TOP
La prima volta. Gara-4, segnatamente l’ultimo quarto, era suonata come una piccola bocciatura, con una panchina prolungata mentre i comprimari portavano a termine la vittoria. Questa volta invece, nel quinto episodio della serie, Milwaukee ha visto, con ogni probabilità, la miglior partita nella giovane carriera di Michael Carter-Williams. Desideroso di riscatto, il prodotto di Syracuse ha attaccato senza soluzione di continuità, sin dalla palla a due. Per lui, alla fine, referto pieno come ai tempi di Phila, “solo” in una gara lievemente più importante. 22 punti, 9 assist, 8 rimbalzi, 3 stoppate il cospicuo bottino, a testimonianza di una grandissima nottata. Se continua così, non sarà l’ultima della sua vita a questi standard.
Repetita iuvant. Ripetere certi concetti, come dicevano gli Antichi, aiuta; allo stesso modo, con maggior efficacia forse, si è comportata la difesa di Milwaukee. Ancora una volta l’intero meccanismo a protezione del canestro dei Bucks ha funzionato alla meraviglia, con le lunghe braccia e la voglia di difendere duro che hanno fatto soffrire le pene dell’inferno ai Bulls. Chicago ha tirato con un misero 34% dal campo, comprensivo di un arido 18% dalla lunga distanza, perdendo 12 palloni e vedendosi rispedire 11 tiri al mittente. Uno spettacolo all’interno di una serie non spettacolare.
Gasol. Più nei numeri che nella sostanza, forse. Il catalano ha terminato l’incontro come top scorer (25 punti) e portando a casa 10 rimbalzi per la canonica doppia doppia. E’ stato comunque uno degli ultimi ad arrendersi tra i padroni di casa, segnando anche gli ultimi 7 punti della partita per Chicago, anche se non ha mai dato l’impressione di dominare, soffrendo anzi talvolta la marcatura fisica dei Bucks.
16 su 16. L’inesperienza, la giovane età e l’essere ancora troppo acerbi. In gara-5, però, nel palazzetto che fu di MJ, Milwaukee ha tirato complessivamente il 100% ai tiri liberi, 16 su 16. Un percorso netto, in un elimination game, in trasferta e contro avversari più forti ed esperti. Chapeau.
FLOP
Polveri bagnate. Dopo le lodi sperticate dei primi episodi della serie, era “inevitabile” che capitasse la giornata storta del backcourt di Chicago. Derrick Rose ha chiuso a quota 13 punti, con un misero 5-20 al tiro (0/7 da tre), 6 palle perse e 6 stoppate subite. Non migliore la percentuale di Jimmy Butler, 5-21 e 4 stoppate subite, anche se i punti alla fine sono stati 20, conditi inoltre da 10 rimbalzi, 6 assist e 4 recuperi. Urge un risveglio in gara-6.
The Greak Freak. Bocciatura ma solo parziale per Giannis Antetokounmpo, che non è riuscito a doppiare la prestazione del compagno Carter-Williams. In difesa si è sentito come sempre (4 stoppate rifilate), i guai arrivano però dall’altra metà campo, dove non può sempre finire al ferro e la creatività nell’inventarsi un tiro, soprattutto da fuori, non è proprio la specialità greca della casa.
Zero Assoluto. 0 punti, 0 rimbalzi, 0 impatto ma in compenso 4 falli ed una persa. Non certo il contributo che i Bulls si aspettavano da Mike Dunleavy in questa importante gara-5. Per i Tori sarà vitale che l’ex Duke ritorni a fornire il proprio contributo da metronomo della metà campo offensiva.
United Center chi? Dopo i fescennini del Bradley Center, atmosfera strana anche nella tana di Chicago. Milwaukee ha messo le cose in chiaro sin dalla palla a due col parziale di 9-0 per iniziare la partita, ed ogni volta che i Bulls sembravano tornare a contatto o scappar via, arrivava puntualmente la reazione ospite ad ammutolire il palazzetto. Per la verità lo United Center è sembrato tiepido, fin troppo per i suoi standard. Che tutti i tifosi siano rimasti nel Wisconsin?
Alessandro Scuto