Ogni azione genera una reazione e, in NBA, le reazioni sono amplificate al massimo. In una lega che non perdona, ogni minimo errore potrebbe tormentarti per tutta la vita, come in caso contrario, se si è bravi e fortunati, una scelta azzeccata potrebbe farti salire fino all’olimpo del basket americano. Tra scelte al draft, opzioni di trade e di formazione, l’errore è dietro l’angolo e ogni giocatore/dirigente/allenatore deve guardare bene dove mette i piedi perchè le solide mattonelle su cui si poggia potrebbero trasformarsi in sabbie mobili.
Sono tanti, troppi gli esempi di scelte non troppo azzeccate in NBA, ma una che ha fatto strabuzzare gli occhi in questi giorni, data la fuga di notizie, è stata fatta da uno dei brand sportivi più famosi al mondo: Adidas.
Dopo la notizia di qualche settimana fa, che confermava la sospensione dei rapporti contrattuali tra il colosso tedesco e la NBA per quanto riguarda le divise ufficiali, più recentemente è saltata fuori la notizia di una scelta che al giorno d’oggi possiamo ritenere una delle più sconsiderate di sempre in ambito sportivo e di basket d’oltreoceano.
Adidas, infatti, nel 1984, disse di no a Michael Jordan: la casa sportiva, secondo quanto affermato dalle fonti, fu contattata dalla futura superstar appena uscita da North Carolina. I tedeschi avrebbero voluto mettersi in gioco con MJ, ma la dirigenza aveva altre opinioni e preferiva firmare contratti da sponsor con giocatori più alti, soprattutto centri.
Adidas così firmò un contratto con Kareem Abdul Jabbar al posto di Jordan, che concluse invece l’accordo con i concorrenti di Nike. Sebbene i primi continuino ancora a disegnare scarpe in onore di Jabbar, i ‘nemici’ sono riusciti a creare un vero impero intorno al nome di MJ, creando il brand parallelo ‘Jordan‘ e diventando i favoriti del pubblico e degli acquirenti.
“Eravamo tutti contrari, chi si identifica con un giocatore di 2.10?”
Queste le parole di persone che hanno vissuto dall’interno l’intera faccenda, che avrebbe potuto far esplodere ancora di più la guerra tra brand mettendo Adidas in un posto privilegiato della classifica. Che sia stato uno degli errori più grandi della storia della NBA non ci piove, ma come già detto, la NBA è come un campo minato.