1.1 Definizione ed evoluzione del Salary Cap
1.2 Struttura del Salary Cap: Salary Floor, Salary Cap, Luxury Tax e Apron.
1.3 Cap Room, Cap Hold e Hard Cap: cosa sono?
1.4 Restrizioni salariali: massimi, minimi e Derrick Rose Rule.
1.5 Restrizioni salariali: Rookie scale contract.
1.6 Opzioni e garanzie contrattuali: Player Option, Team Option & Early Termination Option
1.7 Meccanismi di mercato NBA: free agency, trades, sign & trade.
1.8 Estensione e rinegoziazione dei contratti.
1.9 Rilasciare un giocatore e Buyout.
2.1 Le principali eccezioni salariali e relativo impatto sul Salary Cap.
2.2 Altre eccezioni: Rookie Scale Contract, Qualifying Offer, Gilbert Arenas Provision e Over-36 Rule.
2.3 Eccezioni relative agli scambi: Seven Year Rule, Stepien Rule, Poison Pill Provision e No-Trade Clause.
3.1 Introiti NBA e successiva ripartizione del Baskteball Related Income (BRI).
3.2 Escrow System e applicazione pratica.
3.3 Il Revenue Sharing: scopi e funzionamento.
Sommario: 1.1 Definizione ed evoluzione del Salary Cap. – 1.2 Struttura del Salary Cap: Salary Floor, Salary Cap, Luxury Tax e Apron. – 1.3 Cap Room, Cap Hold e Hard Cap: cosa sono? – 1.4 Restrizioni salariali: massimi e minimi. – 1.5 Restrizioni salariali: Rookie scale contract. – 1.6 Opzioni e garanzie contrattuali. – 1.7 Meccanismi di mercato NBA. – 1.8 Estensione e rinegoziazione dei contratti. – 1.9 Rilasciare un giocatore e Buyout.
Il Salary Cap è un sistema con il quale si decreta l’ammontare di denaro totale che ogni franchigia può pagare per gli stipendi dei giocatori presenti all’interno del proprio roster. Per franchigia intendiamo una società professionistica operante all’interno di una determinata lega sportiva. Con l’avvento del Salary Cap si vuole proteggere l’equilibrio economico delle franchigie, ma specialmente mantenere viva ed equilibrata la competizione tra queste, dettando regole e principi che le diverse società debbono rispettare durante la costituzione della propria squadra, pena il pagamento di una sorta di penale che si attiva dal momento in cui si oltrepassa un certo limite.
Tale sovrattassa viene definita come “Luxury Tax” e la analizzeremo attentamente nei capitoli successivi. Da sottolineare come il Salary Cap venga utilizzato con grande successo nello sport nordamericano; di fatto tutte le leghe professionistiche americane più importanti prevedono l’uso del Salary Cap come strumento di regolazione. E’ il caso della NFL, ossia il campionato di football americano, dove tale modello è stato avviato, e mai più abbandonato, nel 1994; della MLB, campionato di baseball americano, della NHL, campionato professionistico di hockey sul ghiaccio, della MLS, ossia il maggior campionato di calcio statunitense, e come detto della NBA, su cui concentreremo la nostra attenzione. Anche l’Australia segue l’esempio nordamericano: il Salary Cap è fissato nel rugby (NRL), nel football (AFL), nel calcio (A-League) e nel basket (NBL).
Situazione un po’ più complicata in Europa, dove il tetto salariale è presente solamente in alcuni campionati professionistici di rugby, come quello francese, gallese e inglese. Negli ultimi tempi si era parlato anche dell’introduzione di un tetto salariale nei principali campionati di calcio europei, ma l’estrema diversità tra il sistema sportivo americano e quello europeo rende difficile tale applicazione. Stiamo infatti parlando di due sistemi basati su due filosofie completamente diverse: le leghe sportive americane si caratterizzano per la mancanza di meccanismi di promozione e retrocessione, per l’inesistenza di ulteriori competizioni oltre al proprio campionato e per meccanismi di divisione delle entrate che differiscono dal sistema sportivo europeo. Quest’ultimo “al contrario prevede che i tornei nazionali abbiano meccanismi di promozione e retrocessione per le squadre partecipanti e che alcune di esse partecipino a tornei sovranazionali (coppe europee e intercontinentali)” [1].
Nella lega americana di pallacanestro, in cui operano e competono tra di loro ben 30 franchigie, il Salary Cap è stato introdotto per la prima volta nel 1946, per poi essere stato abolito l’anno successivo, ma nuovamente ripreso 40 anni dopo. Nella prima stagione l’ammontare totale del Cap era stato fissato entro i 55.000 dollari e la maggioranza dei giocatori guadagnava tra i 4.000 ed i 5.000 dollari all’anno. “Il cestista americano più pagato in quel periodo era Joe Fulks, il quale percepiva uno stipendio vicino agli 8.000 dollari annuali. Da non dimenticare anche Tom King che raggiungeva uno stipendio annuale totale di 16500 dollari”, questo perché ricopriva più ruoli all’interno della sua società: giocatore, direttore marketing e business manager dei Detroit Falcons. Il Salary Cap come lo intendiamo noi è stato ripreso e aggiornato in modo considerevole nel 1983, con un accordo tra la NBA e la NBPA[2] , ossia il sindacato dei giocatori NBA, che ha portato alla redazione del CBA[3], quest’ultimo trattasi di contratto collettivo stipulato tra le due associazioni sopra citate.
Il CBA definisce l’intera struttura del Salary Cap, quindi i conseguenti massimi e minimi salari, le regole per gli scambi, le procedure del Draft NBA e altre migliaia di sottigliezze regolamentari che andremo a sviscerare nel dettaglio successivamente. All’interno del CBA sono inoltre previste le linee guida sanzionatorie da applicare nel caso in cui vengano infrante le regole previste. Nella stagione 1983/1984 ambo le parti accettarono di divedersi gli introiti della lega. Questo accordo si rivelerà decisivo, tant’è che il limite del Salary Cap negli ultimi 30 anni ha continuato a crescere costantemente.
E’ inevitabile come un aumento del Tetto Salariare abbia comportato un frenetico incremento del salario medio dei giocatori: da 330.000 dollari della stagione 1984/1985, si è passati a 5.15 milioni di dollari degli ultimi anni.[4]
[1] G.Caselli, “L’economia dello sport nella società moderna”, Enciclopedia dello Sport 2003
[2] National Basketball Players Association
[3] Collective Bargaining Agreement
[4] Ultimo dato ufficiale registrato nella stagione 10-11
Il Salary Cap NBA viene definito come “Soft Cap”, ossia flessibile, morbido. A differenza dell’Hard Cap[1], dove il limite del Salary non può essere superato per nessun motivo e non sono ammesse eccezioni, il Soft Cap permette alle franchigie di poter mettere sotto contratto giocatori e/o effettuare scambi che eccedono il limite del Salary Cap, ma solo se effettuate sotto certe condizioni previste all’interno del CBA. Questa è una caratteristica fondamentale che differenzia la NBA da tutte le altre leghe americane professionistiche esistenti come la NFL, MLB e la MLS.
Il Soft Cap permette di avere vantaggi considerevoli in termini pratici. Per esempio il rinnovo del contratto di un giocatore simbolo di una franchigia diverrebbe impossibile se fossimo sotto l’imposizione di un Hard Cap, in cui bisogna prestare attenzione a non superare un certo limite salariale; un’offerta congrua con il valore dell’atleta potrebbe quindi non essere presentabile a causa delle stringenti regole, situazione che viene invece superata se tale azione viene effettuata in base ad alcune circostanze previste dal Soft Cap stesso. Non c’è niente di più bello per i tifosi poter continuare ad avere nella propria squadra il giocatore che la rappresenta in tutto e per tutto. Nella NBA questa “situazione” tende ad essere protetta.
Il Salary Cap NBA prevede la presenza di quattro soglie base: il Salary Floor, il Salary Cap, la Luxury Tax Line e l’Apron. Per quanto riguarda il Salary Floor questo viene inteso come un limite minimo che deve essere raggiunto: ogni franchigia è obbligata a spendere un certo ammontare di danaro in ingaggi di giocatori durante la costituzione di una squadra. Il Salary Cap rappresenta, come detto in precedenza, la somma massima che una squadra può spendere in salari. La Luxury Tax Line è invece quella soglia che se superata comporta il pagamento di una penale. L’ultimo livello di soglia presente all’interno del Salary Cap è rappresentato dall’Apron: trattasi di limite massimo oltre il quale certe operazioni di mercato non potranno più essere effettuate.
Il limite Cap viene calcolato prima dell’inizio di stagione in base agli introiti (BRI [2] ) realizzati dalla lega che comprendono per esempio le entrate derivanti dai diritti televisivi, sponsorship, proventi delle Arene e così via. Il sindacato giocatori (NBPA) e il commissioner [3] della lega stessa si incontrano prima dell’inizio del mercato per negoziare l’ammontare previsionale del BRI su cui poi verrà calcolato il Salary Cap stagionale.
Il BRI è sempre oggetto di forte discussione tra le parti, e nel peggiore dei casi si può arrivare anche al Lockout per l’impossibilità di trovare un accordo nella ripartizione dei proventi. Se il sindacato giocatori e la Lega non riescono ad arrivare ad un soluzione entro la fine dello July Moratorium solitamente l’importo del BRI stimato viene determinato in base all’ammontare delle entrate derivanti dai diritti delle Tv nazionali più il BRI della stagione precedente aumentato del 4.5%. Detto questo il calcolo del Salary Cap viene effettuato di conseguenza: 44.74% del BRI stimato, diminuito di alcuni benefits anch’essi stimati, diviso il numero di squadre presenti all’interno della lega, in questo caso 30.
La National Basketball Association ha annunciato lo scorso luglio il Salary Cap per l’attuale stagione: 63.065.000 dollari (circa 4.500.000 $ superiore a quello dello scorso anno). Detto questo, se il Salary Cap è un tetto che comporta una serie di limitazioni una volta superato, al contrario il Salary Floor è il limite minimo che ogni franchigia deve osservare. In altre parole il Salary Floor obbliga le varie squadre NBA a spendere un certo quantitativo di danaro in ingaggi di giocatori, quest’anno il 90% del Salary Cap, quindi 56.758.500 dollari.
Se per diversi motivi una società non riesce a raggiungere la soglia minima indicata, questa sarà comunque obbligata a fine stagione a ridistribuire il disavanzo ai giocatori presenti nel roster. Nel calcolo del Salary Floor bisogna tenere conto di quanto effettivamente speso durante l’anno per i contratti dei giocatori, compresi anche quelli non garantiti e quelli decadali. Non rientra invece il buyout pagato da una squadra NBA per liberare un giocatore da una squadra non appartenente alla lega.
In linea di principio fossimo i proprietari di una franchigia NBA, nella costituzione della nostra squadra dovremmo prestare attenzione a raggiungere il Salary Floor (56.758.500 $) e rispettare il Salary Cap (63.065.000 $), con la possibilità di superare quest’ultimo in alcuni casi, stando ancora attenti a non superare il limite oltre il quale scatta la Luxury Tax. Quest’anno l’ammontare da non valicare per non incorrere in questa sanzione è di 76.829.000 dollari.
Questo significa che le franchigie che operano sul mercato oltrepassando questo importo dovranno poi pagare una vera e propria tassa di lusso. Negli anni precedenti questa prevedeva il pagamento di un dollaro di tassa ad ogni dollaro di sforamento, ma con l’inizio della nuova stagione le regole sono cambiate: 1.50 dollari di tassa per ogni dollaro di sforamento, se questo è contenuto tra 0 e 4.999.999 $, altrimenti la sanzione aumenta come riportato con precisione nella tabella proposta qua sotto. Fino il 50% dei ricavi della tassa può essere destinato direttamente alle franchigie che la tassa non la pagano, ma questo non è obbligatorio. Mentre almeno il 50% dei soldi raccolti verrà utilizzato per le cosiddette “League purposes”, ossia scopi ulteriori della NBA che possono prevedere anche la distribuzione del denaro alle franchigie. Nella scorsa stagione il 50% di tale gettito è stato utilizzato come fonte di finanziamento del programma di “Revenue Sharing”, mentre il rimanente è stato distribuito alle franchigie fuori dal livello di tassazione.
Sforamento | Standard | Repeater | |||
Da | A | Tassa | Totale massimo | Tassa | Totale Massimo |
$0 | $4,999,999 | $1.50 | $7.5 milioni | $2.50 | $12.5 milioni |
$5,000,000 | $9,999,999 | $1.75 | $8.75 milioni | $2.75 | $13.75 milioni |
$10,000,000 | $14,999,999 | $2.50 | $12.5 milioni | $3.50 | $17.5 milioni |
$15,000,000 | $19,999,999 | $3.25 | $16.25 milioni | $4.25 | $21.25 milioni |
$20,000,000 | N/A | $3.75, ulteriori $0.50 per ogni $5 milioni. | N/A | $4.75, ulteriori $0.50 per ogni $5 milioni. | N/A |
L’apron invece è il limite oltre il quale subentrano le limitazioni più pesanti alle mosse di mercato ed è fissato a 4 milioni di dollari oltre il limite della Luxury Tax.
[1] Utilizzato per esempio nella NFL
[2] Basketball Related Income
[3] Il presidente della NBA. Attualmente l’incarico è ricoperto da Adam Silver, in carica dal Febbraio 2014.
Una squadra può firmare uno o più giocatori in base a quanto spazio salariale possiede: tale possibilità è determinata dal cap room. Se una franchigia si trova sotto il cap allora il suo cap room è determinato dalla differenza tra il salary cap e il monte salari di squadra. Nel caso in cui una squadra si trovi sopra il cap, non avrà cap room a disposizione, ma per firmare giocatori dovrà utilizzare le eccezioni cui potrà beneficiare.
