La Regular Season è ancora uno specchio affidabile, visto che le quattro squadre rimaste a contendersi il titolo sono le prime e le seconde classificate delle rispettive conference. Un riflesso che ha fatto trasparire non solo il record e una migliore pallacanestro, ma anche gli ostacoli, la fratture, gli attriti vissuti e superati nella stagione regolare, in forma ridotta e ad un’ intensità dieci volte superiore.
Prendiamo gli Hawks, in queste 12 gare di playoff hanno fatto fatica a replicare quel basket in perpetuo movimento della stagione regolare. La prima doccia fredda è arrivata contro i Nets, capaci di ingabbiare Schroder e per certi momenti Teague, facendo colare a picco l’efficienza offensiva a metà campo degli Hawks. Alle semifinali di conference hanno incrociato gli Wizards, già in vena di esperimenti nel primo turno. Wittman ha continuato ad utilizzare l’assetto da 4 piccoli fuori ed un lungo dentro(che ha fatto malissimo ai Raptors) per aprire il campo e cercare tiri da 3( in controtendenza con quanto fatto in RS). Riuscendoci pure, considerato il 37% da fuori nella serie. Porter ha dato grattacapi ai Carroll e Korver che se lo sono subiti in marcatura individuale, l’infortunio di Wall( fuori per quattro gare su sei)ha palesemente condizionato la serie, ma Beal è stato un ottimo sostituto nel ruolo di point guard. Le percosse della verità( anche nota come Paul Pierce) sui finali di gara hanno fatto tremare in tre occasioni( nell’ultima il canestro non è stato convalidato) gli Hawks.
Problemi fisici dei lunghi titolari e tanti tiri aperti sbagliati nel primo turno, difficoltà nel contenere il back-court di Washington nel secondo. Più volte gli Hawks sono sembrati sul punto di cedere, riuscendo poi a reagire sempre. Nel primo turno, con l’attacco che riprende colore da gara 5 anche grazie alla consacrazione di DeMarre Carroll come credibile opzione offensiva. Nel secondo, con il carattere mostrato sia nella rimonta assurda in gara 3 con la second unit in campo e sia con la prova maiuscola di Horford in gara 5, sublimata dal buzzer segnato sotto canestro.
Questo lungo preambolo per dire che fin qui, sono sembrati dei playoff propedeutici. Come un corso di addestramento accelerato per le quattro migliori squadre della regular season. In fondo, la sensazione, è che la vera corsa all’anello sia appena cominciata.
Fantascienza & MVP
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La difesa sugli esterni.
La prima chiave di volta da esaminare nella serie è sicuramente la differente qualità difensiva sia in single coverage che con ciò che concerne l’utilizzo di un determinato sistema.
Golden State è senza mezzi termini la miglior squadra difensiva della lega. Utilizza uno schema di partenza molto conservativo (Bogut che non esce mai a difendere su un P&R) abbinato ad una serie ossessiva di switch che rendono il plotone degli Warriors ( Thompson, Barnes, Iguodala, Livingston, Green) un enorme ingranaggio capace di funzionare contro qualsiasi avversario con qualsiasi combinazione.
Al contrario i Rockets, altra squadra che confida moltissimo nello switching sugli esterni, vive una grandissima difficoltà nell’assenza di Beverly. Eccezion fatta per Ariza il roster dei Rockets non concerne nessun difensore capace di arginare l’offensiva di Golden State. Harden, Terry e Prigioni sono difensori limitati che non potranno essere nascosti su nessun giocatore avversario sia per questioni di stazza (Barnes e Livingston in particolar modo) che tecniche.
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Il Pace
Il pace è una statistica definita “avanzata” ma estremamente semplice sia per quanto riguarda il “raccoglimento” che la comprensione. In pratica è il numero di possessi utilizzati da una squadra nell’arco dei 48 minuti della partita.
Scorrendo la tabella non è necessario allontanarsi dalla cima per trovare le nostre due squadre. Infatti gli Warriors (100.7) e i Rockets (99.3) occupano le prime due posizioni per quanto concerne questa stats.
La serie assumerà contorni futuristici e si correrà. Molto. L’elemento potrebbe favorire gli Warriors -più riposati e profondi- e soprattutto potrebbe portare ad un interessantissimo scontro fra due delle filosofie più avanguardistiche della lega.
Il Moreyball contro la Motion Offense degli Warriors potrebbe proiettarci nella NBA del futuro, dove un gioco costituito da ritmi folli e tanto tiro da tre può rivelarsi vincente. Ma è da sottolineare come si tratti di un futuro che già viviamo, elemento che spesso anche molti gurù del basket tendono a dimenticare.
Ciaone Phil!
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MVP
Checchesenedica James Harden e Stephen Curry sono stati gli MVP della regular season.
Entrambi sono la punta di diamante di team competitivi ed i giocatori a cui affidare redini e gestione di eventuali momenti catartici all’interno della serie.
