I San Antonio Spurs sono una delle più organizzate franchigie, se non la migliore da questo punto di vista, dell’intera NBA. La loro etica del lavoro, il modo in cui lavorano tutti, dal Pop al nostro Belinelli, sono da molti invidiati. Ma, nonostante ciò, gli “Speroni” difficilmente vengono visti come dei veri rivali. Come quelli da odiare. Per fare un esempio concreto, la squadra di Tim Duncan non ha mai raggiunto minimamente i livelli di “odio” che hanno scaturito i Miami Heat dei big three.
Lo stesso LeBron James, tornato a Cleveland dopo la sonora sconfitta nelle scorse Finals proprio contro San Antonio, ha a lungo parlato dei nero-argento: “No, non posso dire che ci sia rivalità – ha detto al termine dell’allenamento di martedì – Anzi, dico che nutriamo rispetto reciproco; mi hanno aiutato tantissimo a crescere, ad essere un giocatore migliore, e spero che io possa aver migliorato loro.”
Con gli Spurs, LBJ è sotto 2-1 negli scontri alle Finals. L’ultimo, come detto, a giugno scorso, quando Parker e compagnia bella hanno vinto in cinque gare, sempre con uno scarto medio di 18 punti. Verrebbe quasi da dire una vittoria agevole. “Be’, sono cose che capitano in una serie. Loro hanno giocato ad un livello nettamente superiore rispetto al nostro e hanno strameritato la vittoria. Muovevano la palla, mandavano dentro i tiri. Avevano sempre spazio e ottime <<spaziature>>. È così che hanno vinto il titolo.”
Proprio dopo questa sconfitta, LeBron ha pensato bene di sciogliere i big three della Florida per tornare in Ohio, e provare a vincere con la sua squadra che, nel 2007, perse il titolo proprio contro San Antonio. “Sanno come si lavora (gli Spurs, ndr). Sia fuori che dentro il campo. Sanno come si prepara una stagione, come la si vive e come la si deve gestire. Sono bravissimi in questo – dice sempre LeBron – Certo, non possono vincere ogni anno, ma sono sempre lì, giocano sempre meravigliosamente. E questo è merito del lavoro che fanno ogni anno, come si approcciano alla stagione e ad ogni singola partita.”