Esempio: Se il Salary Cap è di $63.065.000 e il monte salari di una determinata franchigia è pari a $60.000.000, è ovvio che il suo cap room sarà pari a $63.065.000 – $60.000.000 = $3.065.000. Viceversa, se il monte salari è di $68.000.000 e quindi oltre il Salary Cap, allora non c’è cap room e l’ammontare per firmare giocatori sarà pari, in questo caso, alla Non-Taxpayer Mid-Level Exception (per tutte le eccezione, leggasi il CAPITOLO 2) da $5.305.000.
Nel calcolo del monte salari di una squadra bisogna sì prestare attenzione ai contratti dei giocatori attualmente presenti in roster, ma anche al cosiddetto “Cap Hold”. Alla scadenza di ogni contratto vengono generati dei diritti, i Bird Rights, che permettono alle squadre sopra il cap di poter rinnovare i propri giocatori in totale legalità. Questi diritti però, nonostante non rappresentino un reale esborso economico da parte della società, occupano spazio salariale e formano il cap hold. Per determinare l’ammontare di cap hold, da conteggiare poi all’interno del monte salari, vengono presi in considerazione i seguenti criteri:
Il cap hold di un determinato contratto non può essere superiore al massimo salariale stabilito dalla lega. Inoltre il cap hold viene considerato nel calcolo del salary cap di una franchigia finché:
I vari team tendono spesso a trattenere nel loro monte salari un certo ammontare di cap hold. Questo viene fatto perché sopra la soglia cap si ottengono diversi vantaggi e si sta relativamente bene: le squadre che sforano il cap hanno infatti a disposizione una serie di eccezioni, quali la Mid Level Exception ($ 5.305 milioni) e/o la Bi-Annual Exception ($2.077 milioni), ritenute più vantaggiose rispetto a quelle che si avrebbero sotto la soglia cap, ossia la Room Mid Level Exception ($ 2.732 milioni).
Esempio: Il salary cap dei Lakers dello scorso anno è stato pari a 93.713.311 milioni di dollari. Visto che l’esborso derivante da esso è pari a 76.755.610 milioni, la luxury tax verrà conteggiata in base a questo valore. Il fatto che ci sia disparità tra i due valori è dovuto al fatto che i losangelini conservano all’interno del proprio salary cap contratti con giocatori che allo scadere del loro contratto si sono ritirati, senza firmare per altre squadre. Inoltre i Lakers non hanno mai avuto necessità di tagliare stipendi perché non hanno mai avuto bisogno di liberare spazio salariale e, visto che stare sopra al cap alle volte (vedi exception) fa più comodo che stare di poco sotto, hanno preferito conservarle. I gialloviola hanno di fatto un cap hold totale di $18.221.976.
Giocatore | Salario precedente | Tipologia | Cap Hold |
Andrew Goudelock | Minimo salariale | Min | $ 884.293 |
Horace Grant | Minimo salariale | Min | $ 884.293 |
Ron Harper | $ 2.200.000 | 130% | $ 2.860.000 |
Jim Jackson | Minimo salariale | Min | $ 884.293 |
Karl Malone | $ 1.500.000 | 120% | $ 1.800.000 |
Ira Newble | Minimo salariale | Min | $ 884.293 |
Theo Ratliff | Minimo salariale | Min | $ 884.293 |
Mitch Richmond | Minimo salariale | Min | $ 884.293 |
John Salley | Minimo salariale | Min | $ 884.293 |
Brian Shaw | Minimo salariale | Min | $ 884.293 |
Joe Smith | Minimo salariale | Min | $ 884.293 |
Shammond Williams | $ 1.750.000 | 120% | $ 2.100.000 |
Con l’implementazione del nuovo contratto collettivo sono state inserite regole che vietano alle squadre che superano un certo limite salariale di effettuare alcune mosse di mercato. Con l’introduzione di queste nuove disposizioni, il Salary Cap da Soft può trasformarsi in Hard Cap. Sono molteplici le situazioni in cui siamo di fronte a situazioni di hard cap:
Le franchigie NBA, nell’ingaggio di giocatori, devono seguire le regole previste all’interno del CBA. Una di queste riguarda minimo e massimo salariale che un giocatore può ricevere. Parliamo di minimo salariale quando siamo di fronte ad un contratto che in linea teorica può essere offerto a tutti i ‘free agent’. Il minimo salariale cambia in base all’esperienza del giocatore nella lega: più questa è alta, maggiore sarà il minimo salariale a cui il giocatore avrà diritto, come illustrato alla perfezione nella tabella proposta di seguito.
Anni in NBA |
2013-14 | 2014-15 | 2015-16 | 2016-17 | 2017-18 |
0 | $490,180 | $507,336 | $525,093 | $543,471 | $562,493 |
1 | $788,872 | $816,482 | $845,059 | $874,636 | $905,249 |
2 | $884,293 | $915,243 | $947,276 | $980,431 | $1,014,746 |
3 | $916,099 | $948,163 | $981,348 | $1,015,696 | $1,051,245 |
4 | $947,907 | $981,084 | $1,015,421 | $1,050,961 | $1,087,745 |
5 | $1,027,424 | $1,063,384 | $1,100,602 | $1,139,123 | $1,178,992 |
6 | $1,106,941 | $1,145,685 | $1,185,784 | $1,227,286 | $1,270,241 |
7 | $1,186,459 | $1,227,985 | $1,270,964 | $1,315,448 | $1,361,489 |
8 | $1,265,977 | $1,310,286 | $1,356,146 | $1,403,611 | $1,452,738 |
9 | $1,272,279 | $1,316,809 | $1,362,897 | $1,410,598 | $1,459,969 |
10+ | $1,399,507 | $1,448,490 | $1,499,187 | $1,551,659 | $1,605,967 |
Quando un giocatore è stato nella NBA per tre o più anni, e sta giocando con un contratto annuale, o di 10 giorni o fino al termine della stagione al minimo salariale, la NBA si impegna a rimborsare alla squadra che ha ingaggiato il giocatore, parte dello stipendio di quest’ultimo, pari alla differenza tra l’importo del contratto firmato e 915.243 dollari, ossia l’ammontare previsto da un contratto al minimo salariale di due anni. Detto questo, avessimo firmato un giocatore con 10 anni di esperienza in NBA al minimo salariale per la cifra di $ 1.448.490, la lega ci rimborserebbe la differenza tra $ 1.448.490 e l’importo di un accordo biennale al minimo salariale, $ 915.243, quindi 533.247 dollari. Questa azione viene fatta per non scoraggiare le squadre ad ingaggiare veterani che a livello di minimo salariale costano decisamente di più rispetto ai giovani.
Per quanto riguarda il massimo salariale, è il contratto massimo che può essere offerto ad un free agent. L’importo di tale accordo è definito in base all’esperienza del giocatore stesso che condizionerà poi il livello di percentuale del Salary Cap preso in considerazione per il calcolo del massimo ammontare. Un giocatore che è nella lega da più di 10 anni può, per esempio, ambire ad un contratto che arriva fino ai 20.644.400 milioni di dollari a stagione.
C’è però da registrare una serie di eccezioni nella determinazione del massimo salariale: se il 105% del salario del giocatore nella stagione precedente è superiore al valore della fascia di riferimento, sarà questo ad essere utilizzato. Se invece fossimo di fronte ad un giocatore scelto al primo giro del draft che abbia completato tutti i suoi 4 anni di contratto standard, o scelto durante il secondo giro o addirittura ad undrafted purché abbia maturato 4 anni di esperienza nella lega, questo avrà diritto a ricevere un massimo salariale pari al 30% del Salary Cap, sempre che rispetti una delle seguenti condizioni:
A) sia stato nominato per due volte all’interno del primo, secondo o terzo miglior quintetto NBA.
B) sia stato votato per almeno due anni come starter all’interno del quintetto base dell’All-Star Game oppure
C) Sia stato nominato MVP della lega. Questa regola è chiamata anche “Derrick Rose Rule” in onore del famoso giocatore dei Chicago Bulls, appunto Derrick Rose, primo cestista NBA a beneficiare di tale vantaggio.
Anni in NBA | Massimo salariale possibile | 2013-14 |
0 – 6 | 25% del Salary Cap | $14,746,000 |
7 – 9 | 30% del Salary Cap | $17,695,200 |
10+ | 35% del Salary Cap | $20,644,400 |
A partire dal 5 gennaio di ogni anno, le franchigie possono proporre e firmare giocatori con contrattuali decadali o per un periodo che comprende tre partite giocate dalla squadra stessa. La retribuzione prevista al giocatore con questa tipologia di accordo, non poterà essere inferiore al minimo salariale. Inoltre non possono essere proposti più di due contratti decadali ad uno stesso giocatore nella stessa stagione. Una squadra potrà avere tanti giocatori, firmati con contratti decadali, quanti quelli presenti nella lista inattivi (o lista infortunati). L’unica eccezione a questa regola è prevista quando una squadra abbia 13 giocatori nella lista attivi: in questo caso potranno essere firmati giocatori con contratti di 10 giorni, pari al numero di giocatori presenti nella lista degli inattivi, più uno.
Per esempio:
Il sistema sportivo americano è basato sul meccanismo del “Draft” al fine di inserire i giovani prospetti all’interno delle leghe professionistiche, garantendo ogni anno un ricambio generazionale di livello.
“In America la parola Draft ha due interpretazioni: una militare e l’altra sportiva. Sempre di reclutamento si tratta, solo che i primi poi vanno in guerra, gli altri invece finiscono a giocare, strapagati, tra i professionisti. Con il meccanismo del Draft, le leghe sportive americane (in questo caso la NBA) permettono alle squadre più ‘deboli’ di scegliere per prime i migliori talenti giovani del panorama americano.”[1]
Vale a dire che, prendendo in considerazione la classifica della regular season appena terminata, le squadre che si piazzano nelle ultime posizioni della graduatoria avranno il diritto di scegliere per prime i talenti più interessanti presenti al draft. In tale evento, che si svolge solitamente a fine giugno e prevede due giri di chiamate, le 30 franchigie NBA scelgono i giocatori più interessanti che si son dichiarati eleggibili. Questi provengono solitamente dalla NCAA, il famoso e folkloristico campionato di basket universitario, ma ultimamente la tendenza sta cambiando e le squadre NBA scelgono sempre più spesso giocatori internazionali.
In Italia ha fatto clamore la chiamata alla prima posizione del draft 2006 di Andrea Bargnani, attualmente giocatore dei New York Knicks, selezionato dai Toronto Raptors. E’ giusto ricordare che per essere eleggibili e partecipare al draft, i giocatori debbono rispettare una serie di regole contenute all’interno del CBA: un atleta è considerato eleggibile se nell’anno del draft abbia compiuto o compirà 19 anni e se sia trascorso almeno un anno dal diploma delle scuola superiori.
Per determinare quindi se un giocatore è eleggibile, bisogna sottrarre 19 dall’anno del draft. Se il giocatore è nato in quell’anno o prima, allora sarà considerato eleggibile. Per fare un piccolo esempio: Anthony Davis, nato nel 1993, era eleggibile per il draft 2012: infatti, seguendo la regola appena citata, 2012-19 = 1993. Tutti i giocatori nati in quell’anno o prima, sono stati considerati eleggibili per il draft 2012.
Con il termine rookie intendiamo sostanzialmente tutti quei giocatori al primo anno di esperienza in NBA. E’ giusto quindi dire che tutti i giocatori selezionati al draft sono dei rookie. Ma come vengono definiti i contratti tra le franchigie NBA ed i rookie provenienti dal draft? Semplice, esistono delle scale salariali con importi già predefiniti in base alle posizionamento del giocatore al draft. Questa ‘scala salariale’ è stata inserita nel 1995 dopo che alcuni giocatori veterani notarono come diversi rookie, quindi senza esperienza NBA, guadagnassero più di loro.
Il caso più eclatante in quel periodo fu legato al contratto di Glenn Robinson: si vociferava fosse vicino ad un accordo da 100 milioni di dollari, ma in realtà firmò un contratto di 10 stagioni a 68.15 milioni di dollari. Sempre troppi per un rookie NBA. Ad oggi, un giocatore scelto al primo turno del draft deve firmare contratti di quattro anni: i primi due garantiti, mentre gli ultimi due prevedono la presenza di una “team option”, ossia una clausola a favore della squadra che potrà quindi decidere di rinnovare il giocatore per la stagione successiva o meno.
La squadra ha tempo fino al 31 ottobre della seconda stagione del giocatore per poter esercitare la clausola per la terza stagione, e fino al 31 ottobre della terza stagione per esercitare la team option per il quarto anno. Se una franchigia mantiene il giocatore per l’intera durata prevista, ossia 4 anni, può ‘apporre’ sul contratto del giocatore la qualifying offer facendogli acquisire lo status di restricted free agent. Al contrario, se una franchigia non esercita la team option allora il giocatore diventerà unrestricted free agent, con tutte le conseguenze che questo comporta. Per quanto riguarda gli importi predefiniti del contratto bisogna sottolineare come gli ammontari delle prime tre stagioni, ossia le due garantite più il terzo anno legato dalla team option, siano stabilite dalla scala salariale, mentre il quarto anno è definito in base agli incrementi percentuali previsti nei primi tre anni. Una franchigia che si rifiuta di esercitare la propria team option, rendendo il giocatore unrestricted free agent, non potrà successivamente tentare di rifirmarlo a cifre superiori rispetto a quelle previste dal contratto da rookie.
