco o nulla: è andato via un pezzo fondamentale come Paul Pierce, che l’anno scorso ha portato in dote 13.5 punti e 2.4 assist a partita, mentre è rimasto Kevin Garnett, nonostante abbia pensato di appendere le scarpe al chiodo con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del contratto. Ha lasciato i Nets anche Shaun Livingston che, nonostante non sia un giocatore in grado di spostare gli equilibri, è stato autore di una buona annata (8.2 punti, 3.2 assist e 3.2 rimbalzi a partita) dimostrando di poter competere a certi livelli. Per completare il reparto cessioni, da segnalare l’addio di Marcun Thornton, che nonostante abbia giocato solamente 26 partite complessive con Brooklyn (solo una dall’inizio) aveva portato in dote un buon numero di punti (12.3 a partita).
Per quanto riguarda gli acquisti, spicca il nome di Jarret Jack, che ha spesso recitato (e molto bene) il ruolo di comprimario e che finalmente avrà l’occasione di far parte di un quintetto di partenza (dovrebbe essere lui la shooting guard titolare, anche se si preannuncia un serrato ballottaggio con Alan Anderson). Tra gli altri acquisti, desta particolare curiosità quello di Bojan Bogdanovic: il croato sarebbe dovuto arrivare a Brooklyn un anno fa, salvo poi proseguire con il Fenerbahce per incomprensioni economiche insorte nella trattativa con i Nets (i turchi non volevano concedere neanche un euro di sconto sul buy-out fissato a 2 milioni di dollari). Certo, Bogdanovic ha delle lacune che potrebbe patire oltremodo in NBA, quali la mancanza di velocità (soprattutto negli spostamenti laterali) e alcune amnesia in difesa, ma ha anche dimostrato di avere delle qualità importanti: ci riferiamo in particolare al suo elevato QI cestistico, qualcosa che non si può insegnare e che giocatori come lui che lasciano qualcosa dal punto di vista dell’atletismo devono avere per colmare la lacuna fisica. Resta però tutto da valutare il suo adattamento ai piani alti della NBA.
Il Barclays Center, casa dei Brooklyn Nets
Il Barclays Center visto dall’interno
IL MERCATO DEI BROOKLYN NETS
Nuovi innesti: Bojan Bogdanovic, Markel Brown, Jarret Jack, Cory Jefferson, Jerome Jordan, Sergey Karasev, Willie Reed.
Cessioni: Paul Pierce, Shaun Livingston, Andray Blatche, Marcus Thornton, Jason Collins.
IL QUINTETTO BASE
LA PANCHINA
TABELLA DEI SALARI
In Blu le Player Option, In Rosso le Team Option, In Verde le Qualifying Offers.
Travis Outlaw tagliato tramite
Amnesty Clause
IL COACH
Reduce da un quadriennio come capo allenatore dei Memphis Grizzlies (anche se in realtà la sua carriera da vice-allenatore nei Grizzlies iniziò nel lontano 1995, quando giocavano ancora a Vancouver), Lionel Hollins ha ottenuto degli ottimi risultati con la franchigia del Tennessee, tra i quali spicca una storica finale di Conference nel 2012/13, conclusa malamente con un secco 0-4 per i San Antonio Spurs. Da lì (l’immeritato) licenziamento di Hollins, che ha osservato l’ultima stagione da spettatore neutrale, prima di tornare nuovamente in pista alla guida dei Nets, i quali dopo il divorzio-lampo con Jason Kidd hanno deciso di affidarsi all’esperienza del quasi sessantunenne nativo di Ark City.
Dopo il licenziamento di Avery Johnson nel Dicembre 2012, i Nets hanno cambiato la bellezza di quattro allenatori in due anni. Il roster ha subìto negli ultimi anni una trasformazione abbastanza radicale, e la ricerca di una precisa identità di gioco è ancora in corso. A parere di chi scrive, la scelta di puntare su Hollins potrebbe rivelarsi azzeccata, poiché tra le cose che ha fatto meglio in quel di Memphis c’è sicuramente l’aver donato una identità di gioco definita alla squadra. I Nets, che di talento ne hanno in abbondanza, hanno bisogno proprio di questo, ossia di un coach che metta in riga tutte le bocche di fuoco a disposizione, facendoli remare verso un’unica destinazione. I Grizzlies finalisti di Conference di due anni fa non erano certamente tre le due-tre squadre più talentose della Western Conference, eppure durante la loro cavalcata sono riusciti a ribaltare le serie contro i favoriti Clippers e Thunder, dovendo in entrambi i casi rimontare da un parziale negativo (0-2 contro Los Angeles, 0-1 contro Oklahoma City). Tutto questo è stato raggiunto con un attacco modesto, che si aggrappava con forza alla produzione di Zach Randolph e Marc Gasol, compensato però da un’eccellente difesa (forse la migliore dell’intera NBA) che portarono il catalano a vincere il Defensive Player of the Year.
