Categorie: Primo Piano

Chicago Bulls Season Preview: l’anno delle risposte

Scrivere la preview dei Chicago Bulls in questi ultimi anni è diventata un po’ un azzardo: le aspettative che, infatti, negli anni si sono addensate intorno alla squadra di coach Tom Thibodeau sono sempre partite da premesse diametralmente opposte a quella che poi è stata l’evoluzione della stagione. Non sfugge a questo temibile trend anche la stagione 2013-2014: con Derrick Rose di nuovo in quintetto e qualche piccola rifinitura, si pensava che l’annata appena trascorsa vedesse Chicago pronta ad una stagione di vertice guidata dal suo condottiero indigeno con la casacca no.1 e con la possibilità almeno di arrivare alle semifinali di Conference. Come ormai da tradizione invece, tutto il contrario di tutto: D-Rose si infortuna di nuovo ad inizio regular season, trascorrendo in infermeria il resto della stagione; Luol Deng, veterano di lungo corso dei tori, viene tradato ai Cleveland Cavaliers per ridare fiato al salary cap e sgravarsi di una grana rinnovo arrivata ad un pericoloso stallo; infortuni, abbondanti infortuni, unica vera costante delle stagioni dei Bulls negli ultimi 3 anni; una playoff run, infine, fermatasi al primo turno contro i Washington Wizards, dopo un terzo posto (48-34) nella Eastern Conference conquistato più per la scarsa competitività delle altre squadre che per la reale forza dell’organico di Thibodeau che, pur potendo sempre contare sulla sua granitica difesa, si è trovato a più riprese pericolosamente in difetto nella metà campo offensiva, ritrovandosi ad affidare le chiavi dell’attacco a gente come D.J.Augustin che, per quanto si sia distinto in alcune occasioni, è certo quanto di più diverso da Rose i tifosi potessero aspettarsi a guidare la carica dei tori. Con un occhio speranzoso (e una mano giù in basso, impegnata in gesti apotropaici) ecco la preview della stagione 2014-2015 dei Chicago Bulls.

L’ARENA

L’esterno dello United Center, dominato dalla statua di Michael Jordan L’interno dello United Center, casa dei Chicago Bulls

IL MERCATO

Pochi, ma significativi innesti e qualche (auspicata) partenza hanno caratterizzato l’offseason dei Bulls, con l’obiettivo di aumentare la pericolosità offensiva della frontline, aggiungendo anche freschezza e profondità in una squadra che, fino all’anno scorso, è arrivata anche a rotazioni di 6 giocatori.

Arrivi: Pau Gasol (free agent), Nikola Mirotic (free agent), Aaron Brooks (free agent), Doug McDermott (draft), Cameron Bairstow (draft), E’Twaun Moore (free agent). Kirk Hinrich e Nazr Mohammed riconfermati da free agent.

Partenze: Carlos Boozer, D.J.Augustin, Ronnie Brewer, Mike James, Jimmer Fredette, Lou Amundson.

STARTING LINEUP                                          BENCH PLAYERS

PG Derrick Rose                                               PG Kirk Hinrich

SG Jimmy Butler                                              SG Tony Snell

SF Mike Dunleavy jr.                                      SF Doug McDermott

PF Pau Gasol                                                       PF Nikola Mirotic

C Joakim Noah                                                   C  Taj Gibson

 

