Quando si ha nel proprio roster un giocatore che risponde al nome di Kobe Bryant risulta davvero difficile non costruirgli una squadra intorno, anche nel caso in cui i “comprimari” a cui dovrebbe affidarsi non siano i migliori sulla piazza. Ed è quello che è stato costretto a fare il nuovo head coach dei Los Angeles Lakers di questa stagione, Byron Scott, che ha idealmente consegnato il gioco e la maggior parte della percentuale dei tiri da prendere al Black Mamba, con risultati spesso altalenanti: tiri decisivi sbagliati, ottime prestazioni individuali di Bryant ma sconfitte della squadra e la sensazione che il peso che sostengono le spalle del n.24 giallo-viola sia davvero troppo, perfino per lo straordinario giocatore qual è.
Se ne è accorto anche Scott che ha dapprima concesso alcuni “days off” a Bryant che, da quando è tornata dalla breve pausa di 3 partite, ha preso (nelle due gare giocate) il minor numero di tiri durante questa stagione, ovvero 10 nella sconfitta contro i Phoenix Suns ed 11 nella vittoria contro i Denver Nuggets. Il curioso risultato della “marginalità” al tiro di Bryant e quindi della maggiore responsabilità attribuita ai suoi compagni di squadra è stata, in queste due partite esclusa la gara di stanotte contro Memphis, la più alta percentuale di successo al tiro mai avuta dai Lakers in questo campionato: tutti contenti, Scott compreso? No.
L’head coach ha infatti voluto sottolineare, come riportato dal Los Angeles Times, come si aspetti da KB24 un recupero dell’aggressività che lo ha contraddistinto fin ora:
“Vorrei che lui (Bryant, ndr) fosse un po’ più aggressivo e prendesse qualche tiro in più. Al momento sta tirando solo nelle situazione che gli concedono le difese ed è quello che fanno i grandi giocatori. Nelle ultime due gare la sua selezione dei tiri è stata eccezionale, ma non ha raggiunto il numero di tiri che vorremmo raggiungesse normalmente”.
Riposo per il Mamba dunque? Neanche per sogno, anzi. Scott lo vuole sempre più centrale, sempre protagonista, sempre con il pallone in mano: e prima di pensare che potrebbe essere una scelta troppo azzardata, ricordiamo che è di Bryant che stiamo parlando, ovvero uno campione al quale, tra l’altro, non è facile dire “no”.