Scelta | Salario primo anno | Salario secondo anno | Salario terzo anno (team option) | Salario quarto anno (team option – incremento in termini percentuali rispetto al terzo anno) | Qualifying Offer (incremento in termini percentuali rispetto al quarto anno) |
1 | $4.436.900 | $4.636.600 | $4.836.300 | 26.1% | 30.0% |
2 | $3.969.800 | $4.148.500 | $4.327.100 | 26.2% | 30.5% |
3 | $3.565.000 | $3.725.400 | $3.885.800 | 26.4% | 31.2% |
4 | $3.214.200 | $3.358.800 | $3.503.500 | 26.5% | 31.9% |
5 | $2.910.600 | $3.041.600 | $3.172,600 | 26.7% | 32.6% |
6 | $2.643.600 | $2.762.600 | $2.881.500 | 26.8% | 33.4% |
7 | $2.413.300 | $2.521.900 | $2.630.500 | 27.0% | 34.1% |
8 | $2.210.900 | $2.310.400 | $2.409.800 | 27.2% | 34.8% |
9 | $2.032.300 | $2.123.800 | $2.215.200 | 27.4% | 35.5% |
10 | $1.930.600 | $2.017.500 | $2.104.300 | 27.5% | 36.2% |
11 | $1.834.100 | $1.916.700 | $1.999.200 | 32.7% | 36.9% |
12 | $1.742.400 | $1.820.800 | $1.899.200 | 37.8% | 37.6% |
13 | $1.655.300 | $1.729.800 | $1.804.300 | 42.9% | 38.3% |
14 | $1.572.600 | $1.643.300 | $1.714.100 | 48.1% | 39.1% |
15 | $1.493.800 | $1.561.000 | $1.628.300 | 53.3% | 39.8% |
16 | $1.419.200 | $1.483.100 | $1.546.900 | 53.4% | 40.5% |
17 | $1.348.200 | $1.408.900 | $1.469.500 | 53.6% | 41.2% |
18 | $1.280.800 | $1.338.400 | $1.396.100 | 53.8% | 41.9% |
19 | $1.223.200 | $1.278.200 | $1.333.200 | 54.0% | 42.6% |
20 | $1.174.200 | $1.227.000 | $1.279.900 | 54.2% | 43.3% |
21 | $1.127.200 | $1.177.900 | $1.228.700 | 59.3% | 44.1% |
22 | $1.082.200 | $1.130.900 | $1.179.600 | 64.5% | 44.8% |
23 | $1.038.900 | $1.085.700 | $1.132.400 | 69.7% | 45.5% |
24 | $997.300 | $1.042.200 | $1.087.100 | 74.9% | 46.2% |
25 | $957.500 | $1.000.600 | $1.043.700 | 80.1% | 46.9% |
26 | $925.700 | $967.400 | $1.009.000 | 80.3% | 47.6% |
27 | $899.000 | $939.500 | $979.900 | 80.4% | 48.3% |
28 | $893.500 | $933.700 | $973.900 | 80.5% | 49.0% |
29 | $887.000 | $926.900 | $966.800 | 80.5% | 50.0% |
30 | $880.600 | $920.200 | $959.800 | 80.5% | 50.0% |
Scelta | Salario primo anno | Salario secondo anno | Salario terzo anno (team option) | Salario quarto anno (team option – incremento in termini percentuali rispetto al terzo anno) | Qualifying Offer (incremento in termini percentuali rispetto al quarto anno) |
1 | $4.592.200 | $4.798.900 | $5.005.500 | 26.1% | 30.0% |
2 | $4.108.800 | $4.293.700 | $4.478.600 | 26.2% | 30.5% |
3 | $3.689.700 | $3,855.800 | $4.021.800 | 26.4% | 31.2% |
4 | $3.326.700 | $3,476.400 | $3.626.100 | 26.5% | 31.9% |
5 | $3.012.500 | $3,148.100 | $3.283.600 | 26.7% | 32.6% |
6 | $2.736.100 | $2,859.200 | $2.982.400 | 26.8% | 33.4% |
7 | $2.497.800 | $2,610.200 | $2.722.600 | 27.0% | 34.1% |
8 | $2.288.200 | $2,391.200 | $2.494.200 | 27.2% | 34.8% |
9 | $2.103.500 | $2,198.100 | $2.292.800 | 27.4% | 35.5% |
10 | $1.998.200 | $2,088.100 | $2.178.000 | 27.5% | 36.2% |
11 | $1.898.300 | $1,983.700 | $2.069.200 | 32.7% | 36.9% |
12 | $1.803.400 | $1,884.600 | $1.965.700 | 37.8% | 37.6% |
13 | $1.713.200 | $1,790.300 | $1.867.400 | 42.9% | 38.3% |
14 | $1.627.600 | $1,700.900 | $1.774.100 | 48.1% | 39.1% |
15 | $1.546.100 | $1,615.700 | $1.685.200 | 53.3% | 39.8% |
16 | $1.468.900 | $1,535.000 | $1.601.100 | 53.4% | 40.5% |
17 | $1.395.400 | $1,458.200 | $1.521.000 | 53.6% | 41.2% |
18 | $1.325.600 | $1,385.300 | $1.444.900 | 53.8% | 41.9% |
19 | $1.266.000 | $1,322.900 | $1.379.900 | 54.0% | 42.6% |
20 | $1.215.300 | $1,270.000 | $1.324.700 | 54.2% | 43.3% |
21 | $1.166.700 | $1,219.200 | $1.271.700 | 59.3% | 44.1% |
22 | $1.120.100 | $1,170.500 | $1.220.900 | 64.5% | 44.8% |
23 | $1.075.300 | $1,123.700 | $1.172.100 | 69.7% | 45.5% |
24 | $1.032.200 | $1,078.700 | $1.125.100 | 74.9% | 46.2% |
25 | $991.000 | $1,035.600 | $1.080.200 | 80.1% | 46.9% |
26 | $958.100 | $1,001.200 | $1.044.300 | 80.3% | 47.6% |
27 | $930.500 | $972.300 | $1.014.200 | 80.4% | 48.3% |
28 | $924.800 | $966.400 | $1.008.000 | 80.5% | 49.0% |
29 | $918.000 | $959.400 | $1.000.700 | 80.5% | 50.0% |
30 | $911.400 | $952.400 | $993.400 | 80.5% | 50.0% |
La scala salariale determina anche l’ammontare della “qualifying offer” che si dovrà al giocatore al termine del quarto anno quando diverrà restricted free agent. Una squadra, in sede di trattativa, può firmare la sua scelta anche a cifre inferiori o superiori rispetto a quella prevista dal “rookie scale”, con variazioni che oscillano tra l’80% ed il 120%. Anthony Bennett, giocatore selezionato alla prima posizione nel Draft di Giugno 2013 dai Cleveland Cavaliers, ha stipulato un contratto di quattro anni (2 garantiti + 2 legati da team option): 5.324.280 il primo anno (120% dell’importo previsto dal “rookie scale”), 5.563.920 (120% dell’importo previsto dal “rookie scale”). Se il giocatore viene firmato per qualsiasi motivo dopo il 10 gennaio, l’ammontare previsto dal rookie scale si riduce sensibilmente per ogni giorno di ritardo, per il resto della stagione. Tali regole vengono applicate anche per giocatori stranieri scelti al draft.
[1] M.Bevacqua, ilpost.it , http://www.ilpost.it/maurobevacqua/2010/06/23/cose-il-draft-nba/
I contratti, spesso e volentieri, contengono una serie di opzioni che possono modificarne, a discrezione di una delle due parti, la durata originaria. Le opzioni contrattuali, almeno all’interno dei confini NBA, permettono al giocatore stesso o alla squadra di poter allungare il rapporto di lavoro. Una volta esercitata, l’opzione non può successivamente essere revocata. Esistono tre tipologie di opzioni:
Esempio: Chauncey Billups, storico play dei Detroit Pistons, era legato da un contratto biennale con la franchigia del Michigan. Il secondo anno però era a discrezione della squadra che poteva decidere di non esercitare la team-option e lasciar ‘scadere’ il contratto in essere, cosa realmente accaduta.
Contratto 2013 Chauncey Billups (Detroit Pistons): 2 anni / $2.500.000 garantiti + $2.500.000 in team option.
Stagione | Salario |
2013-2014 | $2.500.000 |
2014-2015 | $2.500.000 (Team Option) |
2015-2016 | Unrestricted Free Agent |
Esempio: Chris Andersen, giocatore dei Miami Heat, ha un contratto di due anni, il secondo in player-option. Andersen può decidere o meno se esercitare l’opzione per il secondo anno ed allungare così la sua permanenza a Miami. Se non la esercita, il rapporto tra le due parti si interrompe alla fine della stagione 2013-2014. Il giocatore ha deciso ad inizio estate di esercitare tale opzione.
Contratto Chris Andersen (Miami Heat): 2 anni / $2.847.997 totali
Stagione | Salario |
2013-2014 | $1.399.507 |
2014-2015 | $1.448.490 (Player Option) |
2015-2016 | Unrestricted Free Agent |
Esempio: Chris Paul, playmaker dei Los Angeles Clippers, è legato alla franchigia losangelina con un contratto quinquennale. Paul, al termine del quarto anno, può decidere se terminare l’avventura ai Clippers, rinunciando così a più di $24 milioni garantiti nella stagione 2017-2018.
Contratto Chris Paul (L.A. Clippers): 5 anni / $107.343.478
Stagione | Salario |
2013-2014 | $18.668.431 |
2014-2015 | $20.068.563 |
2015-2016 | $21.468.696 |
2016-2017 | $22.868.828 |
2017-2018 | $24.268.960 (ETO) |
2018-2019 | Unrestricted Free Agent |
Le parti possono decidere durante l’anno di modificare il contratto cancellando l’opzione o l’ETO. Non possono esistere più opzioni (Player o Team Option + ETO) nello stesso contratto. Le uniche due eccezioni a questa regole riguardano contratti previsti dal ‘rookie scale’ e quelli stipulati sotto il precedente contratto collettivo. Prima del 2011 potevano essere stipulati contratti di sei anni, con apposizione dell’ETO al quinto anno e una player option nel sesto. Esempio lampante di questa situazione era rappresentato dal contratto di LeBron James.
Esempio: LeBron James ai Miami Heat era legato da un contratto di 6 anni firmato nel 2010, quindi sotto il precedente CBA. Al termine della stagione 2013-2014, James poteva decidere di terminare anzitempo il rapporto con la franchigia della Florida sfruttando l’Early Termination Option. Nel caso in cui non avesse voluto esercitare tale diritto, LeBron avrebbe continuato a giocare per un altro anno negli Heat. Successivamente avrebbe potuto decidere se esercitare la player option per la stagione 2015-2016 e incassare così altri $22 milioni. La realtà dei fatti ha portato LeBron ad esercitare questa clausola e liberarsi del contratto con Miami, tornando a Cleveland.
Contratto LeBron James ai tempi dei Miami Heat: 6 anni / $109.837.500 totali
Stagione | Salario |
2010-2011 | $14.500.000 |
2011-2012 | $16.022.500 |
2012-2013 | $17.545.000 |
2013-2014 | $19.067.500 |
2014-2015 | $20.950.000 (ETO) |
2015-2016 | $22.112.500 (Player Option) |
2016-2017 | Unrestricted Free Agent |
ETO e Player Option possono apparire la stessa cosa, ma in realtà esistono piccole differenze che le rendono distinte una dall’altra:
I giocatori e le squadre, nel caso in cui volessero esercitare l’opzione in proprio favore, lo possono fare rispettando limiti di tempo stabiliti dal CBA. In linea generale la finestra entro cui esercitare la proprio opzione è aperta fino al 30 giugno dell’anno in cui l’opzione stessa potrebbe avere effetto. Detto questo, tale periodo limite può essere anticipato in base a singole trattative effettuate tra squadra e giocatore. Esistono però alcune situazioni che necessitano tempi diversi per l’esercizio dell’opzione:
Non c’è alcuna scadenza e alcuna azione da fare nel caso in cui una squadra o un giocatore non voglia esercitare l’opzione o l’ETO.
Non tutti i contratti sono interamente garantiti: nella NBA moderna la maggior parte dei contratti sono interamente garantiti, solitamente quelli dei giocatori veterani, ma esistono anche giocatori con contratti parzialmente garantiti, dove la piena garanzia contrattuale è legata a clausole stabilite in sede di trattativa. Ci sono diverti tipi di situazioni che possono trasformare un contratto non-garantito in garantito e viceversa in base ad accordi tra giocatore e squadra, e queste sono: morte del giocatore, infortunio durante partita o allenamento, malattia, disabilità mentale occorsa durante la stagione sportiva.
Tutte queste serie di eventi possono portare, laddove c’è accordo reciproco, ad avere garanzie contrattuali, tranne nel caso in cui tali situazioni si siano verificate per imperizia da parte dell’atleta, per esempio: abuso di alcool, di sostanze proibite o per infortunio durante un evento non collegato con la professione del giocatore. Come detto possono essere stipulati contratti parzialmente garantiti, dove la parte rimanente è legata al raggiungimento di risultati, quali possono essere giocare un certo numero di partite, punti segnati durante la stagione o altre tipologie di requisiti stabilite dalle parti. Esiste anche la possibilità di trasformare un contratto parzialmente garantito in totalmente garantito in base alla permanenza nel roster della squadra dopo una data fissata.
Esempio: Ryan Gomes ad inizio Settembre 2013 ha firmato un contratto annuale con gli Oklahoma City Thunder pari a $1.186.459: $25.000 garantiti se non fosse stato tagliato prima dell’1 Settembre 2013, $50.000 garantiti se non fosse stato tagliato prima dell’1 Ottobre, altri $25.000 se il giocatore fosse ancora in squadra dopo la prima partita di regular season e il resto del salario se il giocatore fosse rimasto nel roster dopo il 10 Gennaio. Gomes venne ceduto il 7 Gennaio 2014 ai Boston Celtics che lo tagliarono nelle ore successive all’acquisizione. Con questa azione al giocatore non venne riconosciuto il salario restante, ossia $1.086.459.
