A New York quest’anno le vacanze estive sono iniziate presto, niente playoff, niente scelte al draft ma in compenso tantissime cose da revisionare dal punto di vista dell’organigramma societario ed un giocatore di non poco conto da rinnovare.
La ricostruzione nella Grande Mela è iniziata lo scorso Marzo, con la nomina a presidente di Phil Jackson, quando i risultati latitavano e la postseason sembrava ormai già un miraggio. Ormai da mesi i patinati rotocalchi chiedevano, a ragion veduta, la testa di Coach Woodson ed il maestro Zen non ha perso l’occasione di accontentarli scritturando un suo fidato quanto vergine sottoposto come regista: Derek Fisher.
Il povero Mike ha pagato una decisione di squadra, i giocatori da tempo non gli rispondevano più e si sa, a certi livelli non è l’allenatore ad avere il potere.
D-Fish in pochi giorni è passato dalla cocente eliminazione con i suoi Thunder, da giocatore, ad una delle panchine più calde e scomode dell’intera lega, insomma stessa sorte che toccò a Kidd non più di un anno fa. Certo, avere alle spalle un ghost-coach del calibro di Jackson pronto ad indirizzarti e a plasmarti dovrebbe dare una qual non certa sicurezza ma New York è pur sempre New York e non può che incutere un innato timore reverenziale, soprattutto ad un neofita.
Una volta sistemate le pratiche burocratiche le attenzioni si sono giustamente spostate sulla questione Anthony, che ad onor del vero già da un anno abbondante teneva banco tra le più variegate e strampalate ipotesi. “Melo va a LA con Kobe”. “Melo va a Houston con Dwight e Harden”. “No, no ascoltate me, Melo va a Chicago con coach Thibodeau a vincere il titolo”.
Melo resta nella Grande Mela, scusate l’infelice gioco di parole, questo è il responso finale di un’estenuante campagna mediatica e dello snervante TotoMelo. Che sia stato l’arrivo di Jackson, la scelta di LeBron di tornare a Cleveland (come ha dichiarato l’interessato) o quei circa 130 milioni messi sul piatto dai Knicks in cinque anni, a convincere Anthony a rifirmare non ci è dato saperlo. Il dato di fatto è che il prodotto di Syracuse è restato e da lui i Knickerbockers dovranno ripartire per cercare di raggiungere traguardi importanti.
MADISON SQUARE GARDEN: MERCATO:
Il mercato dei Knicks si è basato su due punti fondamentali: il rinnovo di contratto di Anthony e la trade con i Mavs.
La telenovela Melo ha tenuto tutti i tifosi di New York con il fiato sospeso per lunghissime ed estenuanti settimane; solo dopo la decisione ufficiale, del talento ex Nuggets, di proseguire l’avventura nella Grande Mela, in molti hanno potuto tirare un sospiro di sollievo.
Da Dallas sono arrivati due giocatori molto importanti come Dalembert e Calderon in cambio di Felton e Chandler. Se tra i due centri è lecito considerare migliore il buon Tyson (anche se in netto calo nell’ultima stagione), grazie all’arrivo del playmaker spagnolo i newyorchesi hanno aggiunto un grande valore al proprio roster. Con Calderon in cabina di regia la squadra di Fisher potrà contare su un uomo di esperienza in grado di regolare i ritmi di gioco al meglio, al contrario di Felton che risultava essere una guardia adattata a play che spesso più che dirigere i compagni si limitava a scorrerie e forzature. Buon acquisto il centro Jason Smith che potrà comodamente alternarsi con Dalembert e dare minuti di qualità, visto l’ottimo potenziale. Interessante anche l’arrivo di Larkin, giocatore di prospettiva, che probabilmente faticherà a ritagliarsi spazio in questa annata. I restanti movimenti riguardano giocatori di contorno che potranno giocare si e no qualche minuto.
ARRIVI: Jose Calderon (PG, Dallas), Shane Larkin (PG, Dallas), Wayne Ellington (SG, Dallas), Samuel Dalembert (C, Dallas), Cleanthony Early (SF, Wichita State), Jason Smith (C, New Orleans) Quincy Acy (SF, Toronto), Travis Outlaw (SF, Sacramento), Langston Galloway (PG, St. Joseph’s), Travis Wear (SF, UCLA), Orlando Sanchez (PF, St. John’s), Didier Mbenga (C, Free Agent).
PARTENZE: Tyson Chandler (C, Dallas), Raymond Felton (G, Dallas), Shannon Brown (PG, Miami), Wayne Ellington (SG, Lakers), Jeremy Tyler (PF, Lakers).
STARTING FIVE:
PANCHINA:
PAYROLL:
IL COACH:
Affidarsi ad un allenatore senza esperienza può essere un grosso rischio, specialmente se lo si fa in un ambiente che non concede troppi errori. Certo, il rischio può ridursi ai minimi termini se l’uomo in questione è supportato e scelto da un certo Phil Jackson. I Knicks hanno deciso di dare fiducia a Fisher a cui noi diamo il beneficio del dubbio, sarebbe da malfidenti pensare che il buon Derek sia solo un burattino nelle mani del maestro Zen. L’ex Lakers, manovrato o meno, ripartirà dai precetti del suo mentore e quindi dal triangolo offensivo come sistema di gioco. Triangolo che ha già avuto la benedizione del tifoso Knicks per antonomasia: Spike Lee, che ha già annunciato girerà un documentario a riguardo.
