Missione sweep fallita. Il 4-0 che avrebbe sancito per i Rockets il passaggio del primo turno da imbattuti non si è concretizzato. Una gara 4, almeno fino all’inizio del secondo periodo di gioco, indirizzata proprio verso il cappotto ai danni dei Mavs. Poi lo stallo in attacco, a partire dalla tripla sbagliata di Harden, il primo di una lunga serie di errori.
Carlisle ha ritrovato linfa offensiva grazie al backcourt( specialmente da chi era abituato ad uscire dalla panchina, ma per necessità è stato messo nello starting five) Una larga vittoria di 121 a 109, da archiviare come “canto del cigno” o lumicino di speranza di rimontare da un 3-0( sarebbero la prima squadra nella storia dei playoff a compiere tale impresa) e vincere la serie?
TOP
Problemi alla schiena reali o presunti, senza Rondo i Mavs filano che è un piacere. Ma questo si era già capito da gara 3, i 32 punti in contropiede e la maggiore fluidità in attacco erano chiari segnali di guarigione. Se il pace si è ristabilito ai livelli della regular season, è merito anche e soprattutto del piccoletto da Portorico. Ogni volta che lo si dà per spacciato, dimostra ancora di averne. Barea è sempre dentro quando i Mavs realizzano parziali. Nel secondo periodo, 14-5 e per il +22 Mavs nel terzo quarto. Al di là della doppia doppia da 17 punti e 13 assist, nelle ultime due gare ha saputo mettere in ritmo i compagni nei momenti chiave, da facilitatore puro.
Ma i parziali sono arrivati grazie al contenimento sugli esterni. Houston per quasi 10 minuti tra metà secondo quarto e inizio del terzo ha tirato con un imbarazzante 28.6% dal campo( e un ancor più terribile 7% da fuori, male per una squadra che si fonda su tiri da tre e nel pitturato).
Cosa si può dire a uno che ne ha messi 65 nelle ultime due partite? Di esserci anche in difesa, per esempio. Ma quando fa bene pure lì, come in gara 4, tenendo nel momento cruciale Terry a 0-4 dall’arco, c’è solo da complimentarsi. Ellis è tra i giocatori più incostanti di questa serie. Nelle prime due uscite è andato sotto nei frangenti di gioco in cui veniva accoppiato al Barba, che lo massacrava battendolo in ogni modo: sul primo passo dopo una finta di tiro da fuori o in terzo tempo arrivando fino in fondo con l’eurostep. Quindi Carlisle ha deciso saggiamente di metterlo per gran parte di gara 4 su Terry, usando di più Aminu per contrastare il Barba. L’aggiustamento ha funzionato, Harden ha chiuso con il 14% dall’arco, Terry non ha minimamente incido e Ellis, alleggerito di un peso che non poteva sostenere in difesa, ha dato il meglio di sè.
FLOP
Quel secondo quarto da incubo per i Rockets non è arrivato per caso, ma per colpa di una mancata reazione sul perimetro, che nel parziale di 15-4 a favore dei Mavs è stato attaccato senza porre rimedi. Una difesa riposata lungo l’arco, sugli esterni, come vediamo in questo fotogramma:
dopo un consegnato di Barea, Ellis punta il ferro e ha già l’autostrada
Spiace metterlo tra i flop, ma in gara 4 è stato determinante unicamente per la prima frazione di gioco. Ricordando a tratti il fu Dwight Howard dei Magic. Stessa cattiveria( riscontrata non solo in questa partita, ma anche nell’arco della serie in cui Superman è sembrato letteralmente rinato) e atletismo, comincia infatti con 8 punti dopo nemmeno 6 minuti dalla palla a due, poi, come la dinamo di una bicletta che non viene più ravvivata dalle pedalate di chi la conduce, si spegne. Forse il fatto che Carlisle, dopo l’ hack-a-Capela fallimentare( in questa serie sta tirando con il 72%, ricordiamo che il ragazzo in regular season ha chiuso con il !15%! ai liberi), abbia scelto di convergere le mannaite proprio su Howard può aver influito sul suo rendimento. Parzialmente inibito, per frustrazione dovuta al 3/13 in lunetta e alla rottura del ritmo nel suo gioco sotto canestro, dal secondo quarto in poi è praticamente sparito dalla gara.
I Rockets conservano comunque un sostanziale vantaggio nella serie, non solo hanno il coltello dalla parte del manico( sul 3-1), ma giocando in casa, tra poco( più precisamente ore 2.00 italiane) hanno anche il fattore campo dalla loro. L’obiettivo è sbarazzarsi dei vicini texani, prima che riprendano coscienza del loro potenziale in attacco pre-Rondo.