Se vieni pagato 27 milioni di dollari da una squadra per non giocare più con loro una ragione ci dev’essere. Se, una volta liberato, nonostante la considerazione precedente, mezza lega si avventa su di te per strappare un affare a basso costo una ragione ci dev’essere. Dopo l’esordio in maglia Rockets con 21 punti la franchigia di Houston sembrava aver fatto un affare, ma sono bastate altre quattro partite per mettere nuovamente in discussione Josh Smith. Coach McHale ha deciso infatti di escluderlo dalla “starting lineup” per le prossime partite, a testimonianza dell’involuzione di cui è stato tristemente protagonista nelle ultime stagioni. Smith è un atleta come se ne vedono pochissimi, con degli ottimi istinti difensivi e anche di passatore, ma sembrerebbe che la sua “shot selection” e la concentrazione a intermittenza ne abbiano un’altra volta impedito la definitiva consacrazione.
Negli anni passati si era parlato addirittura di multe per i troppi tiri dalla lunga distanza, ma sembra che l’indole del giocatore sia più forte della diligenza che gli impongono le varie squadre per cui, nel bene o nel male, gioca. Una possibile superstar che diventa una mina vagante non è insolita come situazione all’interno della NBA, ma questa volta è evidente che di superstar c’è molto poco.