Grande intensità difensiva, ottima organizzazione, spirito di squadra e abnegazione alla causa: queste le caratteristiche che Lionel Hollins porterà in dote ai Brooklyn Nets.
GIOCATORE CHIAVE DELL’ATTACCO
La scelta del giocatore chiave in fase di attacco poteva ricadere tranquillamente su uno tra Deron Williams, Joe Johnson e Brook Lopez. Tra questi tre, la nostra preferenza va a Deron Williams. Prendendo come riferimento le ultime tre stagioni (con esclusione dell’anno scorso, condizionato in maniera eccessiva dai problemi alle caviglie), la point-guard ex Utah Jazz ha viaggiato a ritmi di 20 punti e 9 assist a partita. Certo, la condizione fisica di D-Will è e rimane un’incognita, gli infortuni subìti l’anno scorso non possono non essere tenuti da conto, ma questa sua fragilità fisica è stata una fattore comune della carriera NBA del numero 8: in 9 anni di carriera, per ben 4 stagioni (quindi quasi il 50% delle volte) Williams ha giocato meno di 70 gare annuali. L’anno scorso le partite disputate sono state 64, anche se molte sono state giocate con il freno a mano tirato e in condizione fisiche non proprio ottimali.
Un Deron Williams in forma è nettamente tra i 7-8 migliori playmaker offensivi della lega: quando entra in ritmo è in grado di metterne trenta a sera, il suo crossover rimane uno dei più puliti ed efficaci dell’NBA e in passato ha dimostrato di saper anche giocare per i compagni. Tuttavia, rimangono due incognite circa la stagione di D-Will: la tenuta fisica/atletica e quei momenti di blackout che in certe fasi della sua carriera ne hanno condizionato il rendimento.
GIOCATORE CHIAVE DELLA DIFESA
OK, siamo d’accordo, Brook Lopez è un centro maggiormente efficace in fase offensiva rispetto a quella difensiva, così come siamo d’accordo sul fatto che il miglior difensore della squadra è senza ombra di dubbio Kevin Garnett. Tuttavia, ci sentiamo di individuare nel californiano il giocatore chiave della difesa dei Nets per tre motivi:
1) Garnett va per i 39 anni, l’anno scorso ha avuto dei problemi fisici e la sua media minuti giocati a partita è molto bassa (20.1). Inoltre, KG ha seriamente pensato di ritirarsi questa estate perciò, nonostante Hollins abbia dichiarato di volergli dare più minuti, crediamo che Lopez possa avere un impatto maggiore di Garnett, in termini di minuti giocati e statistiche. Ciò non toglie che KG rimane un signor difensore.
2) Brooklyn non ha poi questa grande abbondanza di eccelsi difensori, anzi…La situazione è diametralmente opposta a quella degli attaccanti: la ce ne sono in buona quantità, qui invece di materiale ce n’è ben poco.
3) Le dimensioni e la fisicità di Lopez (213 cm per 118 kg) intimoriscono anche il più impavido dei penetratori, che potrebbe pensarci due volte prima di attaccare il ferro con nonchalance. Il big man dei Nets ha sempre viaggiato intorno alle 2 stoppate di media a partita (fatta eccezione per il 2011/12), mentre a rimbalzo è sempre una presenza ingombrante, anche se non temibilissima.
Tuttavia, anche per quanto riguarda Lopez bisogna fare una premessa circa le sue condizioni fisiche: il numero 11 ha saltato quasi interamente la scorsa stagione per un problema abbastanza serio al piede (solo 17 partite giocate) e anche se il giocatore pare sulla via del pieno recupero, i dubbi rimangono anche su di lui. Dovesse tornare quello del pre-infortunio, Brook Lopez è a mani basse uno dei migliori centri della lega.