Una volta chiariti questi concetti bisogna sottolineare in che modo il raggiungimento delle soglie previste dal Salary Cap può condizionare o meno il mercato delle franchigie NBA. Per fare questo è necessario sapere dell’esistenza di tre tipologie di meccanismi per fare mercato e costituire una squadra: la Free Agency, le Trades e il più complicato delle Sign & Trade.
Per quanto riguarda la free agency, trattatasi semplicemente del mercato dei giocatori attualmente senza contratto, chiamati “free agent”. Spesso i giocatori NBA decidono di non rinnovare il contratto con l’attuale squadra proprio perché intenzionati a testare la free agency, convinti del fatto di poter ottenere contratti più remunerativi, scatenando aste vere e proprie da parte di altre franchigie. Detto ciò, esistono due tipologie di free agent: unrestricted free agent (non ristretto) e restricted free agent (ristretto). La principale differenza tra un unrestricted free agent ed un restricted è sostanzialmente questa: il primo può firmare liberamente per qualsiasi squadra, mentre il secondo può firmare un contratto in linea di massima con una nuova franchigia, ma la precedente squadra avrà la possibilità di pareggiare l’offerta e trattenere il giocatore attraverso una sorta di ‘diritto di prelazione’. Questa azione deve essere effettuata entro 72 ore, altrimenti il giocatore potrà unirsi liberamente ad un’altra compagine.
Le trades NBA riguardando invece scambi tra franchigie. Sostanzialmente è il meccanismo tramite il quale due o più squadre scambiano tra di loro giocatori e/o scelte draft future, tutto questo prestando attenzione alle rispettive soglie Cap. Infine abbiamo le Sign & Trades, letteralmente “firma & scambio”. Questa azione si verifica sovente quando una squadra decide di acquisire un free agent e scambiarlo subito con un giocatore di un’altra squadra.
La sign & trade viene utilizzata quando una franchigia ha paura di perdere un giocatore, in scadenza di contratto e destinato ad essere free agent, senza avere nulla in cambio. La squadra in questione potrà utilizzare tale meccanismo e avrà la possibilità di firmare il giocatore a cifre maggiori rispetto a quelle previste dall’attuale contratto e quindi cederlo ad un’altra compagine NBA in cambio di giocatori, denaro cash e/o scelte draft future. Inoltre la sign & trades è permessa se:
Nb: Le squadre non possono ricevere un giocatore tramite sign & trade se l’ammontare dei salari di squadra sforerà il limite apron al termine dell’operazione.
Particolari sono le disposizioni in materie di estensione contrattuale: non tutti i contratti possono essere estesi, ma solamente quelli di durata pari a 4 o più anni ed in base alla tipologia di contratto.
Tipo di contratto | Può essere esteso |
Quattro, Cinque, Sei anni di contratto | Può essere esteso 3 anni dopo che il contratto è stato firmato |
Contratto già esteso una volta | Può essere esteso 3 anni dopo l’estensione |
Contratti rinegoziati | Può essere esteso 3 anni dopo la rinegoziazione, se il salario è stato rinegoziato per un ammontare superiore del 10% rispetto al precedente |
Contratti del Rookie Scale | Possono essere estesi dal giorno seguente alla July Moratorium fino al 31 Ottobre precedente l’ultimo anno in team option |
Per quanto riguarda i contratti previsti dal Rookie Scale questi possono essere estesi fino ad un massimo di 4 anni. Una franchigia può selezionare un particolare giocatore, chiamato Designated Player, che potrà beneficiare di un’estensione massima di 5 anni di contratto. Ogni squadra può designare un solo giocatore, e potrà averne un massimo di due nel proprio roster, con il secondo ottenuto via trade. Inoltre non è possibile designare un altro giocatore se non dopo la scadenza del contratto di quello precedente. Il salario derivante dall’estensione del contratto da rookie non potrà essere superiore al massimo salariale previsto dal CBA, mentre per coloro che sono Designated Player, il primo anno del nuovo contratto dovrà essere pari al massimo salariale a loro destinato.
Solitamente, nel valutare l’estensione contrattuale di un giocatore con contratto da rookie, si possono offrire importi massimi fino al 25% del salary cap, destinati a giocatori con 0-6 anni di esperienza in NBA. Questa regola può essere sorpassata con la “Derrick Rose Rule” esposta nei paragrafi precedenti con il massimo salariale offerto ad un giocatore con contratto da rookie che potrà essere pari al 30% del salary cap.
Attualmente in NBA solamente quattro giocatori sono stati scelti come “Designated Player” e hanno visto il loro contratto estendersi fino ad un massimo di cinque anni e sono: Derrick Rose (Chicago Bulls), Russell Westbrook (Oklahoma City Thunder), Blake Griffin (L.A. Clippers) e James Harden (Houston Rockets).
I contratti dei giocatori veterani possono essere estesi fino ad un massimo di 3 anni. Il primo anno del nuovo contratto potrà avere un importo massimo del 107.5% rispetto al precedente, sempre rispettando il massimo salariale previsto dal CBA. Possono essere previsti incrementi di stipendio annuale fino ad un massimo del 7.5% del salario nel suo primo anno di estensione. Al giocatore può essere previsto un bonus alla firma del rinnovo contrattuale. Questo può essere al massimo il 15% dell’intero salario previsto dalla nuova estensione. L’estensione contrattuale a giocatori veterani deve essere effettuata entro il 30 giugno, ossia un giorno prima in cui diverrebbero free agent.
Per quanto riguarda i contratti che prevedono una Early Termination Option, questi non potranno essere rinnovati se il giocatore vorrà avvalersi di tale opzione. I contratti con player-option possono essere invece estesi. Nel caso in cui un atleta decida di non volersi avvalere della player-option prevista all’interno del suo contratto, la squadra potrà sempre offrirgli un’estensione contrattuale, ma l’offerta di rinnovo non potrà essere superiore a due anni e lo stipendio del primo anno di estensione non potrà essere inferiore allo stipendio dell’anno in player-option. All’estensione di un nuovo contratto non potrà essere applicata una Early Termination Option, mentre potranno essere inserite player o team option.
Un contratto di durata di 4 o più anni, oltre ad essere esteso, può anche essere rinegoziato su decisione delle due parti. La rinegoziazione è possibile dopo tre anni dalla nascita, estensione o precedente rinegoziazione del contratto stesso, solo con franchigie che si trovano sotto la soglia cap e può essere utilizzata solo per determinare un incremento del salario del giocatore. Necessario sottolineare che tale azione non è possibile tra l’1 Marzo e il 30 Giugno di ogni anno. Un contratto rinegoziato può essere simultaneamente esteso: in questo caso il salario dell’atleta non può subire un decremento superiore al 40% rispetto a quello prima dell’estensione, ma dopo la rinegoziazione.
Esempio: se il salario nell’ultimo anno di contratto è stato rinegoziato dalle parti sui $15.000.000 e simultaneamente viene esteso, il salario nella prima stagione di estensione non potrà essere inferiore a $9.000.000.
I contratti previsti dal ‘rookie scale’ non possono essere rinegoziati.
Non sempre le squadre NBA hanno interesse a trattenere un giocatore nel proprio roster. Può capitare infatti che lo stesso giocatore non risulti essere all’altezza delle aspettative, oppure si infortuni gravemente, occupando un posto nella rosa che potrebbe essere riempito da altri. È per questo che le franchigie NBA hanno la possibilità di tagliare un proprio giocatore, con l’obbligo però di pagargli ciò che è previsto dal contratto, tenendo la parte garantita a pesare sul cap.
Una volta che un atleta viene scaricato dalla propria compagine, lo stesso acquisisce lo status di “on waivers”: per le 48 ore successive al taglio, il giocatore potrà quindi essere ingaggiato:
1) da franchigie che si trovano sotto il Salary Cap
2) da quelle che beneficiano di una trade exception pari al salario del giocatore
3) da quelle titolari d’una Disabled Player Exception, con possibilità di assorbire il salario del giocatore in base alle regole previste e sempre che l’atleta sia nell’ultimo anno di contratto
4) da tutte le franchigie, senza distinzione, nel caso in cui il giocatore sia titolare di un contratto al minimo salariale. In tal caso le squadre dovranno pagare una tassa pari a 1000 dollari all’ufficio della lega per poter reclamare il giocatore appena tagliato.
Inoltre le società non potranno offrire un nuovo contratto, ma solamente assumersi quello esistente al momento del taglio. Se più squadre reclamano uno stesso giocatore, prevarrà quella con un piazzamento peggiore in classifica. Una volta ingaggiato l’atleta, questo non potrà essere scambiato per i 30 giorni successivi all’acquisto, se questo avviene durante la stagione. Se invece l’ingaggio avviene durante l’offseason, il giocatore non potrà essere coinvolto in una trade fino a 30 giorni dall’inizio della stagione successiva.
Se nessuna squadra rivendica la possibilità di ingaggiare il giocatore nelle modalità appena descritte, quindi passano 48 ore dal rilascio, allora questo diventa ufficialmente free agent, il contratto precedente termina e l’atleta potrà scegliere la destinazione a lui più gradita. Se il giocatore viene rilasciato dopo l’1 marzo, questo potrà essere acquisito da altre squadre, ma non può essere inserito all’interno della roster che affronterà eventualmente i playoffs.
Quando una squadra scambia un giocatore e questo viene successivamente tagliato dalla franchigia acquirente, la stessa non potrà rifirmarlo se non dopo un anno dal completamento della trade. Per quanto riguarda invece i giocatori tagliati prima dell’1 Luglio, l’intero salario giocatore sarà rimosso dal calcolo del Salary Cap esattamente 48 ore successive al rilascio. Se invece si tratta di giocatori tagliati dopo l’1 Luglio allora la parte non garantita del salario del giocatore verrà subito cancellata dal calcolo del totale salari di squadra, mentre la parte rimanente verrà rimossa 48 ore dopo la richiesta del taglio.
I contratti che prevedono l’Early Termination Option, vengono conteggiati interamente nel calcolo del cap, a differenza di quelli che includono una player o team option. Tuttavia, nei contratti con player option, viene spesso trattato l’ammontare di salario destinato al giocatore nel caso in cui una franchigia lo intenda tagliare prima che possa esercitare effettivamente l’opzione in suo favore. In questo caso l’NBA obbliga le squadre di tenere conto nel calcolo del Salary Cap anche l’anno di player option previsto, ma non esercitato.
Esempio: Derek Fisher nella stagione 2011-2012 è stato tagliato dagli Houston Rockets, la player option per la stagione 2012-2013 non è stata esercitata. Gli Houston Rockets, secondo le disposizioni dettate dalla lega, ha avuto a Salary Cap sia lo stipendio del 2011-2012 che quella del 2012-2013, per la parte garantita.
Come detto in precedenza, la franchigia protagonista del rilascio dovrà continuare ad adempiere per la parte garantita del contratto del giocatore tagliato, ma nel caso in cui si tratti di contratti e/o estensioni di contratto effettuate prima dell’attuale CBA, allora le due parti potranno stilare un programma di pagamento in base alle esigenze reciproche. Viceversa, per quei contratti stipulati durante l’attuale contratto collettivo, il salario del giocatore tagliato potrà essere pagato in base alle regole dettate dalla “Stretch Provision”, ossia una particolare disposizione che permette di poter spalmare su più anni il salario di un atleta. Questa particolare eccezione può essere utilizzata una sola volta. In tal caso lo stipendio del giocatore prescelto dovrà essere pagato secondo quanto segue: se il giocatore è stato rilasciato nel periodo compreso tra l’1 Luglio e il 31 Agosto, la parte garantita del contratto potrà essere pagata in base al doppio del numero degli anni rimanenti sul contratto, più uno; se il giocatore è stato rilasciato nel periodo compreso tra l’1 Settembre ed il 30 Giugno, la parte garantita del contrato potrà essere pagata in base alla normale tempistica nel corso della stagione, mentre per i restanti anni il pagamento potrà essere spalmato in base al doppio degli anni previsti dal contratto, più uno.
Esempio: nel caso in cui un giocatore con tre anni di contratto venga tagliato il 1° Ottobre, il primo anno sarà versato in base alle normali scadenze stagionali, mentre il salario dei restanti due anni potrà essere spalmato in cinque anni, ossia il doppio di due, più uno.
Dal punto di vista del Salary Cap, la franchigia che spalma su più anni il pagamento del salario di un giocatore, può decidere a sua discrezione di distribuire, per quello stesso periodo, il peso dello stipendio sul cap.
Quando è il giocatore a volere lasciare la squadra esiste un’ulteriore soluzione, quella del buyout. Con il buyout ambo le parti si mettono d’accordo per terminare consensualmente il rapporto: la squadra, solitamente, otterrà un piccolo sconto sull’importo che dovrà pagare al giocatore per lasciarlo libero. La franchigia terrà comunque a cap il salario dell’atleta.
Esempio: nell’estate 2013 Marcus Camby è stato rilasciato dai Toronto Raptors pagando un buyout. Camby, che aveva altri 2 anni di contratto, il primo a 4.4 milioni di dollari, il secondo a 4.2 milioni (cui solo poco più di $1.000.000 garantito), ha percepito dalla franchigia canadese circa $3.400.000, con uno sconto di $2.000.000. In questo modo i Raptors hanno avuto a cap $2.800.000 nella scorsa stagione e $646.000 nell’attuale.
Sommario: 2.1 Le principali eccezioni salariali e relativo impatto sul Salary Cap. – 2.2 Altre eccezioni: Rookie Scale Contract, Qualifying Offer, Gilbert Arenas Provision e Over-36 Rule. – 2.3 Eccezioni relative agli scambi: Seven Year Rule, Stepien Rule, Poison Pill Provision e No-Trade Clause.