ROSTER ATTUALE E PAYROLL 

Player 2014/15 2015/16 2016/17 2017/18 2018/19 2019/20
Derrick Rose $18,862,876 $20,093,064 $21,323,252 $0 $0 $0
Carlos Boozer $13,550,000 $0 $0 $0 $0 $0
Joakim Noah $12,700,000 $13,400,000 $0 $0 $0 $0
Taj Gibson $8,000,000 $8,500,000 $8,950,000 $0 $0 $0
Pau Gasol $7,128,000 $7,448,760 $7,769,520 $0 $0 $0
Nikola Mirotic $5,305,000 $5,543,725 $5,782,450 $0 $0 $0
Mike Dunleavy $3,000,000 $0 $0 $0 $0 $0
Kirk Hinrich $2,730,000 $2,870,000 $0 $0 $0 $0
Doug McDermott $2,277,960 $2,380,440 $2,483,040 $3,294,994 $4,510,846 $0
Jimmy Butler $2,119,214 $3,178,821 $0 $0 $0 $0
Tony Snell $1,472,400 $1,535,880 $2,368,327 $3,393,813 $0 $0
Nazr Mohammed $1,448,490 $0 $0 $0 $0 $0
E’Twaun Moore $948,163 $1,015,421 $0 $0 $0 $0
Aaron Brooks $915,243 $0 $0 $0 $0 $0
Solomon Jones $915,243 $0 $0 $0 $0 $0
Kim English $816,482 $1,147,276 $0 $0 $0 $0
Ben Hansbrough $816,482 $1,147,276 $0 $0 $0 $0
Cameron Bairstow $507,336 $845,059 $980,431 $1,251,245 $0 $0
TOTALS: $66,466,519 $60,235,989 $43,825,222 $0 $0 $0
     
IL COACH


Da ormai 4 stagioni alla guida dei Bulls, coach Tom Thibodeau non ha più bisogno di presentazioni: la sua sapiente guida è riuscita a trasmettere ai suoi giocatori un’identità difensiva che rimane l’unico tratto costante del gioco di Chicago anche quando la squadra rimane pericolosamente a corto di bocche-da-fuoco. Ipercompetitivo e tenace, Thibodeau anche in questa stagione è pronto a caricare a molla i suoi giocatori, fiducioso che possano (almeno quest’anno) rimanere tutti sani e consentirgli di ripetere (e migliorare, Cavs permettendo) quella stagione 2010-2011, nella quale conseguì il riconoscimento di Coach Of The Year e rimasta come unico vero picco della sua gestione a Chicago. Aldilà di qualche frizione con la dirigenza, scaturita nella scorsa stagione dal licenziamento del suo braccio destro Ron Adams e dalla cessione del suo “pretoriano” Luol Deng, la sensazione è che Thibodeau voglia comunque rimanere a Chicago per rifarsi di tutte le stagioni in cui, per una ragione o per un’altra, ha dovuto rinunciare al sogno di inseguire il titolo NBA. Con una squadra profonda come non mai, il compito principale del coach dei Bulls sarà soprattutto gestire i minutaggi, cercando soprattutto di prevenire defezioni degli uomini chiave (Noah in testa, viste soprattutto le sue frequenti assenze in questi anni) e cercare di costruire un gioco d’attacco più efficace visto che, per quanto esso possa essere fluido, ci sono momenti interi della partita in cui Chicago non vede più il canestro. Per il resto il suo curriculum parla da solo: un record di 205 vittorie contro 107 sconfitte, mai una stagione perdente da quando è divenuto head coach nel 2010 e soprattutto aver allenato e reso uomini-chiave gente come Nate Robinson e D.J. Augustin (scusate se è poco!).

MIGLIOR GIOCATORE OFFENSIVO

Infortuni o non infortuni, l’uomo in più dei Chicago Bulls rimane sempre la loro stella Derrick Rose. L’ex-MVP, reduce di fatto da due anni di assenza dal parquet intervallate da 10 partite di regular season (e, per quanto conti, dalla preseason 2013), è reduce da un mondiale poco brillante con Team USA, nel quale però ha potuto cominciare a testarsi in vista di questa stagione. Le prime uscite di preseason hanno mostrato un Rose di certo non timoroso e molto affamato, ansioso di scrollarsi di dosso la ruggine di due anni passati a contare i giorni che lo dividevano dal suo “vero” ritorno in campo. Le gare prestagionali hanno però un peso molto relativo, e sarà dunque essenziale verificare la reale condizioni di Rose nel momento in cui la posta in palio comincerà a pesare e le difese cominceranno a dargli maggiore attenzione. Vedere “scorrazzare” per il parquet il no.1 dei Bulls rimane comunque uno spettacolo unico: mentre gli anni e gli infortuni lo martoriavano, D-Rose non ha certo perso l’istinto di tagliare in due le difese per cercare la penetrazione, anche se sembra aver leggermente migliorato il jumper dalla media e il tiro da 3, da sempre i fondamentali in cui in pecca di più in attacco. Se, finalmente, riuscirà a rimanere intero e a recuperare almeno la metà dello smalto del 2011, Chicago ha la possibilità di puntare davvero in alto.

