Categorie: San Antonio Spurs

NBAReligion intervista Ettore Messina: La NBA e gli Spurs

E’ appena scoccata la mezzanotte del 27 Novembre, in Italia. Per gran parte della popolazione italica si prospetta una nottata come le altre, inframmezzo fra una sera di svago e la successiva mattinata di lavoro. C’è però una nicchia di appassionati di pallacanestro che resiste alle tentazioni di Morfeo e intrepidamente si arma di pc o tablet per dare un’occhio alle partite della notte NBA. Wizards-Cavaliers, Kings-Rockets, Warriors-Magic… Sì, ma ad un certo momento tramite Twitter si diffonde una buona nuova: Ettore Messina, nella partita Indiana Pacers-San Antonio Spurs, sarà head coach della squadra texana. Gregg Popovich ha qualche problema di salute, così preferisce non presentarsi all’At&T Center di San Antonio e di conseguenza affida la gestione della partita ai suoi assistenti. All’ex allenatore del CSKA Mosca, uno dei 5 ‘secondi’ di Popovich, viene affidato il timone. E, grazie all’immensa fiducia di cui gode all’intero dello spogliatoio degli Speroni, diventa il primo allenatore non americano ad allenare (e vincere) una partita NBA. Sì, si è scritta una pagina di storia del basket europeo. E non è finita qui, verrebbe da aggiungere.

Perché Ettore Messina è stato uno dei più grandi coach della storia della pallacanestro italiana (e anche all’estero qualche titolo pare l’abbia vinto). Ha allenato molti dei più grandi giocatori sbarcati nel Bel Paese, inanellando un successo dietro l’altro. Uno di questi, Manu Ginobili, se l’è ritrovato a roster in questa sua nuova avventura a stelle e strisce. Insieme a lui, Marco Belinelli. Pezzi di Virtus che s’incontrano oltreoceano. Per commentare questo grande viaggio (di cui si è solo all’inizio) NBAReligion ha contattato coach Messina, cogliendo l’occasione per parlare di quello che è la NBA oggi e di come procede la sua esperienza nel mondo del basket americano, a contatto con grandi e variegate realtà.

Come per tutte le grandi storie, è giusto che a tirare le fila del racconto sia il protagonista. Ettore, spinto dalla curiosità redazionale di capire come ha avuto luogo il primo contatto con il mondo NBA, inizia a spiegare:

“I primi momenti di dialogo con l’organizzazione dei San Antonio Spurs risalgono ai tempi in cui reclutarono Ginobili, poi il rapporto è maturato con gli anni, ci siamo sentiti nel corso delle nostre stagioni e quest’anno è arrivata la chiamata”, ci spiega Messina.

Un tassello fondamentale dell’avvicinamento al mondo Spurs (combaciato anche con il primo assaggio di pallacanestro americana) è rappresentato dall’esperienza ai Los Angeles Lakers con coach Mike Brown, il quale nella stagione del Lock-Out, dopo aver visto Messina in azione nelle vesti di capo-allenatore del CSKA bi-campione d’Europa, si convinse a chiamarlo con sé per l’esperienza ai Los Angeles Lakers:

“Mike, su consiglio del suo GM ai Cleveland Cavaliers Danny Ferry, venne a vedere come io e il mio staff preparavamo la stagione del CSKA a Brunico e dopo allora rimanemmo in contatto”, racconta Messina, anche nelle prime pagine del suo libro “Basket, Uomini e Altri Pianeti”, vergato proprio dopo l’esperienza semestrale in California.

Se si accenna ai Lakers, non si può non parlare di un monumento qual è Kobe Bryant, con cui Messina ha avuto la possibilità di lavorare e confrontarsi a El Segundo, storica sede di allenamento colorata di gialloviola. Che ricordo si porta dietro del Black Mamba ora che può confrontare il suo tipo di leadership con un’altra icona del basket moderno, qual è Tim Duncan?

“Sono entrato in questi ambienti, per me sono completamente nuovi, con enorme rispetto e ho sempre cercato di osservare le persone e i rispettivi ruoli all’interno della franchigia. Bryant e Duncan hanno due modi di esprimere il proprio carattere diverso ma, ed è la storia a dirlo, estremamente efficace. Le loro carriere e gli anelli che possono sfoggiare parlano per loro”.

Ma come avviene il lavoro al campo d’allenamento degli Spurs? Come si cerca di migliorare una squadra che è stata capace di finire le scorse NBA Finals giocando una pallacanestro celestiale?

“Il nostro lavoro è una continua ricerca di equilibrio. Guardiamo molti video, analizziamo le partite nel minimo dettaglio. Gli strumenti che lo staff ha a disposizione sono di primissimo livello. Tutto è fatto affinché il gruppo riesca ad esprimersi meglio e si riesca a migliorare il contesto di squadra”. In tutto questo, coach Popovich. “Ogni allenatore ha le sue peculiarità, il suo modo di fare. Stimo moltissimo Popovich, è fonte d’esempio quotidiano per come gestisce il gruppo e responsabilizza la squadra. Sicuramente è un coach che ha influenzato molto il mio modo di allenare”.

Così, con la nostra chiacchierata che volge al termine, dopo aver parlato di passato e di presente, non si può che buttare uno sguardo a quello che sarà il futuro di Ettore Messina. Perché se la prima esperienza americana ai Lakers è stata vissuta come un grande sogno, si ha la netta sensazione che Messina sia arrivato agli Spurs per restarci nel tempo.

“Ma in questo momento io vivo alla giornata, voglio dare una mano, ho un contratto triennale da assistente e al futuro ci  penserò in un secondo momento”.

In bocca al lupo per il proseguo della stagione, coach!

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Pubblicato da
Marco Lo Prato

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