Operare sul mercato senza superare il limite del Salary Cap può rivelarsi difficile. Non è un caso se, spesso, le franchigie NBA si trovano al di là di tale soglia. Essendo un soft cap, sappiamo che è possibile effettuare ulteriori operazioni di mercato in base alle eccezioni a cui abbiamo diritto. Esistono diverse tipologie di eccezioni che permettono ad una franchigia di ingaggiare giocatori anche sforando il tetto ingaggi, e sono:
Esempio pratico: Chris Paul nell’estate 2013 ha firmato un rinnovo contrattuale quinquennale con i Los Angeles Clippers, da 107 milioni di dollari così distribuiti: primo anno da $18.668.431, secondo anno da $20.068.563, terzo a $21.468.696, quarto a $22.868.828 e quinto a $24.268.960. Notare come tali cifre tendono a crescere di anno in anno. Questo perché la Larry Bird Exception permette incrementi annuali salariali fino ad un massimo del 7.5% del salario nel primo anno di contratto.
Esempio pratico: i New York Knicks hanno rinnovato nell’estate 2013 J.R. Smith che ha potuto beneficare della Early Bird Exception. J.R. ha firmato un contratto di 3 anni per circa 18 milioni di dollari complessivi: primo anno a $5.565.000, secondo anno a $5.982.375 e terzo anno a $6.399.750. Incrementi annuali del 7.5% del primo anno di salario.
Esempio pratico: Chris Andersen ha rinnovato in Luglio 2013 il suo contratto con i Miami Heat, squadra in cui ha militato nell’ultima stagione. Il centro americano, 1.40 milioni di dollari nel 2012-2013, ha firmato un accordo biennale secondo le regole della Non-Bird Exception che arricchirà il suo portafogli di circa 3.400.000 milioni di dollari: $1.680.000 al primo anno (pari al 120% del salario della stagione precedente) e $1.750.000 il prossimo anno; cifra che cresce a causa dell’incremento fisso annuale del 4.5% del primo anno di salario.
Stagione | Primo anno salario Non-Taxpayer MLE |
2013-14 | $5.150 milioni |
2014-15 | $5.305 milioni |
2015-16 | $5.464 milioni |
2016-17 | $5.628 milioni |
2017-18 | $5.797 milioni |
2018-19 | $5.971 milioni |
2019-20 | $6.150 milioni |
2020-21 |
$6.335 milioni |
Esempio pratico: i Denver Nuggets nell’estate 2013 hanno firmato J.J. Hickson con l’aiuto di questa eccezione. Il giocatore ha firmato un contratto triennale per 16.1 milioni di dollari complessivi: primo anno a 5.150.000 dollari (quanto previsto dalla Non-Tax MLE 2013-2014), secondo a 5.381.750 e terzo anno a 5.613.500 dollari. Incrementi annuali salariali pari al 4.5% del primo anno di salario.
Stagione | Primo anno salario Taxpayer MLE |
2013-14 | $3.183 milioni |
2014-15 | $3.278 milioni |
2015-16 | $3.376 milioni |
2016-17 | $3.477 milioni |
2017-18 | $3.581 milioni |
2018-19 | $3.688 milioni |
2019-20 | $3.799 milioni |
2020-21 | $3.913 milioni |
Esempio pratico: i Los Angeles Lakers nel Luglio 2013 hanno ufficializzato l’ingaggio di Chris Kaman attraverso l’utilizzo della Taxpayer MLE. Il contratto firmato dal centro gialloviola è stato un annuale da 3.183.000 dollari, come previsto dalla Taxpayer MLE del 2013-2014.
Stagione | Primo anno salario Room MLE |
2013-14 | $2.652 milioni |
2014-15 | $2.732 milioni |
2015-16 | $2.814 milioni |
2016-17 | $2.898 milioni |
2017-18 | $2.985 milioni |
2018-19 | $3.075 milioni |
2019-20 | $3.167 milioni |
2020-21 | $3.262 milioni |
Stagione | Primo anno salario BAE |
2013-14 | $2.016 milioni |
2014-15 | $2.077 milioni |
2015-16 | $2.139 milioni |
2016-17 | $2.203 milioni |
2017-18 | $2.269 milioni |
2018-19 | $2.337 milioni |
2019-20 | $2.407 milioni |
2020-21 | $2.479 milioni |
Esempio pratico: i Denver Nuggets hanno ingaggiato lo scorsa stagione Nate Robinson attraverso l’uso della Bi-Annual Exception. Il playmaker ha firmato un contratto biennale da circa $4.122.720: primo anno al $2.016.000 milioni, mentre il secondo da $2.106.720 milioni, ossia 4.5% in più rispetto al primo anno.
Esempio pratico: i Los Angeles Clippers nell’estate 2013 hanno ri-firmato Ryan Hollins tramite la Minimum Player Exception. Il giocatore, che era da 7 anni in NBA, ha firmato un contratto al minimo salariale per $1.186.459.
Esempio pratico: i Los Angeles Lakers, lo scorso gennaio hanno avanzato una richiesta alla NBA di beneficiare della Disabled Player per un grave infortunio occorso a Jordan Hill. La lega americana ha quindi dato il consenso ed i gialloviola hanno ricevuto la possibilità di firmare un giocatore per il resto della stagione. Dato che il contratto di Jordan Hill la scorsa stagione era di $3.563.600, i Lakers potevano firmare un free agent per $1,781,800 o acquisirlo via trade fino a $1,881,800. Detto ciò la franchigia californiana non ha usufruito di tale eccezione lasciandola scadere.
Esempio pratico: è il caso di Chris Andersen. Sospeso dalla NBA nel 2006 per aver fallito un test antidroga, il giocatore fu immediatamente tagliato dai New Orleans Hornets, con cui era sotto contratto. Dopo 2 anni la lega americana decise di reintegrarlo e gli Hornets sfruttarono il “Reinstatement”: firmarono Andersen alle stesse condizioni contrattuali precedenti alla sospensione.
Esempio: i Los Angeles Lakers nel 2011 hanno scambiato Lamar Odom con i Dallas Mavericks in cambio di una traded player exception da 8.9 milioni di dollari e una scelta al draft. Successivamente la franchigia californiana, che era oltre il cap e quindi impossibilitata ad acquisire giocatori, ha utilizzato nell’estate successiva la traded player exception da 8.9 milioni di dollari ricevuta da Dallas per acquisire, via sign-and-trade, il contratto di Steve Nash. Il contratto del playmaker canadese nella stagione 12/13 guarda caso era pari a 8.900.000 milioni di dollari.
Esistono due diverse tipologie di trade in cui vengono utilizzate le traded player exception: simultanee e non simultanee. Come si evince dal nome, le trade simultanee avvengono in un’unica soluzione. In questo caso, tale eccezione può essere utilizzata per incamerare contratti pesanti via trade che porterebbero il totale degli stipendi di squadra oltre il cap. L’ammontare di salario che può essere assorbito via trade è diverso in base alla quota di salario stesso che si movimenta e allo stato del salary cap delle due squadre. Per le franchigie che non pagano la luxury tax, (anche dopo la realizzazione dello scambio) il salario massimo che può essere acquisito tramite trade dipende dall’importo di salario che viene scambiato.
Squadre che non pagano la luxury tax | |
Salario in uscita | Salario massimo in entrata |
Tra $0 e $9.800.000 | 150% del salario in uscita, più $100.000 |
Tra $9.800.001 e $19.600.000 | L’ammontare di salario in uscita più $5.000.000 |
Più di $19.600.000 | 125% del salario in uscita, più $100.000 |
Esempio: i Portland Trail Blazers in passato scambiarono Gerald Wallace ($9.500.000) con i Nets, in cambio di altri giocatori. Dato che il salario in uscita per i Blazers era meno di $9.800.000, potevano ricevere un ammontare di contratti massimale di $14.350.000, ossia il 150% + $100.000 del contratto di Wallace. I Blazers ricevettero infatti Okur ($10.890.000) e S.Williams ($3.000.000), per un totale di salari in entrata pari a 13.890.000 milioni di dollari. Se il salario di Wallace fosse stato pari a $10 milioni di dollari, i Blazers avrebbero potuto ricevere fino a $15.000.000 di contratti di giocatori.
Per le squadre che si trovano o si troverebbero in zona luxury tax dopo la conclusione di una trade, queste possono ricevere un salario pari al 125% di quello in uscita, più $100.000.
Esempio: una squadra, in zona luxury tax, può scambiare un giocatore che percepisce $5.000.000 per un altro che ha un contratto di $6.350.000, ossia il 125% di $5.000.000 + $100.000
Le trade non simultanee invece riguardano scambi che si perfezionano in più passaggi. A differenza delle trade simultanee, in cui possono essere coinvolti più giocatori (quindi più salari aggregati), le franchigie possono scambiare un solo giocatore alla volta senza ricevere immediatamente un altro giocatore. La squadra in questo caso ha fino un anno di tempo per acquisire uno o più giocatori con stipendio totale non superiore a quello in uscita, più $100.000.
Esempio: una squadra cede un giocatore che percepisce uno stipendio di $5.000.000 per un altro che invece ha un salario pari a 4.000.000. Dopodiché la stessa franchigia scambia una scelta del prossimo draft, che vale $0, per un giocatore che ha uno stipendio di $1.100.000.
Da ricordare infine che gli stipendi di future scelte al draft e/o di giocatori al minimo salariale non vengono presi in considerazione nella trade. Esempio: Se una franchigia che non paga la luxury tax ha scambiato un giocatore con un contratto di $5.000.000 in una trade simultanea, allora potrà ricevere uno o più giocatori per un ammontare totale di $7.600.000 di contratti e inoltre ricevere uno o più giocatori al minimo salariale o scelte draft future.
Nelle trade non simultanee le squadre non possono utilizzare le trade exception per firmare free agent, ma solo per acquisire contratti esistenti in altre squadre, a meno che il free agent in questione non venga firmato dalla sua precedente squadra e poi spedito in un’altra attraverso il meccanismo della sign-and-trade. Le franchigie non possono combinare trade exception con altre tipologie di eccezioni al fine di acquisire un giocatore con un salario più pesante.
L’elenco di coloro su cui può essere utilizzata questa particolare eccezione si è ormai ristretto a pochi nomi
Squadra | Giocatori eleggibili |
Atlanta | Al Horford |
Memphis | Mike Conley |
Oklahoma City | Kevin Durant |
Infine, particolare è il comportamento delle Mid-Level Exception, Disabled Player, Bi-Annual Exception e Traded Exception sul salary cap. Le franchigie che in un determinato momento stagionale si trovano sotto la soglia cap, prima di firmare qualsiasi free agent debbono valutare il cap room residuo. In questa valutazione debbono essere considerate le quattro eccezioni appena citate: al team salary di una compagine infatti deve essere aggiunto l’importo delle eccezioni cui possono beneficiare. Se invece fossimo di fronte ad una franchigia già sopra il cap, queste non verrebbero sommate, perché inutili ai fini del Salary non avendo comunque cap room a disposizione. Un team, per ricavare cap room, può anche decidere di non reclamare le eccezioni cui potrebbe avere accesso.
Esempio: se una squadra ha $54.000.000 milioni di salari ed il Salary Cap fosse di $58.000.000, in linea teorica avrebbe $4.000.000 a disposizione. Ma in questo calcolo debbono essere compresi anche le eccezioni disponibili. Facendo finta che la compagine in questione abbia a disposizione una Non-Taxpayer MLE da $5.305.000 ed una Traded Exception da $3.000.000, allora il team salary sarebbe di $54.000.000 + $5.305.000 (MLE) + $3.000.000 (Traded Exc.) = 62.305.000. Va da sé che lo spazio salariale è totalmente inesistente e la franchigia potrebbe ingaggiare uno o più free agent solamente utilizzando le eccezioni a disposizione.
Se il totale degli stipendi di squadra è talmente basso da non raggiungere la soglia cap nemmeno con l’aggiunta delle eccezioni cui potrebbe beneficiare, allora il CBA prevede che la franchigia in questione perde una porzione delle eccezioni inutilizzate.
Non sempre squadra e giocatore draftato arrivano ad un accordo e firmano immediatamente il contratto previsto dal rookie scale contract. Può capitare infatti che le due parti trovino ostacoli nella chiusura della trattativa, vuoi perché la squadra non è più tanto convinta del giocatore selezionato, vuoi perché l’agente del giocatore rende difficile l’operazione chiedendo, lecitamente, il 120% del valore previsto sul rookie scale contract o vuoi perché il giocatore stesso è attualmente sotto contratto con una squadra non NBA. Dal punto di vista salariale sarebbe difficile capire quando inserire il contratto di una scelta draft all’interno del salary cap di squadra, ma il CBA ci viene incontro stabilendo quanto segue:
Se una squadra, una volta draftato un giocatore al primo giro, lo taglia, questo sarà libero di firmare con una nuova compagine senza seguire le condizioni salariali imposte dal rookie scale contract.
La qualifying offer è elemento essenziale della restricted free agency. In questo sistema di mercato il team originario ha un diritto di prelazione su tutte le altre squadre che vogliono ingaggiare il suo restricted free agent. Diritto di prelazione che si traduce nella possibilità di pareggiare l’offerta presentata da altre franchigie. Per far si che un free agent sia effettivamente restricted è necessario che la squadra presenti una proposta di estensione di qualifying offer al giocatore e questa deve essere effettuata entro un periodo di tempo definito, compreso tra il giorno seguente dell’ultima partita delle finali NBA ed il 30 Giugno. La qualifying offer dà la possibilità ad una franchigia di allungare il contratto di un altro anno ad importo predefinito. L’ammontare dell’offerta qualificante è pari:
Esempio: Greg Monroe (Detroit Pistons) al termine della scorsa stagione è ‘uscito’ dal contratto previsto dal ‘rookie scale’. I Pistons, la scorsa estate, hanno deciso di estendere l’offerta qualificante e rinnovare il contratto per un ulteriore anno a $5.479.933.