Molto probabilmente i due non si affronteranno mai in uno contro uno (né l’una né l’altra squadra desidera vedere il proprio peggior difensore marcare il miglior giocatore avversario) ma saranno sicuramente gli aghi della bilancia dei rispettivi attacchi dove dovranno farsi trovare pronti sia in esecuzione&playmaking -soprattutto Harden per ovviare ad evidenti limiti strutturali dei Rockets- sia in fase realizzativa dove i liberi conquistati dal #13 potrebbero rivelarsi l’unico fattore capace di rendere equilibrata una serie che sembra aver preso chiaramente una direzione già da prima della palla a due.
Gli opposti
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La Regular Season
Settimana finale di conference per Lebron James, prima finale di conference per Teague, Carroll e Horford. Korver e Millsap hanno centrato questo bersaglio solo una volta in carriera( rispettivamente e Chicago nel 2011 e a Utah nel 2007)Le sette apparizioni di Lebron si sono tradotte per cinque volte in un passaggio alle finals,mentre gli Hawks non raggiungono quel traguardo dal 1970, quando Kareem Abdul Jabbar era rookie. La regular season ci suggerisce che negli scontri diretti, gli Hawks sono stati l’unica squadra ad aver battutto per tre volte i Cavs( il record è di 3-1). In queste quattro partite gli attacchi di entrambe le squadre hanno girato ad altissime percentuali di realizzazione.( 57.6 % dal campo per gli Hawks, 54.9 per i Cavs).
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Yin & Yang
Nulla come queste due compagini, rappresentano meglio lo Yin e lo Yang NBA. Da una parte, un sistema mosso da una sapiente circolazione di palla e da spaziature frutto di buone letture. Dall’altra, isolamenti e transizioni guidate in maggior parte da Lebron.
Il contrasto è evidente anche nella formazione dei due quintetti. Atlanta ha lo stesso core da novembre, Cleveland ha subito diverse trasformazioni nel corso della stagione. Lo starting five è passato da Irving-Waiters-Lebron-Love-Varejao a quello attuale: Irving-Shumpert-Lebron-Thompson-Mozgov, attraversando la tempesta della free agency e degli infortuni di giocatori importanti come Love.
La terza contrapposizione è sulla panchina, tra i due head coach. L’allenatore dell’anno ha già maturato due anni di esperienza alla guida degli Hawks, senza contare le varie stagioni da assistente agli Spurs. Blatt è un rookie. Sarà interessante vedere anche questo duello a bordo campo, fatto di aggiustamenti, soluzioni tattiche e accoppiamenti.
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Matchups
A proposito di accoppiamenti…la prima domanda che sorge spontanea pensando a questa serie è: “Chi tiene Lebron?” Primo nei playoff per entrate a partita( 13.9 secondo quanto registrato da Vu Sports), si trova in testa anche per usage rate( la percentuale dei possessi offensivi di squadra che un giocatore utilizza) vale a dire che quando è in campo monopolizza il 35.6% dei possessi di squadra. Contro i Bulls, in certi frangenti di gioco, ha portato agli estremi il concetto calcistico di “veneziano”.
Il modo in cui domina senza giocare effettivamente bene, eseguendo un pick and roll, facendo un buon ribaltamento, segnando il game winner che resterà nella storia dei playoff come la giocata più determinante che fa tabula rasa di tutti gli enormi errori precedenti, è unico.( e al momento non esiste giocatore più inarrestabile di lui).
A beccarsi la pagliuzza più corta sarà quasi sicuramente Carroll, velocità e stazza per marcare diversi ruoli non gli mancano. Per la cronaca, in gara 6 contro Washington ha difeso in single coverage su quella scheggia di Jhon Wall per lunghi tratti del match( e contenendolo a 0.5 punti per possesso). Certo, è stata dura per un mastino del perimetro come Butler riuscire a limitare Lebron, ma il soprannome di Carroll: The Junkyard Dog( cane randagio) offre almeno una legittima chance di poter rallentare il Prescelto.
I Cavs hanno avuto un ottimo rendimento usando Mozgov e Thompson insieme, nella stessa lineup. La taglia potrebbe essere un buon fattore a rimbalzo offensivo. Per questo avrebbe un senso scongelare Antic( nelle semifinali di conference ha giocato un totale di 80 minuti) non unicamente per alzare i cm e aumentare i kg, ma soprattutto per proteggersi dalle opportunità che James e Irving creano sulla linea da tre punti quando attaccano il ferro e fanno collassare la difesa.
Gli accoppiamenti del back-court passeranno dallo stato di salute di Irving, per Teague, anche un Kirye che gioca sul dolore è un difficilissimo cliente da dover marcare. Più probabile che Blatt lo alterni molto, almeno per le prime partite, all’aussie Dellavedova( decisivo contro i Bulls in gara 6 con 19 punti ) Korver e Shumpert si daran battaglia sul perimetro.
Articolo scritto a quattro mani, con la gentile collaborazione di Sebastian Camponovo.