1999, 2003, 2005, 2007. Poi la stagione conclusasi pochi (lunghissimi) mesi fa, il 2014. Sfatato il mito della squadra che vince solo negli anni dispari, ma ancora non in grado di riproporsi ai massimi livelli per 2 anni consecutivi.
Questo l’obiettivo che coach Popovich e i suoi ragazzi proveranno ad inseguire da domani notte (si, ormai ci siamo!). Ritrovare motivazioni, convinzione e cattiveria per provare l’ennesimo assalto al Larry O’Brien Trophy, provando per la prima volta a vincerlo da campioni in carica, una delle poche imprese (ancora) non riuscite al duo Popovich-Duncan.
E già. Perché per la 18esima volta si riparte ancora da lui, dal nativo di Saint Croix che a 38 anni suonati non vuol saperne di smettere, soprattutto dopo le ultime 2 stagioni che lo hanno visto straordinario e decisivo protagonista per le sorti dei neroargento.
Le voci che a lungo si erano inseguite lo scorso anno sono state tutte prontamente messe a tacere, rimandando un ritiro che in molti pronosticavano già da un po’. Si continua (almeno) per altri 12 mesi.
Poco più di 10 milioni di dollari, ultimo anno di un contratto che (ad oggi) non prevede prolungamenti o prosecuzioni di sorta. Ma ormai abbiamo imparato con il numero 21, mai dire mai. Altra colonna 2015/2016 vuota è quella di fianco al nome di Ginobili, a lungo miglior sesto uomo della Lega e pedina importante dell’ultima affermazione dei texani, scossa di energia (quasi sempre) positiva in uscita dalla panchina.
I 2 veterani hanno però già delineato la loro discendenza e il cap è lì a testimoniarlo. “Bloccati” per la prossima annata soltanto 33 milioni, confermando su tutti Tony Parker (il più giovane dei Big Three), assieme a Diaw (con tanto di bonus inversamente proporzionali al peso) e Splitter, artefici dello straordinario sistema messo in piedi dagli Spurs.
Ma quello che più di tutti è chiamato alla grande conferma è Kawhi Leonard (dicevamo lo stesso nella scorsa preseason e direi che le cose sono andate benino), giovanissimo MVP delle Finals, protagonista su entrambi i lati del campo, vero prospetto futuro attorno al quale far vertere le sorti della franchigia nei prossimi 10 anni.
A fronte di tutto ciò, impossibile non parlare del nostro Marco Belinelli, chiamato a guadagnarsi sul campo la riconferma (visto il biennale firmato la scorsa estate), alla ricerca di quella maturità difensiva che gli permetterebbe di calcare in maniera prolungata palcoscenici importanti.
Le parole al miele e gli attestati di stima che spesso sono stati pronunciati in favore del giocatore di San Giovanni in Persiceto lasciano ben sperare (così come la straordinaria % al tiro della scorsa Regular Season).
Il giocatore italiano assieme a tutto il resto del roster molto probabilmente ripartirà da quanto di bene è stato fatto nel recente passato. Vista la totale conferma degli uomini (anche Bonner ha prolungato la propria permanenza) l’unico neo di questo inizio di stagione è l’infortunio occorso a Patty Mills, problema non di poco conto che terrà l’aborigeno lontano dal parquet per diversi mesi.
Assenza che in parte proverà a compensare (anche se il ruolo è tutt’altro) il neo arrivato Kyle Anderson, rookie scelto con la 30esima chiamata, ala dei Bruins di UCLA che ha messo a referto medie di tutto rispetto (14 punti e 8 rimbalzi nel periodo trascorso al college) e che ha dato prova di grandi doti da passatore nonostante i 206 centimetri d’altezza. “Piccoli Boris Diaw crescono”, questa la speranza dello staff dei texani.
In definitiva impossibile non annoverare nella ristretta lista dei favori al titolo questi Spurs, anche a fronte dei radicali cambiamenti occorsi agli Heat (e conseguentemente a Cleveland) e degli infortuni che hanno colpito pedine importanti quali George e Durant.
Clippers, Rockets, Mavericks, Blazers (oltre ai soliti noti) cercheranno in tutti i modi di detronizzare Popovich e i suoi ragazzi. Da domani notte all’una, la consegna dell’anello, l’alzata al cielo del vessilo e soprattutto della prima palla a 2.
Ricomincia lo spettacolo sportivo più bello al mondo. Noi siamo pronti, e voi?