Ex contratto Greg Monroe (Detroit Pistons): 4 anni / $13.110.094
Stagione | Salario |
2010-2011 | $2.798.040 |
2011-2012 | $3.007.920 |
2012-2013 | $3.217.680 |
2013-2014 | $4.086.454 |
2014-2015 | ($5.479.933)* |
2014-2015 | Restricted Free Agent |
*Qualifying Offer
Contratto Greg Monroe (Detroit Pistons): 1 anno / $5.479.933
2014-2015 | $5.479.933 |
2015-2016 | Unrestricted Free Agent |
Detto ciò, l’importo dell’offerta qualificante può essere superiore o minore in base ad alcune clausole inserite nel contratto, quali possono essere:
Se un giocatore scelto tra la prima posizione e la quattordicesima del draft non rispetta i criteri appena enunciati, allora la sua offerta qualificante sarà ridotta e non potrà essere maggiore a quella applicabile alla quindicesima scelta nella stessa classe del draft. Se invece si tratta di giocatori scelti tra la decima e la trentesima posizione che però rispettano uno dei due criteri, la loro offerta qualificante potrà essere aumentata eguagliando quella destinata alla nona scelta della medesima classe draft. Se invece ci si riferisce ad un undrafted o ad un giocatore scelto durante il secondo giro draft e questi rispetti clamorosamente i criteri di cui sopra, allora all’atleta potrà essere applicata un’offerta qualificante di pari importo a quella destinata alla ventunesima scelta draft.
Al termine dell’ultimo anno di contratto una franchigia può estendere l’offerta qualificante al giocatore. Quest’ultimo ha la possibilità di accettarla o meno. Nel primo caso il contratto verrà automaticamente rinnovato di un anno al termine del quale il giocatore diventerà unrestricted free agent; se invece l’atleta rifiuta l’estensione in base alla qualifying offer allora potrà:
L’offerta qualificante scade automaticamente il 1° Ottobre, tranne qualche eccezione prevista all’interno del CBA. Infine, a quei giocatori che terminano i quattro anni previsti dal ‘rookie scale contract’ può essere offerta una qualifying offer, chiamata Maximum Qualifying Offer, che permette di allungare il contratto per ulteriori cinque anni al massimo salariale previsto, con incrementi pari al 4.5% del primo anno di contratto. La Maximum Qualifying Offer:
Gilbert Arenas Provision. Nel lontano 2005, la NBA ha introdotto all’interno del precedente contratto collettivo una regola per aiutare le franchigie a mantenere in squadra il proprio restricted free agent senza che esso sia legato alla squadra da un contratto previsto dal ‘rookie scale’, ossia se si tratta di giocatori provenienti dal secondo giro del draft o undrafted.
Questa particolare eccezione viene chiamata “Gilbert Arenas Provision”. Il nome deriva propria da Arenas, ex giocatore NBA: nel 2003, Arenas era appena diventato restricted free agent, in uscita dai Golden State Warriors che volevano rinnovarlo con la Early Bird Exception maturata. Nelle trattative si inserirono però i Washington Wizards che firmarono un’offer sheet pesante con il giocatore: $8.5 milioni nella prima stagione. Gli Warriors non potevano offrire ad Arenas un primo anno di contratto superiore a $4.9 milioni, utilizzando la Early Bird Exception, quindi si ritrovarono impossibilitati a pareggiare l’offer sheet dei Wizards per poter mantenere il giocatore.
Con la Gilbert Arenas Provision non è più possibile, per le altre squadre, offrire ad un giocatore che è nella lega da uno o due anni, un’offer sheet con un primo anno di salario superiore alla Non-Taxpayer Mid-Level Exception (quest’anno pari a $5.305 milioni), che permetterebbe alla squadra originaria di poter pareggiare l’offerta e trattenere in squadra l’atleta. È invece possibile offrire un contratto pluriennale con un salario annuale medio che supera la Non-Taxpayer Mid-Level Exception. Sono poi consentiti incrementi salariali annuali limitati: 4.5% di incremento salariale tra il primo e il secondo anno contrattuale, 4.1% tra il terzo e il quarto anno contrattuale. Tra il secondo e il terzo anno è permesso un ampio salto che porta lo stipendio del giocatore ad aumentare in modo considerevole. Questo avviene proprio per dare l’opportunità alla nuova squadra di poter offrire quanto originariamente avrebbe voluto senza la limitazione imposta nel primo anno dalla Gilbert Arenas Provision. Il totale salariale che si può offrire al giocatore dipende dallo spazio salariale della franchigia che mette sul piatto l’offerta.
Esempio: Nel caso in cui una squadra abbia $7.000.000 di spazio salariale, allora potrebbe offrire un contratto di $21.000.000 in tre anni oppure $28.000.000 totali in 4 anni. Sostanzialmente il nuovo contratto, secondo quanto proposto qua sopra, sarà strutturato nel seguente modo:
Stagione | Salario | Struttura contrattuale |
1 | $5.305.000 | Ammontare pari alla Non-Taxpayer Mid-Level Exception stagione 2014-2015 |
2 | $5.381.750 | Incremento del 4.5% sul salario del primo anno |
3 | $8.376.025,875 | Importo che produce $14.468.250 nelle ultime due stagioni con incremento del 4.1% il prossimo anno |
4 | $9.092.224,125 | Incremento del 4.1% sul salario della terza stagione |
Totale | $28.000.000 | La media salariale è di $7.000.000, uguale al cap room della squadra offerente |
Dal punto di vista dell’impatto salariale del nuovo contratto è necessario sottolineare che:
Esempio: Jeremy Lin, restricet free agent nell’estate 2012, è stato ingaggiato dagli Houston Rockets dopo una piccola disputa con i New York Knicks, sua precedente squadra. I Rockets avevano lanciato un’offer sheet da $25.123.938 in 3 anni che non è stata pareggiata dai Knicks. L’impatto del nuovo contratto sul salary cap degli Houston Rockets, secondo quanto sottolineato poco fa, sarà equivalente in base alla permanenza del giocatore nella franchigia texana.
Contratto Jeremy Lin (Houston Rockets): 3 anni / $25.123.938 totali
Anno | Salario | Stipendio a Salary Cap |
2012-2013 | $5.000.000 | $8.374.646 |
2013-2014 | $5.225.000 | $8.374.646 |
2014-2015 | $14.898.938 | $8.374.646 |
Non sempre la ‘Gilbert Arenas Provision’ regala vantaggi ad una franchigia. Ci sono situazioni in cui tale disposizione non aiuterebbe la squadra a mantenere il suo restricted free agent. Se una squadra ha solamente una Taxpayer Mid-Level Exception (pari a $3.278.000) potrebbe non riuscire a pareggiare un’offer sheet perché il primo anno di salario offerto è decisamente più alto dell’ammontare prevista dalla Taxpayer MLE. Un altro caso in cui la Arenas Provision risulta essere inefficace è quando una squadra abbia già utilizzato la sua Non-Taxpayer MLE su un altro giocatore, prosciugandola di fatto. Successivamente, tale franchigia, non sarebbe più in grado di offrire la MLE al suo restriced free agent. Ultimo caso: se un giocatore ha tre anni di esperienza NBA tale regola non si applica; solamente i giocatori con uno o due anni di stagioni all’attivo sono eleggibili.
JULY MORATORIUM. Spesso squadre e free agent cominciano e chiudono trattative verso fine Giugno, inizio Luglio. Tali accordi però non sono ufficiali se non dopo la fine del “July Moratorium” che coincide con un periodo temporale all’interno del quale:
Secondo quanto riportato all’interno del CBA, alcune operazioni di mercato possono essere concluse anche durante questo periodo:
Nella scorsa stagione il periodo di July Moratorium operava tra l’1 ed il 10 Luglio. Dal 11 Luglio è stato possibile rendere ufficiali tutti gli accordi presi in precedenza. Il prossimo luglio invece il periodo è stato accorciato di un giorno, con la conseguente possibilità di firmare giocatori il 10 Luglio come illustrato di seguito:
Stagione | July Moratorium | Giorno in cui potranno essere firmati i giocatori |
2012-13 | Luglio 1-10, 2012 | Luglio 11, 2012 |
2013-14 | Luglio 1-9, 2013 | Luglio 10, 2013 |
2014-15 | Luglio 1-9, 2014 | Luglio 10, 2014 |
2015-16 | Luglio 1-8, 2015 | Luglio 9, 2015 |
Over-36 Rule. La carriera di un giocatore non è infinita: verso i 36 anni la maggioranza degli atleti decide di ritirarsi dal’attività agonistica e intraprendere nuove strade. C’è però una minoranza di giocatori che, valutata la propria integrità fisica, decide di continuare ancora a giocare e rinviare l’uscita dalle scene. Così è stato per Jason Kidd (ritiratosi alla veneranda età di 40 anni) e così è per Steve Nash, 40 anni, attuale playmaker dei Los Angeles Lakers. Questa categoria di giocatori ricade nella cosiddetta Over-36 Rule. Una disposizione apposita per quei giocatori vicini al ritiro e che firmano contratti che superano il 36esimo anno di età dell’atleta stesso. Tale regola è nata per evitare che le squadre NBA potessero offrire contratti non equilibrati, colmando alcune lacune come quella proposta di seguito.
Supponendo di avere un giocatore, 34enne, che tra tre anni volesse ritirarsi, e una squadra, con la sola Non-Taxpayer Exception (ho preso in considerazione quella del 2013/2014 quindi $5.150.000 con incrementi annuali del 4.5%) a disposizione, volesse ingaggiarlo, quest’ultima potrebbe offrirgli un contratto di tre anni, pari alla volontà del giocatore, oppure mettere sul piatto un quadriennale, ingolosendo di conseguenza il free agent che riceverebbe altri soldi. Nel caso in cui il giocatore si ritiri effettivamente alla fine del terzo anno, avrebbe un ulteriore anno di contratto garantito in base agli accordi con la franchigia, ossia avrebbe diritto ad una sorta di salario differito senza mettere piede sul parquet.
La NBA però con l’entrata in vigore della Over-36 Rule, non permette l’esistenza di retribuzioni differite. La lega ha risolto la questione imputando il salario differito “dell’anno zero”, in questo caso il quarto anno, sui tre precedenti; il che si può anche chiarire come segue: la retribuzione differita pesa sul team salary negli anni in cui il giocatore ha effettivamente giocato, non quando si è ritirato.
Esempio schema contratto Over-36 Rule
Stagione | Salario | Redistribuzione salario differito | Salario conteggiato nel Salary Cap |
1 | $5.150.000 | $1.864.634,75 | $7.014.634,75 |
2 | $5.381.750 | $1.948.543,314 | $7.330.293,314 |
3 | $5.613.500 | $2.036.227,763 | $7.649.727,763 |
4 (Anno zero) | $5.845.250 | $0 | $0 |
Come detto in precedenza, il quarto anno, detto anche “anno zero”, viene redistribuito sui precedenti tre. La redistribuzione avviene imputando al primo anno circa il 31.9% della retribuzione differita (31.9% di $5.845.250 è pari a $1.864.634,75); l’importo di salario differito distribuito sul secondo sarà invece pari all’incremento del 4.5% del salario differito sul primo (ossia $1.864.634,75 incrementato del 4.5%, quindi $1.948.543,314). Stesso procedimento si dovrà effettuare per il terzo anno: il salario distribuito sul terzo sarà pari a quello del secondo anno incrementato del 4.5% .
In questo caso sorge un problema: la Non-Taxpayer MLE, pari a $5.305.000, non è sufficiente a coprire il primo anno di contratto proposto come da esempio sopra. Con l’applicazione dell’Over-36 Rule sarà quindi necessario presentare una nuova proposta che rispetti l’ammontare della Non-Taxpayer MLE, come da seguente illustrazione:
Stagione | Salario | Redistribuzionesalario differito | Salario considerato nel Salary Cap |
1 | $3.781.088,8 | $1.368.911,2 | $5.150.000 |
2 | $3.951.237,796 | $1.430.512,204 | $5.381.750 |
3 | $4.121.386,792 | $1.492.113,208 | $5.613.500 |
4 | $4.291.535.788 | $0 | $0 |
Total | $16.145.250 | $16.145.250 |
Da notare come il salario considerato nel salary cap della prima stagione è pari a $5.150.000, ossia alla Non-Taxpayer MLE 2013/2014. In questo modo, la franchigia può ingaggiare il giocatore utilizzando tale eccezione. Curioso notare come il totale del quadriennale ($16.145.250) è uguale all’ammontare del contratto triennale proposto nell’esempio ancora sopra.
Seven Year Rule. Nelle trade tra due o più squadre il peso in termini salariali delle scelte draft future è pari a $0. Molto spesso nelle trattative di scambio vengono inserite più scelte di draft futuri, ma a questo la lega ha posto un chiaro limite: secondo la “Seven Year Rule” non possono essere inserite scelte che riguardano draft futuri oltre 7 anni. Inoltre le scelte draft possono essere protette; ciò significa che tale scelta non cambia proprietario se rispetta alcune condizioni.
Esempio: nel caso in cui i Lakers cedessero la loro scelta del primo giro ai Bulls dichiarandola “top 5 protected”, tale scelta draft sarà effettivamente dei Chicago Bulls se i Lakers sceglieranno tra la sesta e la trentesima posizione. Nel caso in cui invece i gialloviola dovessero estrarre in una delle prime cinque posizioni allora manterrebbe la scelta draft per sé.