La coppia Fisher-Jackson dovrà riuscire ad inculcare una mentalità vincente a giocatori e tifosi, stiamo parlando di due che in linea di massima se ne intendono di successi visti i 17 titoli NBA vinti complessivamente (di cui 5 insieme con i Lakers). Il sogno è quello di riportare il Larry O’Brien Trophy nella Grande Mela dove non si vede dal lontano 1972-73 quando ad alzarlo fu proprio un giovane Phil Jackson, non ancora maestro.
GIOCATORE CHIAVE IN ATTACCO:
Impossibile discostarsi dal nome di Anthony per quanto riguarda l’attacco dei Knicks. Il prodotto di Syracuse è senza ombra di dubbio uno dei maggiori talenti offensivi (se non il maggiore) della lega, il suo arsenale è tanto vario quanto ben assortito e ciò lo rende a larghi tratti incontenibile. Ottimo tiratore dalla lunga, eccellente penetratore e sublime conoscitore del gioco spalle a canestro…certo poi esisterebbe anche la metà campo difensiva. Lo scorso anno le cifre di Melo sono state mostruose: 27.4 punti a partita, 8.1 rimbalzi (massimo in carriera) e 40% abbondante da 3.
Durante l’estate Carmelo ha lavorato moltissimo per perdere peso in modo tale da riuscire a giocare da ala piccola al meglio, da verificare l’effetto che ne risulterà sul campo. Con l’aiuto e i precetti della coppia Fisher-Jackson, Anthony, potrà incrementare ulteriormente le sue attitudini e senza dubbio beneficerà del tanto decantato triangolo offensivo. In questa stagione Melo sarà chiamato ad una grandissima prova di maturità e dovrà riuscire a togliersi di dosso la nomea di “giocatore perdente”. Punto nell’orgoglio dal mancato approdo nella postseason della scorsa stagione ed aiutato da Phil e dal suo sistema, Anthony, sembra essere uno dei principali indiziati per il titolo di MVP stagionale, soprattutto alla luce dell’infortunio a Durant e alla “concorrenza” in casa Cavs.
GIOCATORE CHIAVE IN DIFESA:
La difesa da anni risulta essere il vero anello debole della squadra newyorchese. Per coach Fisher e per il maestro Zen il punto di partenza sarà proprio quello di oliare al meglio i meccanismi quantomeno arrugginiti di questa banda di tiratori franchi.
Partito Chandler che sulla carta era il miglior difensore del roster, l’”arduo” compito di farne le veci toccherà proprio al suo sostituto: Samuel Dalembert. Il centro ex Dallas fa sicuramente della lotta a rimbalzo e dell’intimidazione le sue principali doti. Stoppatore di alta caratura cercherà di non far rimpiangere Tyson e al tempo stesso di proteggere al meglio il pitturato dei suoi. Nella ricerca delle mosche bianche, difensivamente parlando, in casa Knicks non può non essere citato Shumpert che, reduce da un’annata tutt’altro che semplice, potrà dare indubbiamente il suo contributo in termini di intensità e pressione.
RIVELAZIONE:
Per i Knickerbockers non si può parlare di vere e proprie rivelazioni visto l’altissimo tasso di talento e potenziale a roster. La rotazione è oggettivamente lunga e tantissimi giocatori saranno alla ricerca di riscatto dopo la passata stagione. Tuttavia la coppia da cui è lecito attendersi qualcosa in più sarà quella formata da Stoudemire e Shumpert. Il lungo ex Suns dopo un calvario di infortuni e anni di delusioni sul finire della passata regular season ha lanciato segnali incoraggianti di ripresa. Per Amar’e appena 11.9 punti di media in circa 23 minuti l’anno passato ma con ben 65 partite giocate, di cui 21 partendo in quintetto, continuità che mancava dalla prima stagione in maglia Knicks. Tralasciando i numeri non propriamente esaltanti, sul piano dell’intensità qualcosa ha lasciato vedere, dando comunque per assodato che l’esplosività di un tempo non potrà che restare uno sbiadito ricordo.
Per quanto riguarda Shumpert si tratta invece di un riscatto a tutti gli effetti. Il prodotto di Georgia Tech non è riuscito a fare il salto qualitativo che ci si attendeva arenandosi a quota 6.7 punti (0.1 in meno della stagione precedente ma con 4 minuti e mezzo in più di utilizzo) ed incrementando solamente la voce rimbalzi a livello statistico (4.2 rispetto ai 3 dell’annata ‘12/’13). Le percentuali dal campo sono scese in modo rilevante, quest’anno Iman dovrà dare prova di maturità e soprattutto rendere il suo contributo a livello difensivo.
Non possiamo esimerci dal citare il nostro Andrea Bargnani che dopo lo sfortunato, quanto goffo, infortunio della scorsa stagione sarà chiamato a dare maggiore contributo in particolar modo a rimbalzo… storia trita e ritrita.