MIGLIOR GIOCATORE DIFENSIVO

Quando si parla di difesa a Chicago i nomi da prendere in considerazione sarebbero tanti, ma quello che viene subito in mente è solo uno: Joakim Noah. Il centro francese, fresco nominato Defensive Player of The Year nella scorsa stagione, ha dimostrato di non avere bisogno di un tiro efficace per essere un centro All-Star: gli basta saper fare tutto il resto. Sia in difesa che in attacco, Noah riesce a facilitare il gioco dei compagni, aggiungendo grinta, intimidazione e rimbalzi. La sua presenza in campo a presidiare il pitturato è sinonimo di determinazione feroce e, se sei un avversario dei Bulls, sai già che con Noah dall’altra parte dovrai faticare  parecchio per portare a casa la partita. Anche le cifre testimoniamo l’impatto del centro dei Bulls, il quale l’anno scorso ha chiuso con 12.6 punti, 11.6 rimbalzi e 1.5 stoppate, anche se a saltare all’occhio sono i 5.4 assist con i quali il francese ha dimostrato una volta di più di poter essere una minaccia offensiva anche senza tirare. Schierare in campo Noah per Thibodeau è garanzia di avere sul parquet un giocatore onnipresente, un leader difensivo che richiama e striglia i suoi compagni quando serve, e ostico da affrontare sia per quanto riguarda la difesa di squadra sia nell’uno-contro-uno, visto anche che unisce ai centimetri una certa agilità. Il giocatore con la grinta e il carisma giusto da affiancare al più mite Rose per puntare con decisione al titolo NBA.

L’UOMO CHIAVE

Erede di Luol Deng in linea diretta nelle gerarchie di Thibodeau, Jimmy Butler è il miglior candidato ad essere l’uomo chiave di questi Chicago Bulls e contendere questo ruolo a Taj Gibson, probabilmente l‘anno scorso unico e indiscusso detentore di questo ruolo visto l’andamento della stagione. Alle soglie ormai della sua quarta stagione nella lega, Butler è il giocatore che più di tutti permette di fotografare le partite dei Bulls: coriaceo in difesa, ondivago e non sempre brillante in attacco. Ciò nonostante, questo non gli ha impedito di chiudere in doppia cifra per punti segnati nella scorsa stagione (13.1) e di candidarsi ad essere una versione sempre più educata di Tony Allen. Infatti la guardia di Chicago, prova vivente del fatto che con Thibodeau bisogna sudarsi ogni minuto partendo dal basso, è il miglior difensore sugli esterni del roster dei tori e l’uomo deputato a marcare il giocare più forte (o quello più atletico) dei pariruolo avversari. La maggior parte delle fortune (difensive e non) di Chicago, tenuto conto della sicurezza dell’avere Noah a guardia dell’area, passa soprattutto dalla sua capacità di vincere i match-up difensivi, o quantomeno di diminuire la pericolosità del suo diretto avversario. Non gli si chiede di essere uno scorer,  e non può esserlo per le sue tendenze di gioco, ma il ritorno di Rose sicuramente, se da una parte lo libererà dallo sgradevole compito di doversi prendere qualche tiro in più, dall’altra gli richiederà di diventare un tiratore più affidabile dall’arco, visti gli “interminati” spazi che presumibilmente verranno aperti dalle folate a canestro del no.1. Non c’è dubbio che un Butler sgravato da compiti offensivi in eccesso rispetto a quelli di sua stretta pertinenza, e libero di dare sfogo completamente alle sua natura difensiva, possa essere l’uomo chiave soprattutto in partite tirate (quindi quasi tutte quelle di Chicago!), nella quali la giocata che risolve la gara è spesso più difensiva che offensiva. Forse solo da riesaminare solo il suo minutaggio, per far sì che si presenti ai playoff tirato a lucido senza necessità di fare gli straordinari prima del tempo.