Ted Stepien Rule. Inoltre per impedire di privarsi in due anni consecutivi di scelte al primo giro del draft è stata inserita una disposizione, chiamata “Ted Stepien Rule”, dall’omonimo proprietario dei Cavs degli anni ’80. Stepien, ai tempi, fece una serie di operazioni sul mercato che privarono la sua storica franchigia di prime scelte al draft in diversi anni consecutivi.
Esempio: nell’operazione che ha portato Steve Nash ai Los Angeles Lakers dai Phoenix Suns, la franchigia californiana si è privata, oltre ad una traded exception, anche di due scelte al primo giro di draft futuri (2013 e 2015).
Poison Pill Rule. Le squadre sono tenute ad avere una scelta al primo giro del draft in questi due anni di cui sopra. Non è obbligatorio tenere la propria scelta del primo turno, questa infatti può essere ottenuta da un’altra compagine via trade. Può succedere che all’ultimo anno dei quattro anni previsti dal rookie scale contract, una franchigia estenda il contratto del giocatore scelto al primo giro draft e simultaneamente lo ceda via trade ad un’altra squadra. Dal punto vista salariale la franchigia che riceve il giocatore, al posto di conteggiare nel salary cap l’attuale stipendio, deve ‘accogliere’ la media dello stipendio previsto dal contratto stesso. Questa situazione è regolata secondo la “Poison Pill Rule”.
Esempio: un giocatore, il quale guadagna nell’ultima stagione del rookie scale contract $1.500.000, ottiene l’estensione contrattuale con una squadra per altri tre anni a cifre nettamente superiori e subito dopo viene scambiato. In questo caso la compagine acquirente dovrà conteggiare a salary cap e per la durata del contratto stesso, la media del salario del giocatore, ossia $6.645.000 invece di $1.500.000.
Contratto giocatore
Stagione | Salario |
2013-14 | $1.500.000 |
2012-13 | $8.000.000 |
2013-14 | $8.360.000 |
2014-15 | $8.720.000 |
TOTALE | $26.850.000 |
Comportamento del Salary Cap squadra acquirente
Stagione | Salario conteggiato nel Salary Cap |
2013-14 | $6.645.000 |
2012-13 | $6.645.000 |
2013-14 | $6.645.000 |
2014-15 | $6.645.000 |
TOTALE | $26.850.000 |
Media salario: $6.645.000
Alcuni giocatori hanno all’interno dei loro contratti disposizioni particolari che vietano la possibilità di essere scambiati ad altre squadre senza il loro consenso. Questa clausola è chiamata “No-Trade Clause”. Non tutti i contratti tollerano la presenza di questa clausola: la no-trade clause può essere applicata su contratti di giocatori che hanno almeno otto anni di esperienza NBA e che firmeranno un contratto di almeno quattro stagioni con una determinata squadra. La no-trade clause non può essere oggetto di trattativa nei casi di estensione contrattuale a meno che tale clausola fosse già presente.
Esempio: Kobe Bryant (insieme a Tim Duncan, Kevin Garnett e Dirk Nowitzki) è uno di quei giocatori NBA a vantare nel suo contratto la presenza di una ‘no-trade clause’. Nel lontano 2007, i Los Angeles Lakers, squadra di appartenenza di Bryant, avevano raggiunto un accordo di scambio con i Detroit Pistons: ai gialloviola sarebbero andati Rip Hamilton, Tayshuan Prince, Amir Johnson e una scelta al primo giro futura. L’operazione però si blocco improvvisamente a causa dello stesso Kobe Bryant che rivendicò la sua no-trade clause e rimase quindi ai Lakers.
Esistono ulteriori situazioni che impediscono alla squadra di scambiare un particolare giocatore:
Sommario: 3.1 Introiti NBA e successiva ripartizione del Baskteball Related Income (BRI). – 3.2 Escrow System e applicazione pratica. – 3.3 Il Revenue Sharing: scopi e funzionamento.
Nel corso della storia del CBA, si è arrivati in diverse occasioni a scioperi generale indetto da giocatori o dalla lega stessa per incomprensioni riguardo la ripartizione degli introiti. Il primo in ordine cronologico è quello del 1995, fortunatamente rientrato entro l’inizio di stagione e quindi senza aver cancellato partite in calendario. Il 10 luglio 1996 fu annunciato un nuovo lockout: la lega e l’associazione giocatori non erano riusciti a trovare un accordo riguardo la distribuzione di 50 milioni di dollari derivanti da diritti TV. Il sindacato giocatori pretendeva una maggior fetta di introiti rispetto a quelli che la lega offriva, ossia esattamente la metà. Fortunatamente questo lockout durò solamente un paio di ore, proprio perché la lega accettò di destinare ai giocatori ulteriori 14 milioni di dollari aggiungendoli al Salary Cap delle prossime stagioni. Nel 1998 si arrivò all’ennesimo lockout, il terzo. Questo durò ben 204 giorni, dal 1 luglio 1998 fino al 20 gennaio 1999, e comportò l’accorciamento della stagione con una regular season da appena 50 partite, invece delle canoniche 82. Le cause che portarono a tale serrata sono riconducibili al fatto che la NBA voleva modificare alcune regole del Salary Cap per limitare ulteriori aumenti degli stipendi dei giocatori che aveva raggiunto il 58% delle entrate totali della lega stessa, tutto questo contro la volontà del sindacato giocatori che a sua volta richiedeva l’inserimento di incrementi annuali ai contratti al minimo salariale.In quel periodo infatti, il 22% dei giocatori NBA era titolare di un accordo al minimo salariale.
La situazione si risolse con un accordo: il 57% degli introiti della lega erano destinati ai giocatori, mentre il restante 43% ai proprietari NBA. L’ultimo lockout in ordine di tempo è stato quello del 2011, promosso dal sindacato giocatori ed istituito contro la volontà dei proprietari della franchigie NBA che volevano (e ce la fecero) tornare ad una distribuzione equilibrata della “torta” del BRI, ossia ristabilendo la divisione delle entrate intorno al 50% ai giocatori e 50% agli owners. Prima di addentrarci nel reale calcolo di questa ripartizione è bene specificare quali siano le voci che compongono il BRI:
Altre voci non sono comprese nel BRI e sono:
La ripartizione esatta viene effettuata attraverso un calcolo complesso: dalla stagione 2012-2013, ai giocatori è garantita come detto la distribuzione del 50% degli introiti previsti (BRI stimato, calcolato ad inizio stagione), più (o meno) il 60,5% dell’importo con cui gli introiti reali (BRI effettivo, calcolato a fine stagione) superano (o diminuiscono) le previsioni (BRI stimato), con un limite minimo del 49% del BRI ed un massimo del 51% del BRI. Il BRI stimato viene determinato dalla lega e dall’associazione giocatori. In assenza di un accordo tra le parti il BRI stimato sarà pari alla somma degli importi determinati come segue:
Se per esempio il BRI previsto per la stagione 2014-2015 fosse pari a 4.500.000.000 dollari, la fetta destinata ai giocatori sarebbe pari a 2.250.000.000 dollari, pari al 50% del BRI previsto stesso. Ma una volta terminata la stagione e determinato l’ammontare esatto del BRI, per esempio 4.600.000.000 $, i giocatori non dovrebbero spartirsi 2.250.000.000 $, ma 2.300.000.000 $, così composti: 2.250.000.000 $, ossia il 50% del BRI previsto, più 60.500.000 $ che rappresentano il 60.5% dell’ammontare del BRI reale (4,6 miliardi ) che eccede quello previsionale (4,5 mld). Nel caso in cui invece fossimo di fronte ad un BRI reale minore a quello stimato allora la situazione sarebbe un po’ più complicata. Prendendo ancora in ipotesi di avere un BRI previsionale di 4.500.000.000 dollari ed un BRI reale invece di 4.300.000.000 $, allora ai giocatori toccherebbe spartirsi una cifra minore di quella prevista, ossia 2.129.000.000 dollari, calcolata come segue: 2.250.000.000 dollari, ossia il 50% del BRI stimato, meno 121.000.000 dollari, cui rappresentano il 60.5% della differenza tra il BRI reale (4,3 mld) ed il BRI previsionale (4,5 mld).
In via definitiva la ripartizione del BRI tra giocatori e lega sarà quasi sempre differente dal rapporto previsto dal CBA (50% e 50%) e questo fa si che il salario dei giocatori a fine stagione possa subire variazioni in aumento o una diminuzione in base alla fetta di ‘torta’ prevista. Va da sé quindi che i contratti che i giocatori firmano ad inizio stagione possano subire variazioni di questo tipo a fine stagione, proprio perché devono essere regolati in base al procedimento appena illustrato. Da ricordare infine che ogni anno un 1% di BRI viene prelevato dalla parte spettante ai giocatori per costituire un fondo destinato a benefit vari. Quali siano questi benefit viene deciso di volta in volta: si va dal sussidio per gli ex-giocatori in difficoltà economiche, al finanziamento/promozione di associazioni ed enti che si occupino di qualcosa che ha a che fare con il sociale a sfondo cestistico.
Nella stagione 2011-2012, secondo un’analisi avanzata da analisti esterni, la NBA o una squadra NBA (o la parte correlata) ha volontariamente omesso di fornire informazioni contabili relative a ricavi e spese ai revisori contabili incaricati di redigere il consueto report per il calcolo del BRI. Tale mancanza di informazioni ha comportato una sottovalutazione del BRI stesso di $3.250.000 rispetto a quanto previsto. Detto ciò, se una franchigia o la NBA stessa, omette le informazioni di cui sopra, verrà multata di $3.000.000 per la prima violazione e di un ulteriore $1.500.000 per le successive. Il 50% del ricavato della multa, secondo quanto disposto dal CBA, sarà destinato dalla NBA ad un’organizzazione di beneficienza selezionata dalla lega nazionale dei giocatori, il restante 50% invece sarà destinato ad un’organizzazione decisa dalla lega stessa.
Una volta determinato l’esatto ammontare del BRI destinato ai giocatori bisogna intraprendere una serie di azioni. Se i giocatori ricevono meno di quanto garantito dal calcolo del BRI, allora la NBA, per ristabilire la situazione reale, stacca un assegno a favore della NBPA per la differenza. Questo importo verrà successivamente distribuito tra i giocatori. D’altro canto, se i giocatori hanno incassato più soldi di quanto dovessero, allora entra in scena il meccanismo dell’Escrow System. Questo può essere definito come un “deposito di garanzia” e ‘lavora’ a stretto contatto con il BRI. Ad inizio stagione, il 10% degli stipendi dei giocatori viene trattenuto dalla lega e depositato in un apposito conto bloccato (escrow account).
Al termine della stessa si va ad analizzare il rapporto tra la parte di BRI che spetta ai giocatori e la somma dei salari nominali: se i giocatori hanno ricevuto più di quanto previsto, l’Escrow System prevede la restituzione dell’eccedenza alla NBA attraverso l’escrow account. Pare giusto indicare che il danaro prelevato dal conto bloccato è destinato, secondo le regole, ai proprietari delle squadre NBA, distribuito in parti uguali, oppure può essere trattenuto dalla lega, in accordo con gli owners, per le “League purposes”. La parte di liquidità rimanente, se presente, all’interno del conto verrà quindi successivamente distribuita ai giocatori.
Nell’estremo caso in cui l’ammontare del deposito di garanzia sia insufficiente a coprire l’importo dovuto alla NBA, ciò che manca viene pescato dall’1% del fondo destinato a benefits vari. Passando all’applicazione pratica del concetto di escrow system, possiamo immaginare di essere di fronte a tre situazioni diverse: la prima, rappresentata dall’esempio A, dove il deposito di garanzia non verrà utilizzato, ma distribuito successivamente ai giocatori. Nel secondo caso invece, esempio B, l’escrow system entra in pienamente in funzione; gli stipendi e benefit dei giocatori superano infatti la quota di introiti a loro destinata, per riportare la situazione a livelli di legalità vengono quindi girati 116 milioni (su 215 disponibili all’interno del conto del deposito di garanzia) verso i proprietari delle franchigie NBA. Fatto ciò, il residuo ammontare, 99 milioni di dollari, verrà distribuito ai giocatori. Particolare è invece la situazione presentata nell’esempio C, dove il “deposito escrow” ($230 milioni) non è sufficiente ad abbassare i salari giocatori alla quota indicata ($266 milioni). In questo caso i proprietari delle franchigie NBA, a cui sarebbero destinati 266 milioni di dollari, riceveranno l’intero importo presente all’interno del conto bloccato (230 milioni di dollari), senza alcun ulteriore obbligo da parte dei giocatori di colmare il gap (di 36 milioni).
Esempio A | Esempio B Es. C | ||
BRI: | $4.308 miliardi | $4.308 miliardi | $4.308 miliardi |
Divisione introiti designata: | $2.154 miliardi | $2.154 miliardi | $2.154 miliardi |
Salari giocatori: | $2.00 miliardi | $2.15 miliardi | $2.30 miliardi |
Benefit: | $120 milioni | $120 milioni | $120 milioni |
Deposito Escrow (10% dei salari): | $200 milioni | $215 milioni | $230 milioni |
Overage (ammontare di salari & benefit che eccedono la divisione designata): |
$0 | $116 milioni | $266 milioni |
Importo destinato ai proprietari franchigie NBA: | $0 | $116 milioni | $230 milioni |
Ammontare da destinare ai giocatori: | $234 milioni | $99 milioni | $0 |
Nelle scorse stagioni NBA, l’escrow è stato utilizzato similarmente come nell’Esempio B proposto poco fa. Nella stagione 2012-2013, il deposito escrow è stato fissato sui 212 milioni di dollari, cui 168.7 sono finiti nelle tasche dei proprietari NBA ed i restanti 43.5 milioni ridistribuiti ai giocatori. Differente invece la situazione 2011-2012, dove il deposito escrow era di 162 milioni di dollari: 57 milioni son stati trattenuti dalla NBA, mentre 105 milioni ripartiti nuovamente tra i giocatori.