RIVELAZIONE DELLA SQUADRA
Reduce dal mondiale vinto in Spagna, Mason Plumlee si affaccia alla sua seconda stagione da professionista con grande convinzione nei suoi mezzi. Il talento e il fisico per giocare a questi livelli ci sono, la sua esplosione dovrebbe essere solo una questione di tempo. Certo, davanti ha un giocatore come Brook Lopez che, condizioni fisiche permettendo, sarà il titolare incontrastato dei Nets di quest’anno, ma siamo convinti che nei minuti che si riuscirà a ritagliare Plumlee mostrerà una crescita graduale che potrebbe portarlo a diventare in futuro un elemento importante per qualsiasi squadra (testimonianza di ciò è l’inserimento nel primo quintetto rookie della scorsa stagione). Non va dimenticato che Mason può ricoprire anche il ruolo di ala grande, opzione che potrebbe garantirgli parecchi minuti extra, considerata la veneranda età del titolare Kevin Garnett.
MIGLIOR COMPRIMARIO
Di (potenziali) miglior comprimari nei Brooklyn Nets 2014/15 se ne possono individuare due-tre. Tra questi, dopo una ‘lotta serrata’ (si fa per dire) tra Bogdanovic e Teletovic, decidiamo di propendere per quest’ultimo. L’anno scorso il bosniaco è riuscito a spaccare alcune partite complicate grazie a quel tiro da tre che gli è valso il soprannome di ‘Threeletovic’. In 72 partite giocate (delle quali solo 7 dall’inizio), Teletovic ha chiuso la stagione con 8.6 punti, 3.7 rimbalzi, 2 triple realizzate su 4.8 tentate (percentuale di realizzazione del 39%) in 19.4 minuti a partita. Il nativo di Mostar sarà il primo cambio di Garnett, ma l’anno scorso è stato spesso impiegato anche nel ruolo di ala piccola, perciò i minuti per dimostrare di meritarsi il soprannome ‘Threeletovic’ non dovrebbero mancare.
MIGLIOR INNESTO
In tutta onestà, per quanto riguarda il miglior innesto verrebbe da dire Brook Lopez, praticamente assente l’anno scorso.
Limitandoci però esclusivamente ai nuovi arrivati, vista anche la pochezza numerica degli acquisti non possiamo non fare il nome di Jarret Jack. Con alle spalle una decennale carriera in NBA condotta quasi esclusivamente da play di riserva, Jack ha l’esperienza e la qualità necessaria non solo per dare il cambio a Williams, ma anche per giocargli accanto. A nostro avviso, Jarret è stato negli ultimi anni uno dei migliori play di riserva della lega, e la possibilità di entrare nel backcourt del quintetto base accanto a D-Will in una squadra che può/deve ambire ai playoff (considerate la pochezza degli avversari della Eastern Conference e la luxury tax che Prokhorov dovrà sborsare) potrà dare un indicatore affidabile circa il reale valore di Jack.
PUNTI DI FORZA
Se la fortuna assisterà i Nets, tenendo alla larga infortuni gravi di alcun tipo, il punto di forza di questa squadra è senza dubbio il potenziale offensivo del quintetto base. Deron Williams, Jarret Jack (o Alan Anderson), Joe Johnson, Kevin Garnett e Brook Lopez: al netto degli infortuni, questo quintetto si troverebbe tra i primi dieci-dodici dell’NBA in un’ipotetica classifica degli starting lineup delle 30 squadre. Un D-Will in forma è un signor giocatore, Joe Johnson non è il più costante del mondo, ma rimane uno dei migliori attaccanti della lega, KG nonostante l’età è sempre KG e Brook Lopez, come detto prima, se in forma è senza dubbi uno dei migliori centri in circolazione.
Spostando la nostra attenzione sulla panchina, ci accorgiamo che la situazione non è tragica, anzi: Mason Plumlee ha i requisiti giusti per diventare un ottimo centro, di Teletovic abbiamo appena finito di parlare, Kirilenko rimane sempre un eccellente difensore, e se dovesse esplodere anche il talento di Bogdanovic, questa squadra può indubbiamente ambire al titolo dell’Atlantic Division (gli unici avversari degni di nota dovrebbero essere i Raptors, ma occhio ai Knicks di Phil Jackson) e a un posto tra le prime tre-quattro della Eastern Conference.
