È tempo di pagelle per Memphis e Portland. I Grizzlies hanno stritolato i Blazers in una gara 1 mai combattuta. Portland è stata penalizzata dagli infortuni, ma la squadra di coach Joerger è sembrata decisamente più compatta ed equilibrata di quella guidata da Terry Stotts. Eroe di serata, totalmente inaspettato, è stato lo sloveno Beno Udrih.
MEMPHIS
Marc Gasol 8: Dominatore del match in attacco e in difesa; unico vero all-around presente nell’NBA attuale in posizione di centro. Le sue stats parlano per lui: 15 punti, 11 rimbalzi, 7 assist e 3 stoppate. I lunghi dei Blazers non ci capiscono nulla; Marc si diverte a segnare, a far segnare e a impedire agli avversari di segnare. Aldridge gonfia il boxscore, ma è il più giovane dei fratelli Gasol a dominare la partita. L’attacco di Memphis gira a dovere anche e soprattutto grazie a lui. CAVALLO DI RAZZA
Zach Randolph 7: La sua è una partita spaccata a metà: nel primo tempo si dedica alla difesa, sporcando le percentuali di Aldridge, poi sale in cattedra in attacco, infilando alcuni dei suoi caratteristici jumper dalla media. Dimostra di essere in partita, anche troppo, con un’esplosione emotiva che incendia il pubblico del FedExForum. UMORALE
Mike Conley 8: Azzoppato e recuperato in extremis, il play dei Grizzlies dimostra ancora una volta di essere diventato un vero leader. Nonostante sia visibilmente sofferente, continua a buttarsi dentro e a segnare sottomano dall’alto coefficiente di difficoltà. Ogni volta che arriva al ferro i tifosi impazziscono; la squadra non può fare a meno di seguire quello che già da qualche tempo è diventato uno dei playmaker più tosti dell’NBA. Il suo recupero completo potrebbe essere la vera chiave di volta dei playoff di Memphis. LEADER
Jeff Green 6: Sfodera i suoi consueti lampi di atletismo. Se volesse, potrebbe spaccare le partite ogni volta; invece si accontenta di vivacchiare. Spara a salve, ma arriva al ferro con una certa continuità, guadagnandosi un buon numero di tiri liberi (merce rara per Memphis). È quello chiamato al salto di qualità maggiore, tra le fila dei Grizzlies. Il giorno che imparerà a sfruttare il suo talento fino in fondo, per Memphis non ci saranno più limiti. DISCONTINUO
Courtney Lee 6: Segna la tripla che dà il definitivo scossone emotivo alla partita. Per il resto svolge il suo consueto lavoro dietro le quinte. È un role-player, sa di esserlo e non tenta mai di strafare. A coach Joerger va benissimo così. SILENZIOSO
Beno Udrih 8,5: Inarrestabile, decisamente alla sua miglior prestazione in carriera. Tra il primo e il secondo quarto segna a raffica, sfoderando un arsenale offensivo insospettabile. Legge benissimo la partita: smazza pure 7 assist e tira giù 7 rimbalzi, rivelandosi un rebus impossibile da risolvere per la difesa Blazers. Si merita pure l’intervista a fine partita. Non potrà andare sempre così; intanto è lui il vero eroe di gara 1. ISIAH THOMAS
Tony Allen 6,5: È l’anima combattiva dei Grizzlies, con le sue giocate fisiche e le sue zampate di puro atletismo. Non è più un ragazzino e fisicamente non è a posto, e si vede, ma le missioni speciali difensive, a Memphis, sono tutte per lui. ROCCIOSO
PORTLAND
Damian Lillard 4: Totalmente involuto rispetto alla supernova dei playoffs 2014; chiude con sei punti in meno di Beno Udrih. Fuori dai giochi in attacco, prevedibile in penetrazione, pessimo al tiro (lo 0-6 da tre è un dato davvero preoccupante per i Blazers). Prova a mettersi in partita con un paio di giocate delle sue, senza però trovare continuità. In questa gara 1 gli mancano esplosività e cattiveria agonistica, due di quelli che di solito sono i suoi punti forti. Se Portland non recupera il suo secondo leader, Aldridge può continuare a sfornare prestazioni (statisticamente) monstre, ma Memphis rischia di diventare un ostacolo insormontabile. IRRICONOSCIBILE
LaMarcus Aldridge 6,5: È l’unico a provarci davvero. Classe purissima e anche grande voglia di caricarsi la squadra sulle spalle. Gli altri starters di Portland, però, sono totalmente fuori fase. Lillard non lo aiuta, Batum continua a mettergli la palla in mano, pregando che accada qualcosa. LaMarcus arriva a fine partita visibilmente stanco e si unisce al festival del brutto tiro inaugurato dai compagni. Tre quarti dei possessi dei Blazers continuano a passare per le sue mani e l’ala alla fine chiude con un brutto 13-34 al tiro. I numeri di Aldridge, per il resto, sono solidi (32 punti, 14 rimbalzi e 4 stoppate); LaMarcus il suo l’ha fatto. Cercasi compagni. ABBANDONATO
Nicolas Batum 5,5: Partita fatta di alti e bassi, quella dello swingman francese. Batum opera prevalentemente da point-forward, cercando di tappare i buchi offensivi lasciati da Lillard. I risultati sono mediocri. La palla si muove lentamente e i tiri presi dai Blazers sono quasi tutti contestati. Batum, che ha alle spalle una regular season difficile, mostra però qualche flash dei suoi; la classe c’è, a mancargli è la dovuta cattiveria agonistica. Uno dei meno peggio per Portland, in ogni caso. SOLDATINO
CJ McCollum 4,5: I playoff non sembrano roba per lui. Lanciato nella mischia a causa degli infortuni, si perde quasi subito. Sparacchia tanto e male (chiudendo con un orrido 1-8 dal campo). Coach Stotts deve sperare in un ritorno repentino di Afflalo; a Portland sono mancati tantissimo la difesa sugli esterni e il tiro da tre, in buona parte proprio per colpa di McCollum. INADATTO
Robin Lopez 4: Il suo forte è la difesa, ma sotto canestro Gasol e Randolph hanno fatto quello che hanno voluto per gran parte della gara. Impacciato, macchinoso e spesso fuori posizione, il gemello di Brook è uscito di partita quasi subito: coach Stotts è stato costretto a preferirgli il declinante Kaman e lo sconclusionato Leonard per buona parte delle fasi salienti del match. Lopez, insieme a Lillard, va assolutamente recuperato per gara 2; il suo apporto difensivo è imprescindibile, se i Blazers vogliono avere qualche possibilità di contenere la fortissima coppia di lunghi di Memphis. IMPALPABILE
Chris Kaman 6: Preferito al centro titolare (Lopez) in alcuni momenti cruciali della partita, Kaman si arrangia come può; l’impegno c’è e Chris dimostra di essere decisamente più pericoloso del compagno in fase offensiva. Uno dei pochi momenti emotivamente pro-Portland è segnato dal primo ingresso in campo del barbutissimo centro. Poi anche lui si perde, per lasciare spazio a Leonard nel finale di partita. MESTIERANTE