Non si potrebbe chiedere di più da un’altra partita delle Finals che finisce all’overtime, una gara 2 vinta per un soffio dai Cavs 95 a 93 che ha avuto ben poco di regolare( forse proprio per questo è finita ai supplementari, per ripristinare un ordine ed un senso che in quei 48 minuti non sono pervenuti).
Perché il ritmo sincopato dell’ attacco di Cleveland, ha spezzato tutto ciò che di fluido ed organizzato mette di solito in campo Golden State. Può sembrare assurdo, ma la valanga di isolamenti presi da Lebron sono la formula migliore per rallentare le transizioni offensive dei Warriors ed evitare che i tiratori si accendano sul perimetro.
Giocare i possessi sfruttando il cronometro dei 24 secondi, lavorare a rimbalzo offensivo, cercare di togliere il pallone- o di farlo trattare il minor tempo possibile- dalle mani di Curry. Queste le mosse di Blatt in gara 2, per costringere i Warriors a giocare più a metà campo e di conseguenza scommettere su una partita a bassissimo punteggio.
Con Irving a bordocampo per l’infortunio alla rotula( che lo vedrà fuori per tutta la serie), Lebron ha fatto gli straordinari in cabina di regia. Ha portato palla per quasi tutto l’arco di gara 2, con risultati eccellenti. 4 dei suoi 11 assist sono stati realizzati giocando da playmaker, aiutando la squadra a segnare 33 punti( quando schierato da 1).
L’MVP ha probabilmente giocato la sua peggior partita dei PO( se non di tutta la stagione). C’è lo zampino di Dellavedova( contro di lui, Curry ha fatto 0/7 dal campo), è vero, ma 6 dei 15 tiri che ha tentato da fuori non erano contestati e di questi 6 ne ha messo a segno soltanto uno. Indice che oltre alla straordinaria performance difensiva dell’aussie, c’è di mezzo una di quelle serate no che capitano anche agli MVP. (Specialmente se il loro gioco si basa sulla condizione di mettersi in ritmo, sentire il giusto flow)
La difesa di Dellavedova è stata qualcosa di sensazionale, più per la continuità e le energie spese( dimostrando di avere un serbatoio pressoché infinito), che per il numero di tiri sbagliati da Curry. Stare dietro ai cambi di direzione, alle accelerazioni, ai contropiedi del numero 30 per oltre 7:18′ di gioco è uno sforzo disumano, paragonabile alla fatica di un mezzofondista. Certo, poi lo paghi in attacco- dove ha commesso qualche palla persa di troppo- perchè non ha un miliardesimo del potenziale offensivo di Irving, ma è un piccolo sacrificio che si può fare, per avere in cambio questo:
In quanti avrebbero detto che Mozgov sarebbe stato un fattore chiave in queste Finals? Il big man russo sta svolgendo un lavoro encomiabile su entrambi i lati del campo. E’ a mani basse il miglior tagliante dei Cavs dopo Lebron, quando sale sulla linea tratteggiata dal lato debole e taglia verso il centro ha fatto ingenti danni alla difesa dei Warriors. Come qui:
difesa Warriors collassata in area, Curry quasi da impedimento, vantaggio creato, bye bye Bogut
E Giuro, non lo facevo un difensore così astuto sui pick and roll:
aspetta che Delly passi sopra al blocco di Iguodala e recuperi su Curry( nel più classico dei “drop back”)…
per tornare su Iguodala e contestargli il tiro
Con una rotazione di solo otto uomini, Blatt è riuscito per una volta a far sentire il peso della panchina, vincendo lo scontro diretto con le riserve dei Warriors per 21-17. James Jones mette due triple che sono macigni per GS, a metà del secondo quarto, nel momento dell’allungo, ha firmato un parziale importantissimo per i Cavs.( plus/minus di +22 per lui)
James ha realizzato 39 punti( con 11/35 dal campo) con 16 rimbalzi e 11 assist. Nessun giocatore ha esplorato più ISO- il 32.6% delle volte- di Lebron in questi PO. Ma a differenza di gara 1- in cui lo schema era: James riceve sul lato sinistro, i suoi compagni si allargano sul perimetro, lui attacca uno tra Barnes, Klay, Iggy o Green fino a che non arriva nel pitturato ed è così vicino al ferro che può tirare, se sbaglia, Thompson prende il rimbalzo e si ricomincia- i Cavs hanno giocato alcune varianti. Girando molti più pick and roll, non sempre con ottimi risultati, ma riuscendo a tenere più impegnata rispetto a gara 1 la difesa dei Warriors.
Il paradosso di Lebron è che dopo la tripla del +9 CLE, a 3 minuti dalla sirena, non ha più segnato un singolo tiro dal campo. Ha fatto 0/7( incluso il lay-up allo scadere dei regolamentari su cui probabilmente aveva subito fallo), ma senza le sue capacità di facilitatore, i Cavs non sarebbero stati in grado di generare una sola conclusione.
Due dei motivi per cui l’attacco dei Warriors è andato a singhiozzo sono:
- i tanti errori in contropiede ( nelle situazioni di 4 on 3/3 on 2). Curry che pasticcia in palleggio, Green che prende la corsia centrale e alza lob fuori portata per Bogut, Iguodala che viene rapinato in campo aperto.
- lo sviluppo a scoppio ritardato, entrano nell’attacco quando la difesa è già parzialmente schierata. Merito di Delly che rallenta i tempi di ricezione su Curry con il suo folle pressing.
Nella conferenza stampa post-partita, Green ha detto che gli aggiustamenti più corposi andranno fatti nella propria meta campo. E non ha tutti i torti. Cleveland ha fatto abbastanza pietà in attacco( tirando con il 32% dal campo), ma ha cacciato fuori altre alternative a “palla a Lebron” dandosi una vera chance. I pick and roll con Mozgov e gli scarichi per le due triple segnate da Jones nel secondo quarto, sono stati i migliori sprazzi di basket per i Cavs.
Cleveland non ha abbastanza armi a disposizione per segnare in maniera efficiente contro Golden State. Potrebbe centrare una gara in cui segna anche in una vasca, ma sarebbe comunque un caso isolato. Lebron nelle vesti di factotum non può vincere da solo da una serie( magari una partita sì). Quindi i Warriors devono puntare a questo: studiare un buon game plan in difesa per sfilare le poche frecce dall’arco dei Cavs.
Golden State continua a rimanere la favorita all’anello, ma bisogna dare credito a quanto fatto dai Cavs in gara 2. E aspettarsi di tutto da gara 3, stanotte, alle 3.00 ore italiane.