Alla fine della scorsa stagione, coach Doc Rivers aveva gridato allo scandalo per la mancata assegnazione del premio di difensore dell’anno a DeAndre Jordan e, con molto anticipo sulla tabella di marcia, ha iniziato la sua personale crociata anche quest’anno. Dopo la vittoria dell’ultimo premio da parte di Joakim Noah, quest’anno l’allenatore dei Los Angeles Clippers non vuole sentire critiche.
“E’ chiaramente il miglior difensore dell’anno. Se qualcun altro dovesse vincere quel premio dovremmo far partire un’indagine… Se avesse fatto in attacco ciò che sta facendo nella metà campo difensiva, sarebbe sotto tutti i riflettori e nei soliti discorsi di MVP e simili. Però si parla di difesa e nessuno se ne accorge.”
“Prende qualsiasi rimbalzo. E anche quando non ci riesce, ci vogliono due avversari per fermarlo e questo libera i compagni. E’ davvero importantissimo per noi.”
Jordan ieri ha giocato la sua trecentesima partita consecutiva (striscia più lunga della NBA) e sta guidando la lega in percentuale dal campo (72%) e rimbalzi a partita (14.2); è terzo inoltre per media stoppate a partita (2.3). La sua percentuale dal campo è la seconda più alta per singola stagione nella storia della NBA e solo sei giocatori dalla stagione 1985/86 hanno tenuto una media di almeno 14.2 rimbalzi per un’intera annata. Nella partita di venerdì vinta contro i Grizzlies, DeAndre Jordan ha messo a referto 15 punti, 22 rimbalzi, 2 assist, 3 stoppate e 2 palle rubate in 41 minuti di gioco diventando uno dei tre giocatori ad aver raggiunto questi numeri con il minor minutaggio possibile (gli altri due sono Dwight Howard e David Robinson).
Lui sarebbe contento di vincere il premio ovviamente, ma l’obiettivo principale rimane il titolo, come per gran parte dei giocatori NBA che vogliono lasciare un segno all’interno della propria carriera e nella memoria dei fan e degli addetti ai lavori.