PUNTI DEBOLI
Il rischio infortuni, la tenuta atletica/fisica, l’età. Questi i veri punti deboli dei Nets edizione 2014/15.
Deron Williams viene da un infortunio alle caviglie che ne ha condizionato pesantemente il rendimento dell’ultima stagione (64 partite giocate, la maggior parte delle quali in condizioni fisiche inadeguate); Brook Lopez si è fermato a 17 per via di un infortunio al piede; Kevin Garnett (classe 1976) ne ha giocate solo 54, superando di poco i venti minuti di media a partita; Andrei Kirilenko (classe 1981) si è fermato a 45 partite per via di una serie di problemi fisici.
Per finire la lista dei punti deboli inseriamo anche la ricerca non ancora terminata di una precisa identità di gioco (e a questo dovrà pensare Hollins); una fase difensiva da registrare e la sensazione di essere giunti al termine di un ciclo. Inoltre tra i punti deboli aggiungiamo anche l’esorbitante luxury tax da pagare (anche se va detto che si è drasticamente ridotta rispetto all’anno scorso) che, oltre a non fare piacere a Prokhorov (!), consente ai Nets di poter offrire solamente contratti al minimo salariale ad eventuali free-agents.
MIGLIOR SCENARIO
Il miglior scenario possibile per questi Nets? 50-32. E’ una previsione che potrebbe essere giudicata molto (forse troppo) ottimistica, ma come detto in precedenza, il quintetto base è molto buono, la panchina è profonda, l’allenatore è preparato ed è già riuscito nell’impresa di portare per la prima volta i Grizzlies alle finali di Conference, i giocatori di talento non mancano e la sensazione che si respira è di un’ ‘ora o mai più’. Molti giocatori sono infatti al termine (o quasi) della loro carriera, e la voglia di lasciare da vincitori potrebbe dare una spinta aggiuntiva. Certo, saremmo (molto) stupiti di vedere i Nets ancora in campo a Giugno 2015, non possiamo considerarli dei veri e propri contender, però l’NBA è bella (anche) perché imprevedibile, quindi mai dire mai.
PEGGIOR SCENARIO
D-Will continua ad avere problemi alle caviglie, Brook Lopez subisce il terzo infortunio al piede (non vogliamo tirarla al povero Lopez, ma una ricaduta ce l’ha già avuta, e di certo le sue dimensioni non lo aiutano a recuperare in fretta e bene da un infortunio in un punto così delicato del corpo), KG, per quanto sia KG, ha pur sempre quasi 39 anni, e mettiamoci pure AK47 che continua ad essere tormentato dagli stessi infortuni dell’anno scorso. Risultato? Senza Williams e Lopez, l’unico attaccante in grado di combinare qualcosa è Joe Johnson, che però come detto in precedenza non è la personificazione della costanza (e ha pur sempre 33 anni). Supponiamo che la difesa regga grazie agli aggiustamenti messi in pratica da Hollins, ma chi segna? Può una squadra che ambisce ai playoff avere in Johnson l’unica, vera risorsa offensiva? Secondo noi no, perciò 35-57 è a nostro avviso il peggior (disastroso) scenario possibile per i Brooklyn Nets 2014/15.
PREVISIONI
E’ estremamente difficile fare una previsione attendibile su una squadra che ha avuto così tanti problemi di infortuni l’anno scorso. Come detto, i Nets al completo possono ambire tranquillamente al titolo della Atlantic Division e a un posto tra le prime della Eastern Conference. Brooklyn a nostro avviso può finire tra le prime tre-cinque squadre dell’Est, infortuni permettendo. Dovessero invece permanere i problemi di infortuni già menzionati, sarebbe difficile vedere i Nets qualificarsi ai playoff (magari potrebbero strappare l’ultimo posto disponibile, ma la loro corsa finirebbe al 99% al primo turno dei P.O.).
Se dobbiamo sbilanciarci, la nostra previsione per i Brooklyn Nets 2014/15 non è molto lontana dal risultato raggiunto l’anno scorso (44-38): il roster di quest’anno è migliore, poiché è vero che è andato via Paul Pierce, ma è stato recuperato Brook Lopez (che avrà un’importanza capitale per la franchigia di Brooklyn) ed è stata aggiunta profondità alla panchina.
45-37 quindi, e Nets qualificati ai Playoff con il quarto o quinto posto della Eastern Conference.