100-73. “Game, set and match”, citando giornalisti ben più quotati. Si potrebbe chiudere qui l’analisi di una gara mai realmente in discussione, con i texani a fare da battistrada dall’inizio alla fine. Biggest lead dell’incontro? 0 per i Clippers (la partita inizia pur sempre in parità) e 37 per gli Spurs. Una vera e propria lezione, difficilmente pronosticabile soltanto 5 giorni fa. Ma la vita nei PO è così, imprevedibile a distanza di poche ore. Al solito diamo i voti ai protagonisti, in positivo e in negativo, della notte.
Leonard 8. DPOY in tutto il suo splendore a difesa del proprio ferro, incontrastato dominatore anche nella metà campo che (almeno fino a qualche tempo fa) gli era meno congeniale. Straripante, debordante. 32 punti con 18 tiri in 28 minuti. E se parole e numeri danno un’idea parziale, lasciamo parlare le immagini va’. Straordinario.
Parker 6. Ancora impreciso, ancora non produttivo come dovrebbe, ma soprattutto ancora sofferente. Ma nonostante quello fa di tutto per esserci. I problemi tecnici restano, ma per il coraggio non può che meritare la sufficienza. Tenace.
Duncan, 7. Passa dagli oltre 20 decisivi tiri di gara 2 ai soli 6, ma il suo peso sulla partita non varia poi tanto. Un numero per tutti, il Def Rating col caraibico a difendere il proprio canestro: 68,3. Bisogna aggiungere altro? Roccia.
Green, 7. Ritrova la mira dalla lunga distanza (3/6) e questa di per sé sarebbe già una grande notizia. Capacità e applicazione difensiva però sono il vero valore aggiunto. Un numero anche per lui? 58,4 di Net Rating. Utile.
Panchina Spurs 7. Pronta ad aiutare la squadra, competente in difesa e molto spesso decisiva per piazzare l’acuto vincente in attacco. Diaw, Ginobili, Mills e anche il nostro Belinelli sono uno dei principali motivi per cui la serie ha iniziato a propendere verso il Taxas. Indispensabili.
Paul 5. Le cifre sono impietose e l’insufficienza per un perno come lui è inevitabile. Appannato in attacco (causa aggiustamenti dei neroargento) e costretto troppo spesso ad inseguire in difesa. La serie sembra per l’ennesima volta nella sua carriera iniziare a scivolargli dalle mani, ma aspettiamo fiduciosi il colpo di coda nei prossimi episodi. Impreciso.
Griffin 6. 14-10-5, il più “presente” dei suoi. Poi la botta al ginocchio, la panchina e gli avversari che scappano definitivamente via. In molti lo accuseranno di essere “soft” per questo, ma quando è in campo è davvero l’ultimo dei leoni ad arrendersi. Limitato.
Jordan 6. I (facili) canestri in questa serie per lui ci saranno sempre. Dei suoi tiri liberi invece in questa partita non c’è bisogno. Con la mira ritrovata da fuori da parte degli avversari, la sua incidenza sotto il ferro ne esce inevitabilmente ridotta. Rivedibile.
Barnes e Redick, 5. 2 canestri (in due) dalla lunga distanza e tanta, tanta fatica in difesa. Inadeguati nel contenere la circolazione di palla degli Spurs e lo straripante Leonard che si ritrovano a fronteggiare. Inadatti.
Rivers 6. Si prende più responsabilità offensive e si mostra competente anche nella propria metà campo. Non è di certo da lui che poteva passare una decisiva scossa per la rimonta Clippers, ma papà Doc sarà in parte felice di quanto fatto vedere dal figlio sul parquet. Meno peggio.