POSSIBILE RIVELAZIONE

Parliamoci chiaro: dire che Nikola Mirotic sarà una rivelazione potrebbe sembrare sacrilego ai tifosi europei, visto che l’ex-lungo del Real Madrid si è affermato come una delle stelle più brillanti del firmamento cestistico del vecchio continente con la casacca dei blancos. Tuttavia aldilà dell’Atlantico in pochi conoscono le sue gesta, dunque più che altro si tratterebbe di una conferma che il giocatore iberico (di origini montenegrine) può essere determinante anche in NBA. Il suo minutaggio sarà certo contenuto, come nella miglior tradizione di coach Thibo, ma Mirotic dovrebbe essere comunque capace di ricavarsi i suoi minuti, dimostrando la sue doti anche nella nostra lega preferita, magari fungendo da perfetta alternativa a Pau Gasol per lo stile di gioco che accomuna i due.

Piccola chiosa s’ha da fare su un’ altra new entry dei Bulls, il rookie Doug McDermott, approdato nella Windy City via draft. L‘11esima scelta assoluta da Creighton è uno dei rookie più attesi dell’anno, un giocatore di rara concretezza per la sua età che si candida già adesso a contendere il posto a Mike Dunleavy. Ci vorrà un po’ di tempo prima che Thibodeau se ne convinca, soprattutto per alcune piccole lacune
difensive che McDermott deve ancora colmare (uno-contro-uno in testa, a maggior ragione se lo si vuole schierare esterno e non come 4 sottodimensionato, ruolo che aveva a Creighton), ma offensivamente il talento è cristallino, con un moveset che gli consente di essere una minaccia offensiva in una grande varietà di modi. Dopotutto parliamo del 5º realizzatore all-time del campionato collegiale. Attaccante molto educato, fondamentali eccellenti e un elevato IQ cestistico sono il biglietto da visita di McBuckets, come il no.3 dei Bulls viene soprannominato: l’uomo giusto al momento giusto, per una squadra che punta a migliorare l’ormai tradizionale ultimo posto nella lega per media di punti segnati a gara.

MIGLIOR INNESTO

Chi scrive era indeciso se inserire McDermott in questa categoria. Tuttavia, lo starpower e la “gioielleria” impongono di considerare il due volte campione NBA Pau Gasol come il miglior innesto dei Chicago Bulls in questa stagione. Il catalano, arrivato in free agency, va a sostituire, e si spera a migliorare, quello che nelle ultime 4 stagioni è stato il ruolo di Carlos Boozer, ironicamente approdato proprio ai Lakers a sostituire Gasol anche senza l’intervento di alcuna trade. Gasol dovrà supportare i Bulls con la sua intelligenza cestistica e la sua pericolosità offensiva sotto le plance; lo spagnolo è uno dei lunghi più completi della NBA e pur essendo molto calato in quanto a intensità difensiva nel corso degli anni, può comunque supplire a questa lacuna con l’esperienza maturata durante i suoi quasi 14 anni nella lega. Senza contare il fatto che Gasol è l’unico del roster dei Bulls ad avere disputato più delle Finali di Conference, in una squadra che, 2011 a parte, non è mai andata aldilà del secondo turno.

PUNTI DI FORZA E PUNTI DEBOLI

I punti di forza dei Bulls sono risaputi e li abbiamo citati più volte, anche indirettamente, nel corso di questo articolo: la difesa è l’arma principale di una squadra che concede pochissimo ai propri avversari, riuscendo a spezzare il loro ritmo offensivo in maniera sistematica e inducendoli più volte all’errore, che si tratti di forzatura al tiro o palla persa. Tanto sugli esterni, tanto nel pitturato Chicago non molla mai un centimetro senza far sudare agli avversari le proverbiali sette camicie; cuore e grinta sono l’atteggiamento mentale che si posa a questa rigorosa attuazione degli schemi difensivi, e che hanno più volte rappresentato il quid pluris con i quali Noah e compagni, soprattutto in contumacia di Rose, sono riusciti a superare scogli aldilà delle capacità reali della squadra stessa.

