“Mi sento come se fossi l’MVP di quest’anno”. Parola di James Harden.
L‘MVP, o Most Valuable Player, è il premio che la National Baketball Association attribuisce al miglior giocatore della regular season. Il riconoscimento venne assegnato per la prima volta nel 1955, in onore di Maurice Podoloff, primo presidente della NBA. Il primo giocatore a fregiarsi di tale titolo fu Bob Pettit dei St. Louis Hawks e, da allora, il trofeo di MVP è passato tra le prestigiose mani di Wilt Chamberlain, Bill Russell, Oscar Robertson, Karim Abdul-Jabbar, Larry Bird, Moses Malone, Magic Johnson, Michael Jordan e via dicendo, fino ad arrivare ai più recenti Steve Nash, Tim Duncan, LeBron James e Kevin Durant.
A questi prestigiosi (prestigiosissimi) nomi potrebbe aggiungersi anche quello di James Harden, che sta trascinando a di peso gli Houston Rockets sin dall’inizio della stagione. Se chiedete al “barba” un parere circa chi si meriterebbe il titolo di MVP edizione 2014/15, vi risponderebbe senza alcun dubbio “Io!”.
“Mi sento come se fossi l’MVP di quest’anno. Credo che l’MVP dovrebbe essere il most valuable player per la propria squadra. Certo, è ovvio che le partite le devi vincere e che devi appartenere a una delle migliori squadre della NBA, e questo è decisamente il mio caso.”
Ma dicendo questo, non credi di sminuire gli altri giocatori della lega, caro James?
“Non sto levando credito a nessuno, ma io sono stato consistent (consistente e costante) tutto l’anno. Ho fatto le cose in maniera giusta, preso le decisioni corrette per far sì che la mia squadra fosse in condizione di vincere, anche in considerazione di tutte le avversità che abbiamo trovato sulla strada (leggasi infortuni, ultimo quello di Donatas Motiejunas NDR).”
E Steph Curry, dove lo mettiamo?
“Come detto prima, non voglio levare niente a nessuno, né a Curry, né ai Golden State Warriors, hanno disputato una stagione incredibile. Ma allo stesso tempo, anche noi abbiamo avuto un’ottima stagione, travagliata da infortuni e da avversità varie. Guardate, io capisco che non tutti la pensino alla stessa maniera: c’è chi darebbe il premio a me, chi lo darebbe a Curry e via dicendo. Ma credo che per quanto riguarda il most valuable player, beh, io debba essere considerato favorito.”
Il concetto che Harden vuole far passare è semplicemente questo: i GSW hanno avuto una stagione incredibile, ma è altrettanto incredibile che i Rockets, con tutti gli infortuni patiti (il totale delle partite saltate per infortunio dai giocatori di Houston è di ben 171 gare, solo Lakers e Timberwolves hanno fatto peggio), si trovino al terzo posto della Western Conference con l’invidiabile record di 53-25 (pari merito con i Grizzlies). D’altro canto, è anche vero che molto spesso Curry ha saltato i quarti periodi poiché il risultato era già in cascina, avendo quindi meno minuti da mettere a referto.
Per concludere, Harden tiene a precisare come è andato esattamente l’episodio della scorsa estate quando, durante i Mondiali spagnoli, si era proclamato “miglior all-around” della NBA:
“Sono sorpreso dalla reazione avuta dalla stampa in quell’occasione, ma credo ci sia stata perché prima di allora non avevo mai ricevuto tanta attenzione. Gente come LeBron o Kobe sono abituati a stare sotto la luce dei riflettori, ma è giusto così: LeBron rappresenta “è la faccia” della NBA da svariati anni oramai, mentre Kobe è stato il miglior marcatore in più occasioni.
Le cose sono andate così: eravamo io, Durant, Curry e Davis, e i giornalisti ci chiesero “cosa credete di portare al tavolo?”. Steph disse essere il miglior tiratore, KD il miglior marcatore, Davis il miglior stoppatore, mentre io ho detto il miglior all-around, che non vuol dire solamente realizzare tiri, ma anche lavorare per i compagni ecc. Ho letto varie reazioni, anche molto diverse tra loro. Ma io ho semplicemente detto ciò che penso, non credo di essermela tirata, alla fine tutto ciò che devo fare è andare la fuori e giocare a pallacanestro. Ed è quello che faccio tutti i giorni.”
E anche molto bene, aggiungiamo noi.