A distanza di un possibile, ed altamente probabile, lockout NBA (nel 2017) le parti coinvolte hanno già cominciato a “lanciare sassi nello stagno” per fare rumore con l’obiettivo di non farsi trovare impreparati quando il momento arriverà. Nei giorni scorsi il commissioner NBA, Adam Silver, ha dichiarato che circa un terzo delle squadre NBA stanno perdendo soldi, dichiarazione che non è piaciuta a Michele Roberts, presidente dell’unione giocatori NBA (la prima donna della storia con questa carica), che ha subito risposto con un secco: “Stavolta le lacrime dei proprietari NBA non funzioneranno”.
In una intervista rilasciata a Yahoo la Roberts si è mostrata sorpresa nell’aver appreso la notizia espressa da Adam Silver:
“Posso dire di essere stata piu’ che sorpresa di sentire quelle parole, non sto dicendo che Adam racconti bugie. Sono sicuro che i proprietari delle squadre gli hanno riferito quello che ha poi espresso in conferenza. Ma mi è difficile crederlo, specialmente dopo aver preso in considerazione il contratto collettivo firmato nel 2011 che ha fatto perdere molti soldi ai giocatori, che sono andati, invece, ai proprietari. Si tratta di 1,1 miliardo di dollari che i giocatori avrebbero dovuto ottenere. Quindi trovo veramente difficile pensare che qualsiasi proprietario abbia detto di essere in perdita continuativa. E’ in contrapposizione con la realtà. Tutti sappiamo che tipo di valutazioni economiche abbiano oggi le franchigie NBA. Non devo certo mettermi a ripetere continuamente “2 miliardi di dollari” (l’esborso di Ballmer per l’acquisto dei Clippers) per ricordarlo a tutti. Gli incassi, gli accordi con le televisioni, cosa altro han bisogno per fare soldi? Noi (unione giocatori) non vogliamo ripercorrere lo stesso processo dell’ultima volta, le lacrime dei proprietari NBA non funzioneranno stavolta.”
Fino al 2017 c’è ancora tanto tempo ma la guerra sembra essere solo alle prime, dure, battaglie.