2012-13 | 2013-14 | ||
BRI: | $4.293 miliardi | $4.522 miliardi | |
Divisione introiti designata: | $2.145 miliardi | $2.265 miliardi | |
Salari giocatori: | $2.109 miliardi | $2.134 miliardi | |
Benefit: | $204.9 milioni | $207.4 milioni | |
Deposito Escrow: | $212.2 milioni | $214.4 milioni | |
Overage/underage (ammontare di salari & benefit che eccedono la divisione designata): |
$168.7 milioni | $76.4 milioni | |
Ammontare di overage trattenuto dalla NBA: | $168.7 milioni | $76.4 milioni | |
Escrow residuo distribuito ai giocatori: | $43.5 milioni | $138.0 milioni |
Tornando invece all’Esempio C, dove l’overage era talmente alto da superare anche il deposito escrow, abbiamo detto che i giocatori non perderanno altro danaro se non quello previsto all’interno del conto bloccato (quindi 10% del totale degli stipendi). Tuttavia è previsto che nel caso in cui l’escrow risulti insufficiente, si tenta di ristabilire le giuste proporzioni utilizzando per la copertura l’ormai 1% del fondo di benefits vari destinato ai giocatori. Se, fatta questa operazione, i conti non tornano ancora, non sono previste ulteriori azioni: i giocatori avranno guadagnato più di quanto previsto dalla divisione di introiti designati.
La NBA per evitare queste situazioni, può adottare una serie di procedure con l’intento di ridurre il rischio di overage eccessivi che si traducono poi in vantaggi verso i giocatori e perdite milionarie per i proprietari delle franchigie partecipanti alla lega. Se l’overage (ammontare di salari & benefits che eccedono la divisione di introiti designata) risulta essere minore del 6% rispetto al totale dei salari & benefits destinati ai giocatori, non verrà effettuata alcuna tipologia d’azione. Se invece questo è calcolata nell’ordine tra il 6% ed il 9%, la NBA andrà a studiare il BRI previsionale.
Non verrà eseguita alcuna azione se il BRI sarà abbastanza alto per attenuare il problema da solo. Se il BRI previsionale non sarà soddisfacente, il livello del Salary Cap e della Luxury Tax verranno ridotte. Ultimo caso, se l’overage risulta essere superiore al 9%, l’NBA, senza andare ad analizzare il BRI stimato, andrà mettere direttamente dei freni riducendo il livello del Cap e della Luxury Tax per la stagione successiva. Ad esempio, se i salari totali e dei benefici per il 2013-14 sono 2,27 miliardi dollari e questo ha comportato un carico eccessivo di $ 170 milioni ( 7,5% del monte salari e dei benefici ), e se il BRI previsto per 2014-15 supera il BRI 2013 – 14 del 9%, poi il tetto salariale 2014-15 viene regolato verso il basso di 500 mila dollari , e il livello di imposta da cui partirà la Luxury Tax è ridotta di 380.000 $. Esaurita questa serie di azioni, se i giocatori dovessero ancora guadagnare più della loro parte di introiti designata a causa di un sostanziale calo dei ricavi, allora NBA e NBPA si incontreranno per modificare e revisionare il CBA.
Con il concetto di “Revenue sharing”, la NBA ‘obbliga’ le franchigie in attivo a redistribuire fino al 25% della quota profitti in favore di quelle economicamente più deboli, se non in passivo. Le squadre più blasonate, come i Los Angeles Lakers o i New York Knicks, tendono a portare maggiori incassi per la NBA derivanti spesso da diritti TV. “E’ evidente il divario tra una città New York con i suoi 20 milioni di abitanti e Salt Lake City con meno di un milione di abitanti”. [1]
Maggiori introiti si traducono in un aumento del Salary Cap, che a sua volta comporta un aumento del Salary Floor. Le squadre economicamente più fragili potrebbero risentirne, ma con il revenue sharing la lega vuole aiutare le franchigie che hanno meno mercato, quindi meno disponibilità, a mantenere un giusto equilibrio economico. Durante il lockout del 2011 uno degli argomenti principali è stato anche il revenue sharing: nei precedenti anni la percentuale di distribuzione degli introiti delle franchigie in attivo era nettamente più bassa (intorno al 6% contro l’attuale 50%) e talvolta le franchigie in passivo non riuscivano a risollevarsi dal punto di vista economico, tant’è che si è arrivati ad aumentarne la percentuale.
Con il nuovo piano di revenue sharing tutte le franchigie presenti nella NBA, quindi 30, contribuiranno a versare una parte dei loro profitti in un fondo comune, dopodiché si provvederà a ricevere 1/30 dell’ammontare del fondo stesso. In questa stagione è prevista una distribuzione di 181 milioni di dollari, con due squadre che probabilmente riceveranno 20 milioni di dollari a testa, ed altre sette squadre 16 milioni di dollari ciascuna. L’NBA, per assicurare il buon funzionamento di tale piano, monitora il comportamento sul mercato delle franchigie. Quest’ultime hanno l’obiettivo di generare le entrate previste in base al mercato in cui operano.
Le squadre poco performanti, secondo questo punto di vista, saranno penalizzate dalla NBA e dovranno versare nel fondo comune del revenue sharing la differenza tra gli introiti previsti e quelli effettivamente avuti. Inoltre dovranno implementare un nuovo modello di businness con la lega stessa che può prevedere assunzione di nuovo personale, nuove operazioni sul mercato, rimodellamento delle strategie aziendali e così via. Tutto ciò con l’unico obiettivo di rimettersi in carreggiata e portare alla lega gli introiti potenziali. Se una squadra non dovesse implementare un soddisfacente modello di business, la lega la potrebbe penalizzare abbassando la percentuale di introiti prevista dal revenue sharing. Per tutelare le franchigie più piccole la NBA ha disposto che quelle con un bacino di utenza televisiva minore al milione di persone, dovranno contribuire al revenue secondo una percentuale ridotta, ossia fino al 15% dei loro introiti. Le squadre con meno di 2 milioni di spettatori TV hanno diritto al ricevimento totale del pagamento previsto dal piano di revenue sharing. Mentre quelle che tra i 2 milioni ed i 2.5 milioni di bacino d’utenza televisiva, ricevono una percentuale del pagamento a cui hanno diritto, di solito intorno al 50%. Franchigie invece con un bacino d’utenza televisiva superiore ai 2.5 milioni di spettatori non ricevono alcuna redistribuzione.
Se una squadre è profittevole senza aver bisogno del revenue sharing, riceverà un assegno di importo minimo o addirittura nulla. Qualsiasi pagamento dettato dal revenue sharing che porterebbe una franchigia ad avere più di 10 milioni di profitto è vietato. Il piano prevede anche un fondo addizionale da 15 milioni di dollari per eventuali ed improvvise difficoltà economiche in cui potrebbero cadere le franchigie. I pagamenti previsti dal revenue sharing vengono effettuati nel febbraio della stagione successiva. Da sottolineare poi che anche in questa stagione il 50% dei fondi raccolti dalla luxury tax potrebbe essere destinata al finanziamento del fondo comune.
In termini pratici, l’applicazione di tale modello economico è di facile illustrazione. Prendendo in esame due squadre, X di Indianapolis e inserito in un contesto di mercato piccolo, e Y di New York posizionata all’interno di un grande mercato, il livello di partecipazione al piano di revenue sharing sarà completamente differente. La squadra Y contribuirà maggiormente, con 156.8 milioni di dollari, nella costituzione del fondo comune, quest’ultimo pari a $2.073 miliardi. Anche la squadra X destinerà una parte di introiti al fondo, ma in un ammontare minore. Fatto questo, il piano di revenue sharing restituisce alle 30 squadre inserite nella lega 1/30 del fondo comune: la squadra X incassa 69.1 milioni di dollari, 22.2 in più di quanto allocato nel fondo comune. Anche la squadra Y riceve 69.1 milioni di dollari, ma precedentemente ne aveva allocati ben 156.8 milioni, il che si traduce con una differenza di 87.7 milioni usciti di cassa; alla fine saranno 48 (cifra finale dopo aver esaminato i limiti sopra specificati) i milioni pagati per aiutare le franchigie con basso mercato. Il risultato finale ci porta ad esaminare come la squadra X chiude la stagione con un profitto di 2.2 milioni di dollari, risultato che sarebbe stato senz’altro negativo senza l’aiuto da parte delle altre franchigie. La squadra Y invece termina l’annata con il solito largo margine di profitto: 117 milioni di dollari.
Squadra Y
Squadra X | ||
Totale entrate (meno uscite): | $84.0 milioni | $281.0 milioni |
Profitto prima del revenue sharing: | ($20.0 milioni di perdita) | $165.0 milioni |
Percentuale per il fondo comune: | 55.8% | 55.8% |
Importo destinato al fondo comune: | $46.9 milioni | $156.8 milioni |
Totale fondo comune: | $2.073 miliardi | $2.073 miliardi |
Ammontare ricevuto (1/30 del fondo): | $69.1 milioni | $69.1 milioni |
Totale pagato/ricevuto: | $22.2 milioni incassati | $87.7 milioni pagati |
Limiti al contributo: | N/A | $48.0 milioni |
Totale reale pagato/ricevuto: | $22.2 milioni incassati | $48.0 milioni pagati |
Profitto dopo il revenue sharing: | $2.2 milioni | $117.0 milioni |
[1] G.Caselli, “L’economia dello sport nella società moderna”, Enciclopedia dello Sport (2003)
A
All Star Game: La partita delle stelle che si sancisce la fine dell’All-Star Weekend. Dal 1951 i dieci giocatori NBA più votati dal pubblico (più i sostituti scelti dai due allenatori) partecipano alla partita delle stelle, divisi per conference.
All Star Weekend: Il fine settimana delle stelle. In questi due giorni la NBA organizza l’All Star Game, la partita dei Rookie, la gara delle Schiacciate, la gara del Tiro da 3 ed altri giochi di abilità con la palla. Di solito si svolge a metà campionato nel mese di Febbraio.
Amnesty: tradotto letteralmente come ‘amnistia’. È una clausola che permette alle squadre che la utilizzano di rilasciare un giocatore messo sotto contratto prima dell’ultimo lockout.
B
Bird Right: letteralmente ‘diritti Bird’. Un giocatore che matura diritti Bird dà la possibilità alla squadra che li detiene di firmarlo in base quanto previsto dalla Larry Bird Exception o Early Bird Exception.
BRI: Basketball Related Income. Sono gli introiti della lega.
C
Cap Room: spazio salariale disponibile
CBA: Collective Bargaining Agreement. Contratto collettivo che contiene tutte le regole riguardanti il Salary Cap.
Commissioner: Il Presidente della NBA. Attualmente l’incarico è svolto da David Stern, in carica dal 1984.
D
Draft: Scelta delle giovani speranze americane o internazionali da parte delle squadre NBA. Scelgono per prime le peggiori classificate al termine della regular season.
E
ETO: Early Termination Option.
Exception: Eccezione
F
Franchigia: Altro modo per indicare una squadra NBA.
Free Agent: giocatore senza contratto.
Free Agency: mercato dei free agent
J
July Moratorium: periodo di Luglio in cui non possono essere firmati giocatori.
L
Lockout: Blocco delle attività agonistiche che consiste in un vero e proprio sciopero.
Luxury Tax: Letteralmente tassa di lusso. Le squadre NBA che superano il salary cap devono pagare una tassa.
M
Mvp: Most Valuable Player. Premio riconosciuto al miglior giocatore della stagione
N
Nba: National Basketball Association. E’ la lega professionistica di pallacanestro americana
Nbpa: National Basketball Player Association. Sostanzialmente trattasi di sindacato dei giocatori NBA.
Nfl: National Football League. E’ la lega professionistica di football americano
O
Offseason: finestra di mercato estiva. Periodo che corre tra fine Giugno e indicativamente fine Settembre
Overage: Eccedenza
P
Playoff: Le 16 squadre meglio piazzate al termine della regular season, si qualificano ai playoff, ossia la seconda fase del campionato che determina il vincitore del titolo.
Player Option: opzione in favore del giocatore
R
Regular Season: Stagione regolare. Ogni squadra NBA gioca 82 partite. Alla fine della regular season la classifica dirà chi potrà accedere ai playoff, la seconda fase del campionato.
Rookie: Esordiente. Giocatore al primo anno di NBA.
Roster: I giocatori che compongono una squadra
S
Salary Cap: tetto salariale.
Sign & Trade: letteralmente “firma e scambia”.
T
Trade: meccanismo di scambio giocatori tra due o più squadre.
U
Undrafted: non scelti al draft.
V
Veterano: giocatore con esperienza NBA.
Contatta l’autore:
Twitter: @SimoneHyppia
Facebook: Simone Ipprio
E-Mail: simone.ipprio@gmail.com
Segui tutta la NBA solo su
Facebook: https://www.facebook.com/NbaReligion
Twitter: https://twitter.com/NbaReligion
Non solo i Celtics campioni. Tanti progetti interessanti in prospettiva e qualche roster all’ultima chiamata…
L’ex Orlando Magic ha parlato della scelta di cambiare il numero di maglia e dei…
Prevista inoltre una serata tributo in onore della leggenda NBA scomparsa lo scorso maggio
Il programma delle consuete partite di Natale organizzate dalla NBA
José Garbajosa convinto della bontà del progetto che vorrebbe portare avanti Adam Silver
La stella dell'Arizona non vuole abbandonare la franchigia dopo sole due stagioni
L'ex allenatore gialloviola ha criticato le scelte del front office californiano
Oltre a Melo in lizza anche Dwight Howard, Marc Gasol, Sue Bird e Doc Rivers