Il punto debole, o in questo caso meglio dire interrogativo alla luce di come si comporteranno i nuovi innesti, rimane la fase offensiva posto che, per quanto i Bulls talvolta giochino l’attacco anche in maniera fluida, costruendo tiri comodi grazie a un sapiente uso degli screens e all’opera facilitatrice di Noah, faticano a trovare la via del canestro per interi momenti della partita. L’arrivo di Gasol, Mirotic e McDermott depone proprio in senso contrario, quello di aggiungere pericolosità offensiva ad un roster che ne è stato pericolosamente privo. Questo dunque il principale dubbio legato al cammino in stagione della franchigia in commento, dubbio legato a quello relativo alla tenuta fisica, alquanto precaria nelle ultime stagioni, vero e proprio flagello per Thibodeau, costretto ad adoperare rotazioni spesso improbabili.

SCENARI E PREVISIONI PER LA STAGIONE

Partiamo dal Best Case Scenario, il miglior scenario possibile. I più ottimisti penseranno che Chicago, forte della profondità del proprio roster, con lo stato di eccitazione ed entusiasmo infuso dal ritorno al massimo della propria stella e il suo gioco ormai consolidato, possa approdare a mani basse alle finali della Eastern Conference, dopo avere passeggiato in regular season, magari sfiorando le 60 vittorie oppure, come già una volta fatto, superando questa soglia. La presenza dei Cleveland Cavaliers del Lebron2.0 non permetterebbe neanche a Leibniz di essere più ottimista di così, considerato che tanto la Central Division, tanto la Eastern Conference rischiano di essere dominati dalla franchigia dell’Ohio, al di sotto della quale però, almeno sulla carta, sembra esserci un nulla cosmico, Bulls a parte.

Per quanto riguarda il peggior scenario possibile… ok, so cosa state pensando: “Ma cosa potrebbe accadere di peggio rispetto agli ultimi 3 anni?!”. Partendo dal presupposto assiomatico per cui “la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo”, lo scenario peggiore per i Bulls è quello per il quale, tralasciando il sempre presente rischio infortuni, Chicago possa ancora rimanere al punto di partenza, magari dimostrando una volta di più di essere un’ottima squadra da regular season, ma termini la propria corsa al primo turno di playoff, competizione nella quale, per ragioni relative a infortuni, a pressione psicologica, un roster corto e di conseguenza a rotazioni inadeguate per la postseason (è ancora un mistero come Chicago sia riuscita a vincere partite di playoff ruotando con 7-8 uomini e con Noah in campo da infortunato), non è ancora riuscita a lasciare il segno, se non per delle Finali di Conference ormai sbiadite nel tempo e negli insuccessi delle annate successive.

Lo scenario più realistico vedrebbe invece i Bulls superare di certo le 50 vittorie in stagione (“East is East” per riprendere il titolo di un vecchio film inglese), per poi approdare almeno al secondo turno di playoff, confidando nella possibilità di arrivare anche agevolmente alle Finali di Conference; possibilità questa legata principalmente alla tenuta fisica del roster e a stimoli psicologici adeguati da parte del coach oltre che (repetita iuvant) al ritorno di Rose a buoni livelli.

Insomma, tanta è la fame di gloria dalle parti della Città del Vento. I tifosi sono stanchi di continuare a patire e sono ansiosi di riprendere il filo di un discorso lasciato solo all’inizio qualche anno fa; l’ostacolo si chiama ancora LeBron James, stavolta tornato alle origini, portando con sé a Cleveland una nuova ventata di entusiasmo. Sarà in grado Chicago finalmente di ricoprire il ruolo di seria contender al titolo NBA, o dovrà rimandare le proprie aspirazioni per l’ennesima volta? Non manca ancora molto per scoprirlo, il 28 Ottobre non è più così lontano.

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