MIGLIOR COMPRIMARIO:
La miglior spalla offensiva di Melo non può che essere JR Smith con il suo proverbiale talento. Reduce, come tanti suoi compagni, da una stagione con più bassi che alti, l’ex sesto uomo dell’anno dovrà tornare a mostrare tutte le sue doti se i Knicks vorranno ambire a qualche traguardo importante. Dopo un’annata iniziata in sordina tra weed, serate e sparatorie a salve, dal campo, il tatuatissimo numero 8 è tornato ad esprimersi su buoni livelli, non a caso proprio il suo vistoso miglioramento è coinciso con il disperato tentativo di rimonta di squadra per raggiungere i playoff. Secondo miglior realizzatore di squadra a quota 14.5 punti, JR, ha avuto un notevole calo rispetto ai 18.1 della stagione precedente, unica nota lieta l’ottima percentuale dall’arco (39.4%). Smith dovrà riuscire a mettere la testa a posto definitivamente per affermarsi come stella e non esiste persona più indicata di Phil Jackson per riuscire in tale impresa.
MIGLIOR INNESTO:
All’interno di una campagna acquisti di buon livello a spiccare è sicuramente il nome di Calderon. L’esperto giocatore spagnolo sarà senza dubbio un valore aggiunto tra le fila dei Knicks. Tiratore eccellente dal perimetro ed eccellente gestore di palla, l’ex Dallas, porterà esperienza e intelligenza alla corte di coach Fisher. Arrivato come sostituto di Felton, Calderon, potrà mettere a disposizione della squadra maggiori doti difensive e di playmaking rispetto allo statunitense. I Knicks guadagnano molto a livello di fluidità e di impostazione di gioco.
PUNTI DI FORZA:
L’arma principale dei Knicks non può che essere ricercata nello straripante talento offensivo e nei moltissimi punti nelle mani dei singoli giocatori. Il tiro perimetrale è sicuramente il cavallo di battaglia degli uomini di Fisher che possono contare su tiratori eccellenti; i vari Hardaway jr, Calderon, JR Smith, Bargnani passando per lo stesso Anthony sono giocatori da temere dietro l’arco. Il triangolo offensivo non potrà che giovare per creare sempre più tiri puliti. Altro punto forte è la lunghezza del roster, New York potrà fare affidamento su ampie rotazioni vista la panchina quantitativamente e qualitativamente importante. Interessante sarà pure notare l’influsso di Phil Jackson e della sua mentalità vincente in un contesto certamente non semplice come quello della Grande Mela.
PUNTI DEBOLI:
Il fattore New York, intesa come città, non è da sottovalutare perché si sa, da quelle parti basta poco per esaltarsi e ancor meno per deprimersi. La stampa della Grande Mela non lascerà scampo e sarà pronta a criticare ogni minimo errore dei Knicks; una pressione mediatica tanto arcigna quanto costante non può che essere fonte di problemi. Per quanto riguarda il campo i demoni principali sono indubbiamente la difesa e l’individualismo. Difensivamente i Knickerbockers hanno molto da registrare visti i disastri della passata stagione con quasi 100 punti di media concessi agli avversari. L’individualismo dovrà essere estirpato o quantomeno limato dal lavoro di Fisher-Jackson; la scorsa stagione i Knicks hanno collezionato appena 20 assist di media a partita (28esimi nella lega), valore indicativo della scarsa circolazione di palla e dell’abuso di isolamenti ed iniziative personali.
MIGLIOR SCENARIO:
All’interno di un Atlantic Division non esattamente competitiva lo scenario migliore per New York passa per la vittoria divisionale ed un buon impatto nella postseason. I Knicks restano un cantiere aperto, difficile fare previsioni prima di aver visto all’opera per qualche partita gli uomini di Fisher; sulla carta la squadra sembra competitiva per l’est tuttavia la stessa cosa si poteva ipotizzare la scorsa stagione. Di certo i newyorchesi faranno fatica a fare peggio del passato anno. Se il triangolo offensivo e le nozioni del maestro Zen dovessero essere ben metabolizzate da Melo e soci si potrebbe puntare ad un 46-36.
PEGGIOR SCENARIO:
Premesso che con il roster a disposizione dovrebbe essere impossibile fare peggio dello scorso anno e che ad est dovrebbe bastare un record sotto il 50% per accedere ai playoff, lo scenario peggiore ipotizzabile sarebbe un terzo posto nella Division e un settimo-ottavo gettone per la postseason che significherebbe debacle al primo turno nel migliore dei casi o nuova estromissione dalla postseason nel peggiore. 38-44.
PREVISIONI:
Uno scenario onesto per i Knicks potrebbe essere il secondo posto nell’Atlantic, giocandosela con i Raptors il primato. È lecito aspettarsi un record superiore al 50% anche se non eccessivamente esaltante. Come già detto se è complesso in generale fare previsioni, per quanto riguarda New York risulta assolutamente impossibile. Azzardiamo quindi un 43-41 che ad est è indubbiamente un record più che positivo.