Categorie: Playoffs NBA 2015

Cleveland-Chicago Top&Flop Gara-6

TOP

Delly. No Kyrie Irving? No problem. James a fare a cornate con la difesa Bulls? E chi se ne frega. In un elimination game, in trasferta, tutto ci si poteva aspettare, tranne che il top scorer di Cleveland fosse Matthew Dellavedova. L’australiano, a coronamento di una buonissima serie, ha giocato un’ottima gara, mettendo a referto 19 punti, ivi comprese 3 triple. I canestri nel momento del bisogno sono arrivati proprio dall’Aussie, al solito poi molto efficace nella propria metà campo su Rose.

TT. Un vero e proprio gladiatore, al pari di Dellavedova. Tristan Thompson ha alzato, se possibile, l’asticella, imponendo tutta la sua fisicità sui malcapitati Bulls. Per l’ala forte di Cleveland doppia-doppia con 13 punti, 17 rimbalzi, di cui 6 catturati sotto le plance offensive, e 2 stoppate. Incalcolabile invece l’impatto su partita e serie, una vera e propria furia implacabile.

Iman. Quando la gara si è spaccata in due nel secondo quarto, il parziale pro-Cleveland è stato generato da una sfuriata di Iman Shumpert. L’ex Knicks ha chiuso con 13 punti, a cui ha aggiunto 7 rimbalzi e 2 recuperi, con un contributo costante nell’arco dei 48 minuti.

L’Ultimo dei Mohicani. Praticamente impossibile trovare il migliore (o meno peggio) tra i Bulls. Più per le cifre che per l’impatto premiamo Jimmy Butler, autore di 20 punti ma con un pessimo 8 su 22 al tiro. Qualche fiammata nel primo quarto, qualche canestro quando però i buoi erano ormai scappati dalla stalla, un’estate davanti in cui continuare la sua graduale crescita.

FLOP

James..al tiro. Un’altra prestazione al tiro non proprio scintillante per LeBron James. 7-23 dal campo, 0-4 da 3 per soli 15 punti. L’atteggiamento è pero diverso dal passato, soprattutto nel primo stint in maglia Cleveland. Ha continuato a rimanere concentrato sulla partita, focalizzandosi anche sugli altri aspetti del gioco. Il risultato? 11 assist, 9 rimbalzi, 2 stoppate e medie nell’intera serie (25+10+8) che non si vedevano da Magic nel 1991. A margine, quinta Finale di Conference consecutiva per lui, considerando anche il quadriennio in Florida.

Joakim Noah. L’energia la mette sempre, a rimbalzo continua ad andarci bene (11 carambole per lui ieri), ma Joakim Noah ha mostrato gli ennesimi segnali di involuzione del proprio gioco. Sembra ormai molto timoroso ad avvicinarsi al ferro, non proprio quello che ti aspetteresti dal tuo centro titolare, Ben Wallace escluso. Da rivedere e, soprattutto, recuperare.

La galleria degli orrori. La serie è stata bruttina (diminutivo di cortesia), ma ieri il terzo quarto è stato un orrore nell’orrore. Erroracci da ambo le parti, balle di fieno sul parquet e ragnatele sui canestri, rimasti intonsi per lunghi ed interminabili minuti. 16-15 pro Chicago il parziale, ma solo per qualche imprevista impennata sul finire del quarto, con tutti a ringraziare che fosse finito l’incubo.

Chicago Bulls. Inutile girarci attorno: la delusione massima sono stati i Chicago Bulls. Nella partita perché contro un avversario azzoppato, praticamente senza Irving ed anche sotto nel primo tempo, sono riusciti ad andare in rottura totale e prolungata, con un senso generale di piattume ed incapacità a reagire, aggravata dall’essere davanti il pubblico amico. Nella serie perché con Cleveland con gli uomini contati, avrebbe potuto e dovuto fare di più. Un’estate ora per rimuginare sugli errori commessi e sulle scelte da fare.

Alessandro Scuto

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Alessandro Scuto

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