Poetry in motion, Steph Curry

Probabile che al povero Ramon Sessions siano serviti parecchi sonniferi per riuscire a chiudere occhio nella notte statunitense, dopo aver provato invano a limitare uno Steph Curry ormai spettacolare ogni volta che mette piede in campo. Anche nella trasferta nella Capitale il play da Davidson mette in mostra tutto l’incredibile repertorio fatto di ball handling ubriacante, assist immaginifici, tiro chirurgico e finger roll di elevatissima sensibilità, il tutto capitalizzato dai 32 punti che regalano la vittoria in rimonta ai suoi Warriors: per il buon Sessions rimangono solo i calmanti per prendere sonno.

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Giacomo Sordo

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