L’innesto di Phil Jackson nel quadro dirigenziale dei New York Knicks e quello di Derek Fisher come head coach sembrano non aver modificato quasi per nulla la situazione della franchigia; i Knicks infatti sono penultimi ad Est con 21 sconfitte a fronte di sole 5 vittorie e, salvo miracoli, anche quest’anno non raggiungeranno i play offs.
Sono molteplici al momento i problemi per New York, sia quelli più in evidenza come il mancato adeguamento della squadra al “triangolo” predicato dal duo Jackson-Fisher, sia altri ben più radicati all’interno dello spogliatoio. Proprio Fisher, alla sua prima esperienza da allenatore (che sia anche questo un fattore?), ha voluto portare alla luce una delle svariate problematiche in casa Knicks: troppi giocatori si concentrano più sul loro contratto in scadenza e sulla prossima free agency che a fornire prestazioni convincenti. Queste le parole di Fisher riportate da Frank Isola del New York Daily Post:
“Ciò fa parte della realtà di questo gioco, al momento c’è un gruppo di ragazzi che pensano a come potranno continuare a provvedere alle loro famiglie o dove stanno andando con la loro carriera e cosa sia sia meglio per loro, se rimanere qui o cercare un’altra squadra, con tutte le ramificazioni che può portare una simile decisione. Non è una situazione facile con cui convivere, inoltre gli viene chiesto di sacrificarsi di più e fare meno in modo da vincere le partite, quindi non c’è grande coesione e chimica. Tuttavia penso che sono in molti all’interno dello spogliatoio che vogliano fare le cose per bene, e quindi abbiamo la possibilità di vincere molte partite. Non credo che qualcuno si sia già arreso”.
Amar’e Stoudemire, Andrea Bargnani, Iman Shumpert, Shane Larkin, Jason Smith, Quincy Acy, Cole Aldrich e Travis Wear: sono questi i giocatori al loro ultimo anno di contratto, alcuni provenienti da anni di cifre pesanti che difficilmente vedranno nuovamente offerte, sia che rimangano a New York o che decidano di cambiare aria. L’incertezza è dunque paradossalmente l’unica cosa sicura all’interno del locker room del Garden, e quando metà del roster è concentrata su ben altri problemi che non siano gli schemi di gioco, i risultati non possono che essere scadenti; un situazione a dir poco scottante per il front office dei Knicks.